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Frasi e citazioni di Fabio Caressa

Selezione di frasi e citazioni di Fabio Caressa (Roma, 1967), giornalista, telecronista sportivo e conduttore televisivo italiano, tra i più noti telecronisti delle partite di calcio di serie A e della nazionale italiana. Riguardo alla propria attività, ha detto Fabio Caressa:
"La telecronaca non è solo un esercizio giornalistico, è molto di più: non basta descrivere ciò che accade, bisogna analizzare, prevedere i possibili sviluppi, accompagnare il telespettatore in un’esperienza che sia emozionale e sensoriale. Da sempre penso che il nostro compito sia principalmente quello di togliere il vetro dello schermo per teletrasportare idealmente chi ci segue al centro dell’avvenimento, dove le emozioni pulsano allo stato primordiale. Non tutti possono fare questo mestiere, come in ogni altra attività serve una predisposizione naturale, oltre a tanto, tantissimo lavoro". [Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio, 2022].
Foto di Fabio Caressa
Tutti perdono prima o poi, e come ci si rialza conta più di come si va  al tappeto,
ma fino a quando c’è un briciolo di speranza devi fare di tutto per vincere. (Fabio Caressa)

Sono tutte finali
La vita è una partita che tutti possiamo vincere © Vallardi, 2019 - Selezione Aforismario

Vincere, nel calcio, è difficilissimo; e ancor più lo è mantenersi a lungo ad alti livelli. Chi ci riesce, vista la portata del fenomeno football nel mondo, diventa un esempio per tutti.

«Sul campo si vede davvero di che pasta sei fatto». Soprattutto dopo sessanta minuti di corsa, quando l’ossigeno diminuisce, le idee si annebbiano e le reazioni nervose si acuiscono.

Il calcio è strano. Gran parte della sua bellezza risiede nell’apparente imprevedibilità: essendo uno degli sport di squadra in cui si realizzano meno punti in rapporto al tempo giocato, anche un solo gol può cambiare il destino di una gara e ogni episodio in campo può risultare decisivo.

Per vincere bisogna conoscere: un’analisi attenta del mondo che ci circonda aumenterà in maniera esponenziale le nostre possibilità di successo. Più correlazioni di dati riusciremo a spiegare, minore sarà lo spazio lasciato al caso.

Se la fortuna può anche rientrare tra gli elementi decisivi, la sfiga è per lo più questione di ignoranza.

Un gruppo di lavoro che funzioni deve avere ampi orizzonti, saperli legare a risultati economici e lavorare correttamente per raggiungere l’obiettivo.

Se loro – i geni – riescono a sovvertire radicalmente le regole del mondo che abitano, a noi – che geni non siamo – il loro modello trasmette comunque un prezioso insegnamento: bisogna avere fiducia in quello che si fa, un po’ di testardaggine e tanto coraggio.

Avere una grande idea è importante, eseguirla in un modo corretto di più.

Per avere successo bisogna formulare un pensiero innovativo e poi dargli concretezza.

Credere nelle proprie idee, avere il coraggio di portarle avanti contro i detrattori della prima ora è qualcosa che, anche senza essere geni e senza dover aspettare l’intuizione di una vita, possiamo provare a fare, a condizione di non perdere mai di vista il lavoro di gruppo.

I grandi successi arrivano sempre da un gioco di squadra armonioso: anche negli sport individuali si affermano solo i campioni in grado di costruirsi intorno un gruppo efficiente che sappia aiutarli a sviluppare il loro talento. Nessun risultato può prescindere da un corretto lavoro di insieme.

Provare a intervenire sulle cose che non si possono cambiare è solo una perdita di tempo.

Il rispetto non s’impone, non si può reclamare: quella è sudditanza, e nessun buon capo è circondato da sudditi.

Per conquistare il rispetto bisogna dimostrare di meritarselo, di conoscere le cose, di avere la preparazione giusta per prendere le decisioni corrette.

I vincenti si guadagnano il rispetto senza mai imporre l’obbedienza.

«Non ci sono piccole parti, solo piccoli attori». Spesso ci concentriamo su quello che non ci è dato di fare e che secondo noi meriteremmo, invece di indirizzare i nostri sforzi sui compiti che ci sono stati assegnati.

È molto importante capire qual è il nostro talento – tutti ne abbiamo –, e costruirci sopra la nostra storia.

Grazie, Signore, che ci hai dato il calcio
(Tele)cronache di una vita nel pallone © Mondadori, 2022 - Selezione Aforismario

La sfortuna, a mio parere, è soprattutto un calcolo sbagliato delle probabilità di successo. Tuttavia secondo la fisica quantistica l’Universo è la sintesi di scambi energetici, e credo che ogni tanto si diverta a darci dei segnali per farci capire che la strada intrapresa è quella giusta.

Una cosa che ho capito degli ex giocatori è che, se hanno vinto tanto, è anche perché un vero agonista non accetta l’idea della sconfitta prima che la partita sia finita.

Tutti perdono prima o poi, e come ci si rialza conta più di come si va al tappeto, ma fino a quando c’è un briciolo di speranza devi fare di tutto per vincere.

Dopo un’ora di pallone, se non sei un atleta mostri ciò che sei, col fiato corto si capisce se sei uno che non molla, uno che lotta, uno che gioca per gli altri o un inutile «venezia».

Se volete fare il telecronista e non leggete, lasciate perdere: sarete banali nell’esposizione, vi affiderete a un numero di vocaboli risicato (odio quelli che usano solo «importante»: è una partita importante, è una vittoria importante… se non era importante chi ti stava a guardare?), non riuscirete a utilizzare la contaminazione tra generi, userete male le metafore, accarezzerete circoli lessicali fino a farli diventare viziosi.

La proprietà di linguaggio si può costruire leggendo molto, una cosa che ultimamente viene parecchio trascurata, ma che a mio parere è fondamentale per crearsi una base culturale indispensabile per affrontare qualsiasi mestiere che comprenda l’uso della parola.

Il mondo che viviamo si modifica così in fretta che facciamo fatica a stare al passo: quando ci adattiamo al «new normal», fuori le cose sono già diverse.

Citazioni da interviste
Selezione Aforismario

Io sono orgoglioso se esiste un caressismo, vuol dire che è un modo di fare telecronaca riconosciuto. Il caressismo – se c'è – è riuscire a trasferire l'emozione che si vive sul campo a casa.

Dopo una grande vittoria la cosa più difficile è non cedere agli ozi, non mettersi in poltrona con whisky e sigaro.

Il coraggio non è mai stato non avere paura. Le persone coraggiose sono quelle che affrontano i loro timori e le loro incertezze, sono quelle che le ribaltano a loro vantaggio usandole per diventare ancora più forti.

Il genio può essere scintilla, ma è la costanza ad alimentare il fuoco.

Noi non siamo educatori, ma attraverso il pallone si possono trasmettere dei valori. Credo molto in questo.

Quando hai fatto le cose per bene, ti sei preparato con cura, hai rispettato i tuoi riti, hai fatto tutto con professionalità e serietà, quando sei legato a valori importanti: fratellanza, amicizia, aiuto reciproco, quando pulsi sotto la maglia azzurra e rappresenti una nazione, allora hai una sola certezza; rispetto per tutti, paura di nessuno.

Siamo nell'era del villaggio globale. Eppure conta ancora il piccolo mondo quotidiano, il panettiere, l'amico al bar, i colleghi d'ufficio. Navighiamo e chattiamo, ma è il rapporto con chi abbiamo vicino che cambia il nostro umore.

Uno dei grandi problemi della modernità è la resistenza al cambiamento, a maggior ragione da quando la tecnologia ha portato una variazione rapidissima del mondo. Quando iniziamo ad adattarci e guardiamo dalla finestra... il mondo è già andato un po' avanti e dobbiamo ricominciare ad adattarci. 

Note
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