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Aforismi, frasi e citazioni di Corrado Alvaro

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Corrado Alvaro (San Luca 1895 - Roma 1956), scrittore, giornalista, sceneggiatore e poeta italiano. Corrado Alvaro comincia la propria carriera nel 1916 a Roma, dove collabora a Il Resto del Carlino. Nel 1919 si trasferisce a Milano dove consegue la laurea in Lettere all'Università di Milano e dove collabora al Corriere della Sera. Nel 1951 vince il premio Strega con Quasi una vita.

Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Nonostante ciò, per la pubblicazione, nel 1934, di un reportage sulla bonifica dell'Agro pontino per le edizioni dell'Istituto fascista di cultura, gli sarà rinfacciato di aver scritto una sorta di apologetico del fascismo. Ritornando su tale questione, Corrado Alvaro ribatte in Ultimo diario (postumo 1959): «Lo scriverei anche oggi, se qualcuno bonificasse qualche cosa, chiunque fosse, essendo io legato al lavoro, alla terra, alla sofferenza umana».

Le seguenti citazioni di Corrado Alvaro sono tratte da alcuni dei suoi libri più noti: Gente in Aspromonte (1930), Quasi una vita (1950), Un treno nel Sud (1958).
La disperazione più grave che possa impadronirsi d'una società è il dubbio
che vivere rettamente sia inutile. (Corrado Alvaro)
Gente in Aspromonte
© Le Monnier, 1930 - Selezione Aforismario

Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d'inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque. I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali.

Caro padre, Buon Natale a voi e alla famiglia, ai fratelli, a tutti. Ho ricevuto tutto, e le scarpe anche, e non ero malato. La berretta ce l’ho e i quaderni anche, e credevo che i piccoli non li avessi e nemmeno i grandi, perché non ho visto nulla nel tavolino. E ora ci ho tutto, e non mi mandate niente piú, e fornitevi voi che la sera mangiate pane e ulive per me. E io ho anche le tre sedie, e la volontà di studiare, e di appagare i vostri desideri. La posata è già al rame, e il torrone lo avreste dovuto tenere per voi.

Ché non ci si può rifare? Soltanto chi è morto ha finito. Noialtri abbiamo la pelle dura da affilarci il rasoio.

Com’è fatta la gente! che non può vedere un po’ di bene a nessuno, e anche se non hanno bisogno di nulla invidiano il pane che si mangia e le speranze che vengono su.

L'invidia ha gli occhi e la fortuna è cieca. 

La vita in comune gli sembrava una curiosa invenzione e un accordo fra gente che ha paura.

Quando a un cristiano capita qualche cosa di male, tutti intorno a volersene profittare come cani!

Quando uno lascia un paese, tutte le cose acquistano prima della partenza un valore straordinario di ricordo, e ci fanno pregustare la lontananza e la nostalgia.

L'uomo è forte
1938

Morire, ma essere un uomo. Morire, ma vivere.

Quello d'insegnare qualcosa a qualcuno, è un compito meschino, e non da artisti. La civiltà e il progresso oggi offrono tante forme d'insegnamento che l'arte se ne potrebbe ritenere dispensata. L'arte è l'artista stesso.

Soltanto gli uomini sono capaci di ridire vecchie parole con un vecchio tono, scordando gli anni che sono passati.

Quasi una vita
1950 - Selezione Aforismario

Al mio paese, la piccola borghesia considera una grande prova di abilità arrivare a ingraziarsi con tutti i mezzi, anche i più bassi, chi comanda. La furberia al posto di ogni altra qualità umana. Chi non vi riesce è un imbecille, e chi non vi si adatta, un pazzo. 'Ha relazioni' è al mio paese dire molto.

Chi ha denaro paga, ma mai di persona.

Come si appanna una donna trascurata. Appassisce come un fiore inaridito.

Dei Greci, i meridionali hanno preso il loro carattere di mitomani. E inventano favole sulla loro vita che in realtà è disadorna. A chi come me si occupa di dirne i mali e i bisogni, si fa l'accusa di rivelare le piaghe e le miserie, mentre il paesaggio, dicono, è così bello.

Gli uomini di fatica, di affari, di pensieri, nello stato di riposo, su una spiaggia, per esempio, sembrano di quelle belve in cattività dei giardini zoologici.

Il meridionale ha un tale desiderio del potere, poiché non conoscendo una libera società dipende tutto dai potenti, che è entusiasta del potere qualunque esso sia.

I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell'infanzia.

Il cinema, a furia di rendere tutto patetico e sentimentale, rende cinici. Non dà all'uomo che atteggiamenti.

Infantile, incostante, premurosa, irritabile, con una civetteria che conduce a lungo le assiduità e gli accostamenti amorosi, è la donna abituata a vivere coi vecchi.

L'italiano aspetta sempre una grande fortuna o avventura che non arriva. Ma non dispera.

L'uomo è il prodotto dei suoi errori.

La borghesia e la democrazia vuote di ideali non hanno altro cemento che il nazionalismo. Perciò si affida ai condottieri.

La lontananza è il fascino dell'amore. Amarsi vicini è difficile.

La ragazza che ha la mania di far casa, senza accorgersene e senza volerlo finisce col vivere con molti uomini uno dopo l'altro.

Lo spreco della vita in tempi di tedio è già un piacere e uno sport.

La storia oggi sembra un susseguirsi di fenomeni naturali. Gli uomini acquistano la fatalità degli elementi. Tutto sembra preparato da lungo tempo e covato da azioni e reazioni simili a quelle delle acque del sottosuolo della terra.

La storia considerata come una vicenda di buono e di cattivo tempo, di uragani e di sereni, ecco che cos'è la storia per un italiano. Per questo scetticismo della storia non si sono prodotti tanti tragici fenomeni in Italia, dove nulla è mai scontato interamente, dove tutti possono avere la loro parte di ragione, o dove tutti hanno torto, dove si ritrovano viventi i residui di tutte le catastrofi e di tutte le esperienze e di tutte le epoche. Ci sono ancora i guelfi, i neoguelfi, i separatisti, i federalisti, i sanfedisti, i baroni, i feudatari, ecc. Questi caratteri italiani sono l'origine delle più strane sorprese e delle più incredibili involuzioni.

Osservavo a un prete della Sacra Rota che, spesso, per ottenere l'annullamento del matrimonio, le parti giurano il falso. «Può darsi», mi risponde, «ma all'Inferno ci vanno loro, però».

Se non vi fossero gli onesti, ma predicanti l'amoralità come Nietzsche, il mondo sarebbe d'una insopportabile virtù o ipocrisia.

Tutti accettano una menzogna convenzionale, anzi la trovano meravigliosa. Uno ha il coraggio di insinuare che non è bella, e anzi che non è vera. E così via, da una parola all'altra, tutti finiscono col giudicarla falsa, ignobile, ributtante.

Volgari si nasce. La volgarità, nelle arti, la volgarità piacevole, che vi incanta, è inimitabile. È un dono di natura come il genio.
La dignità è al sommo di tutti i pensieri
ed è il lato positivo dei calabresi. (Corrado Alvaro)
Un treno nel Sud
1958 - Selezione Aforismario

Il calabrese è curioso di conoscere e di sapere, la sua delizia è ascoltare le persone colte che parlano, anche se a lui non arriva interamente il senso dei grandi e profondi concetti. È come il povero davanti allo spettacolo di una festa apparecchiata, non per lui, ma di cui gli arrivano i suoni, le luci, i colori. Senza invidia. Con un cocente rimpianto d'un bene fatto per tutti gli uomini.

La dignità è al sommo di tutti i pensieri ed è il lato positivo dei calabresi, come è la difficoltà contro cui si può urtare inconsapevolmente poiché è qualche volta tutto quanto ha l’uomo.

Quasi tutto quello che si legge qui della Calabria, a parte la letteratura dialettale, è rivolto in genere a magnificare una Calabria che non esiste più, e cioè le colonie greche, e Sibari, e Locri. La tendenza è al classico.

Viaggiavo su un autocarro in comitiva. Si percorreva la strada della costa settentrionale, tutta a svolte, e salvo i gerani, gli oleandri, le ginestre, senza un albero, battuta dal sole. Accucciato in un cerchio d’ombra che vi buttava un oleandro un po’ più fronzuto degli altri, nel mezzo della strada, un operaio aveva trovato il suo riposo e il suo sonno. È una delle più strane affermazioni dell’umile persona umana che abbia veduto. E, forse, la più schietta espressione di fiducia nella solidarietà umana.

Ultimo diario
1948-1956 (postumo 1959)

La disperazione più grave che possa impadronirsi d'una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile.

Scritti dispersi
1921-1956 (postumi 1995), a cura di Mario Strati

L'arte non è altro che la forza di suggestione di un particolare.

Gente che passa
Racconti dispersi, 2007 (a cura di Giuseppe Rando)

La vita non è altro che una comunione di solitudini.

Fonte sconosciuta

La critica, quella generalmente professata, è l'arte di risuscitare i morti e di far morire i vivi.

Libro di Corrado Alvaro consigliato
Gente in Aspromonte 
Editore Garzanti Libri, 2000 

Quello di Gente in Aspromonte è un mondo arcaico, un mondo chiuso, primitivo, elementare, dove i rapporti sociali erano duri, anzi spietati e le ingiustizie profonde. Ma esso possedeva anche i suoi valori, una sua bellezza, le sue segrete dolcezze. Perciò se su di esso non c'è da piangere, dice Alvaro, bisogna tuttavia custodirne generosamente la memoria.