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Frasi e citazioni di Carmelo Bene

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Carmelo Bene, nome completo: Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene (Campi Salentina 1937 - Roma 2002), attore, drammaturgo, scrittore e regista italiano.
I seguenti pensieri di Carmelo Bene sono tratti da interviste, dai libri La voce di Narciso (1982), Sono apparso alla Madonna (1983), Vita di Carmelo Bene (1998) e da due memorabili partecipazioni al Maurizio Costanzo Show nel 1994 e 1995.

Foto di Carmelo Bene
Un teatro che si capisce è la prima garanzia non essere teatro. (Carmelo Bene)

Frasi celebri
Selezione Aforismario

Ancora non si riesce a rovesciare questo fatto. Non è Dio che crea noi, ma è sempre l'uomo che ha creato Dio.

Ci sono cose che devono restare inedite per le masse anche se editate.

Come dice Deleuze, c'è un potere del teatro che è peggiore del potere dello Stato.

Cosa garantisce la democrazia che una dittatura non possa garantire? Certo, garantisce qualcosa: l'invivibilità della vita. Non risolve la vita. Chi sceglie la democrazia, chi sceglie la libertà, sceglie il deserto. Se la democrazia fosse mai libertà. Ma la democrazia non è niente; è mera demagogia.

Da quando è per le plebi, l'arte è diventata decorativa, consolatoria. L'abuso d'informazione dilata l'ignoranza con l'illusione di azzerarla. Del resto anche il facile accesso alla carne ha degradato il sesso.

Dalla catena di montaggio; non si sfugge mai. [...] L'oppressione della catena di montaggio si fa sentire anche in famiglia, [...] financo nell'amore, nella rivoluzione ancora di più e soprattutto [...] nell'entusiasmo.

Dio è nelle nostre mani, in poche parole. Ancora non si riesce a rovesciare questo fatto. Non è Dio che crea noi, ma è sempre l'uomo che ha creato Dio.

È decorazione l'arte, è volontà di esprimersi.

Ho sposato me stesso, da sempre. E non andiamo quasi mai d’accordo.

I giornalisti sono impermeabili a tutto. Arrivano sul cadavere caldo, sulla partita, a teatro, sul villaggio terremotato e hanno già il pezzo incorporato. Il mondo frana sotto i loro piedi, s'inabissa davanti ai loro taccuini e tutto quanto per loro è intercambiabile letame da tradurre in un preconfezionato compulsare di cazzate sulla tastiera. Cinici? No frigidi.

I nostri politici e il Vaticano fingono che Dio esista, ma non c'è Dio che ci ha creato. È l'uomo che ha creato Dio e può distruggerlo quando gli pare.

Il calcio è stupendamente rappresentato dalla nostra nazionale: si vedono undici ragionieri in mutande allo sbaraglio, senza nessuna remora, senza nessun decoro. È il nostro governo e il nostro sottogoverno in mutande.

Il calcio somiglia alla musica: la musica può forse essere spiegata con la musica? No, così il calcio: non ha nemmeno bisogno della Lingua per farsi intendere. Il calcio buca ogni linguaggio.

Il comico è cianuro. Si libera nel corpo del tragico, lo cadaverizza e lo sfinisce in ghigno sospeso.

Il corpo implora il ritorno all'inorganico. Nel frattempo non si nega nulla.

Il cosiddetto critico teatrale, questo signor malinteso o vice-equivoco può impunemente perseverare nella sua ostinata e inconcepibile sopravvivenza solo a condizione che un'altra analoga, squallida figura non scompaia: il regista.

Il culto della donna gravida, della puerpera e della mamma, è la più manicomiale abiezione della razza umanoide. Questa efferata "matrice" preferirei ammetterla come madre di Dio, purché fosse disposta a dimettersi come matrice dell'uomo.

Il facile accesso alla carne ha degradato il sesso.

Il mio disprezzo per l'attore contemporaneo è qui: nella sua tanto ricercata incapacità di mentire, nel suo elemosinare una sciagurata attendibilità; nella sua ormai troppo provata incapacità di rimettere in gioco ogni sera il modo stesso di far teatro; nel suo terrore imbecille d'autoemarginazione; nel suo noioso cicalare di "crisi del teatro" e perciò mai tentato abbastanza dal valzer d'un teatro della crisi.

Il novantanove per cento di me è contento di morire, ma c'è un uno per cento a cui invece rode. E io, quell'uno, proprio non lo capisco.

Il pensiero è un risultato del linguaggio.

Il poeta vuol essere trascurato, perché rimanga tale.

Il porno si instaura alla morte del desiderio.

Il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può. Del genio ho sempre avuto la mancanza di talento.

Il teatro è nell'atto, cioè nell'immediato, in quello che un filosofo chiamò l'immediato svanire, la presenza e al tempo stesso, assenza.

Il teatro, il grande teatro è un non-luogo soprattutto, quindi è al riparo da qualsivoglia storia. È intestimoniabile. Cioè, lo spettatore per quanto Martire, testimone, nell'etimo (da marthyr), per quanti sforzi possa compiere lo spettatore, dovrebbe non poter mai raccontare ciò che ha udito, ciò di cui è stato posseduto nel suo abbandono a teatro.

Il teatro, in nome di Dio, ha da esser gioco e non pensamento, pensosità.

Il tradimento è la cosa più nobile che si possa fare, soprattutto in teatro.

In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo. È la pratica certosina dell'autoinganno.

Io non ho davvero... rapporti con la critica. Sono loro che sono pagati per averne con me. Quindi per loro è un mestiere... Io non sono pagato per avere rapporti con loro. [...] Per capire un poeta, un artista [...] ci vuole un altro poeta e ci vuole un altro artista [...] La critica vive dalle 22 alle 24, cioè due ore la sera. Non puoi due ore la sera capire quello che invece io continuo a vivere ora per ora.

Io non ho mai picchiato nessuno... ma mi sarebbe piaciuto!

Io non ragiono con l'ottica del tifoso. Il tifoso è chi conta i punti. Io mi emoziono. Io cerco l'Emozione nell'Atto.

L'abuso d'informazione dilata l'ignoranza con l'illusione di azzerarla. Del resto anche il facile accesso alla carne ha degradato il sesso.

L'arte è quasi sempre consolatoria, decorativa. Di quest'arte non so che farmene.

L'arte è sempre stata borghese, idiota, mentecatta, soprattutto cialtrona e puttanesca e ruffiana. L'arte deve essere incomunicabile, deve solamente superare se stessa.

L'uomo è una situazione. Come fa un uomo a dire "io"?

La coscienza è la scoperta che noi non siamo, siamo un divenire ma non siamo un essere.

La felicità è nel differirla, non nell'averla. Nell'averla c'è la noia di averla avuta.

La libertà di stampa mi sta bene se è libertà dalla stampa.

Me ne fotto di quel che mi riguarda.

Nelle aristocrazie il principe non si fa eleggere, è lui che elegge il suo popolo. In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo.

Non bisogna produrre capolavori, bisogna essere capolavori.

Non risolveranno mai niente con la democrazia. "Democrazia" nel senso di Hobbes, che la chiamava "demagogia". Fu il primo a chiamarla col termine giusto.

Oggi lo Stato dello Spettacolo è in mutande: per sopravvivere ad ogni costo, minaccia contributi e sovvenzioni (a una marea indiscriminata di sfaccendati che - "quasi" nessuno escluso - può giovare al teatro in un solo modo: togliendosi di mezzo - disoccuppandosene)

Ormai il pubblico a teatro applaude soltanto per pietà, nella giusta convinzione che, con un po' di prove, quelli in platea farebbero meglio di quelli in scena.

Per quanti sforzi possa compiere lo spettatore, dovrebbe non poter mai raccontare ciò che ha udito, ciò di cui è stato posseduto nel suo abbandono a teatro.

Per uno che voglia fare l'attore, vale di più un anno di prigione che un anno di scuola: in prigione s'impara di più e ci si annoia molto meno.

Quando parlo di Dio lo intendo nel senso che Nietzsche invidiava a Stendhal: Dio ha una sola scusa, non esiste.

Qui c'è troppa puzza di dio!

Se si vuole davvero cambiare qualcosa, bisogna cominciare a cambiare se stessi, andare contro se stessi fino in fondo. Il massimo impegno civile è l'auto-contestazione.

Siamo, quel che ci manca. Da per sempre.

Sono apparso alla Madonna.

Su questa terra ognuno di noi è un deserto senza limiti e perciò non cerchi fratellanze.

Teniamoci lontani dal nostro tempo, lontani da questo sociale che ci frana addosso come una montagna di nulla. Non ne posso più del sociale, della politica gestita dai partiti, delle masse, ovvero delle plebi che sono al potere sotto forma di opposizione, ma non sono più minoritarie.

Un teatro che si capisce è la prima garanzia non essere teatro.

Una volta il testo veniva, viene tuttora, ahimè, in Occidente riferito; si impara a memoria; cioè è un teatro del detto, del già detto, ... e non del dire, che sconfessa il detto e si sconfessa anche in quanto dire.

Il mio epitaffio potrebbe essere quel passaggio di Sade: mi ostino a vivere perché «Anche da morto io continui a essere la causa di un disordine qualsiasi».

Adesso voglio dormire...
[Ultime parole prima di morire rivolte alla sua compagna Luisa Viglietti].

Note
Leggi anche le citazioni degli attori di teatro italiani: Eduardo De Filippo - Dario Fo