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Aforismi, frasi e citazioni di Immanuel Kant

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Immanuel Kant (Königsberg 1724-1804), filosofo tedesco, principale esponente dell'illuminismo tedesco e precursore della filosofia idealistica. Kant ha dedicato la sua intera vita alla filosofia, al punto che Otfried Höffe ha potuto affermare che "Kant non ha altra biografia che la storia del proprio filosofare". Le seguenti riflessioni di Immanuel Kant sono tratte dalle sue opere più importanti, tra cui: Critica della ragion pura (Kritik der reinen Vernunft, 1781/87), Che cos'è l'Illuminismo? (Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung?, 1784), Critica della ragion pratica (Kritik der praktischen Vernunft, 1788), Critica del giudizio (Kritik der Urteilskraft, 1790), Per la pace perpetua (Zum ewigen Frieden, 1795).
Morale e Cielo Stellato
Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente...
il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me. (Immanuel Kant)

Generale storia della natura e teoria del cielo
Allgemeine Naturgeschichte und Theorie des Himmels, 1755

La vista del cielo stellato in una notte serena dona una specie di godimento che soltanto anime nobili provano. Nell'universale silenzio della natura e nella pace dei sensi il segreto potere conoscitivo dello spirito immortale parla una lingua ineffabile e trasmette concetti inarticolati che si sentono ma che non si possono descrivere.

Saggio sulle malattie della mente
Versuch über die Krankheiten des Kopfes, 1764

Il pazzo è un sognatore da sveglio.

Critica della ragion pura
Kritik der reinen Vernunft, 1781-1787 - Selezione Aforismario

La ragione è la facoltà che ci fornisce i princìpi a priori della conoscenza . Ragion pura è perciò quella che contiene i princìpi per conoscere qualche cosa assolutamente a priori.

È un consueto destino della ragione umana nella speculazione allestire più presto che sia possibile il suo edifizio, e solo alla fine cercare se gli sia stato gettato un buon fondamento. 

La critica della ragione conduce alla fine necessariamente alla scienza; l'uso dogmatico, invece, di essa senza critica, ad affermazioni prive di fondamento.

Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti in quanto questa deve esser possibile a priori.

L'intuizione senza concetti è cieca; il concetto senza intuizione è vuoto.

Non consideriamo mai obbligatorie le nostre azioni perché sono ordinate da Dio; al contrario, ci sembrano ordinate da Dio perché ci sono imposte da una nostra legge interiore.

Proprio in ciò consiste l'esperimento d'una controprova della verità del risultato di questo primo apprezzamento della nostra conoscenza a priori della ragione: che essa giunge solo fino ai fenomeni, mentre lascia che la cosa in sé sia bensì per se stessa reale, ma sconosciuta a noi.

Lo spazio non è altro se non la forma di tutti i fenomeni dei sensi esterni, cioè la condizione soggettiva, l'unica per la quale ci è possibile un'intuizione esterna, della sensibilità.

Il tempo è una rappresentazione necessaria, che sta a base di tutte le intuizioni. Non si può, rispetto ai fenomeni in generale, sopprimere il tempo, quantunque sia del tutto possibile toglier via dal tempo tutti i fenomeni. Il tempo dunque è dato a priori. Sol tanto in esso è possibile qualsiasi realtà dei fenomeni. Questi possono sparir tutti, ma il tempo stesso (come condizione universale della loro possibilità) non può esser soppresso.

La maggior parte delle cause efficienti nella natura coesiste agli effetti, e la successione di questi ultimi nel tempo è causata solo dal fatto che la causa non può render tutto il suo effetto in un istante. Ma nell'istante, in cui questo incomincia, è sempre simultaneo alla causalità della sua causa, poiché, se questa fosse cessata un solo istante prima, esso non sarebbe punto sorto.

Idea di una storia universale
Idee zu einer allgemeinen Geschichte in weltbürgerlicher Absicht, 1784

Da un legno così storto com'è quello di cui è fatto l'uomo non si può ricavare nulla di perfettamente dritto.
Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza.
È questo il motto dell'Illuminismo. (Immanuel Kant)
Che cos'è l'Illuminismo?
Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung?, 1784

L'illuminismo è l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro. 
[Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Muthes liegt, sich seiner ohne Leitung eines anderen zu bedienen]. 

Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza. È questo il motto dell'Illuminismo.
[Sapere aude! Habe Muth, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! ist also der Wahlspruch der Aufklärung].

La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall'eterodirezione, tuttavia rimangono volentieri minorenni per l'intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. 

Solo pochi sono riusciti, con l'educazione del proprio spirito, a districarsi dalla minorità e tuttavia a camminare con passo sicuro.

Critica della ragion pratica
Kritik der praktischen Vernunft, 1788 - Selezione Aforismario

Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.
[Zwei Dinge erfüllen das Gemüt mit immer neuer und zunehmender Bewunderung und Ehrfurcht, je öfter und anhaltender sich das Nachdenken damit beschäftigt: Der bestirnte Himmel über mir, und das moralische Gesetz in mir].

L'etica non è esattamente la dottrina che ci insegna come essere felici, ma quella che ci insegna come possiamo fare per renderci degni della felicità. 

Agisci in modo da considerare l'umanità, sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche come scopo, e mai come semplice mezzo.

Opera in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale. 

Virtù e felicità costituiscono insieme in una persona il possesso del sommo bene, per questo anche la felicità, distribuita esattamente in proporzione della moralità (come valore della persona e suo merito di essere felice), costituisce il sommo bene di un mondo possibile.

Il rispetto per la legge morale è l'unico e, al tempo stesso, indubitabile movente morale.

La regola pratica è sempre un prodotto della ragione, perché prescrive un'operazione come mezzo per raggiungere l'effetto che ci si propone. Ma, per un essere in cui la ragione non rappresenti, da sola, ogni fondamento di determinazione della volontà, codesta regola è un "imperativo", cioè una regola contenente un dovere, che esprime la necessitazione oggettiva dell'azione, e indica che, se la ragione determinasse completamente la volontà, l'azione avverrebbe immancabilmente secondo tale regola.

Dovere e responsabilità sono le sole qualificazioni che dobbiamo dare al nostro rapporto con la legge morale.

Se si domanda che cosa sia propriamente la pura moralità su cui, come pietra di paragone, si deve provare il contenuto etico di ogni azione, devo confessare che solo grazie ai filosofi la decisione di tale problema può divenire dubbia: infatti, nella comune ragione umana essa è sempre stata chiara, non attraverso l'applicazione di formule generali, bensì in virtù dell'uso comune, alla stessa stregua della differenza tra la destra e la sinistra.

Nulla glorifica Dio tanto quanto ciò che vi è di più apprezzabile nel mondo: il rispetto per il suo comando, l'osservanza del santo dovere che la sua legge ci impone, quando le sue sovrane disposizioni si aggiungono a coronare codesto bellissimo ordine con un'adeguata felicità.

È moralmente necessario ammettere l'esistenza di Dio.

Indubitabilmente, per instradare un animo, o ancora rozzo, o inselvatichito nella carreggiata del bene, occorre una certa preparazione: occorre attirarlo con la prospettiva del suo vantaggio, o spaventarlo con quella del suo danno. Ma, non appena questo attrezzo, o queste dande, abbiano fatto un certo effetto, davanti all'anima deve portarsi il puro movente morale nella sua assolutezza.

In ogni punizione come tale dev'esserci anzitutto giustizia.

La scienza (criticamente cercata, e metodicamente introdotta) è la stretta porta che conduce alla dottrina della saggezza, se con questa s'intende, non solo ciò che si deve fare, ma ciò che deve servire da guida ai "maestri" per spianare alla saggezza un cammino aperto e facilmente riconoscibile, che ciascuno debba percorrere, assicurando chi li segua dai passi falsi.

La coerenza è l'obbligo principale di un filosofo, tuttavia è quello a cui ci si attiene più di rado.

La religione nei limiti della semplice ragione 
Die Religion innerhalb der Grenzen der bloßen Vernunft, 1793  

È sostanzialmente inutile ricercare tra le varie tradizioni religiose quale sia la religione vera: quel che importa è agire bene. Compiere il Bene, la Virtù, per amore del Bene stesso relativizza non tanto la verità bensì l'esistenza delle singole comunità religiose, le quali si presentano ormai più come un ostacolo che come una via al conseguimento dell'unica religione morale, la sola davvero uguale per tutti. 
Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene
con mezzi leciti e onesti. Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi;
ma non contare le voci, soppesale. (Immanuel Kant)
Critica del giudizio
Kritik der Urteilskraft, 1790 - Selezione Aforismario

In tutti i giudizi coi quali dichiariamo bella una cosa, noi non permettiamo a nessuno di essere di altro parere, senza fondare tuttavia il nostro giudizio sopra concetti, ma soltanto sul nostro sentimento, di cui così facciamo un principio, non però in quanto sentimento individuale, ma in quanto sentimento comune. 

Il bello è il simbolo del bene morale. 

Il giudizio di gusto consiste proprio nel chiamar bella una cosa soltanto per la sua proprietà di accordarsi col nostro modo di percepirla.

Il bello si accorda col sublime in questo, che entrambi piacciono per se stessi. Inoltre, entrambi non presuppongono un giudizio dei sensi né un giudizio determinante dell'intelletto ma un giudizio di riflessione.

La parola genio deriva da genius che significa lo spirito proprio di un uomo, quello che gli è stato dato con la nascita, lo protegge, lo dirige e dal cui suggerimento provengono le idee generali.

Vi è un'infinità di cose della bella natura, per le quali esigiamo l'accordo dei nostro giudizio con quello di ciascun altro, e, senza molto ingannarci, possiamo anche aspettarlo; ma dal nostro giudizio sul sublime della natura non ci possiamo ripromettere così facilmente il consenso altrui. Pare difatti che, per pronunziare un giudizio su questa eccellenza degli oggetti naturali, sia necessaria una cultura molto maggiore, non soltanto del Giudizio estetico, ma anche delle facoltà conoscitive che vi stanno a fondamento. 

Sublime è ciò di cui la sola possibilità di esser pensato dimostra la presenza di una facoltà dell'animo nostro che trascende ogni misura sensibile. Il sentimento del sublime nella Natura è dunque rispetto per la nostra propria destinazione, che ci rende per così dire intuibile la superiorità della determinazione razionale delle nostre facoltà conoscitive anche sul massimo potere della sensibilità. La sublimità dunque non sta in nessuna cosa della Natura, ma solo nell'animo nostro, in quanto noi possiamo riconoscerci superiori alla Natura.

Ciò che noi, preparati dalla cultura, chiamiamo sublime, senza lo sviluppo delle idee morali è per l'uomo rozzo semplicemente terribile.

Il piacere del sublime è diverso da quello del bello; questo infatti produce direttamente un sentimento di esaltazione della vita; quello invece è un piacere che ha solo un'origine indiretta, giacché esso sorge dal sentimento di un momentaneo arresto delle energie vitali, seguito da una più intensa loro esaltazione.

Sopra il detto comune: "Questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica" 
Ueber den Gemeinspruch: das mag in der Theorie richtug sein, taugt aber nicht für die Praxis, 1793 

Forse nessun essere umano ha mai potuto fare il proprio dovere, riconosciuto e da lui anche riverito, in modo interamente non egoistico (senza la mescolanza di altri moventi); forse nessuno, anche con la più grande aspirazione, arriverà così lontano.

Nessuno mi può costringere a essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo, in guisa che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro secondo una possibile legge universale (cioè non leda questo diritto degli altri).

Per la pace perpetua
Zum ewigen Frieden. Ein philosophischer Entwurf, 1795 - Selezione Aforismario

Data la malvagità della natura umana, che si fa vedere apertamente nel libero rapporto dei popoli (mentre è molto velata, per la coercizione del governo, nella condizione civile-legale), c'è pur da stupirsi che non si sia ancora riusciti a esiliare interamente la parola diritto, in quanto pedante, dalla politica di guerra.

Lo stato di pace tra gli uomini, che vivono gli uni a fianco degli altri, non è uno stato naturale, il quale è piuttosto uno stato di guerra. 

La violazione del diritto avvenuta in un punto della terra è avvertita in tutti i punti.

Non c'è da attendersi che i re filosofeggino o che i filosofi diventino re, e neppure è da desiderarlo, perché il possesso della forza corrompe il libero giudizio della ragione. Ma che un re o un popolo sovrano non lascino ridurre al silenzio la classe dei filosofi, ma la lascino pubblicamente parlare, è indispensabile agli uni e agli altri per avere luce sui loro affari. 

Lezioni di etica
Vorlesung Kants über Ethik, 1775-81 (postumo 1924)

Possiamo giudicare il cuore di un uomo già dal modo in cui tratta gli animali.
[Wir können das Herz eines Menschen danach beurteilen, wie er Tiere behandelt].

I nostri doveri verso gli animali sono indirettamente doveri verso l'umanità.

Quella socievolezza e umanità, che occorre rispettare nella pratica dei doveri verso il genere umano, per non distruggerla, l'uomo deve mostrare bontà di cuore già verso gli animali, perché chi usa essere crudele verso di essi è altrettanto insensibile verso gli uomini.

Un padrone che scacci via il suo asino o il suo cane, perché ormai inservibili, rivela un animo meschino.

Pedagogia
1803 (postumo)

Nemica d’ogni educazione è la distrazione. La memoria suppone l’attenzione.

Le distrazioni non devono esser mai tollerate, almeno nella scuola, perché finiscono per degenerare in una certa tendenza, in un certo abito. Anche le più belle doti dell’ingegno si perdono in un uomo soggetto alla distrazione.

Fonte sconosciuta
Selezione Aforismario

La noia è una sorta di anelito verso un piacere ideale.

Non c'è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione.

Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti. Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, soppesale.

Note
Vedi anche aforismi, frasi e citazioni di: Georg Wilhelm Friedrich Hegel - Ludwig Feuerbach - Karl Marx