Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Aforismi, frasi e citazioni di Manlio Sgalambro

Selezione dei migliori aforismi e delle frasi più significative di Manlio Sgalambro (Lentini 1924 - Catania 2014) filosofo e aforista italiano. Filosofo pessimista non appartenente ad alcuna scuola filosofica "ufficiale", Manlio Sgalambro ha scritto di sé: "Perché mi ostino a definirmi "filosofo" benché né i filosofi mi vogliono né io voglio loro? Perché in questa disciplina, nella sua venerata regola, entrai fanciullo e mai venne meno la mia fedeltà. Per più di cinquant'anni l'ho studiata non distratto da altro. Ne ho carpito segreti e reticenze, ho visto esaltazioni e declini, eccessi e dimenticanze. Filosofi sull'altare e poi scagliati giù. Ho assistito al loro regno, e al dominio delle loro idee, e l'ho studiato più che quello di duci e condottieri. Ho avuto amori duraturi, ho imitato modelli (ma come si può imitare l'Idea, ahimè). Sono invecchiato lì dentro. Di essa conosco tre o quattro cose meglio dei miei contemporanei". [Del pensare breve, Adelphi, 1991].

La maggior parte degli aforismi riportati in questa pagina sono tratti dai suoi libri più importanti, quali: La morte del sole (1982), Del pensare breve (1991), Dell'indifferenza in materia di società (1994), La conoscenza del peggio (2007) e Della misantropia (2012). Nelle sue opere, Manlio Sgalambro ha fatto spesso ricorso alla scrittura aforistica, e a questo proposito ha affermato: "A chi pensa per aforismi, qualcosa ricorda di fare presto. La mancanza del termine medio è ugualmente richiesta dalla pratica a cui serve come massima a portata di mano. Essa sarebbe fulminea come ciò che occorre a chi ha molto da fare. Le vecchie "massime" si ispiravano a questo: dare al frettoloso quanto gli occorreva con la sua stessa fretta. Ma l'aforisma è tutt'altro: chi muore non ha più premura. Ma, braccato, vuole conseguire tuttavia lo scopo col suo ultimo respiro: rompere lo spirito incallito a favore dell'Eden". (Del pensare breve, Adelphi, 1991).
Vero, la società dovrebbe salvarci dall'universo che ci ingoia.
Ma cosa ci salva dalla società? (Manlio Sgalambro)
La morte del sole
© Adelphi, 1982 - Selezione Aforismario

Che meschine e miserabili massime che non si deve rubare, che si deve rispettare il padre e la madre... - debbano essere assolutamente obbliganti, e le verità che concernono il nostro posto nel mondo debbano essere ‘libere’ è soltanto aberrante. A questo ci ha ridotto il primato della pratica.

Le menzogne della filosofia della scienza non sono le sue convenzioni, bensì la sua convenzionalità: essa è rassicurante. Cosa ne è dell’abisso attorno a cui si dispongono le immagini di regolarità? La filosofia della scienza evoca le sue leggi, di cui discute il tenore, ma tace dell’irregolarità, del disordine da cui nascono.

Come il perché del bambino, il problema è il perché dell’adulto. In esso si vorrebbe ripristinare la genuinità del domandare infantile, ma la ingenuità della domanda maschera l’astuzia volpina della risposta. L’affollarsi di problemi negli ultimi cento anni non ha rappresentato un acuirsi della coscienza critica, ma un modo di più per sfuggirla. La soluzione, semplicemente, è stata sostituita dallo stesso problema.

Il bello è nell'attimo stesso in cui si avverte che un bello non è più. Per sempre ormai, possibile.

La verità, compito di chi si occupa di filosofia, non è il dialogo fra due che filosofano, ma un muto cenno che viene rivolto alla vittima designata.

Non si può essere reazionari perché non c'è dove tornare; non si può essere progressisti, perché non c'è dove andare.

Trattato dell'empietà
© Adelphi, 1987

Oggi che la canaille ha in mano la filosofia - se ne misurino i ‘problemi’ e il livello correnti - il dotto ‘arretra’ verso la teologia, rimasta più o meno immune. Vi si respira aria pura e gli stessi concetti sanno di buono. Sono ariosi e ‘celesti’. Essi hanno conservato la vecchia malizia - di acchiappanuvole.

I termini ‘elevarsi’, ‘ascendere’, sono inadatti nei confronti di Dio. Si discende a Dio, ci si abbassa...

La teologia è conoscenza del peggio; ciò è almeno tanto vero, quanto falso che essa sia conoscenza del meglio.

Quelli che si schifano davanti alle ‘dimostrazioni’ di Dio, mostrano tutt’al più le bizze di chi ne ha solo bisogno e lo vuole su misura. Mentre Dio è di troppo. Lo mostra sotto sotto ogni dimostrazione.

Teologo è colui nel quale si compiono distacco e allontanamento da Dio come origine o principio ‘positivo’ del mondo. Colui che, con un unico atto della mente, lo intende e se ne separa. Con disgusto.

Del metodo ipocondriaco
© Il Girasole, 1989

L'aforisma è l'uso pessimistico della scrittura che manda in pezzi l'ethos oratorio.

Del pensare breve
© Adelphi, 1991 - Selezione Aforismario

Ci si trascina di notte per le vie e si parla tra sé. Il dialogo alligna di giorno e risuona dei suoi traffici ignobili. Di notte si monologa. Come dei re.

Persone che non hanno il concetto di verità non inducono a educarvele ma a fargliela subire.

Il primo venuto che vuol dire la sua vanta il diritto all'autonomo pensiero a cui è stato educato. Lasciate che parli: si impiccherà da sé.

Silete Theologi! Se rubi ti arrestano; se affermi che esiste Dio è solo un'opinione. Ciò mi ha sempre meravigliato.

Nell'età dell'aforisma. Se Karl Kraus avesse scritto Il capitale lo avrebbe fatto in tre righe.

Si perdonano coloro che ci hanno offeso perché così il conto torna: un'offesa ciascuno. Ma quest'ultima è mortale.

La modestia è la vile riuscita di chi si annulla ma solo un pochino e proprio così si mette in risalto.

Frode. Come sopportiamo ancora di chiamarci viventi − noi morenti!

Vera disciplina nelle cose dell'intelletto è una spietata intransigenza contro lo spirito di discussione. Ogni concessione fatta in nome della reciproca eguaglianza è un tradimento della verità su cui si fa prevalere la cortesia. Pensare divide.

Dialogo teologico
© Adelphi, 1993 - Selezione Aforismario

Depreco egualmente il trionfalismo di Kant e in genere di quelle filosofie che, trovando necessario partire dall'io, inneggiano ad esso come se fosse una grande conquista e non invece la miserabile sorte che ci è toccata.

Il compito della teodicea fu assolto nello stesso momento in cui essa scomparve, non per averlo fallito ma per esserci riuscita in pieno. In ultima analisi essa fece sparire la nozione stessa di male.

Uomo giusto è chi sa questo: che egli deve annullare Dio quotidianamente affinché la misura dell'eterna giustizia quotidianamente si compia.

Dell'indifferenza in materia di società
© Adelphi, 1994 - Selezione Aforismario

Che io debba essere governato: ecco da dove inizia lo scandalo della politica. Solo per canaglie e miserabili, incapaci di autogovernarsi e decidere, c’è la politica come unica via di scampo.

Gli uomini vengono uniti prima di tutto dalla guerra. Essa li avvicina talmente che li uccide.

La politica amministra maldestramente le illusioni.

La politica è la tutela dei minorati.

La società ci tiene in mano, ci costringe a rapporti ‘innaturali’. Già quando mettiamo i piedi fuori casa ci agguanta e ci risucchia: le dobbiamo lavoro, figli... Essa si fa mantenere, insomma, e ci spreme il sangue e ci butta poi, vuoto involucro, da parte.

Nell'uomo politico si incarna lo stato medio di una società – i vizi, le mediocrità, i difetti – come se egli ne assorbisse i mali alla maniera dei vecchi stregoni che succiano la ferita purulenta succhiandone anche il maleficio. Così i loro vizi, le turpitudini, il malaffare, sanno di qualcosa di diverso. È come se essi imbrigliassero tutto ciò che di turpe vi è in una convivenza e ne liberassero gli altri.

Nella società l'odio, il rancore, il livore, l'indifferenza li unisce più dell'amore, che li unisce solo a letto.

Noi proveniamo dalla società, ma è allontanandocene che prendono forma la nostra distinzione e una non ignobile virtù.

Nella foia di moltiplicarsi tipica dei diseredati (come si sostiene) non vedo un'accanita energia vitale che dovrebbe compensarli. Ma la vita al punto più basso.

Noi produciamo opere: tecniche, arti, filosofie, scienze, letterature; loro figli.

Solo chi conserva i valori li perde, e solo chi non può che sovvertirli in realtà li conserva.

Vero, la società dovrebbe salvarci dall'universo che ci ingoia. Ma cosa ci salva dalla società?

La consolazione
© Adelphi, 1995

Il mondo è già fatto e noi non abbiamo altro da fare che parlare...

L’amore per la verità è l’amore per le parole con le quali essa manifesta la sua presenza. Perché la verità, in una certa misura, è fatta di un paio di frasi, e noi ce ne appassioniamo per tutta la vita.

La nausea per un volto visto migliaia di volte, la presenza ossessiva del suo corpo, tutte le grossolanità della vita quotidiana, insomma l’inferno, questo è il retaggio del matrimonio. Non c’è bellezza nel matrimonio, nel matrimonio c’è solo il matrimonio.

Se io dico: ogni relazione con un altro è una relazione infernale, probabilmente sto esagerando. Ma se dico: ogni relazione coniugale è un inferno, probabilmente no. Semplicemente, in essa l'inferno è assunto.

Teoria della canzone
© Bompiani, 1997

Il cantante deve convincere delle sue tesi. Contrariamente al filosofo, però, lui può farlo senza argomenti.

Trattato dell'età
Una lezione di metafisica © Adelphi, 1999

La specie non è niente, alcuni uomini sono tutto.

De mundo pessimo
© Adelphi, 2004

Il pessimismo onora la verità.
Non si può essere reazionari perché non c'è dove tornare; non si può
essere progressisti, perché non c'è dove andare. (Manlio Sgalambro)
La conoscenza del peggio
© Adelphi, 2007 - Selezione Aforismario

C’è una barriera che impedisce a ogni uomo di essere felice per sempre: naturalmente è Dio.

Dacché sai cos'è il mondo, ti diverrà più lieve vivervi. Ecco il miracolo del pessimismo.

Che non ci sia niente di peggiore del mondo, non si deve dimostrare.

Chi non sa che è stata sempre la bruttezza del mondo a dare una mano alla bellezza dell’arte! La bellezza prova che un mondo diverso era possibile. Solo che adesso non lo è più.

Il discorso pessimistico appartiene al genere oratorio, e questo perché presuppone un uditorio che può gridare e agitarsi.

Il meglio non è nient’altro che la realtà così com'è. Questo fu il pessimismo di Hegel.

Il pessimismo è la ‘migliore’ filosofia per coloro che abitano il ‘peggiore’ dei mondi.

Le discoteche sono piccoli nirvana dove il solenne fragore del rock fa assaporare il piccolo nulla al figlio di Siddharta. Non essere per un poco è tutto quello che si chiede. Piccoli ‘niente’ di cui la vita dell’individuo odierno ha bisogno per rinascere e vivere un’altra settimana.

Nella musica 'industriale' è immanente l'irreversibilità del tempo. Essa è musica entropica, musica che si distrugge da sé. La musica leggera è la fattispecie dell'autodissolvimento della musica. E tuttavia è l'unica forma di musica che ha senso per tutti. Sul ciglio dell'abisso, Mahler compone Il canto della terra ma canticchia una canzone napoletana.

Della misantropia
© Adelphi, 2012 - Selezione Aforismario

C'è l'infelice che possiamo definire astratto. Egli è infelice e basta. C'è il più infelice che odia se stesso. Infine c'è l'infelice assoluto che odia immediatamente se stesso e mediatamente l'altro. Costui è il misantropo.

I più alti spiriti, se così dobbiamo chiamarli, sono stati misantropi e misologi.

Il misantropo è sicuro di non avere nulla da spartire col prossimo, salvo l'odio.

L'Idea è raggiungibile solo in uno stato di misantropia. Il misantropo non vede più l'uomo, la cui carne detesta, ma l'Idea dell'uomo.

Nessuno deve entrare in una filosofia se non è disposto, almeno come possibilità, a non lasciarla per tutta la vita.

Non ci può essere offerta politica se non per coloro che non hanno niente, e che quindi non possono 'rappresentarsi' da sé.

Libro di Sgalambro consigliato
Del pensare breve 
Editore Adelphi, 1991 

La peculiarità del pensiero di Sgalambro non è forse mai apparsa così chiaramente come in questo libro, che si presenta come un "cervello messo a nudo", una rete di nervi speculativi, un monologo notturno, continuamente spezzato, fatto di rapide accensioni del pensiero, prima che torni alla sua tenebra naturale. Il contrario della verbosità sistematica, che pretende dalla realtà di essere "una volta per tutte pensiero". Qui invece pezzi sconnessi della realtà diventano pensiero "volta per volta". L'effetto è sconcertante e da una scossa salutare. Il "metodo ipocondriaco" spregiato da Hegel come qualcosa che, nel migliore dei casi, potrebbe nascondere un "talento poetico", ma non speculativo, viene qui rivendicato ironicamente come il "sangue blu" del pensiero. Quanto al "talento poetico", ne testimonia la tensione della prosa, inconfondibile nella sua mescolanza di pathos e sarcasmo.