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Frasi e citazioni di Walter Lippmann

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Walter Lippmann (New York, 1889-1974), giornalista e politologo statunitense, noto per la sua pionieristica analisi sul condizionamento operato dai nascenti mass media sui pregiudizi mentali. La maggior parte delle seguenti riflessioni di Walter Lippmann sono tratte dalla sua opera più nota: L’opinione pubblica (Public Opinion, 1922).
Foto di Walter Lippmann
Solo quando ci abituiamo a riconoscere nelle nostre opinioni un’esperienza parziale vista
 attraverso i nostri stereotipi, diventiamo veramente tolleranti verso l’avversario.
(Walter Lippmann)

Introduzione alla politica
A Preface to Politics, 1913

Ignora ciò che un uomo desidera e ignorerai la vera fonte del suo potere.
[Ignore what a man desires and you ignore the very source of his power].

È molto più facile parlare di povertà che occuparsi dei poveri.
[It is so much easier to talk of poverty than to think of the poor].

Quando i filosofi cercano di fare i politici, di solito cessano di essere filosofi.

Tra noi stessi e la nostra vera natura interponiamo quella figura di cera di idealizzazioni e selezioni che chiamiamo il nostro carattere.

Le sfide della diplomazia
The Stakes of Diplomacy, 1915

Laddove tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa molto.
[Where all think alike, no one thinks very much].

Libertà e notizie
Liberty and the News, 1920

Non può esserci legge superiore nel giornalismo che dire la verità e far vergognare il diavolo.

L’opinione pubblica
Public Opinion, 1922 - Selezione Aforismario

L’ambiente reale, preso nel suo insieme, è troppo grande, troppo complesso e troppo fuggevole per consentire una conoscenza diretta. Non siamo attrezzati per affrontare tante sottigliezze, tanta varietà, tante mutazioni e combinazioni. E pur dovendo operare in questo ambiente, siamo costretti a costruirlo su un modello più semplice per poterne venire a capo.

Ciò che l’individuo fa si fonda non su una conoscenza diretta e certa, ma su immagini che egli si forma o che gli vengono date.

Il modo in cui il mondo viene immaginato determina in ogni momento il comportamento dell’uomo. Non determina quello che gli uomini conseguiranno: determina i loro sforzi, i loro sentimenti, le loro speranze, ma non le conquiste e i risultati.

Il fatto stesso che gli uomini si fanno delle teorie prova che i loro pseudo-ambienti, le loro rappresentazioni interiori del mondo, sono un elemento determinante del pensiero, del sentimento e dell’azione.

Il nostro ambiente sociale si compone di coloro che nella frase «la gente dice» costituiscono la gente; sono la gente la cui approvazione ha per noi l’importanza più intima.

Non c’è alcuna certezza che la medesima parola susciti nella mente del lettore esattamente la stessa idea che suscitò in quella del cronista. In teoria, se ogni fatto e ogni relazione avessero un nome unico, e se tutti fossero d’accordo sui nomi, sarebbe possibile comunicare senza fraintendimenti. Nelle scienze esatte si è arrivati abbastanza vicino a questo ideale, ed è in parte per questa ragione che di tutte le forme di cooperazione mondiale l’indagine scientifica appare la più efficace.

Il mondo è immenso, le situazioni che ci riguardano sono intricate, i messaggi sono pochi, la parte più consistente dell’opinione dev’essere costruita nell’immaginazione.

Di solito i grandi uomini, anche durante la loro vita, sono noti al pubblico soltanto attraverso una personalità fittizia: per cui c’è una parte di vero nel vecchio detto che nessuno è un grand’uomo per il suo cameriere.

Il solo sentimento che si può provare per un fatto di cui non si ha un’esperienza diretta è il sentimento che viene suscitato dall’immagine mentale di quel fatto. Ecco perché, finché non sappiamo quello che gli altri ritengono di sapere, non possiamo nemmeno capire davvero le loro azioni.

È abbastanza chiaro che in certe situazioni gli individui reagiscono alle finzioni con la stessa forza con cui reagiscono alla realtà, e che in molti casi contribuiscono a creare proprio quelle funzioni a cui reagiranno. 

Le nostre opinioni coprono uno spazio più ampio, un tempo più lungo, un numero maggiore di cose di quanto possiamo direttamente osservare. Debbono, perciò, essere costruite sulla base di ciò che ci viene riferito da altri, e di ciò che noi stessi riusciamo ad immaginare.

Possiamo ben capire le furie della guerra e della politica, tenendo presente che la quasi totalità dei membri di ognuna delle parti in lotta crede assolutamente alla propria immagine della parte avversaria, e che considera realtà non ciò che è reale, ma ciò che suppone essere reale.

Sono pochi i fatti che sembrano venire registrati dalla coscienza come sono; la maggior parte dei fatti contenuti nella coscienza appaiono in parte costruiti.

Il resoconto è il prodotto congiunto di colui che conosce e della cosa conosciuta, in cui il ruolo dell’osservatore è sempre selettivo e di solito creativo. I fatti che vediamo dipendono dal punto di vista in cui ci mettiamo, e dalle abitudini contratte dai nostri occhi.

Sentiamo parlare del mondo prima di vederlo. Immaginiamo la maggior parte delle cose prima di averne esperienza. E questi preconcetti, se non siamo stati resi molto avvertiti dall’educazione, incidono profondamente nell’intero processo della percezione.

Noi non vediamo quello che i nostri occhi non sono abituati a considerare. Noi siamo colpiti, talvolta consapevolmente, più spesso senza saperlo, da quei fatti che si attagliano alla nostra filosofia.

Dal punto di vista razionale i fatti sono neutrali rispetto a tutti i nostri concetti di bene e male. Di fatto i nostri canoni determinano in larga misura ciò che percepiamo e il modo in cui lo percepiamo.

Alla base di ogni codice morale c’è un’immagine della natura umana, una carta dell’universo e un’interpretazione della storia.

La teoria ortodossa afferma che un’opinione pubblica costituisce un giudizio morale su un gruppo di fatti. La teoria che avanzerei io è che, allo stato attuale dell’istruzione, un’opinione pubblica è soprattutto un’interpretazione moralizzata e codificata dei fatti.

Solo quando ci abituiamo a riconoscere nelle nostre opinioni un’esperienza parziale vista attraverso i nostri stereotipi, diventiamo veramente tolleranti verso l’avversario. Senza quest’abitudine noi crediamo nell’assolutezza della nostra visione, e di conseguenza nel carattere perfido di ogni opposizione.

La mente umana non è una pellicola che registri una volta per sempre ogni impressione che le giunga attraverso i suoi obiettivi e le sue lenti; la mente umana è infinitamente e persistentemente creativa.

Un’identica storia non è la stessa storia per tutti quelli che la sentono. Ognuno ci entrerà in un punto un po’ diverso, dato che non esistono due esperienze esattamente eguali; ognuno la ricreerà a suo modo, e vi trasfonderà i suoi sentimenti. 

Introduzione alla morale
A Preface to Morals, 1929

Ci vuole saggezza per capire la saggezza: la musica non è nulla se il pubblico è sordo.

Quando gli uomini non possono più essere teisti, se sono uomini civili, devono diventare "umanisti".

La buona società
The Good Society, 1937-1947

In una società libera lo Stato non amministra gli affari degli individui, amministra la giustizia tra gli individui che conducono i propri affari.

Articoli e scritti vari
Creare uno standard minimo di vita al di sotto del quale nessun essere umano possa cadere è il dovere più elementare di uno stato democratico.

La prova fondamentale del valore di un leader è che si lasci dietro, in altri, la convinzione e la volontà di proseguire la sua opera.
[The final test of a leader is that he leaves behind him in other men the conviction and the will to carry on].

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Bernard BaruchHenry Kissinger