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Frasi e aforismi di Richard Griffith

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Richard Griffith (? - Dublino, 1788), scrittore irlandese. Le seguenti massime sono tratte da Il Corano (The Koran), pubblicato nel 1770, e all'epoca attribuito a Laurence Sterne. Da notare, che diversi pensieri di Richard Griffith sono stati trascritti da Goethe nella propria raccolta di Massime e riflessioni (1833), per cui a volte si trovano sul web frasi di Griffith attribuite erroneamente a Goethe.
Di tutta la massa dei ladri i peggiori sono gli stolti: essi vi derubano
di tutt'e due le cose: tempo e serenità. (Richard Griffith)
Foto: Misantropo, Pieter Bruegel il Vecchio, 1568
Il Corano
The Koran, or Essays, Sentiments, Characlers and Collimachies of Tria Juncta in Uno, 1770

Moderazione e cielo sereno sono Apollo e le Muse.

La vista è il senso più nobile. Gli altri quattro ci istruiscono solo attraverso gli organi di tatto: noi udiamo, sentiamo, odoriamo e tastiamo sempre toccando. La vista invece sta infinitamente più in alto, si affina al di là della materia e si avvicina alle facoltà spirituali.

Se ci mettessimo al posto delle altre persone non sentiremmo più la gelosia e l'odio che tanto spesso sentiamo per esse; e se mettessimo altri al nostro posto, l'orgoglio e la presunzione diminuirebbero di molto.

Il meditare e l'agire furono da qualcuno paragonati a Rachele e a Lea: l'una era più graziosa, l'altra più feconda.

Niente nella vita, al di fuori della salute e della virtù, è più prezioso della conoscenza e del sapere; niente, anche, si può ottenere tanto facilmente e acquistare tanto a buon prezzo: tutto il lavoro consiste nello starsene tranquilli e nel dispendio di tempo, che noi non salviamo se non lo spendiamo.

Se si potesse mettere da parte il tempo come il denaro, senza servirsene, sarebbe, questa, una specie di scusa per l'ozio di mezzo mondo, ma non una scusa completa; giacché si tratterebbe di una azienda in cui si vivrebbe del capitale senza, preoccuparsi degli interessi.

I poeti moderni mettono molta acqua nell'inchiostro.

Tra le tante e strane sciocchezze delle scuole nessuna mi sembra così assolutamente ridicola come la disputa sull'autenticità delle scritture antiche, delle opere antiche. È l'autore o lo scritto che noi ammiriamo o biasimiamo? È sempre e solo l'autore, che noi abbiamo davanti a noi; che cosa c'importa dei nomi quando interpretiamo un'opera dello spirito?

Chi giurerebbe che noi abbiamo davanti Virgilio o Omero quando leggiamo le parole che vengono loro attribuite? Ma gli scrittori li abbiamo davanti a noi: di che altro abbiamo bisogno? lo penso invero che i dotti, che in questa cosa inessenziale si mettono all'opera armati di tanta esattezza, non mi sembrano più saggi di quella bellissima donna che mi domandò una volta col suo sorriso più dolce chi fosse l'autore dei drammi di Shakespeare.

È meglio fare la cosa meno importante del mondo che considerare poco importante una mezz'ora di tempo.

Il coraggio e la modestia sono le due virtù più inequivocabili; giacché sono fatte in modo tale che l'ipocrisia non può imitarle. Hanno anche in comune la proprietà di esprimersi entrambe con lo stesso colore.

Di tutta la massa dei ladri i peggiori sono gli stolti: essi vi derubano di tutt'e due le cose: tempo e serenità.

Il rispetto di noi stessi guida la nostra moralità; la stima degli altri regge la nostra condotta.

Arte e scienza sono parole che si usano tanto spesso ma di cui raramente si capisce la differenza esatta. Si usa spesso l'una al posto dell'altra.

Neanche mi piacciono le definizioni che se ne danno. Ho trovato in qualche luogo la scienza paragonata allo spirito, l'arte all'umorismo. Trovo in ciò più immaginazione che filosofia: in tal modo si ha sì un'idea della differenza tra le due cose, ma nessuna idea di quello che è proprio a ciascuna.

Penso che si potrebbe chiamare la scienza conoscenza dell'universale, sapere astratto; l'arte invece sarebbe scienza rivolta all'azione. La scienza sarebbe ragione e l'arte il suo meccanismo; perciò anche la si potrebbe chiamare scienza pratica. E così dunque la scienza sarebbe infine il teorema e l'arte il problema.

Forse mi si obietterà: si considera la poesia arte, ed essa non è meccanica. Ma io nego che essa sia un'arte; essa non è neanche una scienza. Alle arti e alle scienze si perviene col pensiero, ma non alla poesia; giacché questa è ispirazione: essa era concepita nell'anima, quando si mosse per la prima volta. Non bisognerebbe chiamarla né arte né scienza, bensì genio.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori: George Farquhar - Laurence SterneJohann Wolfgang Goethe