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Pensieri e profezie di Francesco Crispi

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Francesco Crispi (Ribera 1818 - Napoli 1901), patriota e politico italiano. Francesco Crispi è stato uno dei maggiori rappresentanti del Risorgimento italiano, tra gli organizzatori della Rivoluzione siciliana del 1848, l'ideatore e grande sostenitore della spedizione dei Mille, alla quale prese parte. Crispi è stato quattro volte presidente del Consiglio: dal 1887 al 1896.
Le seguenti riflessioni di Francesco Crispi sono tratte da Pensieri e profezie, pubblicato postumo nel 1920 dal nipote, nonché suo segretario, Tommaso Palamenghi Crispi.
Nel nostro Paese non è la libertà che manca... Mancano
le abitudini della libertà, la disciplina.(Francesco Crispi)
Pensieri e profezie
1920 (postumo) - Selezione Aforismario

In Italia non è il trionfo delle idee che conduce al potere. Vi conducono le basse manovre a Montecitorio, gli indegni intrighi al Quirinale. Ne segue, che l'uomo onesto il quale ha fede nella virtù, che non intriga e non sa intrigare, è sempre vinto dai mediocri e dai corruttori.

L'Italia è il paese delle fazioni. È una malattia che si trascina sin dal medio-evo, e della quale non seppero guarirla i patimenti e la servitù; allora pullulavano le sètte politiche, oggi pullulano i gruppi parlamentari. Con una differenza, che le prime avevano un ideale di governo più o meno razionale, mentre gli altri cospirano ad afferrare il potere.

L'Italia non potrà essere rispettata dallo straniero quando manchi la continuità nella politica internazionale. Se nella successione dei Ministeri, ogni ministro fa a modo suo, è impossibile che gli altri governi possano aver fede in noi.

Con lo stabilimento degli Stati Uniti d'Europa cesserebbe ogni dissidio di nazionalità. Ogni popolo prenderebbe il suo posto nella grande unione europea. Finirebbe il predominio d'una nazione sull'altra, d'una razza sull'altra. Non avremmo nei Balcani lotta tra cristiani e musulmani. Gli scandinavi, i polacchi riprenderebbero la loro autonomia. La pace tra la Germania e la Francia sarebbe subito fatta. L'Italia non avrebbe bisogno di reclamare le sue isole, e la questione delle frontiere diverrebbe un atto d'interesse amministrativo. Che di più? Tutti gli Stati essendo uguali, non vi sarebbe tirannide di prìncipi o di governi.

Bisogna saper chiedere, e a tempo, per evitare le insidie della diplomazia. Guai se si comincia male! Siete sopraffatti, ed anche quando avete ragione, finite per aver torto.

I Governi di libertà sono Governi di prudenza e di ragione.

I diplomatici debbono studiare il paese nel quale dimorano, seguirne attentamente le vicende, strappare ai ministri della potenza presso cui sono accreditati il segreto dell'avvenire.

La diplomazia, secondo il volgo degli uomini politici, sarebbe l'arte della menzogna. La diplomazia, invece è l'arte della preveggenza e della opportunità.

La diplomazia non fu mai sentimentale. Accorta, dà quando riceve. Rispetta quando ha di fronte un governo che vale e che si fa valere.

La calunnia sdegna i mediocri, si afferra ai grandi.

L'odio e la vendetta sono malattie che bisogna curare. Il mondo è governato dalla legge d'amore.

La guerra è mezzo e non scopo. Non si vive di guerra, perché l'uomo è nato a creare e non a distruggere.

La guerra ha un solo ufficio legittimo, ed è di garantire la integrità del territorio nazionale o di farsi giustizia, quando la giustizia ci è negata, o ci manca il mezzo di ottenerla altrimenti.

La tirannide sia delle moltitudini, sia dell'individuo è del pari funesta alla nazione.

La viltà è il quietismo, è la indifferenza a tutto ciò che è buono e virtuoso, è la pazienza supina alle offese. Sventuratamente l'uomo è vigliacco di sua natura Sparta preparava gli eroi con la educazione virile del suoi cittadini. Noi facciamo il contrario.

Le alleanze si stabiliscono quando vi è imminenza di pericolo. Amici di tutti, fedeli ai trattati, senza legami per l'avvenire. Gli Stati devono tenersi forti, potenti per forza propria, ed attendere le occasioni.

Il valore delle alleanze tra i governi dipende dal grado di fiducia che hanno tra loro gli uomini i quali sono al potere.

Nel nostro paese non è la libertà che manca; ne abbiamo quanta in Inghilterra. Mancano le abitudini della libertà, la disciplina.

Noi vogliamo la pace, ma non dobbiamo trovarci impreparati alla guerra. Noi dobbiamo ricordarci che una guerra sventurata nei tempi moderni si paga con diminuzione del territorio e con miliardi d'indennità. Non solo ci andrebbe di mezzo l'onore nazionale, ma la fortuna dei contribuenti; direi pure senza esitazione che un disastro bellico potrebbe costare l'esistenza della nazione.

Quel che mi addolora e mi attrista è l'indifferentismo politico, la noncuranza di ciò che avviene, la fiducia cieca in un avvenire che non si discute e che si aspetta senza prepararlo. Guai quando questa inerzia della mente la trovate in coloro che sono in alto. Nulla di peggio in Italia che i fatalisti, anime musulmane in corpi battezzati.

Temer la guerra e ceder sempre allo straniero per timore della guerra vale provocarla, o per lo meno importa nei suoi effetti procurarsi una sconfitta senza combattere.

Vi sono uomini i quali, a difendere il loro contegno, dicono saggezza la viltà, inconsideratezza l'audacia. imprudenza il coraggio. E vi sono tempi in cui il senso morale è così travolto, che si applaude al contegno di cotesti uomini.

Libro di Francesco Crispi consigliato
Pensieri e profezie
Curatore: Tommaso Palamenghi Crispi
Editore: Tiber, Roma, 1920

lo sono pazzo, perché voglio l'Italia grande e rispettata; sono un megalomane, sono un soggetto da manicomio. Fortunatamente furono pazzi quanto me Dante e Virgilio che ebbero la visione della grande patria; i massimi poeti; Mazzini, apostolo della unità, cooperatore in tutti i tempi alla grande impresa della unificazione nazionale. Sono saggi i pigmei che nulla fecero per la patria nostra e che si affaticano a rimpicciolirla e a educare la nuova generazione alla scuola della viltà.

Note
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