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Aforismi, frasi e ricordi di Massimo d'Azeglio

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Massimo d'Azeglio (Torino 1798-1866), politico, pittore e scrittore italiano. La maggior parte dei seguenti pensieri di Massimo d'Azeglio sono tratti dalle sue memorie, pubblicate postume nel 1867 con il titolo: I miei ricordi.
Bisogna far gli Italiani se si vuol avere l'Italia. (Massimo d'Azeglio)
I miei ricordi
1867 (postumo) - Selezione Aforismario

I piú pericolosi nemici d'Italia non sono gli Austriaci, sono gl'Italiani. E perché? Per la ragione che gl'Italiani hanno voluto far un'Italia nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico il loro retaggio; perché pensano a riformare l'Italia, e nessuno s'accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro.

Io pensavo (come ancora lo penso) che del carattere nazionale bisogna occuparsi, che bisogna far gli Italiani se si vuol avere l'Italia; e che, una volta fatti, davvero allora l'Italia farà da sé.

Il primo bisogno d'Italia è che si formino Italiani che sappiano adempiere al proprio dovere. E pur troppo si va ogni giorno piú verso il polo opposto.

A fare il proprio dovere, il piú delle volte fastidioso, volgare, ignorato, ci vuol forza di volontà e persuasione che il dovere si deve adempiere non perché diverte o frutta, ma perché è dovere; e questa forza di volontà, questa persuasione, è quella preziosa dote che con un solo vocabolo si chiama carattere.

L'abitudine è mezza padrona del mondo. "Così faceva mio padre" è una delle grandi forze che guidano il mondo. 

L'ozio avvilisce e il lavoro nobilita: perché l'ozio conduce uomini e nazioni alla servitù; mentre il lavoro li rende forti ed indipendenti.

L'abitudine al lavoro modera ogni eccesso, induce il bisogno, il gusto dell'ordine; dall'ordine materiale si risale al morale: quindi può considerarsi il lavoro come uno dei migliori ausiliari dell'educazione.

L'Italia è uno dei paesi ove piú abbondano i facili, i bei parlatori, e dove piú abbondano al tempo stesso gli scrittori illeggibili.

L'Italia è l'antica terra del Dubbio.

Le rivoluzioni non le facciam noi: le fa Iddio; e per persuadersene basta riflettere con quali istrumenti riescono.

Con gente non persuasa di nulla, in nome di che o di chi riuscirete a farla muovere, a farla operare, a farla morire? Il dubbio è un gran scappafatica; lo direi quasi il vero padre del dolce far niente italiano.

L'Italia da circa mezzo secolo s'agita, si travaglia per divenire un sol popolo e farsi nazione. Ha riacquistato il suo territorio in gran parte. La lotta collo straniero è portata a buon porto, ma non è questa la difficoltà maggiore. La maggiore, la vera, quella che mantiene tutto incerto, tutto in forse, è la lotta interna. I piú pericolosi nemici d'Italia non sono gli Austriaci, sono gl'Italiani.

L'Italia, come tutti popoli, non potrà divenir nazione, non potrà esser ordinata, ben amministrata, forte
cosí contro lo straniero, come contro i settari dell'interno, libera e di propria ragione, finché grandi e piccoli e mezzani, ognuno nella sua sfera non faccia il suo dovere, e non lo faccia bene, od almeno il
meglio che può.

Ogni uomo fin all'ultimo suo giorno deve attendere ad educare sé stesso.

Il bisogno, l'incertezza dell'avvenire, la malleabilità delle leggi e de' tribunali, a seconda de' casi e delle persone; gli arbitrî, le prepotenze distruggono l'indipendenza, la dignità de' caratteri. Il servilismo, la duplicità divengono un istrumento del saper vivere; ed il vivere alla giornata e di transazioni, diventa la trista e inevitabile condanna di una parte così numerosa e rispettabile della popolazione, sulla quale pesano quasi egualmente le due classi privilegiate, il clero e l'aristocrazia.

In amore la costanza è necessaria; la fedeltà è un lusso.

In ogni genere ed in ogni caso, il governo debole è il peggiore di tutti.

Meno partiti ci sono e meglio si cammina. Beati i paesi dove non ve ne sono che due: uno del presente, il Governo; l'altro dell'avvenire, l'Opposizione.

Se le navi vanno generalmente meglio degli Stati, ciò accade per la sola ragione che in esse ognuno accetta la parte che gli compete, mentre negli Stati meno se ne sa, generalmente, più s'ha la smania di comandare.

L'affetto vero, leale, incondizionato, è un gran tesoro; è il più grande che esista. 

Concederò ai teologi che l'amore illecito è sempre un inconveniente sociale; ma rimarrà pure innegabile, che anche un amore illecito può esser molte volte degno e generoso, e spingere ad opere utili, ed a nobili sacrifizi; mentre il tristo errore di lasciarsi cogliere dalla sola bellezza, unita ad un'anima, se non perversa, fiacca e triviale, strascina talvolta ad incalcolabili conseguenze, tormento e danno dell'intera vita.

Non sarebbe la musica una lingua perduta, della quale abbiamo dimenticato il senso, e serbato soltanto l'armonia?

Ad un governo ingiusto nuoce più il martire che non il ribelle. 

Vi sono momenti nella vita che basterebbero a pagare, a compensare i tormenti d'un'eternità.

Quest'ottimismo, o spensieratezza che sia, è forse la qualità piú attraente in quella società di gente, che spesso non ha né casa, né tetto, né mezzi, né sicurezza di nulla per l'indomani, e che pure canta, ride, si diverte; è sempre in moto, e alla fin de' conti va in capo all'anno come la gente che riflette, né piú né meno; e ci guadagna di non prendersela di niente.

Tutti siamo d'una stoffa nella quale la prima piega non scompare mai più.

Si deve dire la verità e mantenere la parola data, a tutti... persino alle donne!

Se il fil di canapa è marcio, non s'avrà mai corda buona. Se l'oro è di saggio scadente, non s'avrà mai moneta buona. E se l'individuo è dappoco, ignorante e tristo, non s'avrà nazione buona, e non si riuscirà mai a nulla di solido, d'ordinato e di grande. 

Senza cuor contento non c'è bene che valga, come col cuor contento non c'è male che nuoca in questo mondo.

Epistolario
La prima delle cose necessarie è di non spendere quello che non si ha.

La verità non prospera che al sole.

Fonte sconosciuta
Selezione Aforismario

L'assoluto è il peggior nemico della buona politica, come la scienza dell'aspettare è la sua più fedele alleata.

L’ordine non si trova che nella legge, nella legalità: e la sua osservanza deve essere prima nel governo, se si vuole che si estenda fra il popolo.

Si può talvolta far cosa pienissimamente legale ed essere al tempo stesso un solenne ladro.

Attribuite
Fatta l'Italia, bisogna fare gli italiani.

L'Italia è fatta, gli Italiani sono da farsi.

S'è fatta l'Italia, ma non si fanno gli italiani.

Libro di Massimo d'Azeglio consigliato
I miei ricordi 
Editore UTET, 2011

Io son arrivato, si può dire, tutto d'un fiato sino alla mia età di sessantaquattr'anni, senza mai aver avuto tempo, sto per dire, di voltarmi indietro. Giova oramai gettare uno sguardo sulla via corsa. È esercizio moralmente salubre usare il freddo e tranquillo criterio dell'età matura a giudicare gli atti della giovinezza e della virilità. E se il farsi da sé in certo modo il processo è utile a noi stessi, perché non potrebbe esserlo ad altri egualmente, purché il giudice sia giusto, illuminato e sincero? Resta a vedersi se saprò io poi esser tale. Senza pronunziare un sí troppo risoluto mi contento di dire che lo spero, e vi porrò ogni studio. Tuttavia non è male che, per prima prova di sincerità e di giustizia dia al lettore questo consiglio. Quando dirò male di me, creda pur troppo ad occhi chiusi; quando ne dirò bene, gli tenga aperti.

Note
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