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Frasi e citazioni di Ida Magli

Selezione di frasi e citazioni di Ida Magli (Roma, 1925-2016), antropologa e saggista italiana, docente di  antropologia culturale all'Università La Sapienza di Roma. Ha detto di sé Ida Magli: "Ho passato una vita a difendere le donne, ma che delusione. Purtroppo debbo constatare che non pensano. Che non sanno fare politica. Che non sono capaci di farsi venire un'idea nuova...".
Foto di Ida Magli
Non pensare che nulla sia mai concluso, definitivo, puoi sempre conoscere «altro»,
puoi sempre cambiare. (Ida Magli)

Gesù di Nazaret
Tabù e trasgressione © Rizzoli, 1982 - Selezione Aforismario

Non c’è nulla di eccezionale o di sorprendente nella possibilità di rivedere e di ripensare problemi che sono già stati analizzati innumerevoli volte in precedenza, perché è questa la forza straordinaria del sapere: potersi porre problemi antichi con interrogativi nuovi, con strumenti di analisi nuovi, che sono dati dall’accumularsi del sapere stesso.

Tutto quello che appartiene alla nostra cultura, e che conosciamo fin da bambini, ci appare ovvio, il che significa che non ci appare affatto, e che non ci accorgiamo di usarne, così come non ci accorgiamo di respirare ossigeno se non quando l’ossigeno manca. 

Nessuno dei più grandi geni che conosciamo ha mai tentato di cambiare totalmente il modello culturale, perché di solito il genio si muove in un solo ambito della cultura o della società: quello artistico, quello politico, quello etico. La differenza sostanziale che c’è fra un qualsiasi «genio» e Gesù di Nazaret è che quest’uomo — che noi ci siamo accordati di chiamare Gesù — ha rotto totalmente il modello culturale nel quale si è trovato a vivere.

l Sacro e il Potere sono inscindibili; o meglio Sacro e Potere sono una cosa sola, nascosta sotto due termini che in apparenza rinviano l’uno all’altro in un sistema circolare infinito privo di responsabilità.

Il cristianesimo, costituendosi con tutte le strutture del sacro, fin dal primo momento della morte di Gesù, non ha in nessun modo messo in atto quello che lui aveva proposto.

L’uomo proposto da Gesù è affidato esclusivamente a se stesso, nei confronti di Dio, perché è di fronte a Dio nella stessa, identica posizione in cui è di fronte agli altri uomini. Tocca all’uomo porre il rapporto fra l’uomo e Dio, in un rischio continuo che è il credere in se stessi, e nell’affidare a se stessi il rispetto dell’unica norma, che è l’amore per l’uomo.

Gesù afferma che siamo fratelli se ci amiamo in quanto uomini, e solo allora siamo anche figli di Dio, perché è l’uomo che fa esistere Dio, e non viceversa.

Una religione che si basi su «rituali» è una religione di «morti». L’uomo è vivo quando affida solo a se stesso, alla propria volontà, alla propria potenza, il suo agire, e il suo rapporto con se stesso, con gli altri e con Dio. Chi si abbandona, invece, alla speranza che le formule, i rituali, i sacrifici, le mediazioni, lo garantiscano, lo salvino, lo tutelino, è morto.

A che scopo promettere il potere, il regno sulla terra a Gesù? Era una cosa che non desiderava affatto, e sulla quale quindi non poteva essere tentato. Semmai avrebbe potuto essere «tentato»» con il dubbio su quello che lui riteneva che fosse la sua missione nel mondo. Il diavolo avrebbe potuto dirgli ciò che lui stesso temeva: che gli uomini non avrebbero abbandonato le strutture esterne del potere sugli altri uomini, non avrebbero rinunciato all’odio, alla ricchezza, alla paura.

Contrariamente a quello che tutti gli uomini fanno, Gesù non ha vissuto in modo inconsapevole e ovvio i valori su cui si fondava la sua cultura, ma ne ha preso le radici, profondamente nascoste, e le ha capovolte al sole e all’aria, dichiarando che esse erano ormai inutili. Tutti sono stati contro di lui.

Santa Teresa di Lisieux
© Rizzoli, 1984

L'abito è il corpo: attraverso l'abito il corpo femminile si piega (e al tempo stesso afferma) ai significati che la società gli ha assegnato.

La Madonna
© Rizzoli, 1987

L’immagine sulla quale si fonda il rapporto di Dio con il suo popolo prediletto, è un’immagine sessuata e sessuale. Israele è la Sposa di Dio. Il patto di alleanza avviene attraverso una offerta sessuale: l’offerta del prepuzio. Gli attori sono, come è chiaro, soltanto i «maschi» ebrei, dato che soltanto i maschi possiedono il prepuzio. 

Se gli Ebrei sono la sposa di Dio, evidentemente l’unico maschio è Dio. Dio si rivolge, perciò, al suo popolo come a una donna amata, di cui è geloso in forma assoluta, il cui corpo deve essere puro per lui, e che diventa di volta in volta un’adultera che lo tradisce, o una prostituta che si vende lungo le rive del Nilo.

Lo scopo ultimo della costruzione «Madonna» è per il maschio eliminare il passaggio sessuale attraverso la femminilità. L'apparente trionfo di Lei è il trionfo di Lui: la dissoluzione di qualsiasi legame con la Donna.

È importante sottolineare che i cristiani, guardando a Maria come madre, possono con tranquillità dimenticarla come donna.

Vergine, vergine, vergine... Questa parola, che risuona di continuo, riflette, senza che più nessuno si accorga della sua fisica brutalità, la vera ossessione degli uomini.

L’abisso che separa la Madonna da Eva è la sua incapacità a peccare, il suo essere santificata fin dall’inizio, la sua pseudo vittoria sul male dato che si afferma che Dio l’aveva scelta fin dall’eternità come madre del Figlio. C’è quindi una profonda disparità fra Eva e Maria, che viceversa sono messe a confronto dalla teologia e identificate in una tipologia oppositiva. La Madonna, santificata prima della nascita, è totalmente diversa da Eva che è esposta alla tentazione. Eva è libera, Maria non lo è.

Gli amanti della Madonna, ossessionati dalla sua purezza, affermano che Maria non ha mai avuto nessuna tentazione di lussuria. Si tratta di una affermazione «inevitabile». Dire «tentazione» significa dire «desiderio», quindi: immagini, pensieri, emozioni. È qui, dunque, la sua vera opposizione ad Eva. Non: aver vinto la tentazione, ma averla negata. Se schiaccia il serpente è perché non ha ingaggiato nessuna battaglia con lui. Se c’è lei, lui non c’è. Ma che cos’è il serpente se non la sessualità maschile? 

La sessualità maschile
© Mondadori, 1989

La sessualità rimane per sempre al centro delle preoccupazioni dei cristiani. 

Con l'Illuminismo l'uomo pone ormai domande che non hanno sicurezza di risposta: la ricerca diventa la condizione stessa dell'essere uomo.

Se il fondamento della costruzione culturale è il rapporto dell'uomo-maschio con la morte, con la vita dopo la morte, con l'aldilà, l'unico soggetto creatore e agente nella società è il maschio e gli scopi ultimi della sua azione sono appunto quelli di assicurarsi la vita dopo la morte, l'eternità. La donna è assunta a strumento, segno e simbolo del rapporto dell'uomo con la morte e con la vita dopo la morte.

Contro l'Europa
Tutto quello che non vi hanno detto di Maastricht © Bompiani, 1997

"O Europa o morte!" È troppo forte l'eterno richiamo da parte dei Potenti ad una meta di salvezza, per non fermarsi a riflettere sulla sua assoluta irrazionalità. È un grido fuori dal tempo, che ci obbliga, proprio per questo, a dubitare che si tratti di una vicenda "normale", per quanto importante, e che insospettisce per la sua carica di passionale emotività.

Combattere contro l'"ovvio" è una battaglia al tempo stesso assurda, per l'evidenza di ciò che dice, e disperata per la sua inutilità. 

Omaggio agli italiani
 Una storia per tradimenti © BUR, 2005

I Papi italiani hanno sempre dimostrato di essere dei governanti italiani contro gli italiani.

Il mulino di Ofelia
Uomini e Dei, Milano © BUR, 2007 - Selezione Aforismario

In genere, i credenti sono convinti che la propria religione non scomparirà mai. Anche i Cristiani, anzi soprattutto i Cristiani, sebbene il Cristianesimo stia per soccombere, risucchiato, rimodellato o sostituito dall’Islamismo, sono sicuri che la Chiesa non verrà mai meno perché ci sono le parole del Vangelo a garantirglielo: “le porte dell’Inferno non prevarranno”.

Di fatto l’uomo non riesce ad accettare la propria morte, ed è così che pone la trascendenza, individuando un al di là potente, che sta sopra di lui, più potente di lui, ma che, con la sua esistenza, garantisce all’uomo di poter vivere dopo la morte. 

Nel vivere con la morte, tentando disperatamente di sconfiggerla, è racchiusa la solitudine assoluta dell’uomo; l’impossibilità di condividerla, di sperimentarla insieme a qualcun altro.

Se c’è qualcuno che non sembra disposto a farsi governare a livello mondiale, viene subito collocato fuori dal gruppo, fra i più terribili eversori, incapaci di vedere quanto sia bello un mondo nel quale tutti sono uguali e godono di identici diritti.

La dittatura europea
Mentre l'Unione mostra la sua inutilità, la politica tace. La più irriducibile avversaria di Maastricht racconta le storie, i dati, le testimonianze, di come il sogno comunitario ci stia togliendo la libertà.
© BUR, 2010

L'Unione Europea rispecchia a ogni passo della sua costruzione questo «peccato originale»: mancano i popoli. E mancano perché chi gioca in Borsa, chi si occupa soltanto di denaro, e del modo di accrescerlo, neppure si ricorda che esistono gli uomini, anzi gli sarebbe d'impaccio ricordarlo.

Abbiamo davanti a noi le rovine di una società fondata esclusivamente sulle presunte «leggi» dell'economia, che ovviamente leggi non sono.

Di fatto l'Occidente è in preda a un tragico «fondamentalismo»: la cieca fede nel mercato; il mercato come unica regola di vita. Una cieca fede che è diventata terroristica nei confronti di chiunque tenti di contrapporvisi.

Continuare a consumare sempre per poter continuare a produrre sempre per poter continuare a vendere sempre. «L'usa e getta» però, è un motto che soltanto qualche Dio creatore può permettersi di fare suo. 

Dopo l'Occidente
Lo strapotere della finanza, la fine della politica, il tramonto della Chiesa. Come possiamo riprendere in mano il nostro futuro, prima che i banchieri ce lo comprino a prezzi stracciati.
© BUR, 2012 - Selezione Aforismario

La curiosità nasce in chi ritiene che esistano cose diverse da quelle che già conosce e che sia importante scoprirle perché implicitamente pensa che potrà forse adottarle, farle proprie. Laddove si ritiene, invece, che non si debba mai cambiare nulla al ciclo dell’esistenza perché fissato alla «perfezione dell’inizio», è evidente che ogni sforzo è concentrato sulla ricerca sempre più puntuale di questo inizio, sulla ritualità della «ripetizione». Insomma la curiosità nasce fuori dal «Sacro».

La libertà dal Sacro spiega quasi tutto dell’itinerario storico dell’Occidente: il suo atteggiamento scientifico, la capacità giuridica, il macroscopico rigoglio delle arti e della tecnologia, le rivoluzioni politiche, la democrazia. La lunga interruzione a questo sviluppo imposta nel Medioevo dal prevalere della mentalità sacrale e dei costumi tabuistici orientali, ne è la più evidente testimonianza.

L’uomo non è mai sicuro di essere nel giusto e trova la conferma ai propri dubbi soltanto se anche altri uomini condividono le sue idee. 

Si può sempre apprendere qualcosa da altri popoli, da altri gruppi e farlo proprio, ma ogni sistema culturale integra comportamenti estranei soltanto se questi non sono in contraddizione con il modello di base, se non ne alterano la «forma» significativa.

La «cultura» è il fattore naturale che contraddistingue la specie umana e ne guida i comportamenti.

La fretta divora l’Occidente: l’assillo del non perdere tempo impedisce di accorgersi che in realtà non si produce quasi più nulla delle cose che contano: pensiero, scienza (il continuo sviluppo tecnologico non inganni: la tecnologia è soltanto applicazione della scoperta scientifica, non scoperta in sé), filosofia, letteratura, arte.

La potenza di chi detiene il potere è sempre la stessa, quale che sia il tipo di governo in cui viene esercitata: induce sacralmente all’obbedienza delle idee prima che a quella delle azioni e appare sempre «giusta».

Non bisogna mai credere a quello che dicono i detentori del potere. Hanno mentito e continuano a mentire perché vogliono, come tutti i governanti hanno sempre voluto in ogni luogo e in ogni tempo, accrescere il proprio potere, estendere i confini del proprio potere. Non aspirano a nient’altro che a questo: maggior potere. 

L’ipse dixit è normativo prima di tutto a livello concettuale. Per questo il delirio di gruppo non è diagnosticabile: se tutti delirano, nessuno delira. Ma laddove delira il «rappresentante» di tutti, è sufficiente che sia lui a delirare.

La morte dell’Occidente dipende soprattutto dalla patologia mentale dei suoi governanti.

Il dubbio che, di fatto, nessuno raccoglierà le tracce della nostra esistenza è diventato con il passare del tempo quasi una certezza. L’Europa, specialmente la parte dell’Europa più attraente, più ricca, più facile da aggredire – quale l’Italia, la Spagna, la Grecia, la Francia, la Germania –, sarà abitata in maggioranza da africani musulmani i quali avranno il piacere e il dovere di eliminare tutto ciò che ci appartiene.

Una volta padroni dell’Europa, i musulmani «giustamente» ne distruggeranno «l’europeità», come è sempre successo quando una cultura è subentrata a un’altra. I cristiani non hanno forse raso al suolo tutti i templi, tutti gli edifici della Roma pagana, appena sono diventati abbastanza forti per poterlo fare?

Se i cristiani hanno distrutto tutto della civiltà romana, sicuramente almeno altrettanto faranno i musulmani. Inutile, dunque, farsi illusioni: di noi non rimarrà nulla.

Gli Italiani sono stati sempre per i loro governanti esclusivamente «l’oggetto», il corpo disprezzatissimo, anche se indispensabile, sul quale poggiare i piedi; lo strumento per raggiungere ed esercitare il potere: nient’altro.

La morte dell’Italia è già in atto soprattutto per questo: perché nessuno combatte per farla vivere; persino perché nessuno la piange.

«Aprirai un conto corrente.» È questo l’Undicesimo Comandamento; non avrai altro Dio all’infuori di me … Andrai nella tua banca ogni mattina, che è la tua chiesa, e quei pochi soldini che non hai impiegato nella corruzione, li verserai lì, nelle mani dei nuovi inquisitori-poliziotti di banca ai quali confesserai «quante volte» hai usato le tue monetine, così che il governo possa controllare se davvero le adoperi soltanto per mangiare.

Di fatto per molti economisti e finanzieri l’economia è davvero una teologia, con il medesimo assunto di partenza dei teologi: chi non conosce l’economia è analfabeta, è escluso dal mondo del sapere.

Il fondamentalismo dei banchieri che governano attualmente l’Europa fa veramente paura. Si tratta, infatti, di un fondamentalismo radicato nell’idea ossessiva che la salvezza degli Stati dipenda dal mercato e dalla «crescita».

Non pensiamo a un futuro che sia nostro, che riguardi noi, soltanto noi e non l’universo mondo. È questo che manca all’Europa: l’aspirazione a un futuro.

Assolutamente tutto quello che costituiva il patrimonio della civiltà europea, è andato in rovina, si è dissolto con una rapidità quasi incredibile. Non c’è stato «valore» che, all’improvviso, non sia stato dichiarato ingiusto, sbagliato o comunque irreparabilmente tramontato.

Figli dell'uomo
Duemila anni di mito dell'infanzia © BUR, 2015

Senza la «storia» l’umanità non esiste. E la storia è testimoniata dalla presenza di coloro che continuano a viverla. 

Note
Leggi anche le citazioni dell'antropologo italiano: Ernesto De Martino 

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