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Frasi e citazioni di Timothy Gallwey sul Gioco Interiore

Selezione di frasi e citazioni di Timothy Gallwey (San Francisco, 1938), coach e saggista statunitense, considerato uno dei padri del coaching, insieme a John Whitmore. Le seguenti riflessioni di Timothy Gallwey sono tratte dal suo libro più noto: Il gioco interiore del tennis (The Inner Game of Tennis, 1974). In sostanza, il Gioco Interiore è:
"La partita che si gioca per superare le abitudini della mente che ci impediscono di raggiungere una performance eccellente. [...] Chi si cimenta con il Gioco Interiore valuta l’arte della concentrazione rilassata più di ogni altra abilità: scopre il vero fondamento della sicurezza in se stessi e impara che il segreto per vincere qualunque partita è non sforzarsi troppo. Mira a quel tipo di performance spontanea che si realizza solo quando la mente è calma e sembra un tutt’uno con il corpo, che a sua volta trova dei modi sorprendenti per continuare a superare i propri limiti. Inoltre, mentre cerca di andare oltre le normali difficoltà di una competizione, chi ricorre al Gioco Interiore scopre una volontà di vittoria che è in grado di liberare tutta l’energia interiore e non si fa mai scoraggiare dalla sconfitta". 
Foto di Timothy Gallwey
Chi si cimenta con il Gioco Interiore valuta l’arte della concentrazione rilassata più di ogni
altra abilità: scopre il vero fondamento della sicurezza in se stessi e impara che il segreto
per vincere qualunque partita è non sforzarsi troppo. (Timothy Gallwey)

Il gioco interiore del tennis
The Inner Game of Tennis, 1974 - Selezione Aforismario

Viviamo in una società dominata dai risultati, nella quale le persone vengono giudicate in base alla loro competenza. Ancor prima di essere lodati o sgridati per la nostra prima pagella, veniamo amati o ignorati per come compiamo le nostre prime azioni. Questo schema fa emergere un messaggio chiaro e insistente: sei una brava persona degna di rispetto solo se hai successo nelle cose che fai.

Il valore di un essere umano non può essere misurato, né tramite una performance né in qualunque altro modo. Pensiamo davvero che il valore di un individuo sia misurabile? Non ha senso confrontarci con altri esseri incommensurabili. Siamo quel che siamo, non siamo le nostre performance.

Giocando senza prestare attenzione alle abilità – relativamente trascurate – del Gioco Interiore non è possibile né crescere come atleti né trovare soddisfazione personale. Tale gioco si svolge nella mente del giocatore, ed è una partita contro alcuni ostacoli, quali ad esempio cali di concentrazione, nervosismo, dubbio e disapprovazione.

Le vittorie nel Gioco Interiore magari non ci porteranno nuovi trofei, ma ci procureranno delle ricompense più durature e in grado di contribuire al nostro successo, in campo e fuori. 

In genere le migliori performance arrivano quando non ci si pensa. 

C’è un processo molto più naturale ed efficace per imparare a fare quasi ogni cosa. È simile a quello che tutti abbiamo utilizzato, ma presto dimenticato, quando abbiamo imparato a parlare e a camminare. Utilizza le capacità intuitive della mente e gli emisferi destro e sinistro del cervello. Tale processo non deve essere imparato: lo conosciamo già. Dobbiamo solo disimparare le abitudini che interferiscono con esso, per poi lasciare che succeda.

La lamentela storicamente più diffusa tra gli sportivi è la seguente: «Il problema non è che non so cosa fare, ma che non faccio quel che so fare!».

Le immagini sono meglio delle parole, mostrare è meglio che spiegare, è peggio dare troppe indicazioni che non darne nessuna, sforzarsi spesso produce risultati negativi. 

Giocare inconsapevolmente non significa giocare in modo incosciente. Sarebbe davvero troppo difficile! In verità, chi gioca “senza pensarci” è ancor più cosciente della palla, del campo e, quando necessario, del suo avversario.

In genere il giocatore è “caldo” fino a quando non pensa a quello che sta facendo: nel momento in cui cerca di mantenere il controllo, lo perde.

Forse il modo migliore di descrivere un giocatore “inconsapevole” è dire che la sua mente è tanto concentrata, tanto focalizzata, che è ferma. Diventa un tutt’uno con quello che sta facendo il corpo, e le funzioni inconsapevoli o automatiche lavorano senza l’interferenza dei pensieri.

La padronanza della concentrazione senza sforzo è di valore inestimabile, qualunque sia il vostro obiettivo.

Una mente concentrata non ha tempo per pensare a come si stia comportando bene il corpo, e ancor meno per pensare a come si fanno le cose. Quando un giocatore è in un tale stato ben poco interferisce con l’espressione piena del suo potenziale, mentre gioca impara e si diverte. La meta del Gioco Interiore è la capacità di raggiungere tale stato.

Si dice che la musica e l’arte più grandi sorgano dalle calme profondità dell’inconscio, e che l’amore più vero si origini da una fonte che giace oltre le parole e i pensieri. Lo stesso vale per i più grandi risultati sportivi; arrivano quando la mente è ferma come un sasso.

Calmare la mente significa meno pensiero, calcolo, giudizio, preoccupazione, paura, speranza, sforzo, rimpianto, controllo, agitazione o distrazione. 

La mente è quieta quando è ferma nel qui e ora, e attore e azione sono un tutt’uno.

La prima abilità da imparare è l’arte di abbandonare l’inclinazione a giudicare noi stessi o la nostra performance come buoni o cattivi. Abbandonare il giudizio è un elemento chiave del Gioco Interiore.

Quando disimpariamo a giudicarci, possiamo giocare in modo spontaneo e focalizzato.

Abbandonare i giudizi non vuol dire ignorare gli errori. Significa semplicemente vedere i fatti per quello che sono, senza aggiungere nulla.

Per vedere le cose come sono, dobbiamo toglierci gli occhiali del giudizio, sia che abbiano lenti scure, sia che ci facciano vedere tutto rosa. Tale azione sblocca un processo di sviluppo naturale tanto sorprendente quanto bello.

Smettere di giudicare vuol dire non aggiungere o togliere niente ai fatti che accadono davanti ai tuoi occhi. Le cose appaiono per come sono, senza distorsioni. In tal modo, la mente diventa più calma.

La prima abilità che va sviluppata nel Gioco Interiore è la consapevolezza senza giudizio. Quando disimpariamo a giudicare, scopriamo, in genere sorprendendoci, che l’ansia di miglioramento non è necessaria per cambiare le nostre abitudini “sbagliate”.

Il giudizio è spesso il frutto di un’immagine negativa di se stessi. Si comincia a credere di non essere buoni giocatori e poi ci si comporta effettivamente in quel modo, senza vedere mai appieno le proprie capacità reali.

Non si può sostituire con nulla l’apprendimento che deriva dall’esperienza. 

È più difficile mettere da parte una consuetudine quando non ne esiste una che la rimpiazzi adeguatamente.

Non esiste situazione nella quale non ci si possa esercitare, a parte forse il sonno. 

L’ansia è la paura di quello che può succedere nel futuro e si verifica solo quando la mente può immaginare quello che può portare il futuro. Ma quando la vostra attenzione è sul qui e ora, le azioni presenti hanno maggiori possibilità di essere portate a termine con successo, e il futuro è destinato a diventare il miglior presente possibile.

Si può sempre fare del proprio meglio, in ogni momento. Visto che è impossibile provare ansia per un fatto che si può controllare, la semplice consapevolezza di star facendo il massimo per vincere ogni punto può aiutare a non essere ansiosi. 

Qui e ora sono il solo spazio e il solo tempo dove ci si può godere la vita o fare qualcosa. La maggior parte delle sofferenze si verifica quando consentiamo alla mente di immaginare il futuro o di rimuginare sul passato.

Solo chi non sa chi è e quello che fa sente il bisogno di provare a se stesso o agli altri quanto vale.

Per molti la competitività è solo un modo per essere aggressivi, un terreno per vedere chi è più forte, più duro o più furbo, per stabilire la propria superiorità non solo come giocatori, ma come persone. Di rado si riconosce che il bisogno di avere conferme è basato su insicurezza e dubbio. 

Quando la competizione è reale non ci sono persone sconfitte. Entrambi i giocatori traggono benefici dai loro sforzi per superare gli ostacoli posti dall’altro.

Vincere vuol dire superare degli ostacoli per raggiungere una meta, ma il vero valore della vittoria è grande solo quanto il valore della meta raggiunta. 

Raggiungere la meta potrebbe non valere quanto l’esperienza che si vive impegnandosi al massimo per superare gli ostacoli. Il processo che si affronta per vincere può essere più appagante della vittoria stessa.

Quando imparo che devo accettare quello che non posso controllare e controllare solo quello che è nelle mie possibilità, la stabilità aumenta.

Per chi gioca al Gioco Interiore, è l’impegnarsi attimo dopo attimo per lasciarsi andare e concentrarsi nel qui e ora a offrire le vere vittorie e le vere sconfitte, e si tratta di un gioco che non finisce mai. 

Note
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