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Frasi e citazioni di Henri de Lubac

Selezione di frasi e citazioni di Henri de Lubac (Cambrai, 1896 - Parigi, 1991), gesuita, teologo e cardinale francese, tra i più influenti teologi cattolici del XX secolo.
Foto di Henri de Lubac
Non è vero che l'uomo, come talvolta sembra si dica, non possa organizzare
il mondo terreno senza Dio. È vero però che, senza Dio, non può alla fin dei conti
che organizzarlo contro l'uomo. (Henri de Lubac)

Il dramma dell'umanesimo ateo
Le Drame de l'humanisme athée, 1944

Non è vero che l'uomo, come sembra talvolta si dica, non possa organizzare il mondo terreno senza Dio. È vero però che, senza Dio, non può alla fin dei conti che organizzarlo contro l'uomo. 
[Il n’est pas vrai que l’homme, ainsi qu’on semble quelquefois le dire, ne puisse organiser la Terre sans Dieu. Ce qui est vrai, c’est que, sans Dieu, il ne peut en fin de compte que l’organiser contre l’homme].

L'umanesimo esclusivo è un umanesimo disumano.

La terra, che senza Dio potrebbe cessare di essere un caos solo per diventare una prigione, è in realtà il campo magnifico e doloroso dove si prepara la nostra esistenza eterna.

Il cristianesimo non avrà mai vera efficacia, non avrà mai vera esistenza e non farà mai vere conquiste se non con la forza del proprio spirito, con la forza della carità.

Irrompendo in un mondo che tende sempre a chiudersi, Dio vi apporta senza dubbio un'armonia superiore, ma che può essere raggiunta solo a prezzo di una serie di rotture e di lotte, serie lunga tanto quanto il tempo stesso.

La conoscenza di Dio
De la connaissance de Dieu, 1945-1948

Nessuna perspicacia critica prevarrà sulla chiaroveggenza di un cuore puro. Due volte felici sono i puri di cuore, perché vedranno Dio e attraverso di loro Dio si farà vedere!

Se le civiltà industriali sono naturalmente atee, le civiltà agricole sono naturalmente pagane. La fede nel vero Dio è sempre una vittoria.

Paradossi
Paradoxes, 1949

Dio ci ha creati per la beatitudine − e noi cerchiamo miseramente la felicità.

La sofferenza è il filo di cui è intessuta la trama della gioia. L'ottimista non conoscerà mai la gioia.
[La souffrance est le fil dont l'étoffe de la joie est tissée. Jamais l'optimiste ne connaîtra la joie].

Prima di essere una speranza per il futuro, la vita eterna è un'esigenza per il presente.
[Avant d'être une espérance pour l'avenir, la vie éternelle est, pour le présent, une exigence].

Non si tratta di adattare il cristianesimo agli uomini, ma di adattare gli uomini a Cristo.
[Il ne s'agit pas d'adapter le christianisme aux hommes, mais d'adapter les hommes au Christ].

Meditazione sulla Chiesa
Méditation sur l'Église, 1953 - Selezione Aforismario

La Chiesa, tutta la Chiesa, l'unica Chiesa, quella di oggi come di ieri e di domani, è il sacramento di Gesù Cristo.

Essendo [la Chiesa] il "punto d'incontro di tutti i sacramenti cristiani", è essa stessa il grande Sacramento, che contiene e vivifica tutti gli altri.

L'unica missione della Chiesa è rendere presente Gesù Cristo agli uomini.

Per quanto sia radicata nella storia, la Chiesa non è schiava di nessuna epoca storica e di nessuna realtà essenzialmente temporale. 

L'intransigenza della fede, l'attaccamento alla tradizione, nel vero uomo di Chiesa non si mutano mai in durezza, in disprezzo, in aridità di cuore.

Gesù Cristo deve continuare a essere annunciato attraverso di noi, attraverso di noi deve continuare ad apparire. È più che un obbligo, è, si potrebbe dire, una necessità organica.

Non mancheranno mai coloro che sono pronti ad identificare così perfettamente la loro causa con quella della Chiesa, da finire per ridurre in buona fede la causa della Chiesa alla loro.

Vogliono servire la Chiesa, ma intanto la mettono al loro servizio.

Invece di insediarci nella Chiesa come in un nostro dominio o possesso privato, invece di identificarla più o meno con noi stessi, sforziamoci piuttosto [...] senza attenderci successi personali, di identificare noi stessi con la Chiesa. 

Forse noi dimentichiamo talvolta di fatto, pur sapendolo bene in linea di principio, che l’intransigenza nella fede non è la durezza passionale di chi vuole imporre agli altri le sue idee od i suoi gusti personali; che i nostri irrigidimenti compromettono, assai più di quanto non proteggano, l’agile fermezza della verità; che un cristianesimo tendente a chiudersi di proposito in un atteggiamento esclusivamente difensivo, rinunciando ad ogni apertura e ad ogni assimilazione, non sarebbe già più cristianesimo.

L’attaccamento sincero alla Chiesa non può servire a canonizzare i nostri pregiudizi e non può conferire alle nostre parzialità il carattere assoluto della fede universale.

Il Vangelo non manca di ricordarci che il sale può perdere il proprio sapore. E se noi viviamo più o meno tranquilli in mezzo al mondo, questo può significare che il nostro zelo è molto ridotto. 

Lo Spirito Santo non verrà mai meno nella Chiesa. La sua testimonianza farà sempre di essa il sacramento di Gesù Cristo. La Chiesa ci donerà sempre la presenza del Signore, e attraverso i meriti dei suoi figli non cesserà di riflettere la Sua gloria.

Una certa fiducia nel futuro e un certo distacco fanno parte dello spirito cattolico. 

Dai templi stessi dei demoni la Chiesa sa trarre, a suo tempo, ornamenti per la propria dimora: il miracolo è sempre inedito e sempre imprevisto, ma noi sappiamo che si ripeterà.

La Chiesa non è un partito o una società chiusa. Non si può rassegnare, per il solo benessere di quelli che le sono tradizionalmente fedeli, a lasciarsi isolare da coloro che non la conoscono ancora. Negli uomini reali, che sono tutti almeno virtualmente suoi figli, non vede affatto degli avversari. Essa cerca di liberarli tutti da ogni male, donandoli alloro Salvatore. 

Ricordiamoci che la nostra scienza è sempre solo parziale, e che quaggiù intravvediamo la Verità divina sempre soltanto «come in uno specchio, e in modo oscuro». 

Ogni conoscenza, anche esatta, accresce il malessere; le nuove scoperte, male assimilate, le nuove tecniche, male utilizzate, sono altrettanti motivi per ritenere scosse le fondamenta tradizionali della fede. La vita spirituale si illanguidisce, cosicché non si riesce più a vedere nulla nella sua vera luce. Ci si crede illuminati, e non si sa più discernere l’essenziale

Avvertito e sofferto prima di tutto in noi stessi, l’evidente contrasto esistente tra la miseria umana di coloro che formano la Chiesa e la grandezza della sua missione divina non sarà più per noi motivo di scandalo. Sarà anzi stimolante. 

Quando si parla della Chiesa, non giudichiamo di progresso o di regresso, di successo o di insuccesso, con un metro umano, alla stregua delle realtà puramente temporali. Il bene soprannaturale, di cui essa è quaggiù l’artefice, si totalizza nell’invisibile, si raccoglie nell’eterno. 

L’essenziale non è affatto oggetto di discorsi. La vitalità cristiana dipende molto meno di quanto uno pensi da tutto ciò che, in ogni tempo, si discute, si attua o si disgrega sulla scena del mondo.

Il Regno di Dio splende nel segreto. Qua e là improvvisi sprazzi lo rivelano. Si formano delle zone di luce, si estendono, si congiungono. Nella notte, alcuni punti brillano di un più vivo splendore.

Con le loro apparenti sublimità, i pensieri dell’uomo superiore non sono altro che uno specchio nel quale egli ammira se stesso e si lascia risucchiare nella vanità.

Il più umile dei nostri santi è più libero, interiormente, di quanto non lo sia il più grande maestro di sapienza. 

Dio ha scelto le cose deboli per confondere i forti. E Dio ha scelto le cose vili e spregevoli, le cose che non son nulla, per ridurre al nulla le cose che sono; affinché nessun uomo si glori al cospetto di Dio.

Nuovi paradossi
Nouveaux Paradoxes, 1955

Ci vuole coraggio per amare la verità. Questo è uno dei motivi per cui la verità non è amata. 

Ciascuno ha il proprio filtro, che porta con sé dappertutto, e attraverso il quale raccoglie, nella massa indefinita dei fatti, quelli che sono più idonei a confermare i suoi pregiudizi. 

Il cristianesimo non è una grandezza storica: è la storia che è una grandezza cristiana.

I professori di religione rischiano sempre di trasformare il cristianesimo in una religione per professori.

Sulle vie di Dio
Sur les chemins de Dieu, 1956 - Selezione Aforismario

In una umanità, fatta a immagine di Dio, ma peccatrice, costretta a una salita lunga e incerta e tuttavia tormentata fin dal suo nascere da una chiamata dall’alto, è normale che l’idea di Dio sia al tempo stesso sempre pronta a sorgere e sempre minacciata di soffocamento.

Nel paganesimo, il progresso della riflessione tendeva all’eliminazione degli dèi. Nel Cristianesimo, la fede in Dio ha provocato il progresso della coscienza. L’uomo, chiamato da Dio, ha conosciuto il suo essere conoscendo la sua vocazione. Egli è divenuto per se stesso persona, per sempre.

Si è intrapresa, con più o meno successo, la psicanalisi delle mitologie. Sempre più si dovrà applicare la psicanalisi all’ateismo. Però si fallirà sempre a «psicanalizzare» la Fede.

Negli ultimi secoli abbiamo assistito a «l’evaporazione razionalista di Dio». Ma era il Dio dei razionalisti. Soffiate e dissipate questo vapore. Non ne saremo turbati, anzi respireremo meglio. Il Dio vero, quello che non cessiamo di adorare, è altrove, è dovunque credete di raggiungerlo, è dovunque non lo raggiungete.

Si può sostenere che la religione − e anzitutto la fede in Dio − è un sistema inventato dalla natura per rassicurare l’uomo, che senza di essa sarebbe abbattuto dall’agitazione e dallo spavento dinanzi al mistero ostile. Ma vi è per l’uomo anche un’altra maniera di rassicurarsi: quella del razionalista e dell’ottimista dalla vista d’una spanna che non sanno neppure innalzarsi al sentimento del mistero e che superbamente dichiarano che non c’è nessun mistero da conoscere.

Orrore di un mondo senza Dio, senza stabilità né mistero, che crede di esser chiaro a se stesso, e va inabissandosi in un divenire senza significato e senza via di uscita, dum nil perenne cogitati Disperazione atroce di una società sedotta dagli idoli temporali, e in cui muore soffocata la mens avida aeter- nitatis!

Diritto divino dei re, diritto divino dei popoli: invenzioni umane, strumenti di oppressione. Diritto divino di Dio: unica liberazione dell’uomo.

L’antiteista − e ogni ateo militante è tale − pretende di conoscere Dio, perché senza ciò non potrebbe opporsi a Lui. Ma per il fatto stesso e checché ne sia, non è a Dio che egli si oppone. Infatti Dio non potrebbe esser conosciuto così.

L’idea di Dio è inestirpabile, perché in fondo è la Presenza stessa di Dio nell’uomo. Sbarazzarsi di questa Presenza non è possibile. L’ateo non è colui che vi sarebbe riuscito. È solamente l’idolatra che, come diceva Origene, «riferisce a qualsiasi cosa piuttosto che a Dio la sua nozione indistruttibile di Dio».

L’uomo vale assolutamente perché il suo volto è illuminato da un raggio del Volto divino; perché, pur sviluppandosi ed agendo nella storia, egli respira già nella eternità. Fuori di ciò ogni filosofia dell’uomo non può essere che volgarità, cinismo o sogno vano.

Si respinge Dio come quegli che aliena l’uomo con la sua trascendenza, e non si vede che «è nell’affermazione della trascendenza che l’uomo trova la sua verità più autentica».

Uomo, comprendi la tua grandezza, confessando la tua dipendenza! Rifletti allo splendore che porti in te. Non disconoscere la luce che ti è stata data, ma non attribuirtene la sorgente!

Fonte sconosciuta
A volte crediamo di cercare Dio, ma è sempre Lui che ci cerca, e spesso si fa trovare da chi non lo cercava affatto. 

Il cristianesimo non è «la religione biblica»: è la religione di Gesù Cristo.

Quando si è fatta la scelta dei poveri, si è sempre sicuri, doppiamente sicuri, di aver fatto una buona scelta. Si è scelto come Gesù e si è scelto Gesù. 

Santo è chi riesce a farci intravedere l'eternità malgrado l'opacità del tempo.

Se per annunciare il Vangelo aspettiamo che le circostanze siano favorevoli, aspetteremo fino all’ultimo giorno. 

Uno dei peggiori tradimenti del Vangelo consiste nel nascondere e consumare l’ingiustizia sotto le apparenze della carità. 

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Jacques MaritainEmmanuel Mounier