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Aforismi, frasi e citazioni di Alter Spirito

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Alter Spirito (pseudonimo di Geppino Spirito; Napoli, 1966), poeta, aforista e pensatore italiano. Laureato in Lettere moderne e in Filosofia all’Università Federico II di Napoli, insegna filosofia nei licei.

Ha detto di sé stesso: "Non riesco in questi anni che vivo (un vivere che si lascia vivere) a far parte del mondo, ad essere anch’io mondo. Non mi appartengo, non appartengo: sono «fuori». Vivo guardando le cose dal di fuori, dal di fuori guardo il mondo, il mondo mi respinge fuori di esso. Abito (a volte non si sta così male...) il fuori del mondo".

Alter Spirito ha pubblicato diverse raccolte di poesia: I canti dello Straniero (2004); Le parole e le pietre (2008); Suite poetica (2014). Le seguenti citazioni sono tratte dai libri di pensieri, pubblicati da Ortica Editrice: I quaderni del rifiuto (2019), Frammenti Refrattari (2020) e Nudità anarchiche (2022).
Man mano che passano gli anni la morte ci sembra sempre
più assurda, ma non è affatto assurda: assurda è la nascita,
la nostra nascita. (Alter Spirito)
I quaderni del rifiuto
© Ortica Editrice, 2019 - Selezione Aforismario

Non bisogna scrivere tanto come invece oggi accade. Verrà un giorno in cui non ci sarà concesso nemmeno di entrare in una libreria; tutti questi scrittori che fanno di tutto per scrivere un libro all’anno hanno paura solo di essere dimenticati, producono solo cattiva letteratura. Quando penso agli antichi (Epicuro, Epitteto, M. Aurelio, Seneca) che hanno scritto solo poche cose ma che continuano ad essere lette, mi convinco che per gli scrittori di oggi il trapasso letterario sia più doloroso del trapasso vero e proprio.

Non essere stato contemporaneo di nessuno.

Mi allontano ogni giorno di più dal cristianesimo, anche se ho cercato (e cerco?) Dio in ogni istante della mia vita. Si può anche non credere, né amare Dio; ma non possiamo impedire che Egli creda in noi e ci ami. Dio, che gran Tiranno!

Ogni giorno sento nella mia carne la decomposizione di Dio.

Aggiungerei un altro articolo alla cosiddetta Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo: “La tutela della Solitudine dell’Uomo deve essere fondamentale in ogni consorzio sociale e civile; ogni uomo ha diritto alla difesa della propria Solitudine”.

L’uomo, il Miserabile per eccellenza.

È incredibile quanto le parole siano diventate un peso quotidiano con cui fare i conti. È impossibile sfuggire al loro assurdo rumore; penso spesso al silenzio delle origini, com’erano felici i primi uomini! Nessuna spiegazione, nessuna dimostrazione, perché non c’era nulla da dimostrare né da spiegare. Come vorrei che venisse celebrato il loro funerale, il funerale delle parole.

L’Uomo ha già dato il meglio (soprattutto il peggio...) di sé, è giusto che tolga le tende. Al più presto.

Mai (come in questo tempo) la tracotanza, l’arroganza è stata così invasiva e pervasiva: è presente anche nel silenzio, nelle parole non dette. Ma basta così poco perché la modestia ritorni: si ricordi l’uomo – essere destinato ad una fulminea carriera nel mondo che lo condurrà alla distruzione – di essere pur sempre il frutto di un incontro, del tutto casuale, tra uno spermatozoo ed un ovulo! Se pensasse per un attimo a questo particolare, quante miserie si risparmierebbe!

Che tristezza vivere in un Paese che si dice cattolico senza essere più cristiano! Mi importa poco. In fondo non sono un credente, nonostante abbia cercato Dio ogni giorno, soprattutto ogni notte. E se anche lo fossi, sarei un eretico di professione. Mi sento l’Eresia di ogni religione.

Ho amato quelle parole che pronunciate o scritte una sola volta ci restano dentro, accompagnandoci per tutta una vita.

Oggi è impossibile fare poesia, si fa poesia sulla poesia; si fa musica sulla musica; si concepisce il sesso solo se si discute della sessualità. Insomma, non c’è nemmeno l’ombra di un sentimento perduto. Risultato: libri inutili, letteratura scadente, uomini sempre più dai gusti mediocri. Non parliamo poi del romanzo: oggi tutti vogliono raccontare storie, tutti sono smaniosi di narrare. Il punto è che il finale di un romanzo è già nelle sue prime parole. Ma ormai sullo spartito non ci sono più note!

Frammenti refrattari
Saggio minimo sulla condizione umana
© Ortica Editrice, 2020 - Selezione Aforismario

Non si può, non si deve uscire – o tentare di farlo – dalla solitudine: è nella solitudine la vera essenza dell’uomo.

Essere stato fin da adolescente fedele ad una sola convinzione che il tempo ha ipostatizzato: nulla merita di essere creduto.

Nella mia vita ho lasciato – come nel Macbeth di Shakespeare – che il Destino mi girasse intorno.

Scrivere è attraversare la morte, non per esserne all’altezza, ma solo per anticiparla attraverso una raffinata aggressione: l’aggressione a una pagina bianca.

Mi resta un solo dovere: resistere per lottare ancora.

Se la morte potesse scegliersi un nemico si sceglierebbe l’Insonnia.

La «spiritualizzazione delle cose» di cui parla Leopardi nello Zibaldone dei pensieri, ossia il processo di ipercivilizzazione della vita sta aprendo (i segni sono davvero tanti) all’uomo una prossima e definitiva barbarie.

Non ne voglio sapere di essere un mortale! Il grido ridicolo e straziante di un’epoca devastata dal sentimento del Nulla.

Affidarci – aver fiducia nelle loro possibilità – solo ai Nichilisti e agli Anarchici, perché mai disdegnare le loro verità? Perché mai non sentirsi consolati dalle loro offese?

Man mano che passano gli anni la morte ci sembra sempre più assurda, ma non è affatto assurda: assurda è la nascita, la nostra nascita.

La Malinconia mi ha inseguito per un’intera vita – e mi ha sempre raggiunto...

Non è certo un bene – specie in quest’epoca – che l’uomo si interroghi sulla sua condizione. Non è un bene che rifletta sulla sua ambivalente e tormentata natura. Gli resta ormai (dopo aver abbandonato ogni Fede) un ultimo punto all’ordine del giorno della sua iperfallimentare parabola storica e destinale: sopportarsi ad oltranza.

Dimettersi dalla vita per consegnarsi senza rimpianti al nulla.

Nulla è successo, nulla succede, nulla pensiamo che succederà. Eppure il nostro mondo è andato in frantumi.

Non riuscì in niente, tranne patire quel niente.

C’è un solo Fondamento di cui l’uomo si possa fidare, su cui l’uomo si può ancora poggiare: il suo essere un essere «mancante».

Nudità anarchiche
La condizione umana tra la vita e la morte
© Ortica Editrice, 2022 - Selezione Aforismario

Come può un uomo nel «tempo della notte del mondo» avvicinarsi di nuovo a Dio? Facendo ogni giorno del Nulla la sua dimora abituale.

La scrittura – una scrittura minima e disseminata – è una sorta di preghiera continua: scrivere è pregare all’infinito.

Preferì abitare il disincanto e coltivarne tutte le amarezze pur di fuggire la volgarità.

Tutto ciò che sembra salvarmi, in realtà mi condanna.

L’uomo è sopravvissuto alla fame e alle malattie, alle guerre, alle pestilenze e alle catastrofi naturali; non sopravviverà alla perdita della Speranza.

Ribellarsi, anche per un solo istante, alla malinconia significa aver rinunciato per sempre a capire.

Scrivere non è altro che tentare di evitare di scavarsi la fossa – salvo poi accorgersi di averla scavata lo stesso: soltanto con un po’ di poesia.

Libro di Alter Spirito consigliato
I quaderni del rifiuto
Editore: Ortica, 2019

Una scrittura notturna, frantumata e singhiozzante, dà voce agli umori di una coscienza devastata e invasata dal sentimento del Nulla. L’insonnia, il tempo, la morte, le lacrime, la malinconia, la noia, la solitudine, il fallimento, la malattia, il suicidio, la necessità del “no”, la possibile-impossibilità della poesia si fanno materia di un’intima e contrastata riflessione mai disgiunta dagli imperativi di un quotidiano tremendo. Brani dispersi di una biografia lacerata denunciano una perdita immedicabile irrompendo in una narrazione franta e randagia, che fa di tutto ciò che è marginale il punto di osservazione privilegiato del definitivo crollo di tutte le strutture regolative del reale e dell’uomo nel suo esserci nel mondo. L’ossessione di un altrove sentito fin dentro le viscere dell’essere. L’esperienza di un esilio partecipato e vissuto dopo il naufragio di tutti i possibili e l’inconfessabile aspirazione: tentare di nuovo di vivere.

Note
  1. La foto di Alter Spirito riportata all'inizio di questa pagina è stata tratta dal sito di Ortica Editrice.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni di: Giovanni Soriano