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Frasi e citazioni di Mauro Biglino

Selezione di frasi e citazioni di Mauro Biglino (Torino, 1950), traduttore e saggista italiano, noto per la sua personale interpretazione della Bibbia, da molti critici considerata pseudoscientifica.
Foto di Mauro Biglino
Di Dio e dei mondi spirituali io non so nulla, quindi ho il buon senso di non parlarne;
 mi limito ad affermare con chiarezza che neppure la Bibbia ne parla. (Mauro Biglino)

Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia
© Uno Editori, 2010

Le dottrine e le interpretazioni della tradizione religiosa determinano necessariamente delle contraddizioni non facilmente sanabili, e le questioni teologiche che si dibattono da secoli senza soluzioni universalmente accettate ne sono la prova.

Tutto diventa spiegabile se, con grande semplicità, si guarda alla Bibbia come a una delle tante opere umane, che sono inevitabilmente ricche di contraddizioni e incertezze.

Se si accetta che i cosiddetti Testi sacri non sono che opere scritte da uomini, con tutti i loro limiti, diviene immediatamente inutile introdurre la categoria del mistero, del Dio nascosto, del Dio che vuole rivelarsi ma non totalmente, per non calpestare la libera possibilità di scelta da parte degli uomini.

Quando esiste una spiegazione lineare e comprensibile di un evento è assolutamente inutile – e in questo caso è anche assurdo e stravolgente – introdurre motivazioni fuorvianti rispetto a una lettura guidata dalle semplici norme del buon senso e della razionalità. 

Le religioni sono nate come tentativo di ricostruire, reinventare, ritentare un contatto con degli esseri che sono stati considerati superiori, “divini”, in grazia dell’incolmabile distanza che li separava dall’uomo in termini di conoscenza, capacità, potere.

Noi stiamo poco a poco acquisendo la conoscenza piena di cui disponevano “Quelli” che ci hanno fatto “a loro immagine e somiglianza” (così che noi potessimo inizialmente lavorare per loro conto, servirli, onorarli, e infine gestire il pianeta che ci hanno affidato).

La Chiesa romana è molto vicina al vero quando dice che «con la manipolazione del DNA l’uomo vuole farsi simile a Dio»: probabilmente è proprio così. L’uomo sta tentando di ripetere ciò che hanno fatto coloro che lo hanno “creato”!

Il Dio alieno della Bibbia
© Uno Editori, 2011

Ogni commentatore, sia esso persona singola oppure organizzazione-chiesa, ha spesso fatto in modo di trovare nei testi delle conferme alle dottrine o idee nelle quali crede e sulle quali sono state talvolta anche costruite intere strutture di potere.

Che la Bibbia sia innanzitutto un libro di storia è ormai ampiamente documentato dagli studi storici, da evidenze documentali appartenenti ad altri popoli e dall’archeologia.

Il semplice buon senso vuole che per definire o declassare come leggendari, mitici, allegorici, ecc. i racconti biblici, sia necessario usare prudenza, perché prima o poi una qualche scoperta potrebbe rivelare che ciò che si credeva frutto di fantasia corrisponde invece a realtà.

Non c'è Creazione nella Bibbia
La Genesi ci racconta un'altra storia © Uno Editori, 2012

Gli Elohim biblici non sono un “Dio” unico, come sostiene la teologia da due millenni, ma una pluralità di individui in carne e ossa; una molteplicità chiaramente e inequivocabilmente evidenziata nell’Antico Testamento.

Gli Elohim hanno “formato” la specie Homo sapiens (o forse sapiens sapiens) attraverso un intervento di ingegneria genetica che il testo biblico della Genesi racconta evidenziando l’utilizzo dei due DNA interessati: quello alieno e quello degli ominidi terrestri. 

Possiamo dire che la storia dell’umanità pare intessuta di – e condizionata da – rapporti continui con civiltà superiori che hanno utilizzato e applicato, sul nostro pianeta, tutte le conoscenze di cui disponevano al fine di conseguire i loro scopi assolutamente materiali.

Gli antichi autori non si sono mai posti il problema di trasmettere il concetto della creazione in modo univoco e indiscutibile: non ne avevano proprio l’esigenza; non hanno mai inteso parlare di creazione.

Se il dogmatismo – che si esplica in ogni forma – aprirà la mente all’inatteso, se avrà la forza di accantonare gli ostacoli pregiudiziali che sempre frappone in via di principio a tutto ciò che si rivela pericoloso per le convinzioni secolari, se avrà il coraggio di mettere in discussione ciò che definisce indiscutibilmente vero, forse vedremo finalmente avviato il cammino che porterà a una possibile nuova comprensione della storia dell’uomo e dell’origine delle religioni.

La Bibbia non è un libro sacro
Il grande inganno © Uno Editori, 2013

La ‘divinità’ spiritualmente intesa non è presente nell’Antico Testamento, in particolare: non c’è Dio
non c’è culto rivolto a Dio c’è l’obbedienza timorosa rivolta a un individuo di nome Yahweh che appartiene al gruppo degli Elohim, esseri in carne e ossa che mai sono definiti ‘dèi’ in termini spirituali.

La sostanza del comportamento dei dogmatici è la seguente: ciò che piace può e deve essere preso alla lettera, così com’è; mentre ciò che non piace richiede stranamente analisi approfondite e interpretazioni di varia natura.

Dell’Antico Testamento noi conosciamo ciò che i potenti di ogni tempo ci hanno voluto trasmettere.

Prima ancora delle traduzioni, abbiamo già tante bibbie possibili ma, soprattutto apprendiamo che tutte queste bibbie, con le loro innumerevoli varianti, sono dichiarate indiscutibilmente vere da coloro che vivono all’interno delle tradizioni che le accettano.

La Bibbia in cui dobbiamo credere dipende dal periodo storico e dal luogo geografico in cui nasciamo.

Non esiste un ‘assoluto’ perché c’è sempre qualcuno che decide per noi, indicandoci dogmaticamente quale deve essere la verità e dove la si trova.

Le caste che detenevano il controllo della ‘conoscenza’ provvedevano a eliminare tutto ciò che non era funzionale per (o peggio contrastava con) la dottrina monoteista maschilista che doveva essere veicolata.

Nella Bibbia non si parla di Dio, ma di un colonizzatore/governatore locale che ha dettato regole valide esclusivamente all’interno del popolo che gli era stato assegnato e del quale si doveva occupare. Nelle sue parole non c’è nulla di universale.

Gli errori e le contraddizioni sono presenti in una quantità che appare inaccettabile se si vuole affermare che quel libro sia il prodotto della diretta ispirazione divina: ciò nonostante c’è chi sostiene che la Bibbia sia meravigliosa e non sbagli mai proprio perché proviene da Dio.

Di Dio e dei mondi spirituali io non so nulla, quindi ho il buon senso di non parlarne; mi limito ad affermare con chiarezza che neppure la Bibbia ne parla.

La Bibbia non parla di Dio
Uno studio rivoluzionario sull'Antico Testamento © Mondadori, 2015

Nelle bibbie che tutti noi o quasi abbiamo in casa incontriamo continuamente la parola Dio, e questo ci appare come un dato di fatto ovvio e ormai assodato, mentre in realtà è ovvio solo se lo si considera in relazione al modo in cui l'Antico Testamento è stato tradotto, interpretato, presentato e soprattutto utilizzato per costruire la dottrina monoteista. 

Nella lingua ebraica non esiste un termine che indichi Dio nel senso inteso dalla dottrina cristiana. Non esiste cioè un vocabolo che contenga in sé la valenza del Dio che sta a fondamento delle varie forme di cristianesimo, cattolico o riformato che sia. 

Il Dio spirituale, trascendente, onnisciente e onnipotente non trova riscontro in alcuna parola presente nella lingua ebraica. Questo Dio è frutto di un'elaborazione teorica totalmente dipendente dal pensiero ellenistico in generale e neoplatonico in particolare: il concetto del theos greco non ha dimora nel pensiero giudaico − e nella sua lingua − delle origini.

Va riconosciuto che se non esiste il termine che identifica il Dio inteso come ente trascendente oggetto di fede e adorazione, non esiste nemmeno il concetto retrostante. 

Il cosiddetto "libro sacro" per eccellenza è scritto in una lingua che non conosce né possiede il termine che identifica il centro, il fondamento, il nucleo irrinunciabile da cui ogni sacralità prende origine: Dio. 

Il Falso Testamento
Creazione, miracoli, patto d'alleanza: l'altra verità dietro la Bibbia © Mondadori, 2016

L’uomo ha il dovere non già di credere ma di cercare, nel pieno rispetto di ciò che lo rende appunto uomo, cioè, anthropos, termine che trova la sua origine nell’espressione anathron ha opope che indica l’atto del riflettere su ciò che si è osservato.

Non bisogna cercare nelle pagine della Bibbia ciò che non c’è.

L’Antico Testamento, da libro che aveva come unico scopo quello di rappresentare la testimonianza scritta e imperitura dell’alleanza militare tra Yahweh e la sua gente, è stato trasformato nel “libro dei libri” che dovrebbe contenere niente meno che l’intera storia dell’universo, a partire dalla sua creazione dal nulla primordiale.

Yahweh, da concreto e materiale governatore di un piccolissimo territorio e di una famiglia, è stato trasformato nel Dio unico, universale, eterno, spirituale, trascendente, onnisciente e onnipotente, creatore dei cieli e della terra.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Piergiorgio Odifreddi - Massimo Polidoro

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