Frasi e citazioni di Ernesto Galli della Loggia

Selezione di frasi e citazioni di Ernesto Galli della Loggia (Roma, 1942), storico italiano, editorialista del Corriere della Sera.
Foto di Ernesto Galli della Loggia
Cultura è una parola da adoperare sempre con estrema cautela, dal momento che tra
il pronunciarla e sciacquarsene con sussiego la bocca ce ne corre pochissimo.
(Ernesto Galli della Loggia)

Il tramonto di una nazione
Retroscena della fine © Marsilio, 2017 - Selezione Aforismario

Nel mondo che cambia a un ritmo vertiginoso l’Italia appare avviarsi a un lento tramonto. La sua decadenza ogni giorno si precisa e ci afferra. Una decadenza lenta ma incalzante.

Senza essere dominati da un’idea – un’idea anche al di là di ogni ragionevolezza –, senza una fiducia cieca che sfiora l’autoinganno, è forse impossibile intraprendere alcunché di grande.

A volte si ha quasi l’impressione che si sia esaurito il serbatoio stesso dell’intelligenza italiana, la ricchezza d’ingegno e di fantasia, di cultura che finora non ci ha mai fatto difetto. E forse è così. 

La scuola è non solo lo specchio di un paese, ma è in qualche modo la premessa del suo futuro. 

Non reca troppo piacere, insomma, vivere nell’Italia attuale: un paese che sempre più somiglia a una promessa che non si è avverata.

Una nazione al tramonto vuol dire un paese che non riesce più a crescere, che si smaglia e si disunisce, e che insieme consuma una frattura con il proprio passato: perciò non riuscendo neppure più a immaginare un futuro.

L'aula vuota
Come l'Italia ha distrutto la sua scuola © Marsilio, 2019 - Selezione Aforismario

Anche se pochi italiani ne sono consapevoli, l’Italia del Novecento – l’Italia moderna che partendo da condizioni di miseria vastissima, con un limitato territorio favorevole all’agricoltura e priva di qualunque risorsa naturale, è arrivata a essere tra le prime dieci economie del mondo – si è fatta in misura assai significativa proprio grazie alla sua scuola.

Le maestre sono state l’avanguardia impavida che per prima ha affrontato, e poi ha continuato a combattere instancabilmente l’ignoranza nazionale.

Il sapere non rappresenta un che d’inerte, lontano e altro da noi, ma, all’opposto, è qualcosa che ci riguarda, che ci forma ed è destinato a interpellarci direttamente e continuamente. 

Il declino del paese è andato di pari passo con quello dell’istruzione. La scuola è diventata sempre di più un organismo burocratizzato, sottoposto a una frenesia inconsulta di riforme, di continui aggiustamenti di quelle già fatte, di proposte strampalate sempre nuove.

La scuola, insomma, che per un secolo e oltre ha accompagnato e favorito l’ascesa del paese, oggi sembra la prima ad anticiparne e prepararne il declino.

La scuola è il luogo per antonomasia dove la società si riproduce culturalmente o dove, viceversa, si registrano nella loro massima profondità le fratture culturali che in quella società stessa si producono e dove ne avviene poi la diffusione capillare.

 La scuola deve principalmente preparare alla vita, non al lavoro.

Il male maggiore della scuola attuale è la miseria culturale delle sue premesse, la sua patetica fragilità intellettuale.

Basta ascoltare le discussioni che avvengono ogni giorno nelle aule parlamentari per avere un campionario raccapricciante del modo in cui parlano i rappresentanti della nazione: che almeno in questo caso la rappresentano veramente.

La scuola è totalmente immersa in un nulla culturale. Ne è una causa e insieme una vittima. Circondata dall’indifferenza del paese, è indifferente a ciò che è il paese. 

Da tempo ciò che il potere chiede alla scuola si riduce a due sole cose: che ogni tanto essa assorba un tot d’insegnanti precari per evitare che questi diano fastidio il giorno delle elezioni, e che promuova tutti in modo che le famiglie stiano tranquille e pure loro non creino problemi in quella medesima occasione.

Solo i fanatici e gli imbecilli credono che il mondo non possa che essere o bianco o nero.

L’accantonamento da parte della scuola – sostanzialmente vergognandosene – della dimensione dell’autorità e della disciplina, l’aver virtualmente cancellato entrambe dal suo modo d’essere e dalla propria immagine, ne hanno mutato la natura e ne hanno abbassato drammaticamente l’autorevolezza e il prestigio. 

Il nozionismo è l’esito perverso e ineluttabile dell’educazione umanistica quando a questa venga a mancare il soffio della vita.

Il destino dell’Italia è stato per una parte importante quello della sua scuola: oggi lo è il declino del paese.

Priva da decenni di una qualunque guida politica, di una visione adeguata dei suoi scopi e dei suoi compiti, la scuola ha perso né ha saputo rinnovare il suo ruolo sociale. 

L’opinione pubblica italiana, incurante e disattentissima alle cose dell’intelligenza, della cultura e dell’istruzione, ha perlopiù visto nella scuola soprattutto, se non solamente, un serbatoio d’occupazione per sé e di promozioni a buon mercato per i suoi figli.

Otto vite italiane
© Marsilio, 2022 - Selezione Aforismario

Le persone fanno la differenza. Sempre. Il guaio è che non è facile riconoscerlo nei tempi democratici, condannati come essi sono a tener conto delle «maggioranze», dei «fattori oggettivi», dei «dati strutturali», non a guardare ai singoli individui pensando che da essi possa dipendere qualcosa di veramente importante. 

Solo l’economia finisce per apparire davvero rilevante all’età democratica, non la politica o le idee o le persone. Solamente in quel campo sono riconosciute e applaudite le imprese della singola individualità, che si tratti dell’imprenditore geniale o dell’avventuriero di turno. La politica, invece, diviene sempre più il regno del grigiore.

Le società democratiche aspirano perlopiù alla tranquillità. Quasi sempre sono esse stesse società tranquille che non prevedono strappi o rotture drammatiche, guerre o mutamenti dall’andamento convulso. Il loro tempo è per definizione il tempo dell’uomo e della donna comuni.

Solo quando le cose si mettono male, quando il tempo volge alla burrasca, quando non sembra esserci più posto per la normalità, la qualità delle persone comincia generalmente ad avere il ruolo che le spetta, a pesare, come si dice: nel bene e nel male, naturalmente.

Nel momento della decisione si manifesta il pieno spessore della personalità di ciascuno di noi. In nessun’altra occasione siamo noi stessi come quando siamo chiamati a stabilire che cosa fare o dire, da che parte stare.

Articoli
Corriere della Sera

Cultura è una parola da adoperare sempre con estrema cautela, dal momento che tra il pronunciarla e sciacquarsene con sussiego la bocca ce ne corre pochissimo.

Sapere, Passato e Bellezza rappresentano le tre grandi prospettive che da sempre caratterizzano e per più versi racchiudono l' intera nostra vicenda, le tre prospettive che da secoli sono valse a mantenere questa piccola penisola mediterranea al centro dell'attenzione del mondo, portando il nome italiano oltre ogni confine.

L'unico scopo che ci tiene insieme sembra essere oramai quello di spartirci il bilancio dello Stato, di dividerci una spoglia.

Il guaio dei registi, attori, cantanti italiani non è tanto quello di fare spesso cose mediocri: è quello di sparare a ogni occasione giudizi su cose di cui ignorano tutto. Di pontificare a destra e a manca: in specie se si tratta di politica, di storia, di letteratura, e cose affini.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori italiani: Massimo FiniGiordano Bruno GuerriGiampiero Mughini

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