Frasi e aforismi di Giuseppe Pontiggia

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Giuseppe Pontiggia (Como 1934 - Milano 2003), scrittore, critico letterario e aforista italiano. Appena diplomato, Pontiggia, per necessità familiari, comincia a lavorare in banca, e al contempo coltiva la propria passione per la letteratura collaborando con la rivista d'avanguardia Il Verri diretta da Luciano Anceschi. Nel 1959 si laurea alla Facoltà di Lettere dell'Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi sulla tecnica narrativa di Italo Svevo.

Nello stesso anno pubblica il suo primo romanzo autobiografico: La morte in banca, nato dalla profonda insoddisfazione per la sua esperienza lavorativa. Nel 1961, incoraggiato da Elio Vittorini, Pontiggia lascia l'impiego in banca e si dedica all'insegnamento serale, che gli consente di avere più tempo per scrivere e studiare. Comincia così la stesura di saggi, racconti e romanzi, tra i quali: L'arte della fuga (1968), Il Giocatore invisibile (1978),  Il raggio d'ombra (1983). Il grande successo di pubblico e di critica arriva nel 1989 con la pubblicazione di La grande sera, una realistica rappresentazione della società italiana degli anni Ottanta, con il quale vince il Premio Strega. Nel 1993 pubblica Vite di uomini non illustri, con il quale vince il Super Flaiano (1994).

Nel 1997 gli viene assegnato il Premio Chiara alla carriera. Nel 2000 pubblica un altro romanzo di successo: Nati due volte, per il quale gli vengono assegnati, nel 2001, il Premio Campiello, il Premio Società dei Lettori e Pen Club. Il romanzo, da cui Gianni Amelio ha tratto il film Le chiavi di casa (2004), tocca un tema molto sentito da Pontiggia, cioè quello della disabilità, avendo egli stesso un figlio con questo problema. A questo proposito, in un'intervista a ItaliaLibri del 2000, Giuseppe Pontiggia ha osservato: 
"Il problema dell'handicap lo vivo in maniera diretta da trentun anni, da quando è nato mio figlio, ma avevo sempre escluso di farne un racconto autobiografico perché non ho interesse per la mia autobiografia, perché penso che l'autobiografia, almeno nel mio caso, mi renderebbe schiavo mentre il romanzo mi rende libero".
Non tutti sanno che Giuseppe Pontiggia, tra i suoi tanti interessi letterari, ha avuto anche quello per la scrittura aforistica. Oltre ad aver redatto il saggio introduttivo al libro di Gino Ruozzi Scrittori italiani di aforismi (1994), intitolato L'aforisma come medicina dell'uomo, ha scritto anche due pregevoli libri aforistici: Le sabbie immobili (1991) e Prima persona (2002). Da entrambi i volumi, sono stati tratti diversi aforismi riportati in questa pagina di Aforismario.
Foto di Giuseppe Pontiggia
Gli errori irrimediabili: non sono quelli che fai tu con gli altri,
ma quelli che gli altri fanno con te. Non te li perdonano più. (Giuseppe Pontiggia)

L'arte della fuga
© Adelphi 1968

I parenti possono mentire, per legge.

Il giardino delle Esperidi
© Adelphi 1984 - Selezione Aforismario

Incombe sulla vecchiaia un pericolo più grande che quello di essere, come diceva Mimnermo, «invisi ai fanciulli e disprezzati dalle donne»: la saggezza.

L'essenziale non è quello che si sa, ma quello che si è.

L'intelligenza ha i suoi limiti, ma la stupidità è illimitata.

La banalità riguarda sempre l'occhio di chi guarda e mai le cose che vede.

Sedurre significa incarnare, agli occhi di un altro, la sua attesa. E questo, nella seduzione intenzionale, implica fatalmente un travestimento.

La grande sera
© Mondadori 1989

Che cosa è l'eros? Migliaia di definizioni, quindi nessuna.

Il mentitore è sempre un piccolo tattico, mentre chi evita di mentire segue una strategia.

La sensazione che lo scrivere, come gli scacchi, fosse un gioco di cui si potesse apprendere la teoria, non sufficiente a vincere la partita, ma almeno a cominciarla.

Spesso si dà il meglio quando non ci si crede, solo che non si deve credere neanche a questo, altrimenti non funziona.

Le sabbie immobili
© Il Mulino 1991 - Mondadori 2007 - Selezione Aforismario

Come diceva quella ragazza sgomenta al suo ragazzo: "Perché non sei anticonformista anche tu, come tutti gli altri?".

La malinconia dei comici è una di quelle leggende di cui nessuno dubita, come la collera dei calmi.

Lo scrittore migliora con gli anni. Il paragone più frequente è il vino. Anche se pochi vini migliorano con il tempo. L'ascesa dello scrittore è invece inarrestabile e tocca il suo culmine con la decrepitezza e la morte. Lo scrittore morto è immortale.

Lo snobismo è circondato dal comico. Ma non lo sa.

Qui lo dico e qui lo nego. C'è tutta l'Italia.

Se un libro ti attira "veramente", non badare al prezzo. È il modo più sicuro per fare debiti, ma anche per evitare le recriminazioni di una vita. Il rammarico per un acquisto sbagliato è niente in confronto all'angoscia per un acquisto mancato.

Tra un libro "di" Einstein e un libro "su" Einstein scegli il primo. C'è più da imparare dalla oscurità di un maestro che dalla chiarezza di un discepolo.

AEROMOBILE – Termine usato dagli altoparlanti negli aeroporti italiani, quando l'aereo ritarda. Esprime tecnicità, efficienza, rinnovamento.

ALLUCINANTE – L'aggettivo più comune nell'età degli allucinogeni. In Italia lo si può sostituire con normale. Una lettera impiega otto giorni da un quartiere all'altro? Normale. Una lettera impiega un giorno? Allucinante.

CARISMA. Parola che lo sta perdendo, per averlo distribuito a troppi.

CONSUMATORI. Ha sostituito acquirenti, lettori, spettatori, eccetera. Evoca l'ingestione. I consumatori di musica girano con l'auricolare. Forse il termine ulteriore sarà evacuatori.

CULTURA. Facile da definire. Tutto quello che non pensiamo sia cultura è cultura.

DIALOGO. Ricercato da tutti, purché non sia reciproco.

DICIAMO – Plurale humilitatis, diverso da quel "noi" maiestatis a cui gli studenti contrappongono un "io" insicuro. «Diciamo» è pacioso e bonario, tende a cooptare gli ascoltatori in affermazioni che riguardano solamente chi le pronuncia. Sornionamente democratico, modestamente capzioso, è usato da tutti, atleti, clinici, capiservizio. È il coro delle individualità negli anni Novanta.

EPOCALE. Mutamento epocale. Ce n'è ogni giorno.

GIOVANE RAGAZZA. Per distinguerla da vecchia ragazza.

IN QUALCHE MODO – Emergente, anzi emerso. In alcuni intellettuali avalla l'idea che, «in qualche modo», tutto si possa dire e che si possa dire tutto. Che la prigione è l'unico spazio libero che conosciamo. O che il presente è il ricordo del fututo. In qualche modo.

INCREDIBILE – Usato per attirare l'attenzione su ciò che stiamo dicendo, perciò usato continuamente. Suscita rassegnazione in chi lo ascolta, perché non si tratta mai dell'incredibile, ma solo di ciò che è scarsamente credibile. Ho fatto un incontro incredibile (detto per «interessante»). Ma l'interesse di chi ascolta è già scemato. Ho conosciuto una donna incredibile. L'interesse è zero. Incredibile è, alla lettera, solo chi lo dice.

PRATICAMENTE – Avverbio prediletto per ridurre l'ignoto al noto. Popolare tra gli studenti. Praticamente il misticismo di Caterina da Siena. Praticamente ciò che non sarà mai pratico è pratico.

PROBLEMA – Parola usata per dire che non c'è: non c'è problema. Variante euforica: no problem. Tipica di esistenze assillate da troppi problemi. Ha una funzione liberatoria e per questo ricorre anche quando non è il caso. Mi può portare in via Bixio? Non c'è problema. Poi ci si impiega cinquantacinque minuti. Questo è il problema.

RILEGGERE. Si usa per i classici che si leggono la prima volta.

SIMPATICO – Riservato a oggetti pregiati, un arazzo fiammingo, un archibugio istoriato, una lucerna romana. Vorrebbe esprimere famigliarità con la cultura e il denaro, ma non ci riesce.

SNOB. Questi innamorati (delusi) della massa.

SOLDATI. Operatori di pace.

VINCENTI. Basta guardarli.

ANTIDETTI
  • Chi si accontenta non gode.
  • Il dolce far tutto.
  • L'assente ha sempre ragione.
  • Le parole volano gli scritti anche.
  • L'occasione fa l'uomo onesto.
  • Non lasciare l'incerto per il certo.
  • Nuotare nella povertà.
  • Oggi a me, domani a me.
I contemporanei del futuro
Viaggio nei classici © Mondadori 1998

La contemporaneità non esiste. Non esiste, dopo la Relatività, nella fisica e non esiste, dopo la Storia, nell'arte. Che i classici siano nostri contemporanei è un conforto idealistico e una menzogna pubblicitaria. Questa però non è una conclusione, ma una premessa. L'esperienza dei classici ci dice il contrario. Non sono nostri contemporanei, siamo noi che lo diventiamo di loro. Dimenticarli in nome del futuro sarebbe il fraintendimento più grande. Perché i classici sono la riserva del futuro.

Nati due volte
© Mondadori 2000 - Selezione Aforismario

Abituati a convivere con la minorazione - e a sopportarla -, i disabili non ne hanno l'immagine insopportabile di chi è sano. E la fede non è una fuga, ma una conquista.

Che da giovani la prospettiva dell'handicap sconcerti è un tributo alla crescita. L'eternità dura fino ai
quarant'anni e le ambizioni si lasciano sobriamente ridurre a una parola: tutto.

Che la nevrosi attragga, intensifichi e soddisfi un'altra nevrosi è confermato dalla durata di molti matrimoni.

Disturbi particolari con chi soffre di disturbi. È un tratto che ho messo a punto più tardi, osservando le reazioni che i disabili suscitano in una specie ignorata di disabili, quelli normali.

È l'eccesso a tradire la menzogna, la verità non ama i superlativi.

È vero che certi handicap mentali fanno anche ridere. Ne sanno qualcosa ubriachi e smemorati. Non ho mai capito perché, forse perché il mondo appare finalmente capovolto. E bene comunque non superare il livello di guardia.

In mezzo sta la virtù, dice Orazio, non la verità. Altrimenti sarebbe risolto il problema. La verità, per quanto riguarda gli uomini, è sempre diversa.

La sfida fine a se stessa (ovvero l'imperativo alla moda) di superare i limiti nasce dalla paura di accettarli.

L'area lessicale dell'handicap è ormai in preda alla nevrosi. Molti si chiedono perché cieco sia diventato non vedente e sordo non udente. Forse una spiegazione plausibile è che cieco definisce irreparabilmente una persona, mentre non vedente circoscrive l'assenza di una funzione.

L'handicap diventa nel un congiunto, una esperienza familiare, si incarna in modo visibile negli altri, prima di insediarsi in noi stessi.

L'handicap, mentale o fisico, è più capillare di quanto appaia: e il limite è più vicino alla nostra condizione che il suo superamento.

L'angoscia del futuro, non abbandona mai chi ha un figlio disabile.

La minorazione è sempre una carta ingiuriosa da giocare al momento opportuno.

Le poche frasi geniali le isoliamo, scandiscono le tappe della nostra vita, diventano memorabili. Quelle idiote sono schiacciate da una concorrenza travolgente.

«Parliamoci chiaro.» Ho sempre temuto questa frase, che non è mai un invito alla trasparenza, ma l'apertura delle ostilità.

Procedendo negli anni, c'è chi regredisce a inseguire una gioventù retrospettiva, i più euforici ci provano, i più stupidi ci riescono.

Proporrei più delicatezza con l'handicap, più riguardo. Ci ricambierà.

Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde "razza umana", non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il paesaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza.

Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita.

Riconoscere la diversità non è razzismo. È un dovere che abbiamo tutti. Il razzismo però deduce dalla diversità degli altri uomini la diversità dei diritti. Noi invece pensiamo che i diritti siano gli stessi per tutti gli uomini.

"Sarebbe difficile anche per noi." Ecco una frase che ricorre di continuo in chi assiste i disabili. Noi come termine perenne di confronto, simbolo di una normalità suprema, traguardo irraggiungibile quanto comune.

Se qualcuno usa come epiteto spregiativo "spastico" o "mongoloide", si può essere certi che nessuno della sua famiglia lo è. Le disgrazie, fra i tanti effetti, ne hanno alcuni linguistici immediati, ci rendono sensibili al lessico interessato dal problema.

Se un bambino disabile viene immesso inaspettatamente in un gruppo di bambini, tutti lo guarderanno dapprima con curiosità o stupore o sgomento, secondo l'inesorabilità dei punti di vista. Gli unici che conserveranno una attenzione concentrata, una partecipazione ambigua e un occhio torbido saranno quelli che cercano in lui uno specchio. Alcuni, avvinti quanto sopraffatti dalla paura di riconoscersi, reagiranno addirittura con la fuga o l'aggressività.

Tra quanti sono colpiti dall'handicap la solidarietà non è sempre la dote più ricorrente.

Tutto ha un rapporto indiretto con l'handicap. E, quando diciamo che l'esperienza ci aiuta a capire l'handicap, omettiamo la parte più importante, e cioè che l'handicap ci aiuta a capire noi stessi.

Prima persona
© Mondadori 2002 - Selezione Aforismario

Abbiamo abolito la certezza della pena, non ci resta che abolire la certezza della colpa.

Abituarsi alla diversità dei normali è più difficile che abituarsi alla diversità dei diversi.

Aspettative - Mai tornare in un luogo indimenticabile. Mai sarà come lo ricordiamo. Meglio non dirlo ai ristoratori.

Colpa e senso di colpa - Non sono la stessa cosa. Però oggi la tendenza generale, tra solidale e complice, è di liberarsi del senso di colpa per liberarsi dalla colpa.

Dagli altri bisogna farsi perdonare non solo i nostri beni, ma i nostri mali.

Di solito l'ironia, più che un effetto riuscito, è una intenzione mancata.

Bestie feroci − L'uomo come viene intravisto dall'aragosta, immersa viva nell'acqua bollente, perché sia più buona.

Gli errori irrimediabili − Non sono quelli che fai tu con gli altri, ma quelli che gli altri fanno con te. Non te li perdonano più.

Grandi scrittori − I grandi scrittori sono in continuo aumento. Quelli che scarseggiano sono gli scrittori.

Guarda con fiducia gli altri, sapendo che è il primo modo di suscitarla.

Happy end − Nessuno ci crede. Lo si vuole per cinismo, non per ottimismo.

I fanatici non sono gli unici convinti di possedere la verità (quasi tutti ne sono convinti), sono solo i più terrorizzati di perderla.

La vista della vecchiaia − Si comincia a invecchiare quando tutto diventa déja vu, anche quello che non si è mai visto.

Letterati - Scrivono l'elogio del pennino quando compare la macchina da scrivere e l'elogio della vecchia Olivetti quando compare il Macintosh.

Lo so, ognuno ha – e si sceglie – il proprio passato. La cosa più difficile è scegliersi il proprio presente.

Maestri di vita − Dispiace nei cosiddetti maestri non che cambino le idee, ma che le idee non li cambino.

Magistra vitae - La Storia è stata definita maestra della vita e se ne vedono gli effetti.

Oggi ci sono autori che vengono definiti "di nicchia". Forse in futuro ci sarà soltanto una nicchia e ospiterà i lettori superstiti. Ma saranno i migliori.

Quello che mi colpisce, nelle persone che si professano razionali, è la radice visionaria delle loro convinzioni.

Telefono e irreperibilità - Nell'apoteosi del telefono, ovvero della reperibilità perenne in tempo reale, l'irreperibilità diventa il bene più prezioso.

Tutti abbiamo qualche malattia, latente o manifesta, grave o lieve. Quelli che dicono di essere perfetti hanno la malattia più preoccupante di tutte: sono malati di mente.

Tuttologi − Quello che sorprende non è che si occupino di tutto, ma che ne abbiano il tempo. Se passano il tempo a rispondere alle domande, dove trovano il tempo per porsele?

Libro di Giuseppe Pontiggia consigliato
Libro di Giuseppe Pontiggia
Le sabbie immobili
Editore Mondadori, 1991

Pubblicato nel 1991, Le sabbie immobili vinse nel 1992 il premio Satira politica, Sezione Letteratura, di Forte dei Marmi. Si tratta infatti di una raccolta di detti, aforismi, definizioni, brevissimi apologhi che sotto l'aria ironica e un po' sorniona dipingono un ritratto feroce e graffiante della società italiana di fine Novecento, con i suoi tic, le sue manie, le sue ipocrisie e lo scintillio di tutto ciò che, pur luccicando, non è certo oro. Questi scritti corrosivi, nel loro libero ed efficace sperimentalismo formale, ci restituiscono sia l'immagine di uno scrittore capace di coniugare impegno letterario e rinnovata passione civile, sia la fotografia di un paese ancora impantanato nelle «sabbie immobili».

Note
Leggi anche le citazioni degli autori italiani: Alberto Asor Rosa -Paolo MilanoMario Andrea Rigoni 

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