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Frasi e citazioni teologiche di Vito Mancuso

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Vito Mancuso (Carate Brianza 1962), teologo italiano. Vito Mancuso è un teologo laico. Ha insegnato presso l'Università degli Studi di Padova e l'Università San Raffaele di Milano. Le seguenti riflessioni di Vito Mancuso sono tratte da alcuni dei suoi saggi più noti: Disputa su Dio e dintorni (2009 - con Corrado Augias), La vita autentica (2009), Io e Dio (2011), Il principio passione (2013), Io Amo (2014).
L'amore non è qualcosa che si ha o che si fa, è qualcosa che si è.
È una forma dell'anima. (Vito Mancuso)
Per amore
Rifondazione della fede © Mondadori 2005

I cristiani oggi si trovano di fronte a un'alternativa che appare inconciliabile: o essere fedeli alla verità integrale della loro fede, oppure essere solidali compagni di viaggio di tutti gli uomini a qualunque fede appartengano.

Disputa su Dio e dintorni
© Mondadori 2009 (con Corrado Augias)

Essere liberi e indipendenti, ma anche responsabili e in comunione. Io penso sia questo il senso esistenziale, fisico e insieme metafisico, della religione. La religione in quanto religio, legame, legame di me (filo o nota o lettera che sia) con altri elementi diversi eppure simili a me (fili o note o lettere che siano).

Il senso della vita è amare.

Si può passare la vita a predicare, ad amministrare sacramenti, a guidare una diocesi o l'intera cattolicità quale successore di Pietro nel nome di Cristo, e non avere nulla a che fare con lui.

Solo in apparenza, abbracciare l'ateismo significa negare un Dio che se ne starebbe lassù; si può benissimo negare un Dio così, senza essere in alcun modo atei, come non lo era Spinoza, e come non lo sono le religioni orientali, o la filosofia e la teologia degli stoici. Abbracciare l'ateismo per davvero significa un'altra cosa. Significa negare che vi sia un fondamento razionale ed eterno dell'essere e della nostra vita in esso, qualunque nome poi gli si dia.

La vita autentica
© Raffaello Cortina 2009

Che l'essenza del mio essere uomo (la libertà) si compia nella relazione ordinata (il bene e la giustizia) è il punto archimedeo della mia vita. Facendo leva su questo punto d'appoggio sollevo me stesso, posso prendere in mano la mia vita, so cosa sono, attivo la mia natura profonda, ottengo il fondamento tutto mio, individuo la roccia su cui costruire la mia casa.

I migliori leader non sono coloro che impongono se stessi a dispetto degli altri e contro gli altri, ma coloro che sanno creare sistema, squadra, organizzazione, cioè concerti di relazioni ordinate. E ciò vale per qualunque forma di leadership, dalla politica all'economia allo sport.

La vita, in quanto vita umana, si dice come libertà, perché ciò che contraddistingue l'uomo rispetto a tutti gli altri viventi vegetali e animali è la possibilità di essere indipendente rispetto alle necessità biologiche e psicologiche. Ed è qui, sulla libertà, che si gioca la partita della vita autentica.

Un vero uomo è tale per il modo in cui interpreta l'essenza specifica della natura umana, cioè la libertà. Un vero uomo è l'uomo libero da ogni servilismo esteriore, che non si inchina a baciare la mano di nessuno, né desidera che qualcuno si inchini a bacia-re la sua, atteggiamenti che contrassegnano l'esistenza all'insegna del potere e non della libertà. Ed è libero da ogni servilismo interiore, ripulisce la mente da parole e concetti uditi da altri, se non ne è intimamente convinto. Egli non obbedisce, pensa.
Per ogni uomo che viene sulla terra la partita della
vita è sempre tra Io e Dio. (Vito Mancuso)
Io e Dio
Una guida dei perplessi © Garzanti 2011 - Selezione Aforismario

C'è chi sceglie Dio per disprezzo o più spesso per paura del mondo, e c'è chi sceglie il mondo per disprezzo o più spesso per noia di Dio; alcuni, invece, non scelgono né l'uno né l'altro, perché forse ormai privi di quell'esigenza radicale dell'anima che qualcuno chiamava «fame e sete di giustizia».

Chi crede in Dio è abitato da una sottile ma insopprimibile nostalgia. Nostalgia per le promesse che la vita contiene e che essa da sé non realizzerà mai.

Chi, dicendo di credere in Dio, si preoccupa anzitutto di appartenere a un'istituzione, nega il senso originario del messaggio di Gesù che consiste proprio nel distinguere radicalmente lo spirito dall'istituzione, il Regno di Dio da questo mondo.

Dio è il simbolo meno inadatto inventato dagli uomini per esprimere il contatto con l'inesausta creatività dell'universo che dà la vita, con quell'attività mai interrotta che sostiene la vita e che talora è in grado di rimandare a una dimensione al di là della semplice vita naturale.

Essere cristiano non si può ridurre all'obbedienza al papa. Vi può essere un'obbedienza al papa che non esprime il vero cristianesimo, e vi può essere una disobbedienza al papa che esprime il vero cristianesimo. Ancora una volta, non è il principio esteriore di obbedienza all'autorità a risultare decisivo, ma quello interiore di autenticità.

Il divino viene associato a qualcuno che dice di vedere madonne che piangono, madonne che appaiono, madonne che rivelano segreti e simili cose straordinarie, delle quali non si può pensare nulla se non che possono o non possono essere, alle quali si può credere oppure no, perché la cosa non ha nessuna importanza.

Il mito è più vero della storia. Ciò che è storico è realmente accaduto una volta, ciò che è mitico accade realmente ogni giorno.

Il mondo privo di religione si ritrova senza coesione interna, schiacciato su una dimensione sola, in balìa di un egoismo che sa solo calcolare, molto prossimo al cinismo, talora alla disperazione.

Il vero uomo di fede è uno che si fida della vita e quindi le sorride, da qui il permanente sorriso che contrassegna gli spirituali, il cosiddetto «mezzo sorriso».

In Italia si dice Dio e si pensa subito al papa e alla curia romana, è una sorta di reazione meccanica che dobbiamo alla nostra lunga storia all'ombra del Cupolone, e non sono pochi coloro che dicono di essere senza Dio solo perché in realtà vogliono liberarsi dal papa e dalla curia.

L'ateismo che nasce nel nome della ribellione morale e della passione intellettuale ha molto da insegnare ai credenti.

La fede è al servizio della vita, non viceversa.

La pretesa di risolvere il discorso sulla vita e il suo senso in chiave scientista, e quindi di dichiarare chiuso il discorso su Dio e sul mondo spirituale perché non materialmente sperimentabili, appare come un'opzione a sua volta dettata dalla fede, da una particolare fede filosofica improntata al materialismo e al riduzionismo.

La religione è il tentativo da parte degli esseri umani di legare se stessi al senso di un mondo che li supera, proprio come fa il rilegatore di libri che da tanti fogli sparsi produce un volume. E i fogli sparsi sono i nostri giorni, le nostre vite che se ne vanno.

La religione è oggi nel bene e nel male la principale sorgente dell'identità, non solo a livello geopolitico ma anche personale. Lo è persino per chi la rifiuta.

La religione nasce dallo scacco, dalla crisi, dal disagio, dalla problematicità: quando gli uomini stanno bene di solito pensano ad altro che ai valori spirituali, e se arrivano a pensarvi è solo perché giungono a essere incalzati dal negativo dell'esistenza.

La religione, nelle sue molteplici e contraddittorie manifestazioni, è il tentativo di venire a capo del mistero della vita nella sua globalità, il tentativo di afferrare la sua selvaggia bellezza (cattedrale), e di non venire schiacciati dalla sua sconvolgente imponderabilità (ospedale).

L'esistenza di Dio è per definizione inattingibile dalla mente umana, perché in caso contrario avremmo a che fare con un oggetto finito, e non con la dimensione infinita alla quale rimanda il termine Dio. Il Dio vivente non si può imprigionare, non si può ridurre in cattività capendolo, e quindi neppure si può «conoscere con certezza».

L'idea di Dio è il ponte che mi consente di unire il sentimento e l'attesa del bene dentro di me, con il senso ultimo del mondo fuori di me.

L'umanità concreta appare dolorosamente difforme rispetto all'umanità ideale, l'umanità concreta a volte non agisce con umanità. Da ciò avvertiamo che essere veramente uomini è più dell'essere uomini come normalmente si è.

Mentre la ragione arriva sul far del crepuscolo e sistematizza quanto acquisito da altri, l'intuito si alza la mattina presto, si aggira che ancora è buio, pretende di vedere quando ancora non c'è luce.

Nel mondo delle prove razionali dell'esistenza di Dio ogni evento deve avere una ragione sufficiente, nel mondo della vita reale, invece, molte cose presentano una ragione completamente insufficiente, non sono spiegabili in base a nulla, ammettono solo un volto come quello del grido di Munch.

Non è più l'obbedienza alla Chiesa l'elemento che fa di un essere umano un cristiano. Il criterio del cristianesimo autentico procede dal magistero della verità che si dice come bene e come giustizia, e che si autocomunica immediatamente alla mente e al cuore.

Per ogni uomo che viene sulla terra la partita della vita è sempre tra Io e Dio.

Respiro, dunque sono.

Se l'uomo da sempre ha sentito il bisogno della religione, è perché si ritrova circondato, assediato, quasi oppresso, dal mistero della vita, che lo affascina e che insieme lo angoscia.

Se per «città di Dio» si intende la riunificazione del genere umano nella Chiesa cattolico-romana, come vuole la tradizione cattolica, penso che si debba cambiare al più presto programma. Il mondo l'ha già fatto.

Una civiltà tecnocratica priva dell'apporto sapienziale della religione non sarà mai in grado di produrre e sostenere quell'etica basata sul principio-responsabilità in grado di unire gli uomini tra loro, di cui il nostro tempo ha urgente bisogno.

Una religione senza più presa sulla società diviene semplicemente inutile; e sempre per questo una società senza radicamento nella religione cade preda del caos, viene corrosa dal nichilismo e peggio ancora dall'affarismo.

Il principio passione
La forza che ci spinge ad amare © Garzanti 2013 - Selezione Aforismario

C’è un ordine che produce bellezza e vita, e un disordine da cui provengono deformità e morte. Per questo lungo la storia sono emerse visioni del mondo all'insegna di una sensatezza e di un progetto guidati dalla trascendenza e altre di segno opposto che a causa dell’insensatezza della vicenda umana hanno negato ogni possibilità di trascendenza.

La nostra vita procede tra caos e logos, tra disordine e ordine, tra entropia e neghentropia. Esiodo nella Teogonia scrive: «Primo fu Caos»; Giovanni nel Quarto Vangelo scrive: «In principio era il Logos». Chi ha ragione? Entrambi.

La vita è un equilibrio instabile, in quanto il caos preme in continuazione per tornare a scomporre l’ordine stabilito.

La vita si può esprimere come un processo che, attraverso il disordine, acquista sempre nuovo ordine. Senza disordine nessun livello superiore è possibile.

Pensato nella prospettiva del caos, il mondo viene dichiarato simile a uno sbadiglio per la sua insignificanza, oppure a un grido di orrore per la sua crudeltà.

Siamo parte di un processo che produce ordine mediante disordine, organizzazione mediante caos, evoluzione mediante involuzioni, ovvero logos + caos; un processo che, su chi lo vive, produce una condizione che possiamo chiamare pathos-passione.

Io Amo
Piccola filosofia dell'amore © Garzanti 2014

A una grande storia d'amore non basta la passione del corpo e del sentimento, occorre sempre anche la passione dello spirito o dell'intelligenza che è la stima.

La stima è la devozione dell'intelligenza. E non ci può essere integrale devozione del corpo, se prima, e durante, non c'è devozione dell'intelligenza.

Alla fine, a pensarci bene, l'amore significa fare spazio. Fare spazio dentro di sé a un'altra persona, aprirle la nostra anima e farle piantare la sua tenda nel mezzo.

Che la sessualità sia importante non ci sono dubbi, ma un essere umano nella complessità della sua psiche e della sua personalità è ben più della sua sessualità, e per questo la preparazione all'amore e alle sue esigenze richiede un'educazione complessiva della personalità.

L'amore non è qualcosa che si ha o che si fa, è qualcosa che si è. È una forma dell'anima.

Noi siamo desiderio, e una delle manifestazioni principali del nostro desiderio è l'attrazione sessuale: guai quindi a spegnere il desiderio, perché così si spegnerebbe il motore della nostra esistenza; e guai anche a spegnere il desiderio che si manifesta sotto forma di attrazione sessuale, perché così si spegnerebbe una delle manifestazioni principali del nostro desiderare.

Per l'amore maturo è indispensabile un'educazione spirituale. L'amore maturo richiede capacità di ascolto, quindi silenzio interiore, ed educare al silenzio è esattamente il compito della spiritualità.

Libro di Vito Mancuso consigliato
Io e Dio
Una guida dei perplessi
Editore: Garzanti Libri, 2011 

"Ma che cos'è vero, alla fine, di questa vita che se ne va, nessuno sa dove? Rispondere a questa domanda significa parlare di Dio." Io e Dio di Vito Mancuso ruota intorno a questa domanda: una domanda intima, personale, che però coinvolge l'intera umanità, e dunque ciascuno di noi. In questo senso, per ogni uomo che viene sulla terra, cristiano o no, la partita della vita è sempre tra io e Dio.

Note
Vedi anche aforismi, frasi e citazioni di: Hans Küng - Vittorio Messori - Sergio Quinzio