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Aforismi, frasi e citazioni di Luigi Pintor

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Luigi Pintor (Roma 1925 - Roma 2003), giornalista, scrittore e politico italiano. Alla fine della seconda guerra mondiale, Luigi Pintor lavora come giornalista ne l'Unità. Nel 1969 è tra i fondatori del mensile il Manifesto, che nel 1971 diventa quotidiano, e Pintor ne sarà direttore per diversi anni. Le seguenti citazioni di Luigi Pintor sono tratte dai libri: La signora Kirchgessner (1998), Il nespolo (2001), Politicamente scorretto (2001), Servabo (2001), I luoghi del delitto (2003), Punto e a capo (2004).
Se si è pessimisti riguardo all'uomo tanto vale legarsi
una pietra al collo e buttarsi a mare. (Luigi Pintor)
La signora Kirchgessner
© Boringhieri 1998

Consiglierei una rivoluzione sentimentale. Di tutte le rivoluzioni o riforme, plebee o aristocratiche, proletarie o borghesi, culturali o morali, nessuna è mai stata progettata come sentimentale. Forse perché i sentimenti, intesi come rapporti tra le persone, sono difficili da clonare e sono reputati di genere femminile.

I suoni sono meno ingannevoli delle parole.

Contano più che mai le intenzioni. Se fosse per i risultati non rifarei nulla di quello che ho fatto e non fatto. Preferirei di no. Ma se guardo alle intenzioni è un altro discorso. La diceria che di intenzioni è lastricato l'inferno è maligna. Deludenti ed effimeri sono gli esiti. I buoni proponimenti sono invece un polline che non fiorisce mai ma profuma l'aria.

L'uomo non è angelo né demone ma l'uno e l'altro in lotta, essere incomprensibile ma ansioso di ricongiungersi al suo creatore.

Se si è pessimisti riguardo all'uomo tanto vale legarsi una pietra al collo e buttarsi a mare.

È un'arte, la bugia, che bisognerebbe insegnare nelle scuole primarie insieme all'alfabeto e studiare nelle accademie come la retorica nell'antichità. È universalmente apprezzata e non deve essere lasciata alla spontaneità. Se in poesia si dice che la vita è l'ombra di un sogno fuggente, in prosa si può dire che è una bugia architettata.

Se i cani hanno le gambe storte, i granchi procedono obliqui, le talpe sono miopi, stanno bene così.

Non so dire se la guerra sia una proiezione militare della politica, se dipenda dai modi di produzione, se sia un fenomeno di selezione intraspecifica. Per me sta scritta nel cuore dell'uomo e pulsa all'unisono. La pace ha la funzione delle pause in musica e sta scritta sui sarcofaghi.

Il nespolo
© Boringhieri 2001

Nessuno vuol più migliorare il mondo, tutti vogliono arricchirlo e pensano che sia la stessa cosa. Arricchitevi è il messaggio più diffuso e più ascoltato. È un’istigazione a delinquere nobilitata dall'etica protestante, incoraggiata dalla doppia morale cattolica, tutelata dalla legge a tutti gli effetti.

Agire vorrebbe dire smuovere, influire, cambiare. Se l’azione non ha un’incidenza e non genera una novità è una mascheratura dell’inerzia.

Al ventesimo secolo si può perdonare tutto, anche le due guerre mondiali e quelle successive, anche le sfilate di moda e le corse di formula uno, ma non il peccato di aver sacrificato il cinematografo alla televisione. È codesta una scatola vuota che mostra il mondo piatto come una lavagna e non distingue una scena di guerra da una partita di calcio. Tra i due schermi c'è la stessa differenza che passa tra il calore di un camino e un frigorifero spento.

Alto o basso, grande o piccolo, brutto o bello e così via sono opposizioni convenzionali. Alla fine tutto si equivale ad eccezione di mio e tuo che i bambini imparano a distinguere nel primo anno di vita.

Che cosa c’è da fare nel corso di una giornata? Una doccia, pagare possibilmente una bolletta arretrata, telefonare, prendere molti caffè e un alcolico la sera, percorrere duecento metri a piedi e salire su un autobus per tornare indietro.

È impressionante la quantità di chiavi, tessere, schede di cui si fa uso nella vita quotidiana. Un comunismo utopico, che è meglio di quello scientifico, potrebbe essere un mondo senza chiavi.

Gli individui si equivalgono per inconsistenza. Capitano al mondo in visita di cortesia e velocemente rientrano in sede là dove stavano prima di nascere e cioè da nessuna parte e senza tempo. Il mistero non sta altrove ma in questa parentesi che si apre tra due nulla, la vita organica come bizzarria dell’universo.

Gioia e dolore sono due parole antiche che avevano una qualità ma l'hanno perduta. Crescita e sviluppo sono due parole (anzi una) che non avevano qualità ma che ora esauriscono il vocabolario. La società moderna è come un individuo che ha per modello l'obesità.

Per scrivere un libro nel terzo millennio ci vuole una smisurata superbia. Basta entrare in una biblioteca comunale e guardare le vetrine di un cartolaio per capire che il mondo non ha bisogno di un volume in più.

Questo meccanismo evolutivo della specie dalle origini all'estinzione non è stato deciso da nessuno né in cielo né in terra. È autopropulsivo e si alimenta da sé come una metastasi. È autodistruttivo e avrà termine per indigestione.

Il male ha una fantasia illimitata.

Totalitarismo e democrazia sono due parole senza qualità. Avrebbero bisogno di molti aggettivi per l'appunto qualificativi. Un dispotismo può essere illuminato e una democrazia putrefatta e non è semplice districarsi tra queste antinomie.

La gente non sopporta di avere un comune destino e ciascun individuo si considera un’eccezione.

È anche curioso che esistano in natura bipedi, quadrupedi e millepiedi ma non esistano tripedi. Eppure i tavoli a tre piedi sono perfettamente stabili e la stabilità è una cosa molto apprezzata anche in politica.

Il vecchio è consapevole che vivere di ricordi, come si dice, equivale a morire blandamente. Ma così va a finire perché non c’è scelta. Può sembrare un abbandono volontario ed è invece una legge di natura.

La commozione si impadronisce di grandi folle quando non costa nulla, non implica responsabilità ed è priva di conseguenze. La morte di una celebrità è impersonale e simbolica, la gente si accalca dietro le transenne e i cordoni militari e può gettar fiori e versare lacrime alla vista del corteo senza altri problemi. Non sono lacrime amare ma consolanti. Poi ci si sente leggeri come alla fine di un convito in una domenica di primavera.

La faccia che hanno i governanti nelle foto di gruppo il giorno dell’investitura. La gioia dell’ambizione appagata, la fiera della vanità. Bisognerebbe misurare i battiti del loro cuore sotto l’abito di cerimonia. Vivono quel momento come un volo nuziale.

La memoria ha bisogno di riferimenti materiali, cose e luoghi a cui si connettono i sentimenti. Perciò si medita sulle tombe, ma più facilmente su un mucchio di ossa che su un mucchio di cenere.

La politica è un surrogato scadente, una tecnica dedita a svilire le idealità che la nutrono, lontanissima da chi vi ripone fiducia. Eppure era il sale della terra e non si capisce se sia cambiato il sale o sia cambiata la terra.

La religiosità è una domanda di risarcimento contro questo destino. Ma affidarsi alle religioni costituite per trovare risposta è un cattivo espediente. Il risultato è una miscela amara di signoria e servitù, superbia di chi porge il calice e umiltà di chi ne beve, appagamento per i sacerdoti officianti e consolazione per la moltitudine osservante.

La cremazione nelle civiltà occidentali non ha nulla di purificatore com'è forse in altre civiltà. È solo una pratica più sbrigativa e meno ingombrante della sepoltura, che a sua volta non è più un ritorno alla terra ma una cementazione.

La vita è lotta e la lotta è vita è un gioco di parole ma per molti è un principio rivoluzionario ed è un bene. Tanto vale credere che così sia e desiderare bravamente un mercoledì da leone piuttosto che una settimana da pecora.

Nessuno è più reazionario di un rivoluzionario pentito, di un operaio che diventa padroncino, di chi assapora il privilegio dopo aver patito gli stenti. Cambia tutto di sé, ogni movenza, non solo la cravatta.

Ogni tanto il dolore si deposita sul fondo, poi riaffiora per uno stimolo occasionale ma prepotente, poi torna sul fondo. Va su e giù ma non si altera né quando viene in superficie né quando scende in profondità. È il caso di ripetere che il tempo non è un medico sapiente ma un puntiglioso aguzzino che non risana ma infetta.

Per fortuna ci sono oggetti intramontabili che sfidano il tempo e gareggiano valorosamente con la modernità. Le forbici, per esempio, eleganti e geniali. I bottoni e gli occhielli, invenzione scomoda che nessuna chiusura lampo ha potuto tuttavia detronizzare. I lacci da scarpe, che consigliano pazienza.

Si usa dire che per elaborare un lutto ci vogliono due anni. È un luogo comune antipatico, una formula da manuale di psicoanalisi e un modo lezioso per dire che il tempo è un grande medico, altro luogo comune. Il tempo può essere un nemico implacabile, un aguzzino che manda le piaghe in cancrena invece di guarirle.

Fare le scale e gli arpeggi al pianoforte, giocare a scacchi col computer, scrivere nero su bianco, non sono azioni ma passatempi. Non avendo scopo esigerebbero almeno perfezione.

Si può leggere la storia come un continuo tentativo degli uomini di uscire dalla propria condizione infelice ricorrendo a ogni sorta di rimedi esteriori e interiori. Un diverso ordine sociale (le rivoluzioni), un’elevazione o alienazione spirituale (le religioni), le protesi tecnologiche che oggi hanno preso di gran lunga il sopravvento. Ma nessuna di queste escogitazioni ha raggiunto lo scopo né può raggiungerlo perché si tratta di correttivi utili o dannosi che non vanno in nessun caso alla radice del male.

I piccoli leader che vanno di moda in occidente si somigliano come gocce d'acqua. Hanno in comune una inconsistenza che traspare dai loro volti incolpevoli. Non hanno stoffa perché non hanno storia e se l'avessero si sentirebbero spaesati. 

Non dite che la fortuna è cieca, ci vede benissimo e si diverte.

Per scrivere sui giornali basta [...] un'ottusa tenacia. Se un professionista scrive di media tre fogli a macchina due volte la settimana per cinquant'anni (media bassa) fanno quindicimila pagine stampate, pari a trenta volumi di cinquecento pagine, una enciclopedia che richiede uno stipo tutto per sé, un'opera monumentale di cartapesta.

Si dice timor di Dio ma non si dice timor della Ragione.

La chiesa romana [...] non ha perso sacralità e reverenza mostrandosi capace di efferatezze fenomenali e predica con successo l’umiltà essendo la più fastosa delle istituzioni terrene (quelle celesti non si conoscono ma il paradiso dantesco è ricchissimo di effetti speciali e suggestioni psichedeliche). Questa impunità della chiesa romana e delle sue stregonerie in concorrenza con la tecnologia moderna è in fondo una prova della sua origine soprannaturale.

È facile leggere la Bibbia. Si trova nei comodini degli alberghi come le saponette nei bagni. È meno facile capirla.

Simbolo del tradimento è Giuda. Ma era solo un piccolo mercante maldestro che ha venduto per pochi soldi una merce di valore inestimabile (quanto farebbero trenta denari in dollari?). Un pover'uomo che poi, per rimorso, si è impiccato. Un vero traditore è invece tranquillo quando ha il suo tornaconto e se col suo lavoro appaga l’amor proprio, che secondo il gobbo di Recanati è la molla di tutti i comportamenti umani. Il suo voltafaccia non è un volgare adattamento alle circostanze ma una sublimazione di sé. E non s’impicca.

«Signore è tempo, grande era l’arsura, deponi l’ombra sulle meridiane, libera il vento sopra la pianura». Un poeta annuncia l’autunno meglio di un meteorologo.

Della senilità si è scritto moltissimo, filosofi latini e romanziere moderni, ma è una condizione che non può essere compresa per interposta persona. Si entra in un corpo estraneo e imprevisto. Nessuno può farsi un'idea di questa mutazione senza sperimentarla come nessuno può concepirsi formica senza esserlo.

Il vecchio è consapevole che vivere di ricordi, come si dice, equivale a morire blandamente. Ma così va a finire perché non c'è scelta. Può sembrare un abbandono volontario ed è invece una legge di natura. Vengono meno le energie, gli stimoli, gli scopi.

Un guaio del nostro tempo è che la scienza è padrona e l'arte ancella.

Sinistra è una parola convenzionale che andrebbe sottratta al vocabolario politico e restituita alla toponomastica. Dov'è l’uscita? In fondo a sinistra. Il terzo giorno resuscitò da morte e salì al cielo ove siede alla destra del padre... In senso politico dev'essere vecchia di un paio di secoli e con origini parlamentari in rapporto alla collocazione fisica nelle assemblee. Come la curva sud negli stadi. Forse voleva designare una asimmetria. Il mancino è in fondo un diverso rispetto alle consuetudini, la diversità si associa alla critica, non allude a un equilibrio ma a uno squilibrio e a un rivolgimento (rivoluzione è una parola che va restituita anch'essa all'astronomia). È perciò una collocazione incompatibile con il potere e quando lo raggiunge fa corto circuito e commette il suo crimine.

Politicamente scorretto
Cronache di un quinquennio, 1996-2001 © Boringhieri 2001

Da un parcheggio affollato esce un'auto. Manovrate per prendere posto ma qualcuno vi sfreccia davanti e occupa. Obiettate educatamente ma vi sentite rispondere: c'era prima lei, e con questo? O fate a cazzotti o abbozzate, una soluzione civile è esclusa. È una metafora della politica nazionale

I quotidiani si chiamano così perché durano un giorno e il giorno dopo servono a incartare le patate o a pulire i vetri.

Ristampare e pubblicare in volume articoli di giornale dovrebbe essere vietato come calpestare i fiori o stendere panni nei vicoli genovesi durante i convegni internazionali.

Servabo
© Boringhieri 2001

Pochi resistono alla tentazione di voltarsi indietro nel desiderio di restituire alle cose una durata che di per sé non hanno.

Un libro serve a chi lo scrive, raramente a chi lo legge, perciò le biblioteche sono piene di libri inutili.

Un inconveniente dell'età è di vedere in anticipo gli errori che ciascuno ripete nel rincorrersi delle generazioni, secondo una legge che si direbbe naturale.

I luoghi del delitto
© Boringhieri 2003

La mente è un archeologo che scava tenacemente nel passato e mi conduce di prepotenza dove non vorrei andare.

Lasciare una traccia di sé è un’aspirazione molto diffusa. Passare alla storia addirittura, raggiungere una fama durevole oltre il breve arco dell’esistenza, affidare l’anima alla memoria dei posteri come surrogato dell’immortalità. C’è chi vive con questo scopo e ne fa di tutti i colori per raggiungerlo, quasi sempre per superbia ma anche per un bisogno infantile di compagnia, per non volarsene via in solitudine. Se il ricordo che lascia è buono o cattivo fa lo stesso, basta che si continui a parlarne.

Mal sopporto chi si ammazza pregando e prega ammazzando, chi maneggia libri sacri e carri armati a pari titolo, chi confonde salmi e missili, chi si ricorda di santificare le feste ma non trascura di moltiplicare i sepolcri.

Mi capita di pensare che tra inchiodare un’oca al terreno per ingrossarne il fegato e inchiodare un uomo a una croce per altri scopi non c’è differenza. Ma non trovo nessuno che ne convenga e mi sento in imbarazzo.

Nascere è difficile, come mostrano gli strilli che accompagnano l'evento. Anche crescere è difficile, come si impara dall'esperienza. Invecchiare è difficile anche per un filosofo stoico. Morire è difficile anche per un credente. Vivere è invece facile, a giudicare dall'esigua percentuale dei suicidi che adesso potrei incrementare scavalcando la ringhiera che non scavalco.

Penso con sollievo che la morte mi ricondurrà dov'ero, cioè da nessuna parte. Ma questo cielo notturno mi seduce e mi fa credere per un momento in un aldilà dove si possono capire le cose incomprensibili dell'aldiqua.

Quid est veritas? Questa domanda latina rivolta dal governatore della giudea all'uomo di Nazaret trova risposta nell'anagramma est vir qui adest. Ma l'anagramma è un gioco e comunque il latino non si usa più. Vuol dire che la verità è chi ti sta di fronte? È nel tuo specchio? Ma nessuno conosce l'essenza degli specchi e nessuno penetra il loro segreto tranne alice nel paese delle meraviglie.

In punto di morte si diventa sinceri perché non si ha nulla da perdere e ci si può permettere questo lusso.

Azione è uscire dalla solitudine
© Manifestolibri 2004

La semplicità è una smisurata ambizione ed è l'essenza della libertà.

Punto e a capo
Scritti sul manifesto 2001-2003 © Manifestolibri 2004

La nostra civiltà non crollerà sotto l'assalto di orde barbariche, la sproporzione delle forze non ha precedenti nella storia. A parte una catastrofe naturale, cederà solo e forse dal suo interno perché è mal costruita, se e quando non piacerà più a noi stessi.

La mia generazione ha dei pregiudizi. Non mi piacciono le parole, i riti, gli usi e costumi che sono tornati di moda. Non mi piace che la festa della repubblica sia militaresca tanto più che anche la guerra è tornata di moda (invero lo è sempre stata e nell'ultima versione della bibbia c'è ancora il dio degli eserciti). Ammetto a mala pena il casco dei motorini figuriamoci l'elmo di scipio. Ma non si vive di pregiudizi.

Fonte sconosciuta

Un giornale è un giornale è un giornale.

Libro di Luigi Pintor consigliato
Il nespolo
Editore Bollati Boringhieri, 2001

Molte pagine di questo libro possono essere lette come un diario o come un delirio, una narrazione dove si confondono realtà e immaginazione, passato e presente, eventi gravi e futili. Si direbbe che l'autore abbia voluto concludere il discorso dei sui scritti precedenti esaurendo in una specie di trilogia un'esperienza di vita.