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Aforismi e Schegge di Giovanni Papini

Selezione dei migliori aforismi di Giovanni Papini (Firenze 1881-1956) scrittore e aforista italiano. I seguenti aforismi sono tratti da: Schegge (1913), Dizionario dell'omo salvatico (1923) e Il sacco dell'orco (1933). Su Aforismario trovi anche una raccolta di citazioni di Giovanni Papini [Il link è in fondo alla pagina].
Aforisma. Una verità detta in poche parole − epperò in modo da
stupire più di una menzogna. (Giovanni Papini e Domenico Giuliotti)
Schegge
1913 - Selezione Aforismario

Ci son di quelli che non dicon nulla ma lo dicono bene – ce n'è altri che dicono molto ma lo dicon male. I peggio son quelli che non dicono nulla e lo dicon male.

La modestia è la forma più insulsa dell'orgoglio.

La moglie fa risparmiare per qualche tempo la spesa delle puttane ma tutte le puttane del mondo non ci risparmiano il pericolo di prender moglie.

O si ama colei che si vuol per moglie o la moglie propria o la moglie d'altri. È destino comune degli uomini far la parte dei mariti.

Se Cristo fosse morto impiccato avremmo la soddisfazione di vedere una forca sopra gli altari e al collo degli ecclesiastici.

Dizionario dell'omo salvatico
1923 - Domenico Giuliotti e Giovanni Papini - Selezione Aforismario

ABITUDINE. «Che volete farci? Quando si son prese certe abitudini, non ci si può rinunziare!...». Cosi dicono, il cocainomane, il bestemmiatore, l'ubriaco, la ninfomane, l'onanista, il pederasta e altri animali domestici di questa fatta. 

ABBRACCIARE. Ci son certi gingillini che abbracciano con molto calore una fede, un'opinione, una teoria. Ma, per quanto sia stato attento, da codesti abbracciamenti non ho veduto mai nascer nulla — se non, qualche volta, la morte per soffocamento di quelle fedi o teorie od opinioni abbracciate troppo forte da quei cotali dal fiato viperino. 

ACCIUGHE. Senza testa e tutte pigiate simmetricamente in un bariglione. Perfetto simbolo dell'ideale socialista.

ACCOZZAGLIA. Prendete un branco d'uomini, di qualunque specie siano, scelti a caso. Se applaudiscono un discorso o un'accademia sono «il rispettabile pubblico»; se fanno delle mediocri o cattive leggi si chiamano «Parlamento Nazionale»; se assaltano un palazzo o un regime sono «la plebe scamiciata»; se fischiano le tragedie di un poeta sono la «gran bestia»; se vanno a batter le mani sotto le finestre di un re o di un ministro sono la «nobile moltitudine plaudente» — e son sempre gli stessi uomini colla stessa faccia e la stessa anima. L'Omo Salvatico, per risparmiar tempo, li chiama sempre, qualunque cosa dicano o facciano, «accozzaglia».

ACQUA ALLA GOLA. Il «dissestato», il fallito, il tradito, il disonorato, il «nevrastenico», e il giocatore che ha perduto «perfin la strada per tornare a casa», son tutta gente «con l'acqua alla gola»; e allora non vedendo che acqua e sentendosi sdrucciolare sempre più giù e «non potendosi neppure attaccare ad un rasoio», con una mano che stringe «nervosamente» un piccolo oggetto meccanico si fanno «saltar le cervella». Così l'ultima scena dell'ultimo atto, rappresentata invariabilmente dal solito protagonista che si trova «con l'acqua alla gola». Eppure anche San Pietro, una volta, aveva l'acqua alla gola; ma vicino a luì c'era Cristo; e fu tratto in salvo. Quest'altri invece, hanno in tasca la rivoltella e addosso il diavolo; ecco perché, mentre affondano, non trovano per aggrapparvisi neppure il filo d'un rasoio,

ADULAZIONE. Si chiama adulatore colui che dice, senza pensarle, le cose che l'adulato pensa di sé stesso senza dirle. 

ADULTERIO. Allo stato attuale delle cose, l'adulterio è una faccenda seccante; ma per abolirlo è semplice: basta abolire il matrimonio che, del resto, è un vincolo immoralissimo e falso, poiché non potendo pretendersi l'assoluta fedeltà fra i coniugi (cosa contraria alla natura), l'adulterio, accompagnato dalle sue non piacevoli conseguenze, ne deriva a fil di logica.

ADULTO. Quando si vede scritto "spettacolo per adulti" è sottinteso che si tratta di oscenità — e adulto viene così ad essere sinonimo di porco. Tutti i cittadini diventano legalmente adulti alla fine del ventunesimo anno — tutti eccettuati due: il Poeta e il Santo, che rimangono tutta la vita simili a quei fanciulli che Gesù cercava e per i quali è fatto il Regno dei Cieli. Ma da quando i Poeti hanno dato il posto ai verseggiatori e i Santi ai bigotti, l'intera umanità è irremissibilmente adulta — e si vede! 

AFORISMA. Una verità detta in poche parole − epperò in modo da stupire più di una menzogna. Tra gli aforismi laici — quelli cristiani si chiamano logia e massime — il più profondo ch'io conosca è quello di Lord Palmerston: «La vita sarebbe sopportabile se non ci fossero i piaceri».

AFRODISIACI. La vecchia cantaride è vinta: ormai la letteratura basta a titillare le prurigini dei liceisti viziosi e la lubricità dei satiri in disarmo. Metà dei romanzi moderni hanno per fine prossimo e remoto l'erezione; ergo gli autori dei suddetti romanzi sono dei diabolici prostituti i quali, dopo aver attizzata la lussuria, si rifiutano, come sarebbe giusto, di farla sfogare sul loro corpo.

ALTRUISMO. Nei vocabolari correnti, ma non stampati, l'altruismo è il bene che gli altri devono fare a noi. Quelli che predicano l'altruismo — che non ha nulla a che fare coll'amore cristiano — vogliono semplicemente diffondere nei loro simili la tendenza a dare perché loro stessi, i predicatori, possano ricevere sempre di più.

AMANTE. «La valvola di sicurezza del matrimonio. Se non esistesse, come si potrebbe vivere nella chiusa ed asfissiante caldaia della perpetua fedeltà?».

AMEN. È l'unica parola della liturgia cattolica che non dispiaccia troppo ai non cattolici — prima di tutto perchè è la sola di cui sanno il significato, eppoi perchè essendo spesso l'ultima, è quella che permette di alzarsi e andar via. 

ANO. Nell'anatomia esoterica dei borghesi l'ano è, dopo la bocca, la parte più importante del loro amatissimo corpo. I due orifizi corrispondenti sono l'uniche porte per le quali il borghese comunica col mondo esterno. Se l'ano non espelle il superfluo, la bocca non può esser nuovamente riempita e per conseguenza non può esser compiuta l'essenziale missione dell'uomo su questa terra.

ANONIMO. Il «vile anonimo» è quello che scaglia il sasso e nasconde la mano. Noi siamo tutti un po' anonimi, non foss'altro perché nascondiamo il vero nome nostro e lo strozzino si fa chiamar banchiere, il letterato si fa chiamar poeta e il demagogo si fa chiamare padre della patria.

ARCHIMEDE. «Datemi un punto d'appoggio, diceva il patriarca degli Scienziati, e vi solleverò il mondo». Il punto d'appoggio s'è finalmente trovato: è il Danaro.

BASISTA. Personaggio molto considerato dai signori «camorristi». E colui che getta le basi d'un «bel colpo». Potrebbe dunque fare scuola a molta gente onesta che unicamente non delinque per mancanza di pratica.

BENEFICENZA. Surrogato diabolico della Carità.

BETTOLA. La chiesa attuale della povera gente, alla quale è stato detto dai signori che Dio non c'è. 

BOLGE. Luoghi ameni della Divina Commedia da darsi in premio, nell'altro mondo, a tutti i commentatori di Dante. 

BOMBA. Il confetto dei conquistatori — e il punto fermo delle discussioni politiche. 

BRILLANTE. È portato in dito o viene appeso agli orecchi, o altrove, da tutti quei miserabili ricchi (uomini e donne) che non hanno nulla in se stessi da far brillare.

BROGLIO. Manovra caldamente raccomandabile, purché eseguita con accortezza, ai signori «candidati», tanto per mantener pura ed illibata l'etimologia dal loro nobile appellativo. 

BUGIA. La bugia, dicono le donne, certe volte è necessaria. Nessun dubbio; infatti tutta la forza della donna, creatura intellettualmente meschina, consiste nella bene intesa bugia; la quale è una forza-femmnia, anche se usata dagli uomini.

Il sacco dell'orco
1933 - Selezione Aforismario

Anche la giovinezza è una malattia, ma chi non ha sofferto questo male sacro non ha vissuto.

Ci son di quelli che non dicon nulla ma lo dicon bene − ce n'è altri che dicon molto ma lo dicon male. I peggio son quelli che non dicon nulla e lo dicon male.

Gli amici non sono altro che nemici coi quali abbiamo concluso un armistizio non sempre onestamente osservato. 

I teatri di marionette e i camposanti sono gli unici luoghi dove l'uomo possa prendere acuta coscienza di sé. Nei primi vede cos'è prima della morte − nei secondi quel che sarà dopo la vita.

Il vecchio è indicibilmente solo, come il nascituro.

Il violinista arriva realmente alla suprema grandezza quando non è più lui che suona il violino ma quando l'arco strappa dall'anima sua, e non dalle corde, le note più imploranti e desolate.

La poesia è una cosa talmente magica che quelli stessi che la fanno sono gli ultimi a capirci qualche cosa.

L'uomo ha inventato migliaia di cose, anche inutili. E ancora non ha saputo inventar la donna.

Non è senza significato il fatto che due grossi redditi dello stato sian dati dal tabacco e dal lotto, cioè dal fumo e dalla speranza: ambedue narcotici dello spirito di natura voluttuosa e quasi immateriale.

Non sempre la lunghezza è prova dell'importanza d'un pensiero e quello che si può dire in tre righe non si deve gonfiare e annacquare in tre pagine: A volte dice più una battuta di poche parole − se messe bene − che il capitolone del librone dell'autorone.

Non si può pretender troppo dagli uomini. la riconoscenza dei beneficati non può arrivar fino al punto di perdonare ai benefattori.

Pensare che per ognuno di costoro − milioni!  − ci vorrà una cassa di legno! È giusto dover diboscare tante abetaie per sotterrarle riempite di marcia e di stinchi?

Quando capita una grande amnistia v'è chi si pente di non aver commesso a suo tempo un delittuccio che non sarebbe costato nulla.

Se gli scrittori non leggessero e i lettori non scrivessero, gli affari della letteratura andrebbero straordinariamente meglio.

Temo in nemico solo, che si chiama: me stesso.

Tempo ucciso e uccisore. Molti miei vicini passano la vita ad ammazzare il tempo. Ma il tempo, più forte di loro, risuscita ogni mattina e, per vendicarsi, finisce coll'ammazzarli in modo assoluto e definitivo, non serbando di loro nessuna memoria.

Libro di Giovanni Papini consigliato
Il sacco dell'orco 
Curatore: Gavino Manca
Editore: Libri Scheiwiller, Milano, 2000 

Fuori d'Italia libri come questi hanno molta fortuna: basterebbe citare i Tischreden di Lutero, i Table Talks di Coleridge, le Notes sur la Vie di Alphonse Daudet, le Fusées di Baudelaire, il Notes-Book di Samuel Butler e tanti altri. Da noi non c'è ancora l'abitudine di miscellanee siffatte e per conseguenza neanche il gusto. Noi chiediamo a ogni architetto il Colosseo e ad ogni pittore la Cappella Sistina. Ma anche una collezione di schegge lucenti o di piccoli disegni può avere la sua grazia e il suo pregio. Non dico, intendiamoci, che questo mio libretto possa esser considerato aureo od argenteo – mi basta che non sia plumbeo – e tanto meno che aggiunga qualcosa al nome che, bene o male, mi son fatto con altre opere mie. Credo, però, che i lettori intelligenti troveranno qui alcuni pretesti di riflessioni personali, alcuni spunti di varia cultura non superflui neppure per i più colti e qualche notazione morale od umoresca che può giovare alla conoscenza dell'uomo.