Aforismi, frasi e citazioni sullo Zen

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sullo Zen (particolare forma di buddismo giapponese) e sullo zazen (meditazione praticata stando seduti). Il termine nipponico Zen deriva dal pali Jhāna, attraverso il cinese Ch’an, e può essere tradotto in italiano con "meditazione". 
Secondo la tradizione, lo zen fu trapiantato in Cina da Bodhidharma, che vi giunse dall'India nel VI secolo, per poi essere portato in Giappone a partire dal XII secolo. Lo Zen si può definire, con le parole dello stesso Bodhidharma, come: 
"Uno speciale insegnamento senza scritture, al di là delle parole e delle lettere, che mira all'essenza spirituale dell'uomo, che vede direttamente nella sua natura, che raggiunge l'Illuminazione".
Come hanno osservato Nyogen Senzaki e Paul Reps: 
"Se si ha lo Zen nella propria vita, non si ha più nessuna paura, nessun dubbio, nessun desiderio superfluo, nessuna emozione estrema. Non si è turbati né da atteggiamenti ingenerosi né da azioni egoistiche. Si serve l'umanità umilmente, attuando con misericordia la propria presenza in questo mondo e osservando la propria fine come un petalo che cada da un fiore. Sereni, si gode la vita in beata tranquillità. Questo è lo spirito dello Zen". (Nyogen Senzaki e Paul Reps, 101 Storie Zen, Adelphi, 1973).
Un aspetto fondamentale dello zen è la cosiddetta "meditazione senza oggetto", praticata nella tipica posizione da seduti (zazen) al fine di raggiungere l’illuminazione (satori), cioè lo stato di assoluta trasparenza e di profonda consapevolezza di chi si è perfettamente realizzato. Un'altra componente importante dello zen è costituita dai kōan, che sono delle storielle o dei quesiti paradossali utilizzati dai maestri zen per suscitare nell'allievo maggiore consapevolezza e aiutarlo nella meditazione.

Lo Zen si è diffuso anche in in Occidente, soprattutto tra i giovani, intorno agli anni ’60 del Novecento, come particolare esperienza spirituale e religiosa senza dogmi o istituzioni.

Come introduzione a questa raccolta di pensieri sullo Zen, riportiamo un brano del maestro Shunryū Suzuki, che può essere utile a chiunque intenda intraprendere la pratica dello Zen, ma teme di esservi inadatto: 
"Si dice che ci sono quattro tipi di cavalli: eccellenti, buoni, mediocri e cattivi. Il migliore correrà piano o forte, a destra o a sinistra, secondo la volontà del cavaliere, ancor prima di vedere l'ombra della frusta; il secondo miglior cavallo farà tutto bene come il primo, ma un attimo prima che la frusta lo raggiunga; il terzo correrà quando avvertirà dolore sul corpo; il quarto correrà solo dopo che il dolore gli sarà penetrato fin nel midollo delle ossa. Immaginate un po' quanto è difficile per il quarto cavallo imparare a correre! Ascoltando questa storia, quasi tutti vorremmo essere il cavallo migliore. Se non è possibile essere il migliore, vogliamo essere il secondo dopo di lui. È questo, credo, il modo consueto di intendere questa storia e lo Zen. Può darsi che pensiate che, sedendo in zazen, scoprirete se siete tra i migliori cavalli o tra i peggiori. Qui, tuttavia, ci troviamo di fronte a un fraintendimento dello Zen. Se pensate che scopo della pratica zen sia addestrarvi a diventare uno dei cavalli migliori, allora avrete veramente un grosso problema. Ma non è questo il retto intendimento. Se praticate lo Zen nel modo giusto non ha alcuna importanza che voi siate il cavallo migliore o peggiore. Se considerate la misericordia del Buddha, quale pensate sia l'atteggiamento del suo cuore nei confronti dei quattro tipi di cavalli? Egli avrà più simpatia per i peggiori che non per i migliori. Quando siete decisi a praticare lo zazen con la grande mente di Buddha, scoprirete che il cavallo peggiore è quello che vale di più. Proprio nelle vostre imperfezioni troverete la base per la vostra mente ferma, la mente che cerca la via". [Mente Zen, Mente di principiante, Ubaldini Editore, 1976].
Se sei interessato alla filosofia Zen, su Aforismario trovi anche: kōan Zen, meditazioni Zen di grandi maestri e detti Zen. [I link sono in fondo alla pagina].

Donna giapponese prepara il tè
Zen è coscienza quotidiana. (Mazu Daoyi)

La pratica dello Zen mira a farci vivere con più agio. Vivere con agio significa imparare a non passare la vita a sognare, ma stare con ciò che è qui-e-ora, qualunque cosa sia. Buono, cattivo, bello, brutto, mal di testa, malattia o felicità non fa differenza.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989 [1]

Praticare lo Zen non è semplice come parlarne.
Charlotte Joko Beck, ibidem

Lo Zen è lo studio di tutta una vita. Non si tratta di sedere su un cuscino per trenta o quaranta minuti al giorno: tutta la vita deve diventare pratica, ventiquattr'ore al giorno.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989

La pratica dello Zen non cerca un luogo speciale né una speciale pace, né niente che non sia lo stare con la vita così com'è.
Charlotte Joko Beck, ibidem

Lo Zen non è per tutti, esige la disponibilità ad affrontare qualcosa che non è facile. Ma se ci impegniamo con pazienza e perseveranza, sotto la guida di un buon insegnante, a poco a poco la nostra vita si sistema, si equilibra. Le emozioni perdono il loro potere tirannico.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989

Lo Zen, come forse altre discipline e psicoterapie, ci aiuta a passare dall'infelicità del sé al non sé, che è gioia.
Charlotte Joko Beck, ibidem

Ci impegniamo in una disciplina come lo Zen per imparare a vivere in modo sano. Lo Zen ha mille anni, periodo in cui i difetti sono stati eliminati; non è facile, ma non dissennato. È pragmatico, molto realistico. Si occupa della vita quotidiana: come lavorare meglio, come allevare meglio i figli, come impostare rapporti migliori. Una pratica sana ed equilibrata deve produrre una vita più sana e soddisfacente.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989

Lo Zen è fatto per la vita attiva, non per una vita di passiva rinuncia.
Charlotte Joko Beck, ibidem

Nello Zen ci viene richiesta una cosa difficile: l'attenzione a questo preciso momento, alla totalità di ciò che accade ora. Il motivo per cui non vogliamo fare attenzione è che non sempre ciò che accade è
piacevole. Non ci va.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989 [1]

Molti si accostano allo zazen con l'idea che sarà piacevole e confortevole. Ma lo zazen offre momenti che sono tutto salvo che confortevoli. Il semplice sedere nel momento presente sgretola le pareti protettive della struttura egoica, e il risultato è confusione e sofferenza. Sperimentare fisicamente la confusione e il dolore, invece di evitarli, è la chiave per la libertà. Dobbiamo abbracciare la pena, farne la nostra migliore amica, e con il suo aiuto sbocciare alla libertà.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989 [1]

Abbiamo bisogno di un regolare zazen quotidiano, in cui sviluppare l'attenzione a ciò che accade nella mente e nel corpo. Se non sediamo con regolarità, non capiremo che lavare l'auto o trattare con il capufficio è in tutto e per tutto la pratica.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989

Realizzare la nostra vera natura, il non sé, il Buddha, è il frutto dello zazen e della via costituita dalla pratica.
Charlotte Joko Beck, ibidem

Orgoglio, arroganza, desiderio, gioia, dolore, qualunque cosa si presenti in zazen... non la manipolate. Sedendo con tutta la consapevolezza che siamo in grado di nutrire, l'attaccamento a poco a poco svanirà da sé.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989

In zazen rifiutiamo pazientemente la tirannia dei pensieri e delle opinioni riguardo a noi stessi, agli altri e alle situazioni, per tornare assiduamente all'unica, vera realtà: il momento presente.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989

Lo zazen è una preziosa occasione per stare a faccia a faccia con noi stessi, per vedere la natura del pensiero erroneo che crea l'illusione di un io separato.
Charlotte Joko Beck, Zen quotidiano, 1989 [1]

Per lo Zen, gli atti più comuni possono essere compiuti con spirito religioso e debbono elevare la nostra vita.
Jorge Luis Borges, Cos'è il buddismo?, 1976

La perfezione Zen consiste nel vivere la propria vita quotidiana in maniera naturale e spontanea. Quando fu chiesto a Po-chang di definire lo Zen, egli disse: «Quando ho fame mangio, quando sono stanco dormo». Sebbene questa affermazione suoni semplice e ovvia, come tante altre dello Zen, si tratta in effetti di un compito veramente difficile. Riacquistare la spontaneità della nostra natura originaria richiede un lungo esercizio e costituisce una grande conquista spirituale.
Fritjof Capra, Il Tao della fisica, 1975

Leggere il giornale − e certi libri − è un esercizio zen: insegna che il pieno è uguale al vuoto.
Maura Del Serra, Aforismi, 1995

Lo Zen è un'esperienza diretta della natura delle cose, un viaggio personale verso l'illuminazione, al termine del quale il ricercatore scopre di non essere una persona e che non esiste alcun viaggio.
Timothy Freke, The Wisdom of the Zen Masters, 1998

Vivere in modo zen può dare la felicità. Perché elimina l’ansia e la depressione. È sufficiente vivere nella realtà. Nella realtà non ci sono né ansia né depressione. L’ansia e la depressione sono soltanto nella nostra mente.
Giulio Cesare Giacobbe, Il segreto della felicità, 2018

Non pratichiamo per raggiungere l'illuminazione, così come non mangiamo né respiriamo per essere vivi: dal momento che siamo vivi, respiriamo; dal momento che siamo vivi, mangiamo; dato che siamo illuminati, facciamo zazen.
Bernard Glassman e Rick Fields, Instructions to the Cook, 1996

Avvolto da tenebre impenetrabili, lo Zen appare il più singolare degli enigmi che lo spirito dell'Estremo Oriente ci abbia proposto: insolubile eppure di irresistibile fascino.
Eugen Herrigel, Lo Zen e il tiro con l'arco, 1948 [3]

Il senso è il prodotto del ragionamento e della logica, delle leggi del pensiero di fronte alle quali lo Zen scoppia a ridere.
Christmas Humphreys, Buddhismo, 1962

Lo Zen è una beffa nella beffa e, come tutte le beffe, non può essere "spiegato".
Christmas Humphreys, Buddhismo, 1962

Nel Buddhismo Zen non esiste l'idea di applicare un qualsiasi sforzo: bisogna solo comportarsi in modo normale, senza fare nulla di speciale. Mangia, vuota l'intestino e la vescica, e quando sei stanco vai a dormire. Gli ignoranti rideranno di tutto ciò, ma chi è saggio comprenderà.
Bruce Lee, Pensieri che colpiscono, 2000 (postumo)

Lo Zen rivela che non esiste alcun luogo in cui l'uomo possa andare fuori dal suo mondo, nessuna taverna in cui possa vincere la sua ansia, o prigione in cui possa espiare colpe. Quindi, invece di direi qual è il problema, lo Zen insiste nel direi che l'unico vero problema è la nostra incapacità di capire che non ci sono pro blemi. E, naturalmente, ciò significa anche che non vi è alcuna soluzione.
Bruce Lee, Pensieri che colpiscono, 2000 (postumo)

Lo Zen non ha metafisica. Lo Zen intende sottrarsi all'inutile tentativo di intrappolare la vita in una rete metafisica, invece di limitarsi a viverla semplicemente.
Bruce Lee, Pensieri che colpiscono, 2000 (postumo)

Lo Zen non si "raggiunge" per mezzo della meditazione detta di pulizia dello specchio, ma mediante
l'abbandono di sé stessi nel 'presente' esistenziale della vita, qui e ora. Noi non "perveniamo", noi "siamo". Non sforzarti di diventare, ma sii.
Bruce Lee, Pensieri che colpiscono, 2000 (postumo)

Lo Zen libera la mente dalla servitù delle immagini spirituali poste come "oggetti", che fin troppo facilmente diventano ipostatizzate e si trasformano in idoli che ossessionano e illudono colui che ricerca.
Bruce Lee, Pensieri che colpiscono, 2000 (postumo)

Non distinguere la meditazione come mezzo (dhyana) dall'illuminazione come fine (prajna): in realtà, esse sono inseparabili e la disciplina dello Zen consiste nel cercare di realizzare questa integrità e unità di prajna e dhyana in tutte le nostre azioni.
Bruce Lee, Pensieri che colpiscono, 2000 (postumo)

Cocomeri e studenti zen crescono quasi allo stesso modo. Seduti a lungo finché maturano e diventano sugosi all'interno, ma quando battete sulla testa per vedere se sono maturi... suona come se fossero vuoti.
Peter Levitt, One Hundred Butterflies, 1993

Zen è coscienza quotidiana.
Mazu Daoyi, VIII sec. (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

L'insegnamento zen è come una finestra: all'inizio la guardiamo, e vediamo soltanto il riflesso indistinto del nostro stesso volto, ma nel momento in cui impariamo, e la nostra visione si fa chiara, diventa chiaro e perfettamente trasparente anche l'insegnamento, quindi vediamo attraverso. Vediamo tutte le cose: il nostro stesso volto.
Stephen Mitchell, Dropping Ashes on The Buddha, 1976

Ci sono appassionati dello Zen in tutto l’Occidente: oggigiorno nulla attrae come lo Zen. Ma l’essenziale è stato perso di vista. Lo Zen ha tanto successo perché dice che non è necessario alcun metodo, che non è necessario alcun sforzo. Non devi fare nulla: l’evento fiorisce spontaneamente. È giusto, ma tu non sei spontaneo, perciò in te non fiorirà mai.
Osho, Discorsi, 1953/90

È per questo che lo Zen è diventato una mania in Occidente, perché lo Zen dice di raggiungere lo scopo senza sforzo; lo sforzo non è necessario. Lo Zen ha ragione: non c’è alcun bisogno di uno sforzo, ma, ricordati, per raggiungere questo punto di non-sforzo ti sarà necessario un lunghissimo sforzo.
Osho, Discorsi, 1953/90

Lo Zen non ha nulla a che vedere con la mente... è il ruggito di un leone. E il maggior contributo delle Zen al mondo è la libertà da sé stessi.
Osho, Discorsi, 1953/90

L'intera essenza dello Zen consiste nel camminare sul filo del rasoio dell'Adesso: essere così totalmente, completamente presenti che nessun problema, nessuna sofferenza, nulla che non sia ciò che siete nella vostra essenza può sopravvivere in voi. Nell'Adesso, in assenza di tempo, tutti i vostri problemi si dissolvono. La sofferenza necessita del tempo; non può sopravvivere nell'Adesso.
Osho, Discorsi, 1953/90

Io ho vissuto con diversi maestri Zen: tutti gatti. Perfino le anatre mi hanno impartito importanti lezioni spirituali. Il solo osservarle è una meditazione. Con quale senso di pace si spostano sull'acqua, a proprio agio con se stesse, totalmente presenti nell'Adesso, dignitose e perfette come può essere soltanto una creatura priva di mente.
Osho, Discorsi, 1953/90

Lo Zen invita a stare semplicemente seduti. Senza far nulla. Stare seduti senza far nulla è la cosa più difficile del mondo.
Osho, Discorsi, 1953/90

L’amore è il kōan Zen più grande che ci sia. L’amore fa soffrire, ma non evitarlo. Se lo eviti, rinunci alla più grande opportunità di crescita che tu possa incontrare. Penetralo a fondo, soffri le pene dell’amore, poiché attraverso questa sofferenza giungerai a un’estasi infinita. Certo, sarà anche un’agonia, ma è da questa agonia che nasce l’estasi.
Osho, Discorsi, 1953/90

L’amore, la relazione è il miglior kōan che esista. Questo è il modo in cui usiamo la relazione nel nostro contesto di ricerca del vero. La relazione è un enigma senza indizi: per quanto provi a risolverlo, non ci riuscirai mai.
Osho, Discorsi, 1953/90

Lo Zen è «lo spirito della valle», e non quello delle vette. Il solo Zen che si trova in cima alle montagne è quello che ci portiamo noi.
Robert M. Pirsig, Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, 1974

Per conoscere lo Zen − anche solo per iniziare a capirlo − è necessario praticarlo.
Nancy Wilson Ross, The World of Zen, 1960

Molto tempo fa Cartesio disse: "Penso, dunque sono". Qui comincia la filosofia. Ma se non state pensando, che cosa succede? Qui comincia la pratica zen.
Seung Sahn, The compass of Zen, 1997

Lo Zen ha un metodo di insegnamento molto semplice e diretto. Zen significa che se volete capire che cos'è un cocomero, lo prendete, vi procurate un coltello e tagliate il frutto. Quindi ve ne mettete in bocca una fetta e... bum! La vostra esperienza!
Seung Sahn, The compass of Zen, 1997

Lo Zen non spiega nulla e non analizza nulla. Semplicemente punta all'indietro, in modo diretto, alla nostra mente, perché possiamo risvegliarci.
Seung Sahn, The compass of Zen, 1997

Il nostro bisogno di sicurezza ci vincola, e ci spinge a cercare una definizione per lo Zen. ma questo misterioso, indicibile, indefinibile qualcosa che tutti noi insieme stiamo sperimentando qui, non può essere rinchiuso in una forma.
Maurine Stuart, Subtle Sound, 1996

Non c'è nulla di misterioso nello Zen: tutto è lì, a vostra completa disposizione. Se mangiate il vostro cibo, curate la pulizia dei vostri abiti e lavorate nel podere per coltivare il vostro riso o le verdure, state facendo tutto ciò che vi è richiesto di fare su questa terra, e l'infinito si realizza in voi.
Daisetsu Teitaro Suzuki, Buddhismo Zen, 1927/34 [4]

Nella sua essenza, lo Zen è l'arte di vedere nella propria natura.
Daisetsu Teitaro Suzuki, Buddhismo Zen, 1927/34

Lo Zen non ci dà alcun aiuto intellettuale, né spreca tempo nel discutere la questione con noi; ci suggerisce o dà semplicemente un'indicazione; non perché voglia essere vago, ma perché è davvero l'unica cosa che possa fare per noi.
Daisetsu Teitaro Suzuki, Buddhismo Zen, 1927/34

Non si perviene alla verità dello Zen che impegnando tutte le energie della personalità. Il passaggio è pieno di cardi e di rovi e la parete da scalare è quanto mai infida. Non è un giuoco ma la cosa più seria di tutta una vita, un compito che uno spirito vano non deve mai osare di affrontare.
Daisetsu Teitaro Suzuki, Buddhismo Zen, 1927/34 [4]

La diversità caratteristica tra lo Zen e tutte le altre dottrine religiose, filosofiche o mistiche è il fatto che lo Zen non esce mai dalla nostra vita quotidiana e che, nonostante tutta la gamma delle sue applicazioni pratiche e tutta la sua concretezza, ha in sé qualcosa che lo pone al di fuori della contaminazione e del tumulto del teatro del mondo.
Daisetsu Teitaro Suzuki, introduzione a Eugen Herrigel, Lo Zen e il tiro con l'arco, 1948

Dovendo giudicare lo Zen col metro del buon senso, si finisce per sentirsi mancare la terra sotto i piedi. Il cosiddetto modo razionale di pensare non è, nel modo più evidente, di alcuna utilità nel valutare ciò che nello Zen c'è di vero e di falso. Lo Zen è completamente al di là di quanto l'umana conoscenza può afferrare. Pertanto, tutto quel che possiamo affermare sullo Zen è che la sua unicità risiede nella sua irrazionalità o nell'andare al di là della nostra comprensione logica.
Daisetsu Teitaro Suzuki, Vivere zen, 1950

Afferrare la verità dello Zen non è fare della semplice ginnastica intellettuale. Si deve mangiare la propria carne e bere il proprio sangue.
Daisetsu Teitaro Suzuki, Vivere zen, 1950

Lo zen non è una forma di eccitazione o agitazione, bensì concentrazione sulla nostra solita "routine" di tutti i giorni.
Shunryū Suzuki, Mente Zen, Mente di principiante, 1970 [2]

Quando voi diventate voi, lo Zen diventa Zen. Quando voi siete voi, vedete le cose così come sono e diventate tutt'uno con ciò che vi circonda.
Shunryū Suzuki, Mente Zen, Mente di principiante, 1970

Nella posizione zazen la mente e il corpo hanno l'immenso potere di accogliere le cose così come sono, sia piacevoli che spiacevoli.
Shunryū Suzuki, Mente Zen, Mente di principiante, 1970 [2]

La pratica dello zazen è la diretta espressione della nostra vera natura. A rigor di termini, per un essere umano non esiste altra pratica che questa; non esiste altro sistema di vita che questo.
Shunryū Suzuki, Mente Zen, Mente di principiante, 1970

Lo Zen non spiega mai; allude, accenna, perché, come ha detto Van der Leeuw: "Il mistero della vita non è un problema da risolvere, ma un’idea da sperimentare".
Alan Watts, Il significato della felicità, 1940

Nella pratica zen, dobbiamo vedere noi stessi come una nuvola, perché ovviamente le nuvole non sbagliano mai. Fanno immancabilmente la scelta giusta. Ma in realtà anche noi la facciamo. Siamo naturali come le nuvole e le onde; tuttavia giochiamo giochi complicati che ci inducono a dubitare di noi stessi. Ma se per qualche tempo facessimo finta di essere una nuvola o un’onda, ci accorgeremmo che non sbaglieremmo mai. Perfino se facciamo qualcosa che sembra un disastro totale ne usciremmo, in un modo o nell’altro.
Alan Watts, Taoismo, 1997

Note
  1. Charlotte Joko Beck, Everyday Zen. Love and Work, 1989 - Zen quotidiano. Amore e lavoro © Astrolabio Ubaldini, 1991
  2. Shunryū Suzuki, Mente Zen, Mente di principiante. Conversazioni sulla meditazione e la pratica Zen © Ubaldini Editore, 1976
  3. Eugen Herrigel, Zen in der Kunst des Bogenschiessens, 1948 - Lo Zen e il tiro con l'arco, © Adelphi 1975
  4. Daisetsu Teitaro Suzuki, Essays in Zen Buddhism, 1927/34 - Buddhismo Zen. Traduzione di Julius Evola © Edizioni Mediterranee, 1975
  5. Vedi anche: Kōan Zen - Meditazioni Zen - Detti Zen - Buddhismo

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