Frasi e citazioni di Giampiero Mughini
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Giampiero Mughini (Catania, 1941), giornalista, scrittore, saggista, opinionista e personaggio televisivo italiano. "L’unica tessera mai custodita nel mio portafoglio è stata la tessera dell’ATAC, quella che dà diritto a viaggiare su tutti i bus di Roma. Nessun’altra. Mai avuta una tessera di partito, o qualcosa di simile. Mai avuta un’appartenenza".
Ho imparato a capire che la letteratura è più importante della realtà, che altro non è se non una sua pallida imitazione. (Giampiero Mughini) |
Juve
Il sogno che continua © Mondadori, 2008
La Juventus è l'unica donna della nostra vita che non c'ha mai tradito.
La stanza dei libri
Come vivere felici senza Facebook Instagram e followers © Bompiani, 2016
Se ci sono loro, c’è tutto in una casa. E da questa mia convinzione non recedo di un passo. Che nella storia dell’umanità non ci sia mai stato un oggetto talmente perfetto come il libro di carta. Cari nativi digitali, nel bene e nel male il futuro è interamente vostro, ma non sapete che cosa vi perdete.
Ho imparato a capire che la letteratura è più importante della realtà, che altro non è se non una sua pallida imitazione.
I libri non sono come la musica che ti viene addosso e ti serra alla gola, sei tu che devi andar loro addosso e rovistare e fiutare e capire. Li devi “pensare” i libri, non guardare distrattamente. Li devi conoscere o avere voglia di saperne qualcosa che non sai.
Che profumo quei libri
La biblioteca ideale di un figlio del Novecento © Bompiani, 2018
Ahimè quanto remoto il tempo vissuto da quelli della mia generazione, quando la conoscenza dei fatti e le emozioni e le identità le catturavamo tutte sui libri che compravamo e leggevamo, innanzitutto perché un altro medium di cui giovarsi non c’era. Solo i libri di carta.
Libri di cui ciascuno poteva cambiarti la vita. Oggetti sacri, sì. Oggetti letali a sfogliarne le pagine una dopo l’altra e magari sottolinearle a matita. Ti colpivano al cuore, sì. Stimmate, da cui ciascuno di noi è stato lasciato diverso da ciascun altro.
I libri. Quelli che più di tutti, se non qualche donna, mi rammentano la mia giovinezza e le sue passioni.
Un’armata digitale che non è usa “fare prigionieri”. Distruggono e uccidono. Hanno distrutto l’industria discografica pure talmente vitale nei sessanta e settanta. Hanno distrutto e stanno distruggendo la fotografia analogica e i fotografi che la praticavano, le aziende editoriali che pubblicano quotidiani e settimanali di carta, noi giornalisti che dello scrivere su quei giornali ci campavamo. Gli stessi libri non se la passano bene, e lo sanno i titolari delle tantissime librerie indipendenti che hanno chiuso i battenti in questi ultimi anni.
Memorie di un rinnegato
© Bompiani, 2019
Strumenti di comunicazione che se non li usi a cavarne followers e like è come se tu non appartenessi a questo mondo.
Totem attorno ai quali ci raduniamo e che veneriamo per tot ore al giorno. Palcoscenici che danno lustro e celebrità a influencer dei quali è talvolta arduo indicare dov’è la linea di separazione tra l’eventuale genio della comunicazione moderna e il ciarlatano di provincia. Manifesti palpitanti di un narcisismo di massa che non si nega nulla in fatto di spasmodica promozione del proprio io e delle inezie che lo contraddistinguono ora dopo ora.
Giornaliste o presunte tali che postano quotidianamente pose di se stesse che dire ammiccanti è dir niente, immagini che starebbero a meraviglia nel photobook di una escort.
Wikipedia, un’enciclopedia di pronto consumo senza il cui ausilio oggi non manderesti neppure un biglietto di auguri.
Twitter, e qui c’è poco da fare e da obiettare da parte di chi, come me, reputa che non c’è bestialità del pensiero che non possa essere riassunta in 140 caratteri.
Netflix, e qui bastano due o tre clic col tuo telecomando per accedere a un cinema che è spesso il migliore cinema che si fa oggi al mondo.
Facebook, che è assieme un covo dove spasimano alcuni miliardi di esseri umani e un cestino dove si condensa la monnezza più ripugnante del nostro tempo, quel che io chiamo Fecciabook.
Spotify, e hai anche qui tutta la similmusica che vuoi.
A ogni pagina leggo di tweet divenuti “virali”, un aggettivo che mi sono promesso di non usare in vita mia neppure sotto tortura. “Virale” significa che a quel determinato messaggio sono acceduti in tantissimi magari a causa della sua belluinità e della sua volgarità.
Il cittadino del reame digitale di nome “Mario” è solo sterco vivente, è un poveraccio che si sfoga sulla tastiera usando le uniche risorse mentali di cui dispone: l’insulto il più spregiante e dunque il più atto alla taverna in cui abita la sua mente.
Chi a scrivere sulla carta sbaglia paga, è giusto che sia così. E sul web? Tutto è lecito agli stercorari. Tutto è lecito in quella terra di nessuno, nel senso che sul web non ci sono regole e leggi che valgono. Tutti vi si possono scatenare a piacimento, anzi più odiano e meglio è. Più risonanza hanno.
Tutto quello che esiste online e che noi consumiamo online è sempre monnezza? Ma nemmeno per idea. Il web è una miniera di ricchezze sconfinate: video imperdibili su tutti e tutto, documentari preziosi, testi e documenti altrimenti introvabili, montagne di bei libri o di bei vinili da comprare e farti arrivare a casa alla velocità della luce.
Non c’è nulla di meglio di Amazon per rivelarti che quel determinato libro esiste. Clicchi un autore, oppure clicchi un argomento, e subito ti si spalancano le porte del paradiso, ossia una sequenza infinita di libri da desiderare e da comprare.
Con questo loro esser troppi i siti dell’informazione online si annullano a vicenda, rendono una perfetta balordaggine il mito della “connessione totale” e del multitasking, l’utopia che vorrebbe uno di noi a fare leggere consultare cento cose contemporaneamente, ossia non fermarsi un attimo a riflettere rifiutare dare le giuste proporzioni a quello che si sta leggendo.
Una reale attività intellettuale e di formazione è quella che comporta una scelta e selezione continua durante le miserelle ventiquattro ore che dura una giornata di noi umani. Tutto il contrario del rumore di fondo e del “sentito dire” che caratterizza il mondo della comunicazione via social.
Nuovo dizionario sentimentale
Delusioni, sconfitte e passioni di una vita © Marsilio, 2021
Ci ho messo non poco tempo a intendere il mondo e ad averne un’adeguata esperienza del dolore, ossia del sentimento il più immanente al vivere.
Sono arrivato al punto del mio cammino in cui lo assaporo interamente il lusso inaudito della solitudine intellettuale, del sostare a una latitudine dove non devi rendere conto a nessuno dei libri e dei film che ti piacciono e dei criteri con cui giudicarli.
Che meraviglia lavorare al computer. Non hai più il problema di togliere il foglio se hai fatto un errore di battitura. Cancelli quello che vuoi e quando vuoi. Riposizioni un capoverso quando vuoi e dove vuoi. Stava a pagina 18, clic clic e lo piazzi a pagina 120. Entri nel corpo della tua scrittura e lo dilati o lo restringi a piacimento.
I rompicazzi del Novecento
Piccola guida eterodossa al pensiero pericoloso © Marsilio, 2022
Per me sono divenute insopportabili le giaculatorie banalissime di chi s’è dato come professione quella di fare il sacerdote del Bene, di predicarne ventiquattro ore al giorno la sua superiorità sul Male. I libri e gli articoli di questa congrega affannatissima nel diffondere il suo credo nemmeno li leggo perché già alla prima riga mi appisolo.
Se tutta la mia vita sono stato un «rompicazzi»? Credo proprio di sì, e ne sono orgoglioso.
Note