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Frasi e citazioni di Steven Pinker

Selezione di frasi e citazioni di Steven Pinker (Montréal, 1954), scienziato cognitivo canadese naturalizzato statunitense, professore di psicologia all'Università di Harvard. Le sue ricerche nel campo della cognizione visiva, del linguaggio e delle relazioni sociali gli hanno valso numerosi riconoscimenti internazionali. La rivista Time lo ha inserito tra i cento pensatori più influenti del nostro tempo. 
Foto di Steven Pinker
Non confondete il pessimismo con la profondità: i problemi sono inevitabili,
ma sono anche risolvibili. (Steven Pinker)

Come funziona la mente
How the Mind Works, 1997

La facoltà con la quale consideriamo il mondo non ha la capacità di scrutare in se stessa né nelle nostre altre facoltà per scoprire la molla che le fa funzionare. Il che ci rende vittime di un’illusione: che le nostre funzioni psicologiche provengano da qualche forza divina o misteriosa essenza o principio onnipotente.

La mente, come la nave spaziale Apollo, è designata a risolvere molti problemi di ingegneria, ed è quindi zeppa di sistemi high-tech ideati ognuno per superare i propri ostacoli specifici.

La mente è un sistema di organi di computazione designato per selezione naturale a risolvere i problemi posti ai nostri antenati dalla loro condizione di cacciatori-raccoglitori, in particolare come capire e sfruttare oggetti, animali, piante e altre persone.

Il nostro sconcerto di fronte ai misteri che da secoli ci assillano è forse il prezzo che paghiamo per una mente combinatoria che ci ha dischiuso un mondo di parole e frasi, teorie ed equazioni, poesie e melodie, scherzi e racconti, esattamente le cose per le quali vale la pena avere una mente.

Tabula rasa
The Blank Slate, 2002 - Selezione Aforismario

Quando si tratta di spiegare il pensiero e il comportamento umani, l’ipotesi che l’ereditarietà possa giocare un qualche ruolo ha ancora il potere di scioccare. Ammettere l’esistenza di una natura umana, pensano molti, significa legittimare il razzismo, il sessismo, la guerra, l’avidità, il genocidio, il nichilismo, le politiche reazionarie, nonché l’indifferenza per i bambini e le persone svantaggiate.

La tesi che la mente possiede un’organizzazione innata colpisce la gente non come un’ipotesi, magari errata, ma come un’idea che è immorale concepire.

La cultura è d’importanza cruciale, ma, tanto per cominciare, non potrebbe esistere senza le facoltà mentali che permettono agli esseri umani di creare e apprendere cultura.

La dottrina secondo cui la mente è una tabula rasa ha falsato lo studio degli esseri umani e, di conseguenza, le decisioni pubbliche e private che a esso si informano.

Il punto di partenza per riconoscere la natura umana è un misto di stupore, venerazione e umiltà di fronte alla sbalorditiva complessità della sua fonte, il cervello.

Nemmeno gli scienziati atei più irriducibili, naturalmente, propugnano un cinico amoralismo. Il cervello sarà un sistema fisico fatto di comune materia, ma questa materia è organizzata in modo da dare origine a un organismo senziente, capace di provare gioia e dolore. Il che apre la strada alla nascita della morale.

Di un senso morale ci ha dotati l’evoluzione, e noi, nel corso della storia, ne abbiamo esteso il raggio di applicazione attraverso la ragione (cogliendo l’intercambiabilità logica dei nostri e altrui interessi), la conoscenza (rendendoci conto dei vantaggi a lungo termine della cooperazione) e l’empatia (facendo esperienze che ci hanno permesso di percepire la sofferenza altrui).

Nulla impedisce al processo ateo e amorale della selezione naturale di evolvere una specie sociale dal grosso cervello dotata di un raffinato senso morale. Anzi, forse il problema dell’Homo sapiens non sta nel fatto che scarseggiamo di moralità, ma che ne abbiamo troppa.

Il fatto che i nostri cervelli siano predisposti a pensare in un certo modo non comporta che gli oggetti di questi pensieri siano fittizi. Molte delle nostre facoltà sono evolute per corrispondere a entità reali del mondo. 

Il declino della violenza
The Better Angels of Our Nature, 2011

Ci crediate o no, e so che la maggior parte di voi non ci crede, nel lungo periodo la violenza è diminuita, e oggi viviamo probabilmente nell’era più pacifica della storia della nostra specie.

Le nostre facoltà cognitive ci predispongono a credere che viviamo in tempi violenti, specie quando sono alimentate da mezzi di comunicazione che seguono la parola d’ordine if it bleeds, it leads, «se c’è sangue, fa notizia».

La mente umana tende a valutare la probabilità di un evento dalla facilità con cui può ricordarne degli esempi, ed è più facile che entrino nelle nostre case e s’imprimano a fuoco nella nostra mente scene di massacri piuttosto che di persone che muoiono di vecchiaia.

La convinzione che la violenza è aumentata suggerisce che il mondo da noi costruito ci ha contaminato, forse irrimediabilmente. La convinzione che la violenza è diminuita suggerisce che all’inizio eravamo malvagi e che gli artifici della civiltà ci hanno spinto in una direzione nobile, in cui possiamo sperare di progredire.

In ogni tempo e in ogni luogo, le società più pacifiche tendono anche a essere più ricche, più sane, più istruite, meglio governate, più rispettose delle donne e più propense al commercio. 

Gli esseri umani non sono buoni per natura (come non sono cattivi per natura), ma nascono dotati di impulsi che possono distoglierli dalla violenza e orientarli alla cooperazione e all’altruismo.

L’ottimismo richiede un pizzico di arroganza, perché estrapola il passato proiettandolo su un futuro incerto.

Il declino della violenza è frutto di condizioni sociali, culturali e materiali. Se esse dureranno, il tasso di violenza rimarrà basso o calerà ulteriormente; altrimenti, no.

Illuminismo adesso
Enlightenment Now, 2018 - Selezione Aforismario

Ragione, scienza, umanesimo e progresso. Questi ideali sono senza tempo, ma non sono mai stati più attuali di quanto lo siano oggi.

Oggi più che mai, gli ideali della scienza, della ragione, dell’umanesimo e del progresso necessitano di una difesa appassionata.

Gli ideali dell’Illuminismo sono prodotti della ragione dell’uomo, ma sono sempre in lotta con altre componenti della natura umana: la fedeltà alla tribù, la deferenza verso l’autorità, il pensiero magico, la tendenza a imputare la sventura ai malvagi. 

La noncuranza verso la prospettiva del progresso umano può portare a sintomi più gravi dell’angoscia esistenziale. Può rendere le persone ciniche verso le istituzioni ispirate all’Illuminismo che assicurano questo progresso, come la democrazia liberale e le organizzazioni di cooperazione internazionale, e può orientarle verso alternative regressive.

Se c’è qualcosa che i pensatori illuministi hanno in comune, è l’insistenza sul fatto di applicare con rigore il criterio di ragione alla conoscenza del nostro mondo, e di non ricorrere a generatori di illusioni quali la fede, il dogma, la rivelazione, l’autorità, il carisma, il misticismo, la divinazione, le visioni, le sensazioni istintive o l’ermeneutica dei testi sacri.

Dato che siamo forniti della capacità di simpatizzare per gli altri, nulla può impedire al cerchio della simpatia di espandersi dalla famiglia e dalla tribù fino ad abbracciare tutto il genere umano.

Nonostante tutti i suoi difetti, la natura umana contiene le premesse del suo miglioramento, a condizione che escogiti norme e istituzioni che incanalino gli interessi particolari traducendoli in benefici universali.

Accettare qualcosa per fede significa crederci senza una buona ragione.

Il progresso consiste nello sviluppo della conoscenza per consentire all’intero genere umano di prosperare nello stesso modo in cui ciascuno di noi cerca di prosperare.

La grande maggioranza delle configurazioni della materia che si trovano sulla Terra non è di alcuna utilità pratica per noi, e perciò, quando le cose cambiano senza che sia un agente umano a dirigere il cambiamento, è probabile che cambino in peggio. La legge dell’entropia è ampiamente riconosciuta nella vita quotidiana in espressioni come «le cose vanno a rotoli», «la ruggine non dorme mai», «i guai inevitabilmente capitano», «tutto quello che può andare storto andrà storto».

Non confondete il pessimismo con la profondità: i problemi sono inevitabili, ma sono anche risolvibili.

Non avremo mai un mondo perfetto, e sarebbe pericoloso cercarne uno. Ma non c’è limite ai miglioramenti che possiamo conseguire se continuiamo ad applicare la conoscenza all’incremento della prosperità umana.

Razionalità
Rationality, 2021

La razionalità non va di moda. Definire qualcuno cerebrale usando un termine gergale come sapientone, saputello, nerd, smanettone o cervellone significa implicare che, quanto a tutto ciò che è trendy, è irrimediabilmente perduto.

La razionalità dovrebbe essere la nostra stella polare in tutto ciò che pensiamo e facciamo. (Se non siete d’accordo, le vostre obiezioni sono razionali?)

Molti si comportano come se la razionalità fosse divenuta obsoleta, come se quello che conta, nell’argomentare, fosse screditare l’avversario e non ragionare insieme per giungere alle convinzioni più difendibili.

Homo sapiens significa «ominino sapiente» e, per molti versi, l’epiteto specifico del binomio linneano ce lo siamo guadagnato.

Il progresso consiste in qualcosa di più che in passi avanti in termini di sicurezza e benessere materiale. Consiste anche in passi avanti nel modo in cui ci trattiamo l’un l’altro: in eguaglianza, benevolenza e diritti. 

Il potere della razionalità di fare da guida al progresso morale fa tutt’uno con il suo potere di fare da guida al progresso materiale e a scelte sagge nella nostra vita.

La capacità di strappare incrementi di benessere a un cosmo spietato e di comportarci bene con gli altri, nonostante la nostra natura imperfetta, dipende dalla nostra capacità di afferrare i principi imparziali che trascendono la nostra ristretta esperienza.

Siamo una specie che è stata dotata di una facoltà elementare di ragione, e che ha scoperto formule e istituzioni che ne amplificano la portata. Esse ci aprono a idee e ci espongono a realtà che confondono le nostre intuizioni, ma che, malgrado tutto, sono vere.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori: Richard DawkinsDaniel Dennett 

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