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Frasi celebri di Camillo Benso conte di Cavour

Selezione di citazioni e frasi celebri di Camillo Benso conte di Cavour (Torino 1810-1861), politico e patriota italiano. Tra i principali protagonisti del Risorgimento italiano, Cavour fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nel 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato.
Ha scritto Cavour: "Dicesi che la mia famiglia tragga origine dalla Sassonia e che un pellegrino per nome Benz sia venuto in Piemonte verso il 1030. Da questo fatto avrebbero origine le conchiglie ed il motto che si trovano sul mio stemma: Gott Will Recht. [Dio vuole la giustizia]. Ci credete voi? No. Ed io neppure".

Le seguenti citazioni di Cavour sono tratte dai suoi discorsi parlamentari, da articoli, dai diari e dalle lettere. Forse non tutti sanno che la maggior parte dei testi di Cavour sono scritti in francese e non in italiano: per questo motivo la traduzione italiana di alcune sue citazioni riportate in questa pagina sono accompagnate dalla versione originale in francese. "Avvezzo dall'infanzia a valermi di una lingua che non si adopera che eccezionalmente nella Camera, io non posso aspirare al titolo di oratore".
Io sono figlio della libertà, ed è a essa che devo
tutto quel che sono. (Camillo Benso conte di Cavour)
Discorsi, diari e lettere
Selezione Aforismario

Sono assai meno astuto di quello che si compiacciono di dire: vo per le vie maestre, e credono che io vada per i viottoli; dico aperto quello che penso, e mi regalano reticenze ed ambagi d'ogni maniera.

Non ho alcuna fiducia nelle dittature e soprattutto nelle dittature civili. Io credo che con un Parlamento si possano fare parecchie cose che sarebbero impossibili per un potere assoluto. 
[Je n'ai nulle confiance dans les dictatures et surtout dans les dictatures civiles. Je crois qu'on peut faire avec un Parlement bien des choses qui seraient impossibles à un pouvoir absolu]. 

Non mi sono mai sentito tanto debole quanto nel momento in cui le Camere erano chiuse. D'altra parte, non potrei tradire la mia origine, rinnegare i principi di tutta la mia vita. Io sono figlio della libertà, ed è a essa che devo tutto quel che sono. 
[Je ne me suis jamais senti si faible que lorsque les Chambres étaient fermées. D'ailleurs, je ne pourrais trahir mon origine, renier les principes de toute ma vie. Je suis fils de la liberté, et c'est à elle que je dois tout ce que je suis]. 

Ricordatevi che io non faccio mai del male a nessuno, nemmeno a' miei nemici.

Non tengo, voi lo sapete, al potere per il potere; tengo ad esso per essere in condizione di fare il bene del mio paese.

Riconosco che se sono libero di mettere a repentaglio la salute dell'anima mia per salvare la patria, non posso del pari trascinar meco sulla via della perdizione le anime dei miei amici.

Oramai conosco l'arte d'ingannare i diplomatici: dico la verità e son certo che non mi credono.

Sono nemico delle discussioni teoriche.

Non vi è principio, per quanto giusto e ragionevole, il quale, se lo si esageri, non possa condurci alle conseguenze le più funeste.

Nessun maggior compenso può ottenere chi consacra la sua vita alla cosa pubblica, come è quello di vedere i suoi atti giudicati con benevolenza ed i suoi sforzi valutati non tanto dai risultati conseguiti, quanto dai sentimenti da cui vennero ispirati. Chè se per l'uomo di Stato è colpa grave l'andare in cerca di quella temporanea popolarità, che talvolta s'acquista accarezzando i pregiudizi e le passioni delle masse, è per lui sacro dovere il ricercare ansioso e far grande assegnamento dell'approvazione e della stima de' più eletti concittadini.

L'uomo di Stato che non è disposto a sacrificare il suo nome al suo Paese, non è degno di governare i suoi simili.

Vi sono circostanze in cui uno statista non saprebbe mettersi abbastanza in vista; ve ne sono altre in cui l'interesse della causa cui si serve richiede che ei si ritragga nell'ombra.

In quanto a me i fischi non mi muovono punto; io li disprezzo altamente, e proseguo senza darmene punto cura. 

I rumori non mi turbano nè punto, nè poco; ciò che io reputo essere la verità lo dirò malgrado i tumulti, i fischi; chi m'interrompe, non insulta me, ma insulta la Camera, e l'insulto lo divido con tutti i miei colleghi.

Vivo in una specie di inferno intellettuale, ossia in un paese ove l'intelligenza e la scienza sono reputate cose infernali da chi ha la bontà di governarci.

Quando voglio che una cosa sia fatta presto e bene, mi rivolgo sempre a coloro che non hanno tempo, perché sono molto occupati; i disoccupati non hanno mai tempo di far nulla.

Pregate che Dio m'aiuti giacché cammino in mezzo ai triboli ed alle difficoltà.

Io non so fare le cose a metà.
[Je ne sais pas faire les choses à demi].

Io non ho mai saputo come fare ad annoiarmi.

Mai non conobbi la noia, codesto verme della generazione presente. 

Ho lo spirito molto elastico, e credo di sapermi adattare a qualsiasi posizione. La sola cosa che non potrei guardare senza fremere, sarebbe una vita perfettamente oziosa oppure unicamente speculativa. Ho bisogno d'impiegare non solo le mie facoltà intellettuali, ma anche le mie facoltà morali.
[J’ai l’esprit assez souple, et crois savoir assez m’adapter à toutes les positions. La seule chose que je ne pourrais envisager sans frémir, ce serait une vie parfaitement oisive ou uniquement spéculative. J’ai besoin d’employer non seulement mes facultés intellectuelles, mais aussi mes facultés morales].

Dallo studio dei triangoli e dalle formole algebriche, son passato a quello degli uomini e delle cose; comprendo ora quanto quello studio mi sia stato utile per quello che ora vado facendo degli uomini e delle cose. 

Se ho cattiva testa qualche volta, ho poi sempre buon cuore.

Via recta, via certa. Questo è un motto insegnatomi da uno dei nostri migliori diplomatici; è quello giusto, e mi ci attengo.

Sono uso a dimenticare le ingiurie, fors’anche troppo; ma i servigi resi non si scancellano mai nè dalla mia memoria, nè dal mio cuore.

Disprezzo talmente gl'ingrati che non sento ira per loro e perdono loro le loro ingiurie.

Vedo la linea retta per andare là; è questa. Se a mezzo del cammino incontro un impedimento insuperabile, non ci darò del capo pel gusto di rompermelo, ma non ritorrò neppure indietro. Guarderò a destra ed a sinistra, e non potendo seguire la linea retta piglierò la curva, girerò l'ostacolo che non potrò attaccare di fronte.

Da quarant'anni non fo altro che girare l'Italia, studiarla, conoscere uomini e cose; non fo altro che limarmi il cervello per combinare ciò che può essere utile a lei e compatibile colle condizioni generali d'Europa.

L'opinione pubblica è la mia bussola.
[L'opinion publique est ma boussole].

Quando vi accada di parlare di noi, dite a tutti che saremo prudenti, prudentissimi: che aspetteremo gli eventi con calma somma, ma che se mai siamo chiamati ad agire, ci mostreremo questa volta decisi a tutto arrischiare per l'onore e la salvezza del nostro Paese. Saremo, se il caso lo comporta, des enfants terribles

È per l'uomo politico una dura necessità il dare ascolto alla voce della ragione, facendo tacere quella del cuore.

Se non son solito a mutar di opinione nelle cose politiche e nelle materie di cui dalla infanzia mi sono occupato, quanto alle questioni speciali son sempre pronto, lo dichiaro francamente, a modificare le mie idee, quando uomini speciali mi convincano che esse sono erronee.

Perisca il mio nome, perisca la mia fama, purchè l'Italia sia.
Noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio:
libera Chiesa in libero Stato. (Camillo Benso conte di Cavour)
Noi siamo pronti a proclamare nell'Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero Stato. 
[Discorso alla Camera dei deputati, Torino, 27 marzo 1861].

Amico quant'altri mai della libertà religiosa la più estesa, io desidero ardentemente di veder giungere il tempo in cui sarà possibile di praticarla da noi, quale essa esiste in America, mercè l'assoluta separazione della Chiesa dallo Stato, separazione che io reputo essere una conseguenza inevitabile del progresso della civiltà e condizione indispensabile al buon andamento delle società rette dal principio di libertà.

Il Governo si è dichiarato e si dichiara rispettoso verso la Santa Sede e tenero delle dottrine cattoliche, ma si professa pur anche nello stesso tempo geloso dei diritti dello Stato, zelante della indipendenza del potere civile in tutto ciò che non si riferisce esclusivamente alle cose di religione. 

La storia contemporanea ci dimostra che quando il partito clericale si mette a combattere la libertà, non vi è altro mezzo più efficace per resistere a' suoi insulti che di opporgli i principii di tolleranza e di libertà.

Non so concepire maggiore sventura per un popolo colto che vedere riunito in una sola mano, in mano de’ suoi governanti, il potere civile e il potere religioso.

Non esito a dire che il primo bene di un popolo è la sua dignità; che il primo dovere di un Governo è di tutelare l’indipendenza nazionale e il sentimento d’onore; giacché il popolo che lasciasse indebolire questo prezioso sentimento sarebbe sulla via della decadenza quantunque fossero perfette le sue istituzioni politiche, quantunque fossero degni di lode i suoi Codici civili

Facciamo sì che tutti i nostri concittadini, ricchi e poveri, i poveri più dei ricchi, partecipino ai benefici della progredita civiltà, delle crescenti ricchezze, ed avremo risolto pacificamente, cristianamente il gran problema sociale ch'altri pretenderebbe sciogliere con sovversioni tremende e rovine spaventose.

La stampa, lo proclamiamo apertamente, è mezzo principale di civiltà e di progresso pei popoli; senz’essa, le società moderne, qualunque fossero i loro politici ordinamenti, rimarrebbero stazionarie, anzi indietreggierebbero.

Le riforme, compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano; invece di crescere la forza dello spirito rivoluzionario, lo riducono all’impotenza.

L’edificio industriale che per ogni dove s’innalza, è giunto e giungerà ancora a tale altezza da minacciare rovine e spaventose catastrofi, se non se ne afforzano le fondamenta, se non si collega più strettamente colle altre parti di esso, la base principale su cui poggia la classe operante col renderla più morale, più religiosa; col procacciarle istruzione più larga, vivere più agiato

Le condizioni economiche di un popolo sono favorevoli quant’è possibile, sempreché il moto progressivo si operi in modo ordinato. Tuttavia l’industria per rivolgersi e prosperare abbisogna a segno tale di libertà, che non dubitiamo affermare essere i suoi progressi più universali e più rapidi in uno Stato, inquieto si, ma dotato di soda libertà, che in uno tranquillo, ma vivente sotto il peso di un sistema di compressione e di regresso

La ragione è onnipotente quando ha per ausiliario l'amore.

Quand'è che l'Italia sarà in grado di incoraggiare quei suoi figli che si dedicano a mantenere il suo posto eminente nelle scienze? Quand'è che sapremo apprezzare i nostri compatrioti che fino ad ora, misconosciuti in patria, non ricevono incoraggiamenti che da studiosi stranieri?
[Quand est-ce que l’Italie sera dans le cas d’encourager ceux d’entre ses enfants qui se dévouent à conserver la place éminente qu’elle occupe dans les sciences? Quand est-ce que nous saurons apprécier nos compatriotes qui jusqu’à présent, méconnus dans leur patrie, ne reçoivent d’encouragemens que des savants étrangers?].

Il formare l'Italia, fondere insieme gli elementi che la compongono, armonizzare il Nord con il Sud, presenta altrettanti difficoltà di una guerra contro l'Austria o una lotta con Roma.

In politica non si fa mai più di una cosa alla volta ; e noi ora dobbiamo pensare a fare una cosa sola, mandare via gli Austriaci dall'Italia.

Se gli italiani potessero essere persuasi che hanno bisogno di un dittatore, sceglierebbero Garibaldi e non me, e avrebbero ragione. La strada parlamentare è più lunga, ma è più sicura...
[Si l'on parvenait à persua der aux Italiens qu'il leur faut un dictateur, ils choisiraient Garibaldi et pas moi, et ils auraient raison. La route parlementaire est plus longue, mais elle est plus sûre...]. 

Non sarà l'ultimo titolo di gloria per l'Italia di aver saputo costituirsi a nazione senza sacrificare la libertà alla indipendenza, senza passare per le mani dittatoriali di un Cromwell, ma svincolandosi dall'assolutismo monarchico senza cadere nel dispotismo rivoluzionario.

Una volta che la grande questione della sua esistenza nazionale sarà stata risolta dall'Europa, l'Italia si affretterà a prendere parte agli sforzi pacifici che sono l'onore dell'epoca attuale.
[Une fois que la grande question de son existance nationale aura été réglée par l’Europe, l’Italie s’empressera de prendre sa part dans les entreprises pacifiques, qui sont l’honneur de l’époque actuelle].

L'arroganza non è fermezza.

Libertà e responsabilità sono due parole che non possono disgiungersi; nè vi sarà mai una vera libertà se non vi è accanto vera responsabilità.

Quanto più i tempi sono difficili e più le circostanze sono gravi, tanto più, o signori, la politica del Governo deve essere decisa.

Accade alla diplomazia quello che avviene alla medicina ed alla legale. Quando un individuo non è ammalato o non ha liti, al solito dice molto male dei medici e degli avvocati; ma tosto che è assalito dalla febbre, oppure riceve una citatoria, egli corre subito dal suo avvocato, o manda con tutta premura per il medico, e trova in allora che i medici e gli avvocati sono persone utili ed eccellenti. Così accade nella diplomazia. Finché si è nei ranghi dell'opposizione si trova inutile la diplomazia; ma tosto che si giunge al potere, immediatamente una luce subitanea si fa, e si trova la diplomazia utilissima, e si spediscono agenti diplomatici per tutta l'Europa.

Quanto più i tempi sono difficili e più le circostanze sono gravi, tanto più, o signori, la politica del Governo deve essere decisa.

Io confido nel senno politico dei miei amici politici, i quali sanno distinguere il possibile dal desiderabile. Nei Governi costituzionali i partiti che sono nell'opposizione, che non hanno la responsabilità del Governo, non dico possono, ma debbono naturalmente propugnare il desiderabile; i partiti poi che partecipano al peso del Governo ed alla responsabilità dell'andamento delle cose, mentre riconoscono il desiderabile, debbono attenersi al possibile.

Colla libertà e col rispetto delle libertà politiche, si governa facilmente, e si è con tale sistema che noi abbiamo instaurato le nostre istituzioni in mezzo alle più gravi difficoltà, cioè guerra, dissesto di finanze, carestia, colera, ecc.

Quando su questioni di principii, su questioni di diritto si hanno profonde convinzioni, non basta il voto di un'Assemblea legislativa a rimuoverle; l'onesto cittadino piega la fronte avanti alla legge e la eseguisce, ma non per ciò rinunzia alle sue convinzioni.

Il ministero è deciso di combattere a tutta possa la fazione clericale, ma intende combattere con armi legali, con mezzi liberali e non già adoprare in favore della libertà le pratiche dell'assolutismo.

A fronte dei pericoli che minacciano le nostre libertà, ho aderito ad assumere la direzione dell'interna amministrazione e combattere in prima fila gli avversari nostri; ma sento che se non sono coadiuvato efficacemente dai buoni non potrò durare a lungo.

Credo potere dall'intimo della mia coscienza dichiarare che io volli mai sempre con tenace proposito l'Italia unita e libera, e il nostro Paese nel pieno possesso di un sincero sistema costituzionale, nel quale il trono riposi sulla ferma e larga base delle libertà popolari.

La nostra stella polare, o signori, è di fare che la città eterna sovra la quale venticinque secoli accumularono ogni genere di gloria diventi la splendida capitale del Regno italico.

Quale bene potrei fare all'umanità fuori del mio Paese? Quale influenza potrei esercitare a favore dei miei fratelli sventurati? ... Sono deciso, non separerò mai la mia sorte da quella dei piemontesi. Fortunata o sfortunata, la Patria avrà tutta la mia vita, non sarò mai ad essa infedele.

Mentre tutta l'Europa cammina sulla via del progresso, questa misera Italia è sempre oppressa sotto il medesimo sistema di civile e religioso dispotismo.

È d'uopo che l'Italia si faccia per mezzo della libertà, altrimenti bisogna rinunciare a farla.

Non bisogna perdere coraggio. Finché la libertà esiste in un angolo della Penisola, non vi è da disperare dell'avvenire.

Noi crediamo che si debba introdurre il sistema della libertà in tutte le parti della società religiosa e civile; noi vogliamo la libertà economica, noi vogliamo la libertà amministrativa, noi vogliamo la piena ed assoluta libertà di coscienza; noi vogliamo tutte le libertà politiche compatibili col mantenimento dell'ordine pubblico; e quindi, come conseguenza necessaria di quest'ordine di cose, noi crediamo necessario alla armonia dell'edifizio che vogliamo innalzare che il principio di libertà sia applicato ai rapporti della Chiesa e dello Stato.

Siamo decisi ad essere arditi, anche audaci, ma temerari o pazzi no. Il moto italiano segue un corso determinato: volendolo affrettare si corre il pericolo di rovinarlo interamente.

L'Italia ha sommo bisogno di opporre ai tranelli diplomatici, al mal volere occulto o palese di gran parte dell'Europa l'irresistibile forza morale, che deriverà dall'esistenza di un solo Re, d'un solo Parlamento italiano. Tutte le questioni relative al futuro ordinamento interno non hanno alcuna reale importanza immediata, a confronto della suprema ed urgente necessità di fare l'Italia per costituirla poi. 

La dominazione straniera in Italia deve cessare e cesserà.

In tutti i paesi che sono passati dal regime assoluto al regime libero si è manifestato uno straordinario svolgimento di pubblica prosperità, e questo cambiamento, questa crisi sviluppa anche tutte le facoltà intellettuali e dà una nuova spinta all'attività umana, la quale non si svolge solo nel canale della politica, ma ben anche in quello della industria e dell'agricoltura.

Quando mai un popolo è stato redento senza sacrifizi e senza rischi?

Se si potesse concepire l'Italia costituita in unità in modo stabile senza che Roma fosse la sua capitale, io dichiaro schiettamente che reputerei difficile, forse impossibile la soluzione della questione romana. Perchè noi abbiamo il diritto, anzi il dovere di chiedere, d'insistere perché Roma sia riunita all'Italia? Perché senza Roma capitale d'Italia, l'Italia non si può costituire.

Io concorro nell'opinione del preopinante nel dire essere il controllo dei pubblici denari la pietra angolare di un buon sistema finanziario.

Fra breve la mente italiana non sarà più funestata dalla dominazione straniera, e invigorita, non esausta dalla lotta nazionale, essa raggiungerà di nuovo quelle altezze del pensiero e dell'arte, a cui altre nazioni, benché avessero sorti meno contrastate e più liete, tentarono finora indarno di giungere.

La lotta è vita nei Paesi liberi, è ciò che li mantiene sani.

I momenti sono supremi, si tratta di compiere la più grande impresa dei tempi moderni, salvando l'Italia dagli stranieri, dai cattivi principi e dai matti.

Io dichiaro altamente essere mio avviso che un Governo per mostrarsi libero non debba essere debole.

Signori, bisogna avere il coraggio di esaminare le cose non come vorremmo che fossero, ma come sono.

L'azione dei governi non è potente e feconda, se non quando essi riassumono, accrescendole, le forze dei privati e dei corpi morali rappresentanti le parziali aggregazioni, in cui è diviso lo Stato.

Penso essere principio salutarissimo nei governi costituzionali di tener conto non solo della maggioranza, ma anche possibilmente delle minorità.

Il giornalismo deve considerarsi qual è come una produzione dell'intelligenza nazionale, epperò meritevole di essere aiutata e promossa.

Le leggi debbono essere precise, e non debbono esprimersi in maniera da dar luogo ad ambigue interpretazioni.

La prima qualità della legge è che sia logica; se la Camera ha sanzionato un principio, deve sanzionarne le conseguenze, e se non vuole le conseguenze, rinunzi al principio e restringa la legge.

Tutto non si può fare ad un tratto. I mali prodotti da secoli di mal governo, non si guariscono in pochi mesi.

In verità la tazza del potere è ripiena di fiele, non di liquido inebriante.

La società attuale ha per base economica il lavoro, laddove la società, in mezzo alla quale sorsero quegli ordini, riposava sulla base delle conquiste, della forza, della guerra. Nei tempi, nelle condizioni presenti, nessuna società civile può prosperare, può mantenersi nello Stato, se non dà opera a favorire lo sviluppo del lavoro, a renderlo più efficace, a renderlo stimato e rispettato.

Le considerazioni di moralità politica debbono far tacere ogni altra considerazione finanziaria.

La forma di repubblica veramente adatta ai bisogni ed ai costumi dell'Europa moderna non fu ancora inventata. Prima di trovarla è d'uopo compiere quella grande missione della educazione popolare, che sarà la gloria speciale del nostro secolo.

Se qualche cosa può esercitare un'influenza sui Governi che tengono in ceppi quegl'infelici nostri concittadini è la pressione dell'opinione pubblica, giacché poco o molto essa ha azione su tutti i Governi. 

In politica ciò che a mio credere bisogna anzitutto sfuggire, se si vuol riuscire a qualche cosa, è la taccia di utopista. La riputazione che più facilita la riuscita delle trattative nella sfera politica e diplomatica, è quella di uomo pratico.

Le grandi imprese, o signori, non si compiono, le immense difficoltà non si vincono che ad una condizione, ed è che coloro a cui è dato di condurre queste opere a buon fine abbiano una fede viva, assoluta nella loro riuscita. Se questa fede non esiste, non bisogna accingersi a grandi cose né in politica, né in industria

La Provvidenza favorirà la causa della giustizia. Quando anche fossimo battuti da forze soverchianti, la causa d'Italia non sarebbe perduta, risorgerebbe dalle sue rovine.

Che spettacolo è quello del campo a battaglia finita! Ho veduto carri pieni di feriti: tanti altri feriti gravemente erano raccolti nelle chiese. Erano nostri, erano austriaci, ma l'impressione che ho provato a quella vista era del pari dolorosa. Dinanzi a quello spettacolo tace ogni sentimento d'inimicizia, non parla che quello dell'umanità.

Il vero re sono io.
[Al re Vittorio Emanuele II contro la scelta di accettare l'armistizio di Villafranca].

Le arance sono sulla nostra tavola e stiamo per mangiarle. Per i maccheroni bisogna aspettare perché non sono ancora cotti, 
[Alludendo alla Sicilia già occupata dai garibaldini in marcia verso il continente, 1860].

I maccheroni sono cotti e noi li mangeremo.
[Quando Garibaldi entra vittorioso a Napoli, 1860].

L'Italia è fatta, tutto è a posto.
[Ultime parole - attribuite].

Sono figlio della libertà, a essa devo tutto ciò che sono. 
[Epigrafe sulla sua tomba].

Libro di Cavour consigliato
Autoritratto
Lettere, diari, scritti e discorsi
Curatore: Adriano Viarengo 
Editore: BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2010

Il grande tessitore dell'Unità nazionale, il politico meno popolare tra gli italiani, rivelato attraverso le sue stesse parole. Quelle dei diari giovanili e delle lettere intime alla famiglia, agli amici e alle donne, per la prima volta tradotte in italiano da quella strana madrelingua che era per il giovane Camillo un francese "piemontesizzato" ma anche quelle delle missive in codice, che disvelano le reali intenzioni, spesso oscurate da intricate ragioni di opportunità politica, di un uomo al centro del momento più delicato della storia italiana. A questo Camillo privato fa da controcanto il Cavour pubblico, quello degli scritti e dei discorsi parlamentari, quello dei dissapori con Vittorio Emanuele e delle accese liti con Garibaldi, che manifesteranno due modi profondamente lontani di intendere la politica, una frattura tra due immagini del discorso pubblico che centocinquant'anni di Italia unita non saranno in grado di superare, due visioni dell'arte del governo che lo porteranno a scrivere, il 29 dicembre 1860: "Sono figlio della libertà, è a lei che devo tutto quello che sono. Se si giungesse a convincere gli italiani che hanno bisogno di un dittatore, sceglierebbero Garibaldi e non me. E avrebbero ragione".

Note
Vedi anche aforismi, frasi e citazioni di: Giuseppe Garibaldi - Giuseppe MazziniMassimo d'AzeglioFrancesco CrispiSilvio Pellico