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Massime e pensieri di Nicolas de Chamfort

Selezione di aforismi, massime e pensieri di Sébastien-Roch Nicolas de Chamfort (Clermont-Ferrand 1741 - Parigi 1794) scrittore e moralista francese. Nel 1784 divenne segretario della sorella di Luigi XVI e ottenne una pensione reale. Questi favori e l'agiatezza finalmente raggiunta non valsero ad addolcirgli l'animo, poiché egli disprezzava quel mondo da cui era beneficato, ma nello stesso tempo non poteva farne a meno per vivere. Allo scoppio della rivoluzione abbracciò con entusiasmo le nuove idee; repubblicano di sentimenti, entrò nel club dei giacobini, di cui fu segretario fino al 1791. Spirito libero e ironico, pure sinceramente rivoluzionario, non risparmiò ai governanti critiche pungenti per cui fu arrestato sotto il Terrore; liberato, tentò il suicidio e morì per le ferite provocatosi.

Il suo impegno intellettuale e il suo spirito sarcastico si espressero in alcune opere teatrali (oggi dimenticate, ma che in vita gli valse onori e un posto all'Académie française) e nella raccolta di riflessioni intitolata sarcasticamente da Chamfort Prodotti della civiltà perfezionata (Produits de la Civilisation perfectionnée), ma divenuta celebre col titolo di Massime e pensieri; Caratteri e aneddoti (Maximes et pensées; Caractères et anecdotes), datole dall'amico Ginguené, che la pubblicò dopo la morte dell'autore nel 1795 e, in un'edizione accresciuta, nel 1808. In quest'opera brillano vivamente lo spirito incisivo e satirico di Chamfort, la sua critica più o meno profonda ma sempre amara dei costumi, il suo amore per la verità e per la giustizia, condensati in brevi osservazioni, in motti spiritosi e paradossali, precisi e taglienti.

Moralista disincantato, lucido testimone di un'epoca tormentata, Chamfort muove col suo scetticismo corrosivo una critica radicale alla società del suo tempo, ravvisando in essa la causa fondamentale della corruzione dell'individuo. Al tempo stesso, nello spirito più autentico dell'illuminismo, egli offre un suo personale messaggio, un invito alla chiarezza e alla moderazione sia contro gli abusi dell'Ancien régime sia contro le esaltazioni fanatiche della rivoluzione. Ed è la fede nella ragione dell'uomo, pur nel pessimismo di fondo, che induce Chamfort alla ribellione, a quella dialettica della rivolta che trovò in Albert Camus un naturale partecipe interprete. Dando alle stampe un'edizione critica delle massime (1944), Camus definì Chamfort il «moralista della rivolta» e lo annoverò tra gli spiriti più alti della letteratura francese.

Molte sono le testimonianze di stima nei confronti di Chamfort e del suo pensiero da parte di grandi autori. 
Emil Cioran, in L'inconveniente di essere nati (1973) scrive: "A intervalli sempre più lunghi, ho eccessi di gratitudine per Giobbe e Chamfort, per la vociferazione e il vetriolo".
Arthur Schopenhauer cita più volte le massime di Chamfort nelle sue opere, e una di queste massime la usa come epigrafe al suo celebre saggio Aforismi sulla saggezza del vivere (Parerga e paralipomena, 1851): "Le bonheur n'est pas chose aisée: il est très difficile de le trouver en nous, et impossible de le trouver ailleurs" (La felicità non è cosa facile; è molto difficile trovarla in noi, e impossibile trovarla altrove).

Friedrich Nietzsche ne La gaia scienza (1882) scrive di Chamfort: 
"Che un tale conoscitore degli uomini e della massa, quale fu Chamfort, sia accorso in aiuto proprio di quest'ultima, senza restarsene appartato in filosofica rinunzia e difesa, non so spiegarmelo altrimenti che in questo modo: c'era in lui un istinto più forte della sua saggezza che mai era stato soddisfatto, l'odio contro ogni noblesse del sangue: forse l'antico odio - tutt'altro che inspiegabile - di sua madre, un odio che era stato santificato in lui dal suo amore per lei, un istinto di vendetta, ereditato dagli anni dell'infanzia, che attendeva il momento di vendicare la madre. E d'altro canto la vita e il genio e, ahimè, soprattutto il sangue paterno che gli scorreva nelle vene lo avevano sedotto a ben altra cosa: ad entrare appunto nei ranghi di questa noblesse e ad equipararsi a essa per molti, molti anni! Tuttavia alla fine non poté più sopportare la vista di sé stesso, lo spettacolo dell'«uomo vecchio» sotto il vecchio régime; fu còlto da una violenta frenesia d'espiazione e in questa frenesia indossò le vesti della plebe, quasi fossero per lui una specie di setolosa tonaca! La sua cattiva coscienza fu l'aver trascurato la vendetta. Supposto che Chamfort fosse restato allora un tantino più filosofo, la Rivoluzione non avrebbe avuto la sua tragica arguzia e i suoi acerbissimi aculei: sarebbe considerata un avvenimento molto più stupido e non eserciterebbe sugli spiriti una tale seduzione. Ma l'odio e la vendetta di Chamfort educarono tutta una generazione: e gli uomini più illuminati furono a questa scuola. [...] Chamfort, un uomo ricco di abissi e di sottofondi dell'anima, tetro, sofferente, riarso - un pensatore, che avvertì la necessità del riso come un farmaco salutare contro la vita, e che si sentiva pressoché perduto ogni giorno che non aveva riso, - somiglia piuttosto a un italiano e a un consanguineo di Dante e di Leopardi che a un francese! Sono note le ultime parole di Chamfort: «Ah mon ami - ebbe a dire a Sieyès - je m'en vais erifin de ce monde, où il faut que le coeur se brise ou se bronze». [2] Sicuramente queste non sono parole di un francese morente!".
Qui di seguito si riportano tutte le migliori massime di Nicolas de Chamfort, spesso venate di ironia, pessimismo e misantropia, e sempre di una profondità e di una sensibilità tali da rendere il loro autore, a parere di Aforismario, il migliore dei moralisti classici.
Ritratto di Nicolas de Chamfort
Le passioni fanno vivere l'uomo, la saggezza lo fa semplicemente durare.
(Nicolas de Chamfort)

Massime e pensieri
Maximes et pensées, 1795-1808 (postumo) - Selezione Aforismario

Bisogna essere giusti prima che generosi, come si hanno delle camicie prima di avere dei pizzi.

Celebrità: il vantaggio di essere conosciuti da chi non vi conosce.

Certi uomini hanno bisogno di primeggiare, di spiccare sugli altri a ogni costo. Tutto vale, pur di mettersi in mostra sul loro palco da ciarlatani. Ribalta, trono, patibolo: si trovano a loro agio in qualsiasi posto, pur di dare nell'occhio.

Che cos'è un'amante? Una donna presso la quale ci dimentichiamo quel che si sa a memoria, come dire tutti i difetti del suo sesso.

Che cosa può essere un fatuo senza la sua presunzione? Se togliete le ali a una farfalla, non resta che un verme.

Che cos'è un'amante? Una donna presso la quale ci dimentichiamo quel che si sa a memoria, come dire tutti i difetti del suo sesso.

Chi non ha carattere non è un uomo, è una cosa.

Chi non ha vera grandezza d'animo non può avere bontà; può avere soltanto bonomia.

Ci sono più pazzi che savi, e nel savio medesimo c'è più follia che saggezza.

È veramente arguto che in moltissime lingue antiche conoscere una donna significhi «andare a letto con lei»: come se la donna non potesse esser conosciuta altrimenti! Se i patriarchi hanno fatto una simile scoperta, vuol dire che erano ben più progrediti di quanto si crede.

Gli economisti sono dei chirurghi che posseggono un ottimo scalpello e un bisturi sbrecciato: lavorano a meraviglia sul morto e martirizzano il vivo.

Gli uomini sono così perversi che la sola speranza e persino il solo desiderio di correggerli, di vederli finalmente ragionevoli e onesti, è un'assurdità, un'idea romanzesca che si perdona soltanto all'ingenuità della prima giovinezza.

Godi e fa' godere, senza far male a te stesso o a qualche altro: ecco qui, credo, tutta quanta la morale.

I flagelli fisici e le calamità naturali hanno reso necessaria la società. La società ha rincarato la dose dei malanni della natura. Gli inconvenienti della società, poi, hanno prodotto la necessità del governo, e il governo a sua volta accresce i malanni sociali. Questa è la vera storia della natura umana.

I nuovi amici che ci facciamo dopo una certa età, e con i quali cerchiamo di sostituire quelli che abbiamo perduto, stanno ai nostri vecchi amici come gli occhi di vetro, i denti posticci e le gambe di legno stanno ai veri occhi, ai denti naturali e alle gambe di carne e ossa.

I tre quarti delle pazzie non sono che stupidaggini.

Il divorzio è tanto naturale che in molte case esso si corica tutte le notti fra i consorti.

Il matrimonio e il celibato hanno entrambi degli inconvenienti; bisogna scegliere quello in cui gli inconvenienti non sono senza rimedio.

Il parsimonioso è il più ricco degli uomini, l'avaro il più povero.

Il pensiero consola di tutto, e a tutto rimedia. Se talvolta esso vi fa del male, chiedetegli il rimedio relativo: lo avrà senz'altro.

Il successo produce successo, come il denaro produce denaro.

Il traffico tra uomini e donne ha l'aria di quello degli Europei in India: un traffico armato.

In amore basta piacersi per le proprie attrattive e per le proprie bellezze; ma nel matrimonio, per essere felici, bisogna amarsi o per lo meno adattarsi ai rispettivi difetti.

In amore tutto è vero e tutto è falso; e questa è la sola cosa su cui non si possono dire delle assurdità.

L'ambizione s'attacca più facilmente alle anime piccole che alle grandi, come il fuoco si appicca più facilmente alla paglia e alle capanne che ai palazzi.

L’amicizia delicata e vera non sopporta la mescolanza di alcun altro sentimento.

L’amicizia estrema e delicata è spesso oltraggiata dalla piega di una rosa.

L'amore, così come esiste in società, non è che lo scambio di due fantasie e il contatto di due epidermidi.

L'amore è come le epidemie: più uno le teme, più è esposto al contagio.

La calunnia è come la vespa che vi disturba, e contro la quale non si deve fare il minimo movimento a meno che non siate certi di ucciderla: altrimenti quella torna alla carica più incattivita che mai.

La falsa modestia è la più decente fra tutte le bugie.

La felicità è come gli orologi: i meno complicati sono quelli che si guastano meno.

La filosofia, al pari della medicina, rifila molte droghe, pochissimi rimedi buoni e quasi nessun specifico.

La fortuna è spesso come le donne ricche e spendaccione, che mandano in rovina le case in cui hanno portato una ricca dote.

La gente per lo più non crede alla purezza dei grandi ideali e dei grandi sentimenti, perché per lo più non può avere che bassi ideali e bassi sentimenti.

La giornata più perduta di tutte è quella in cui non si è riso.

La maggior parte dei libri attuali dà l'impressione di essere stata fatta in una giornata con dei libri letti il giorno avanti.

La maggior parte delle amicizie sono farcite di "se" e di "ma", e va a finire che diventano delle semplici relazioni che si reggono a forza di sottintesi.

La maggior parte di coloro che raccolgono versi o frasi spiritose assomiglia ai mangiatori di ciliegie o di ostriche, che incominciano a scegliere le migliori e poi finiscono per mangiare tutto.

La migliore filosofia, relativamente alla gente, è di fondere nei suoi confronti il sarcasmo dell'allegria con l'indulgenza del disprezzo.

La natura ha concesso le illusioni ai savi come ai matti, perché i savi non fossero troppo disgraziati per colpa della loro saviezza.

La Natura non mi ha detto: "Non essere povero"; e ancor meno "Sii ricco"; mi grida tuttavia: "Sii indipendente".

La notorietà senza merito ottiene una considerazione senza stima.

La società si compone di due grandi classi: quelli che hanno più pranzi che appetito, e quelli che hanno più appetito che pranzi.

La speranza non è che un ciarlatano che c'inganna senza posa.

La vita contemplativa è spesso miserevole. Bisogna agire di più, pensare di meno e non guardarsi vivere.

La vita è una malattia alleviata ogni circa sedici ore dal sonno. Certo questo è solo un palliativo: la cura è la morte.

L'amore è un commercio tempestoso che finisce sempre con la bancarotta, e il curioso è che il disonorato è sempre il creditore.

L'amore piace più del matrimonio per lo stesso motivo per cui i romanzi sono più divertenti della storia.

Le abitudini più assurde e le formalità più ridicole sono in Francia e altrove giustificate con un «Si fa così». E così rispondono anche gli Ottentotti quando gli Europei chiedono loro perché mangino le cavallette o i parassiti da cui sono infestati. Essi dicono infatti: «Si fa così».

Le conversazioni assomigliano ai viaggi per mare: ci si stacca da terra quasi senza accorgersene, per avvedersi poi di aver lasciato riva solo quando si è già molto lontani.

Le memorie che personalità o scrittori, anche fra i più modesti, lasciano come storia della propria vita tradiscono la loro segreta vanità e ricordano quel santo che aveva lasciato centomila scudi per sopperire alle spese della sua canonizzazione.

Le nozze vengono dopo l'amore come il fumo dopo la fiamma.

Le passioni fanno vivere l'uomo, la saggezza lo fa semplicemente durare.

L'indecisione, l'ansietà sono per lo spirito e per l'anima quello che la tortura è per il corpo.

L'uomo arriva come un novizio a ogni età della vita.

L'uomo povero, ma indipendente, non è che agli ordini della necessità. L'uomo ricco, ma subordinato, è agli ordini di un altro uomo o di parecchi.

Nel vedere quel che succede nel mondo, il più misantropo di tutti finirebbe col rallegrarsi, e Eraclito col morire dal ridere.

Nelle grandi cose, gli uomini si mostrano come conviene loro manifestarsi; nelle piccole quali effettivamente sono.

Non concepisco saggezza senza diffidenza. La Scrittura ha detto che il principio della saggezza è stato il timore di Dio; io credo che sia il timore degli uomini.

Non legarsi alla personalità di nessuno, essere uomo del proprio cuore, dei propri principi, dei propri sentimenti: questo è quanto ho visto di più raro.

Non si è uomini di spirito per il solo fatto di avere molte idee, come non basta avere molti soldati per essere buoni generali.

Per meglio apprezzare l'amicizia bisogna avere provato l'amore.

Per quanto male un uomo possa pensare delle donne, non c'è donna che non pensi peggio di lui.

Più si giudica, meno si ama.

Pochi i vizi che impediscono a un uomo di avere tanti amici quanto il possesso di troppe straordinarie qualità.

Quando si è stati a lungo tormentati e fiaccati dalla propria sensibilità, ci si accorge che bisogna vivere alla giornata, dimenticare molto e dare un colpo di spugna alla vita a mano a mano che passa.

Quando si vuole riuscire simpatici in società, bisogna rassegnarsi a lasciarsi insegnare molte cose da gente che le ignora.

Quel che ho imparato, non lo so più. Il poco che so ancora, l'ho intuito.

Rinunciando al mondo e alla fortuna, ho trovato la felicità, la quiete, la salute, persino la ricchezza; e a dispetto del proverbio, mi accorgo che chi abbandona la partita la vince.

Secondo taluni «Provvidenza» è il nome di battesimo del caso. Secondo altri, più devoti, «caso» è il nomignolo della Provvidenza.

Sembra che nel cervello delle donne ci sia una rotella di meno, e nel loro cuore una fibra in più che negli uomini. Ci voleva una struttura particolare per renderle capaci di sopportare, curare, accarezzare dei bambini.

Si aspira all'inattività di un malvagio e al silenzio di un ottuso.

Spesso si lascia in pace chi ha appiccato l'incendio e si castiga chi ha dato l'allarme.

Talvolta, vedendo le furfanterie della povera gente e tutti gli imbrogli degli uomini che occupano cariche importanti, si è tentati di considerare la società come una foresta piena di ladri, fra i quali i più pericolosi sono proprio gli sbirri incaricati di dare la caccia agli altri.

Togliete l'amor proprio all'amore, ben poco resta. Una volta mondato della vanità, diventa un convalescente, che appena riesce a trascinarsi.

Tutte le passioni esagerano, e sono passioni appunto perché esagerano.

Tutto è parimenti vano nella vita umana, le gioie come i dolori. Ma è meglio che la bolla di sapone sia dorata o azzurra anziché nera o grigia.

Un benefattore delicato deve pensare che c’è nel favore una parte materiale la cui idea va sottratta a colui che è oggetto della sua beneficenza. Bisogna, per così dire, che questa idea si perda e si nasconda nel sentimento che ha prodotto il favore, come, tra due amanti, l’idea del piacere si nasconde e si nobilita nel fascino dell’amore che lo ha fatto nascere.

Un ottuso che, con un'improvvisa illuminazione di mente, stupisce e scandalizza, è come un cavallo da tiro spinto al galoppo.

Un uomo dotato di qualità superiori è quasi sempre disadatto alla società. Al mercato al minuto non ci si va con dei lingotti d'oro: ci si va con monete d'argento o, meglio ancora, con degli spiccioli.

Un uomo innamorato è un uomo che vuole essere più amabile di quanto non possa; ecco perché quasi tutti gli innamorati sono ridicoli.

Vi sono due cose a cui si deve fare l'abitudine, se non si vuole trovare insopportabile l'esistenza: mi riferisco alle ingiurie del tempo e alle ingiurie degli uomini.

Vi sono difetti che preservano da alcuni vizi più gravi, così come, in tempo di peste, i malati di febbre quartana si salvano dal contagio.

Vi sono stupidaggini ben mascherate, al pari di sciocchi molto ben vestiti.
Ritratto di Nicolas de Chamfort
Che cosa può essere un fatuo senza la sua presunzione? Se togliete le ali a una farfalla,
non resta che un verme. (Nicolas de Chamfort)

Caratteri e Aneddoti
Caractères et Anecdotes, 1795-1808 (postumo) - Selezione Aforismario

Alla domanda: "Che cosa rende più sgradevoli in società?, il signor... rispose: "Piacere".

D..., amabile misantropo, mi diceva riguardo alla malvagità umana: "Solo l'inutilità del primo diluvio trattiene Dio dal mandarne un secondo".

Il signor... mi diceva: "Ho visto donne ovunque; l'italiana crede di essere amata dal proprio amante solo quando questi è capace di commettere un delitto per lei; l'inglese, una pazzia; e la francese, una sciocchezza".

Il signor... diceva: " Le donne hanno di buono solo ciò che hanno di migliore".

Il signor... diceva che il gran mondo è un luogo malfamato che è consentito frequentare.

"La felicità non è cosa facile, diceva il sig... Molto difficile è trovarla in noi, e impossibile reperirla altrove".

"Ovunque ho visto, diceva il signor..., pranzi senza digestione, cene senza gusto, conversazioni infide, unioni senza amicizia e amplessi senza amore".

Qualcuno ha osato dire: "Vorrei vedere l'ultimo re strangolato con le budella dell'ultimo prete".

Sperone Speroni spiega molto bene come succede che un autore, convinto di esprimersi in modo chiaro, risulti invece non di rado oscuro per il lettore. «Il fatto è – egli dice – che mentre l'autore passa dal pensiero alla sua espressione, il lettore deve dall'espressione risalire al pensiero».

Un celibe incitato a sposarsi rispose piacevolmente: "Dalle donne mi guardi Iddio che dal matrimonio mi guardo io".

Libro di Chamfort consigliato da Aforismario
Libro di Chamfort
Massime e pensieri
Caratteri e aneddoti
Introduzione: Albert Camus
Traduzione: Marcello Ciccuto
Testo francese a fronte
Editore: BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 1993 

Le annotazioni pubblicate postume nel 1795 dall’amico Guinguené sono il vero lascito di Chamfort. Si tratta di un corpus di massime, pensieri e altri testi brevi che, nonostante esso si sia arricchito con il passare del tempo, resta parziale, essendo almeno un certo numero di annotazioni andato perduto. Neanche l’ordine dei testi, la loro sistemazione in capitoli e i titoli di questi ultimi riflettono la diretta volontà dell’autore. Suo è invece il titolo dell’insieme, da intendersi ironicamente: Produits de la Civilisation perfectionnée. La civiltà che lo scrittore vede concretizzarsi al suo massimo grado nell'alta società da lui frequentata non ha infatti nulla di perfezionato. O, se di perfezione si vuole parlare, lo si dovrà fare relativamente all’artificiosità e alla falsità che la abitano: «Bisogna convenire che è impossibile vivere in società senza recitare di tanto in tanto la commedia». Forse nessun protagonista del Secolo dei Lumi ha condiviso ed espresso come Nicolas de Chamfort le contraddizioni, gli entusiasmi, lo spirito critico e le cadute dell'intelletto settecentesco. Questa tormentata raccolta di Massime e pensieri, specchio d'una vita dispersa e dispersa essa stessa alla morte di Chamfort, illustra con inarrivato acume il volto più oscuro e nevrotico del XVIII secolo. Alle dense formule di Chamfort dunque, a questo inventario spirituale dell'Ancien Regime e alla sua fantasmagoria verbale dobbiamo il privilegio di un'osservazione assolutamente indipendente sui fatti che condussero alla Rivoluzione, analizzati alla luce d'una sensibilità così vigile da far apparire sovrumane le sue intuizioni. Si spiega insomma il fascino che l'autore ebbe a esercitare nel tempo sui suoi pochi lettori; fra tutti Chateaubriand, Stendhal, Schopenhauer o Nietzsche, che ne fecero uno dei simboli dell'ambiguo confronto di sogno e ragione fluito nell'alveo della coscienza critica e morale della civiltà moderna.

Note
  1. Ah mon ami, je m'en vais erifin de ce monde, où il faut que le coeur se brise ou se bronze: Ah! amico mio, lascio finalmente questo mondo, dove il cuore deve spezzarsi o indurirsi.
  2. Se sei interessato ai moralisti francesi, vedi anche le più belle massime di: La Rochefoucauld - La Bruyère - Vauvenargues
  3. Vedi anche: Aforisti Antichi e Moderni