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Frasi e citazioni di Luigi Meneghello

Selezione di frasi e citazioni di Luigi Meneghello (Malo 1922 - Thiene 2007), scrittore italiano. Tra le opere più significative di Luigi Meneghello ricordiamo: Libera nos a Malo (1963), I piccoli maestri (1964), Pomo Pero (1974) e Fiori italiani (1976).

Foto di Luigi Meneghello
Non si può vivere e pensare. Ciascuna delle due cose, rispetto all'altra,
è una perdita di tempo. (Luigi Meneghello)

Libera nos a Malo
© Feltrinelli, 1963

Ci sono due strati nella personalità di un uomo: sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto. 

La parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito dato che ci hanno insegnato a ragionare in un'altra lingua. Questo vale soprattutto per i nomi delle cose. 

Nei rapporti tra famiglie era quasi onnipotente nel determinare il costume ciò che si chiamava l'interasse, naturalmente in funzione della solidarietà familiare. né le leggi dello stato né i precetti morali della religione avevano — nel modificare questo codice di condotta — la forza che aveva invece il senso del decoro ("no sta ben"), di ciò che riscuote la sanzione della comunità, e che può differire profondamente non solo da quello che prescrive la legge, ma anche da quello che ingiunge la religione. 

Il principio generale riconosciuto da tutti era che bisogna lavorare per la famiglia con tutte le proprie forze, sopportare qualunque fatica e sacrificio.

La cura dei bachi da seta era uno di quei lavori supplementari che s'affidavano principalmente alle donne, perché non restassero in ozio: avevano solo da partorire fino a una dozzina di figli, da allevarne mezza dozzina, da cucinare per tutti, lavare, stirare, spazzare, rifare i letti, vuotare i vasi, lavare i piatti, cucire, rattoppare, rammendare, badare alle galline, curare i malati, pregare per il marito, andare in chiesa e baruffare un po' con le vicine. Come riuscissero ad andare anche in filanda non ho mai capito.

«Oh, but this is wonderful». Questi apprezzamenti sono gentili, e anche giusti credo; ma per noi il paese non era né bello né brutto, era il nostro paese, e così anche il sito. Ci piaceva, ma non ci veniva in mente di dire che fosse bello.

Negli anni dell'adolescenza e della gioventù la Compagnia è l'istituzione più importante di tutte, l'unica che sembra dar senso alla vita. Stare insieme con gli amici è il più grande piacere, davanti al quale tutto il resto impallidisce.

Il tempo che si trascorreva lontano dagli amici pareva sempre tempo perduto.

Per i ragazzi di un paese la Compagnia è l'istituto-madre. E un'associazione libera, un club senza sede e senza regolamento, mai suoi legami sembrano in quegli anni più forti di ogni altra associazione naturale o tradizionale.

La Compagnia non ha fini pratici, è un modo di essere: ma naturalmente i soci tendono anche a fare insieme molte cose specifiche, lo sport, gli svaghi, e soprattutto la pursuit del sesso. In pratica quest'ultima diventa a un certo punto l'attività più importante della Compagnia, e la sua principale funzione.

Tra quelli che in paese restano tagliati fuori da una Compagnia, i brutti, gli introversi, gli scarsi, i più si accorgono poi nella prima maturità di non possedere un altro sistema di valori da opporre a quello delle Compagnie, e se non vogliono arrendersi, restando forse per sempre povera gente (scapoli imbelli, comici mariti), devono tentare alla disperata una marcia di avvicinamento.

I piccoli maestri 
© Feltrinelli, 1964

Sì, è stata tutta una serie di sbagli, la nostra guerra; non siamo stati all'altezza. Siamo un po’ venuti a mancare a quel disgraziato del popolo italiano.

Non eravamo mica buoni, a fare la guerra.

Sentivo anche le prime avvisaglie di un’ombra oscura di sollievo. Ora è finita, mi dicevo. In fondo non è colpa nostra se siamo ancora vivi.

Le carte
Volume I - Anni Sessanta, 1999 - Selezione Aforismario

Adamo è un nome un po' comico, Eva mena all'orgasmo.

C'è l'ordine delle idee e l'ordine delle fottute parole.

Disprezzo per la retorica della creatività, le lodi al creative work che produce le insipide favole di stagione. Ma la creatività esiste. Si crea, e come, intorno a noi. È tutto un generare continuo di forme nuove, perfino nelle cose più umili, nello sfaccendare in casa, nello sbattere di tacchi operosi, nei gridi dei giochi, nei ritmi dei motori a scoppio - e nel cogliere queste cose, e dirle.

È straordinario il loro amore coniugale! Unico neo, che non sono coniugati.

Gli storici: che cosa ci vuole per fare uno storico? È una pretesa così radicale quella di sapere come sono andate veramente le cose...

Il sistema è orrendo, ma i suoi nemici sono così coglioni!

In quel periodo scrivevo frasi così intelligenti che dopo qualche tempo, rileggendo, non le capivo più.

La più bella di tutte le lingue non è dunque il greco, è la matematica.

La realtà delle cose del mondo è, pare, quella che percepiamo con i sensi, una serie di avventure individuali. 

L'uomo, nella sua versione maschile, si può considerare una struttura per sostenere i testicoli.

Nella vita ordinaria da noi si diceva solo "mangiare a mezzogiorno", ma poi costoro si sono messi a dire "vieni a colazione..." "restate a colazione...". Pareva un' assurdità ("Cossa ghe ze' a colassion?" "Minestra de verze"). Eppure questa parola ha conquistato l'Italia: un giorno sembrerà perfino naturale, e nessuno si chiederà più a quale idiozia dei padri la dobbiamo.

"Non ho mai capito la politica, né in pratica né in teoria. Lo scrivo con riluttanza e non ho mai avuto il coraggio di confessarlo apertamente a nessuno: anzi ho dovuto spesso fingere di intendermene p.e. della dottrina che la politica è "autonoma", o di sapere in che cosa consisteva la grandezza del conte di Cavour". Carlo mi guarda compiaciuto e conclude: "Ora che l'ho detto mi sento meglio, e posso aggiungere che l'unica cosa che mi pare di sapere intorno alla politica è che so che c'è ma vorrei che andasse via".

Non si può vivere e pensare. Ciascuna delle due cose, rispetto all'altra, è una perdita di tempo.

"Oggi digerire è facile" annuncia una figura a tutta pagina nel giornale. Un uomo digrigna i denti bianchi e si appoggia una mano sul petto per contenere la gioia e quasi toccar con mano che è veramente facile digerire. L'uomo è probabilmente cristiano e se lo interroghi dice di credere in Dio. Digerisce a Sua immagine e somiglianza.

Se riuscissi a sapere che cos'è una biscroma!

Tenere fermo qualcosa. I giorni e le notti scorrono in gore profonde, ricolme di roba diversa, ricche come prodigiose casse di giocattoli vecchi in soffitta.

"Tocca agli storici della politica, e anche a quelli della letteratura, mettere in chiaro..." non importa che cosa. Tocca invece a noi fare un aforisma. Tutti mettono in chiaro, ma quando hanno finito è ancora buio.

Tornando dopo una lunga assenza si vedono le stesse cose sotto una luce che cambia. Appaiono più crude le brutte immagini...

Note
Leggi anche le citazioni degli scrittori italiani: Alberto ArbasinoFrancesco BurdinGiuseppe Pontiggia

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