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Aforismi e note senza testo di Roberto Bazlen

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Roberto Bazlen, noto anche col nome di Bobi Bazlen (Trieste 1902 - Milano 1965), critico letterario e aforista italiano. Roberto Bazlen è stato uno studioso di letteratura tedesca e consulente editoriale di varie case editrici italiane, tra cui: Astrolabio, Bompiani, Einaudi e Adelphi. Bobi Bazlen non ha pubblicato alcuna opera in vita: "Io credo che non si possa più scrivere libri. Perciò non scrivo libri - Quasi tutti i libri sono note a piè di pagina gonfiate in volumi (volumina). lo scrivo solo note a piè di pagina". Gli scritti di Bazlen sono stati pubblicati postumi dall'editore Adelphi. Tali scritti comprendono: Lettere a MontaleLettere editoriali (1968), Note senza testo (1970) e Il capitano di lungo corso (1976).
Le seguenti citazioni di Bazlen sono tratte da Note senza testo, una raccolta di aforismi, appunti e pensieri su vari argomenti.
L'intelligenza è uno strumento − e questo strumento
è finito in mano agli stupidi. (Roberto Bazlen)
Note senza testo
1945-1965 (postumo, 1970) - Selezione Aforismario

Già il fatto che abbia avuto [bisogno] di creare l'opera parla contro la vitalità di questo individuo.

L'àncora dell'umanesimo è affondata nella merda.

Le persone vicine vanno tenute lontano.

L'esagerata venerazione per l'intelligenza viene ancora dai tempi in cui era difficile essere intelligenti.

L'esperienza ci insegna che l'esperienza non vale.

Al divino credono soltanto coloro che lo sono essi stessi.

Non insegnare nulla alla gente: sono capaci di imparare.

Il corso del progresso sociale è inarrestabile e il sole della libertà getta già i primi raggi: abbiamo liberato gli schiavi e al loro posto abbiamo finalmente i camerieri.

Culture oblige.

È un mondo della morte − un tempo si nasceva vivi e a poco a poco si moriva. Ora si nasce morti − alcuni riescono a diventare a poco a poco vivi.

Dio non perdonerà loro, perché ora l'umanità è matura e deve sapere che cosa fa.

Era così intelligente che non capiva la sua cameriera.

Finalmente una donna con cui si può non parlare.

In ogni disperazione c'è un ingrediente di coquetterie. La disperazione 'pura' sarebbe la morte.

Jahwe vuole la famiglia. Cristo non vuole la famiglia. Risultato: la famiglia cristiana.
È un mondo della morte − un tempo si nasceva vivi e a poco a poco
si moriva. Ora si nasce morti − alcuni riescono a diventare
a poco a poco vivi. (Roberto Bazlen)
La diabolica tentazione di amare il nostro nemico.

La gente pensa che si tratti di verità eterne: si tratta solo di aggettivi.

La megalomania è il primo passo verso la grandezza.

L'intelligenza è uno strumento − e questo strumento è finito in mano agli stupidi.

Il nemico peggiore è il nemico che ha i nostri argomenti. (L'Anticristo, che è del tutto somigliante al Cristo).

Morire appagato e curioso

Penelope, la donna più sterile: distruggere di notte ciò che si è fatto di giorno (che naturalmente è sempre la stessa cosa) è quanto di più stupido ci sia; Penelope è la donna di casa.

Ascoltare legati il canto delle Sirene: qui comincia la mancanza di rischio del piccolo borghese.

Non ci sono paradisi perduti, solo superati.

Progresso − dalla idiozia contadina alla banalità cittadina.

Una frazione di secondo di silenzio sulla terra.

Dei bulbi vengono tenuti in una cantina completamente oscura. Solo una volta, per 1/ 1000 di secondo, un fascio di luce forte viene proiettato nella oscurità. I germogli crescono in questa direzione, verso l'unica possibilità di luce.

Libro di Roberto Bazlen consigliato
Scritti
Il capitano di lungo corso
Note senza testo - Lettere editoriali - Lettere a Montale 
Curatore Roberto Calasso 
Editore Adelphi, Milano, 1984

Roberto Bazlen non pubblicò nulla durante la sua vita. Eppure si può dire che sempre la sua vita ha avuto a che fare con i libri. Così l'immagine che per molti si è fissata di lui è quella di un infaticabile scopritore e suggeritore di opere, di autori. Ma basta aprire una pagina qualsiasi di questi suoi Scritti per avvertire che quell'immagine è parziale e sviante. Taoista (è l'unica definizione che gli si può applicare senza imbarazzo), Bazlen aveva imparato da Chuang-tzu che il sapiente lascia il minimo di tracce: quei libri di cui parlava e che consigliava erano le sue tracce. Per il resto, ciò che ha scritto è tutto una sequenza di "note senza testo": annotazioni leggere, acuminate, narrative o aforistiche o epistolari, leggibili tutte come appunti per un'immaginaria scienza dell'autotrasformazione. Una scienza che, se esistesse, non si manifesterebbe in forma scritta; e, finché è immaginaria, si manifesta per scritto nel modo più discreto, quasi impercettibile.

Note
Vedi anche: Aforisti del '900