Riflessioni e massime di Luc de Clapiers de Vauvenargues
Selezione di aforismi e massime di Luc de Clapiers de Vauvenargues (Aix-en-Provence 1715 - Parigi 1747), scrittore e moralista francese. Appartenente a una famiglia nobile (prese il titolo di marchese), Luc de Clapiers trascorse l'infanzia tra il castello di Vauvenargues e il palazzo di Aix, città nella quale condusse i propri studi. A vent'anni intraprese la carriera militare, dalla quale si dimise dopo quasi un decennio per ritirarsi, afflitto da gravi problemi di salute, in una modesta dimora a Parigi, dove fu assistito da pochi amici.
Nel 1746 pubblicò in maniera anonima la sua opera principale: Introduction à la connaissance de l'esprit humain suivie de Réflexions et Maximes (Introduzione alla conoscenza della mente umana seguita da Riflessioni e massime). L'anno dopo, il peggioramento delle sue condizioni di salute lo condussero alla morte a soli 32 anni. Nelle sue riflessioni aveva scritto: "La breve durata della vita non può distoglierci dai suoi piaceri, né consolarci delle sue pene".
Molti critici hanno considerato Vauvenargues come colui che, sulle soglie del secolo dei Lumi, avrebbe concluso la tradizione dei moralisti, esorcizzando il pessimismo di La Rochefoucauld e redimendo in serenità i Caratteri di La Bruyère, convinto che
Nel 1746 pubblicò in maniera anonima la sua opera principale: Introduction à la connaissance de l'esprit humain suivie de Réflexions et Maximes (Introduzione alla conoscenza della mente umana seguita da Riflessioni e massime). L'anno dopo, il peggioramento delle sue condizioni di salute lo condussero alla morte a soli 32 anni. Nelle sue riflessioni aveva scritto: "La breve durata della vita non può distoglierci dai suoi piaceri, né consolarci delle sue pene".
Molti critici hanno considerato Vauvenargues come colui che, sulle soglie del secolo dei Lumi, avrebbe concluso la tradizione dei moralisti, esorcizzando il pessimismo di La Rochefoucauld e redimendo in serenità i Caratteri di La Bruyère, convinto che
"bisogna eccitare negli uomini il sentimento della loro prudenza e della loro forza, se si vuole elevare il loro genio. Coloro che, con discorsi o con scritti, non mirano che a mettere in rilievo ciò che vi può esser di debole o di ridicolo nell'umanità, senza distinzioni né riguardi, piuttosto che illuminare la ragione e il giudizio del pubblico, depravano in lui le inclinazioni dell'animo".
Nella sua breve vita, segnata dallo scacco, Vauvenargues ha espresso in modo esemplare la poesia della giovinezza e della fiducia nell'umanità, il senso primaverile del vivere e del sentirsi vivere. Voltaire, che gli era amico ed era uno dei suoi principali estimatori, ha affermato: "Dietro la sua disarmante semplicità, Vauvenargues nasconde la lucidità e la forza del genio".
Il grande critico Charles-Augustin de Sainte-Beuve scrisse di Vauvenargues:
"Verso la metà del Settecento, visse un uomo giovane ma già maturo, di grande animo e dalla mente fatta per comprendere ogni cosa, che si era istruito da sé senza per questo inorgoglirsi, fiero e modesto, stoico e delicato, che parlava la lingua dei grandi uomini del secolo precedente. Tale lingua è soltanto l’espressione necessaria e spontanea dei suoi pensieri; sinceramente e liberamente religioso, senza intenti di sfida né di predica, conciliava nella sua persona molti aspetti contrastanti della natura, mostrandone l’armonia".
Per compiere grandi cose si deve vivere come se non si dovesse mai morire. (Luc de Clapiers de Vauvenargues) |
Riflessioni e massime
Réflexions et Maximes - Introduction à la connaissance de l'esprit humain, 1746
A far fortuna ci vogliono gran cure. Bisogna essere duttile, divertente, saper intrigare, non offendere nessuno, riuscire simpatico alle donne e agli uomini di grand'affare, mischiarsi in cose futili e in cose gravi, nascondere il proprio segreto, sapersi annoiare la notte a tavola, e giocare tre quadriglie senza lasciar la sedia: e con tutto ciò non si è ancor sicuri di riuscire. Quanti disgusti e noie potremmo evitare, se osassimo mirare alla gloria solo per la via del merito!
Al pari del corpo, possiamo rendere l’intelletto più pronto e più agile: è necessario, a tal fine, esercitare l’uno come si esercita l’altro.
Ambiremmo meno alla stima degli uomini se fossimo più sicuri d’esserne degni.
Bisogna aspettarsi tutto e temere tutto dal tempo e dagli uomini.
Bisogna mantenere il vigore del corpo per conservare quello della mente.
Bisogna saper trarre profitto dall'indulgenza degli amici e dalla severità dei nemici.
Che diversità, che cambiamento e che interesse nei libri, se si scrivesse soltanto quel che si pensa!
Chi crede di non aver più bisogno degli altri diventa intrattabile.
Chi è nato per obbedire obbedirebbe anche sul trono.
Chi sa tutto soffrire, può tutto osare.
Ci si deve consolare di non avere le più alte doti di ingegno, come ci si consola di non occupare le più alte cariche. Si può ben essere al di sopra di quelle e di queste per la nobiltà del cuore.
Ci sono persone che, senza i loro difetti, giammai avrebbero fatto conoscere le loro qualità.
Contro le disgrazie ha più risorse il coraggio che la ragione.
Disprezziamo molte cose per non dover disprezzare noi stessi.
È facile criticare un autore, ma è difficile valutarlo.
È falso che l’uguaglianza sia una legge naturale: la natura non ha fatto nulla d’uguale; sua legge sovrana è la subordinazione e la dipendenza.
È più facile dire cose nuove che conciliare quelle che sono già state dette.
È forse contro la ragione o contro la giustizia amare se stessi? E perché dobbiamo volere che l'amor proprio sia sempre un vizio?
È un gran segno di mediocrità lodare sempre moderatamente.
È una massima inventata dall'invidia e troppo leggermente adottata dagli uomini, che non si devon lodare gli uomini prima della loro morte. lo dico invece che è proprio durante la loro vita che bisogna lodarli, quando l'abbiano meritato. È proprio mentre la gelosia e la calunnia, accese contro la loro virtù o il loro ingegno, tentano di degradarli, che bisogna avere il coraggio di mettersi alloro fianco. Sono le critiche ingiuste che bisogna saper contenere, e non le lodi schiette.
Fanno più filosofi la mediocrità di spirito e la pigrizia che la riflessione.
Gli sciocchi non comprendono le persone d’ingegno.
Gli uomini d’ingegno hanno un posto nella buona società, ma l’ultimo.
Gli uomini sembrano nati per ingannare, e per essere essi stessi ingannati.
I consigli della vecchiaia illuminano senza riscaldare, come il sole d’inverno.
I grandi pensieri vengono dal cuore.
I grandi uomini si accingono alle grandi imprese perché ne conoscono la grandezza; e i pazzi perché le credono facili.
Il commercio è la scuola dell’imbroglio.
Il pretesto ordinario di quanti cagionano l’infelicità degli altri è ch’essi vogliono il loro bene.
Impossibile esser giusti se non si è umani.
L’amore è più potente dell’amor proprio, poiché possiamo amare una donna anche se ci disprezza.
L’arte di piacere è l’arte d’ingannare.
L’orgoglio è il consolatore dei deboli.
L’utilità della virtù è talmente manifesta che i malvagi la praticano per interesse.
La brevità della vita non può distoglierci dai suoi piaceri, né consolarci delle sue pene.
La chiarezza adorna i pensieri profondi.
La chiarezza è la buona fede dei filosofi.
La costanza è la chimera dell’amore.
La generosità dà più aiuti che consigli.
La maggior parte degli uomini invecchiano in una piccola cerchia d'idee ch'essi non han tratto dalla loro testa; il guaio dei cervelli è forse piuttosto d'esser sterili che strambi.
La magnanimità non deve dar conto dei suoi motivi alla prudenza.
La mente umana è più penetrante che conseguente, abbraccia più di quanto possa legare.
La moderatezza dei deboli è mediocrità.
La pazienza è l'arte di sperare.
La povertà umilia gli uomini sino a farli arrossire delle loro virtù.
La prosperità fa pochi amici.
La ragione non conosce gli interessi del cuore.
La speranza anima il saggio, alletta il presuntuoso e l'indolente, che riposano sconsideratamente sulle sue promesse.
Le donne non possono credere all'esistenza di uomini che non provano interesse per loro.
Le persone d'intelletto sarebbero pressoché sole, se non ci fossero gli sciocchi che ci si mettono a pari.
Le tempeste della gioventù sono circondate di giorni splendenti.
Libro davvero nuovo e originale sarebbe quello che facesse amare vecchie verità.
Lo sciocco provvisto di molta memoria è pieno di pensieri e di fatti, ma non sa trarne alcuna conclusione, la qual cosa è l’unica che conti.
L'oscurità è il regno dell'errore.
Non bisogna giudicare gli uomini da quel che ignorano, ma da quel che sanno, e dal modo in cui lo sanno.
Non ci s’innalza alle grandi verità senza entusiasmo; il sangue freddo discute e non scopre nulla; in un vero filosofo occorre, forse, che il fuoco sia pari al rigore.
Non ci sarebbero errori che non si estinguerebbero da sé, se fossero resi chiaramente.
Non è tanto la verità che spesso manca alle idee degli uomini, quanto la precisione e l'accuratezza. Il falso assoluto si trova raramente nei loro pensieri, e il vero, puro e intero, si trova ancora più raramente nelle loro espressioni.
Non è un gran vantaggio avere una mente vivace, se non la si ha precisa: la perfezione di una pendola non sta nella rapidità, ma nell'esattezza.
Non esistono persone più acide di quelle che si mostrano dolci per interesse.
Non occorre grande abilità per ingannare la gente.
Non v’è perdita che ci colpisca così violentemente, ma per così poco tempo, come quella di una donna amata.
Nulla è così utile come la buona reputazione, e nulla è così infallibile nel procurare la buona reputazione come il merito.
Per compiere grandi cose si deve vivere come se non si dovesse mai morire.
Per quanto grande sia l’affetto che portiamo agli amici o ai parenti, non capita mai che la felicità altrui basti a suscitare la nostra.
Per quanto vanitosi possiamo essere, abbiamo talvolta bisogno che ci rassicurino sul nostro merito.
Poche disgrazie sono irrimediabili: la disperazione è più ingannevole della speranza.
Qualunque favore si rechi agli uomini, mai si fa loro il bene che credono di meritare.
Quando i piaceri ci hanno esauriti, noi crediamo d’aver esaurito i piaceri; e diciamo che nulla può appagare il cuore umano.
Quando un pensiero è troppo debole per sostenere una semplice espressione, è segno che bisogna rigettarlo.
Quanti disprezzano l’uomo si credono grandi uomini.
Quel che chiamiamo un pensiero brillante è perlopiù soltanto un’espressione speciosa che, con l’aiuto di un po’ di verità, c’impone un errore capace di stupirci.
Quelli che parlano sempre male nuocciono di rado: meditano più male di quanto possano farne.
Raramente ci consoliamo delle grandi umiliazioni. Le dimentichiamo.
Sappiamo più cose inutili di quante ne ignoriamo di necessarie.
Se consideriamo soltanto alcune opere dei migliori autori, saremo tentati di disprezzarli; per valutarli con giustizia, bisogna leggere tutto.
Se gli uomini non si adulassero reciprocamente non vi sarebbe alcuna società.
Se tutta la nostra previdenza non riesce a rendere la nostra vita felice, come mai potrà riuscirvi la noncuranza?
Si disprezzano i grandi progetti, quando ci si sente incapaci di conseguire grandi successi.
Si tenta, solitamente, di far fortuna con le qualità che non si possiedono.
Tutti gli uomini nascono sinceri e muoiono bugiardi.
Un uomo che, pur digerendo male, sia molto vorace è forse un’immagine abbastanza fedele della mentalità della maggior parte degli studiosi.
Veri maestri, in politica come in morale, sono quelli che aspirano a tutto il bene che si può realizzare, e a nulla che vada oltre.
Vi sono dei semi di bontà e di giustizia nel cuore degli uomini. E se l’interesse personale vi predomina, io oso dire che ciò non solo è conforme alla natura, ma anche alla giustizia, purché nessuno soffra per tale amor proprio e la società vi perda meno di quanto guadagna.
Vi sono uomini che vivono felici senza saperlo.
Volete dire grandi cose? Abituatevi innanzitutto a non dirne mai di false.
Libro di Vauvenargues consigliato da Aforismario
Traduzione: Ugo Bernasconi
Introduzione: Lionello Sozzi
Editore: TEA, 1989
"Poiché v'è gente che legge unicamente con lo scopo di scovare degli errori in uno scrittore, metto in guardia coloro che leggeranno queste riflessioni che se ve n'è qualcuna che si presta a un'interpretazione poco favorevole alla pietà, l'autore disconosce quel senso e sottopone il primo alla critica che se ne vorrà fare. Egli confida tuttavia che le persone disinteressate non avranno difficoltà alcuna a interpretare nel giusto modo i suoi sentimenti. Così quando egli dice: «Il pensiero della morte c'inganna perché ci fa dimenticare di vivere», osa credere che si capirà che egli vuol parlare del pensiero della morte senza la visione religiosa. E ancora, in altra parte, quando dice: «La coscienza dei moribondi calunnia la loro vita... », egli è ben lontano dal pretendere che essa non li accusi spesso con giustizia. Ma tutti sanno che le affermazioni generali hanno le loro eccezioni. La ragione per cui in questa sede non si è avuto cura di indicarle, è che il genere letterario scelto non lo consente. Per giudicare della purezza dei suoi principi, basterà però mettere l'autore a confronto con se stesso. Avverto infine il lettore che tutti i pensieri qui raccolti non sono necessariamente conseguenti, ma numerosi sono quelli che potrebbero risultare oscuri o fuori luogo, se li si separasse". (Vauvenargues). Il volume propone una raccolta di aforismi di Luc de Clapiers marchese di Vauvenargues, uno dei più importanti moralisti francesi. Alcune perle del pensiero settecentesco sulla virtù e la gloria, sulla grandezza e il coraggio, sulla integrale pienezza dei valori umanistici.
Note
Note
- Se sei interessato ai moralisti francesi, vedi anche le più belle massime di: La Rochefoucauld - La Bruyère - Chamfort
- Vedi anche: Aforisti Antichi e Moderni
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