Frasi e citazioni di Gianni Brera
Selezione di frasi e citazioni di Gianni Brera (San Zenone al Po, 1919 - Codogno, 1992), giornalista, saggista e scrittore italiano, tra i più noti e apprezzati esponenti del giornalismo sportivo e calcistico italiano del XX secolo. Ha detto di sé e della propria attività Gianni Brera:
"Capisco anch’io di essere ogni domenica in preda a un vero e proprio raptus cronistico: tuttavia, confido che almeno si apprezzi il mio scrupolo, la mia fedeltà a un mestiere e – sia detto subito – a uno sport che ho smesso di praticare da tempo ma che sempre mi ha fatto e mi fa delirare".
Il calcio è il gioco più bello del mondo per tutti quelli che amano il calcio. Purtroppo, o per fortuna, non sempre amare il calcio significa capirlo. (Gianni Brera) |
Il corpo della ragassa
© Longanesi, 1969
Che fossimo tanto poveri non ce ne siamo accorti mai. I nostri vicini stavano quasi tutti peggio.
Aiutati che Dio ti aiuta: ma credi anche a chi ti vuole bene.
Se non c’è vero amore, gli uomini sono peggio dei maiali: e quando non manca l’amore ci si mette il destino. Mai che ti vada bene una volta.
Nessuno di noi poveretti passa su questa terra senza acquistare, o prima o poi, qualche merito.
Storia critica del calcio italiano
© Bompiani, 1975.
Lo sport è vecchio come il mondo, perché l’uomo ha sempre mimato la vita e la morte anche per gioco.
Un popolo conquista l’egemonia mondiale soltanto imponendo la propria cultura tecnica e spirituale.
L’uomo che non lavora per sé e per la propria comunità non è libero, né può nutrirsi quanto basta per conservare energie anche dopo il lavoro cui viene costretto fino all’alienazione.
Il diritto allo sport è venuto quando il primo dovere è stato onorato: la conquista più o meno compiuta della libertà dal bisogno.
L’animale uomo, per affamato che sia, ha sempre dentro la voglia di mimare la vita, di ruzzare come qualsiasi animale giovane e spensierato, se non proprio felice.
Lo sport è indice primario nella vita di una nazione. Costituisce un preciso diritto acquisito con il lavoro e con la progressiva liberazione dal bisogno.
Se la critica non comportasse disapprovazioni, sicuramente non avrebbe efficacia: ma oltre certi limiti non dovrebb’esser lecito andare.
Il calcio costituisce oggi con la musica leggera il solo sfogo dinamico e culturale d’una popolazione nelle cui vene è ormai dubbio che perdurino molti globuli ereditati dai santi e dagli eroi, dai navigatori e dai martiri ai quali si rifà graziosamente la storia imparata a scuola.
Obiettivamente, bisogna ammettere che il calcio è il gioco più bello del mondo per coloro che amano il calcio. E sia. Noi l’amiamo al punto da riconoscerci in preda a una sorta di vizio.
Indirizzare bene una palla e riceverla con altrettanta disinvoltura costituisce il maggior merito di chi la gioca. Il football in particolare esige abilità giocolieristica e vigore atletico non disgiunto da coraggio in senso attivo e passivo.
Il principe della zolla
© Il Saggiatore, 1994 - Selezione Aforismario
Il mio sogno è di scrivere il dialetto padano come lo parlano certi personaggi ancor immuni dal diploma e dalla laurea delle mezze calzette. Che se una cronaca sportiva risultasse viva come sono vivi i discorsi dei padani che parlano di sport, allora veramente potremmo dire anche noi muscolari di aver dato luogo a una forma di letteratura degna del nostro tempo.
Nel calcio vale anche l’astuzia tattica non solo la truculenza, l’impegno, il fondo atletico e la bravura tecnica.
Il calcio è fatica dura. Chi non l’ha giocato non può capire.
Chi non ha giocato non può sapere come logori il calcio. E non è che giocare significhi soltanto correre. Due punizioni battute a tutta gamba stancano come portare un sacco di grano in solaio. Un buon arresto in corsa esige tensione nervosa come e più che eseguire una divisione di due cifre. Poi c’è la danza, il dribbling, la carica, lo scatto relativo, la corsa lunga, il piazzamento non rilevato dal compagno, al quale tuttavia hai chiesto il triangolo. Insomma, una partita impegnata stanca come un 5000 in 14’30”.
Il vero calcio rientra nell’epica.
Buttarsi in tuffo sovente significa rischiare a volte la spanciata: e a ridere sono i fregnoni che stanno seduti intorno al trampolino, e alla sola idea di buttarsi ne avrebbero la sciolta.
Il gioco più bello del mondo
Scritti di calcio (1949-1982) © BUR, 2007 - Selezione Aforismario
Il gioco del calcio – football o soccer in inglese – è una sorta di mistero agonistico traverso il quale si nobilitano quelle che un tempo erano le mani posteriori dell’uomo. Il suo fascino viene forse dalla sfericità della palla, che per essere sempre e dovunque in perfetto equilibrio si trova in certo modo a mimare la prodigiosa armonia dei mondi.
Il significato emblematico del calcio è comune a tutti i giochi di squadra: la porta è il sesso della madre, d’una sorella o di una sposa: la difendiamo accanitamente se è nostra; la insidiamo per profanarla se è degli antagonisti.
Salvo il rispetto per le arti ben più sublimi della musica e della poesia, una partita di calcio va interpretata criticamente secondo cultura e sensibilità di chi se la gode o la soffre, alla stregua d’una sinfonia o d’un poema.
La storia politica e militare d’Italia, per chi la conosce bene, è un malinconico susseguirsi di pistolaggini duramente scontate anche oggi. Ebbene, in fatto di pistolaggine, la storia del calcio non è meno povera di quella maggiore!
Il calcio è difficile ma non tanto da far smarrire la mente a un uomo appena normale.
[Il calcio] per vederlo bene al punto da poterne scrivere o discettare da tecnici bisogna averlo giocato, possibilmente bene.
Il calcio è il gioco più bello del mondo per tutti quelli che amano il calcio. Purtroppo, o per fortuna, non sempre amare il calcio significa capirlo.
Si perfeziona un metodo critico traverso anni di studi e di esperienze dirette.
Poiché parlare male degli italiani è un luogo comune autorizzato persino dalla storia delle ultime guerre (e ovviamente delle ultime paci), così si insinua che una squadra di calcio esprime a puntino l’indole e la cultura dell’etnos nel quale viene formata.
Sono disprezzabile, si capisce, soprattutto per il coraggio che ho di essere sincero.
Che maledetta noia sarebbe il calcio, se a vincere fossero sempre i migliori.
Dove anche la cultura è povera debbono le pedate supplire alla mancanza di un valido connettivo ideale.
Per esagerato che possa sembrare, anche eseguendo un ottimo stop si giova al prestigio della patria!
[Il] calcio, che è mattissimo sport e rispetta l’agonismo quando così vogliono gli astri ed Eupalla, rispetta la tecnica, ma soprattutto la tattica, senza la quale non è pensabile che si possa giocare un incontro degno.
Di calcio preferisco sempre parlare a freddo. Quando il cuore salta in gola, ovviamente per l’emozione e la gioia, il cervello stenta ad argomentare.
Quando partiamo in attacco siamo scarsi; quando ci lanciamo al contrattacco troviamo invece spazi larghi e avversari in numero ridotto. Tutte le grandi vittorie italiane sono dovute al contropiede, alla difesa in forze e al contrattacco veloce.
Il calcio è dialettica muscolare, contempla una tesi e una antitesi in senso hegeliano: se nessuno gioca, il calcio si degrada a insulso balletto: se invece una squadra impetuosa attacca e l’altra si contrae e contrasta, allora si dà il caso più classico di dialettica hegeliana.
Purtroppo invecchiano anche i fenomeni.
Annibale e Napoleone vengono celebrati come geni della guerra. Ci si è mai domandato perché? Che diamine, perché gli storici scrivono per i vincitori di quei geni inarrivabili.
Senza l’aiuto della fortuna non si riesce nemmeno a stringarsi una scarpa a tempo e luogo.
Chi porta offesa deve essere forte; se poi la forza gli manca, deve supplire con l’astuzia, con le diavolerie che gli suggerisce la sempre fervida fantasia.
Chi non ha testa, dice il proverbio, abbia almeno gambe. Ecco perché non è necessario correre molto per riuscire nel calcio: e perché i giocolieri ovviano con successo alla carenza di mezzi atletici.
[Il calcio] dev’essere nato nel preciso istante in cui l’animale uomo si è accorto di non aver più quattro mani e di dover nobilitare con l’uso anche le due estremità divenute inferiori.
La pigrizia mentale è sempre stata e rimane una delle più gravi jatture dell’uomo.
Infelice quel popolo che si rifà ai gladiatori non avendo altri figli nei quali riconoscersi ed esaltarsi.
Quando uno discute di calcio, è perché si sente perfettamente in grado di farlo. Se non ti trovi d’accordo, a non capire sei tu.
Quando verrai indotto a parlare di calcio, non importa con chi né dove, sentirai che l’hanno giocato i tipi più straordinari e impensati di questa terra: e tutti hanno avuto un momento, un giorno, un anno di gloria indimenticabile, hanno segnato uno o più gol favolosi, hanno rifiutato o perduto per un niente ingaggi mirabolanti. E tu non essere indelicato nel chiedere dove e quando abbiano fatto faville quei famosi campioni ormai seduti.
Non ti formalizzare. Il calcio è straordinario proprio perché non è mai fatto di sole pedate. Chi ne delira va compreso, non compatito; e va magari invidiato, non deriso.
Il calcio è davvero il gioco più bello del mondo per noi che abbiamo giocato, giochiamo e vediamo giocare. Per gli altri non so, ma io non sto affatto scrivendo per loro.
Citazioni da articoli e interviste
Io non penso in italiano, penso in dialetto perché sono un popolano.
L'arbitro è un po' magistrato e un po' sacerdote.
La vecchiaia è bella. Peccato che duri poco.
Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Fabio Caressa - Beppe Viola