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Aforismi, frasi e citazioni di Italo Calvino

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Italo Calvino (Santiago de Las Vegas 1923 - Siena 1985), scrittore italiano. Riguardo alle proprie note biografiche, ha affermato Italo Calvino: "Io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente.) Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all'altra". Le seguenti citazioni di Italo Calvino sono tratte da alcuni dei suoi libri più noti, tra i quali: Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959), Le città invisibili (1972), Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979), Palomar (1983), Lezioni americane (1988), Perché leggere i classici (1991).
Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.
(Italo Calvino)
Il sentiero dei nidi di ragno
© Einaudi 1947 

Arrivare e non aver paura, questa è la meta ultima dell'uomo.

Al principio di tutte le storie che finiscono male c'è una donna, non si sbaglia. Tu sei giovane, impara quello che ti dico: la guerra è tutta colpa delle donne...

Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo. 

Il visconte dimezzato
© Einaudi 1952

Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.

Nulla piace agli uomini quanto avere dei nemici e vedere se sono proprio come ci s'immagina.

Il barone rampante
© Einaudi 1957 - Selezione Aforismario

La disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella.

Quell'amore che ha l'uomo cacciatore per ciò che è vivo e non sa esprimerlo altro che puntandovi il fucile.

I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori. 

Le imprese più ardite vanno vissute con l'animo più semplice.

Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!

Anche per chi ha passato tutta la vita in mare c'è un'età in cui si sbarca.

Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.

Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.

Quando ho più idee degli altri, do agli altri queste idee, se le accettano; e questo è comandare.

Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno.

Le imprese che si basano su di una tenacia interiore devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino. 

Il cavaliere inesistente
© Einaudi 1959 - Selezione Aforismario

L'amarezza dei vecchi che soffrono il perdersi delle cose d'una volta più di quanto non godano il sopravvenire delle nuove.

Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato. 

Sempre corre il giovane verso la donna: ma è davvero amore per lei a spingerlo? O non è amore soprattutto di sé, ricerca d'una certezza d'esserci che solo la donna gli può dare? 

Cosa può sapere del mondo una povera suora?

Ci si mette a scrivere di lena, ma c'è un'ora in cui la penna non gratta che polveroso inchiostro, e non vi scorre più una goccia di vita, e la vita è tutta fuori, fuori dalla finestra, fuori di te, e ti sembra che mai più potrai rifugiarti nella pagina che scrivi, aprire un altro mondo, fare il salto. Forse è meglio così: forse quando scrivevi con gioia non era miracolo né grazia: era peccato, idolatria, superbia.

L'arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla. 
La disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina
morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella. (Italo Calvino)
Marcovaldo ovvero Le stagioni in città
© Einaudi 1963

Chi ha l'occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi. 

Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre.

La giornata d'uno scrutatore
© Einaudi 1963

La norma costante del suo comportamento avrebbe voluto fosse questa, nella politica come in ogni altra cosa: diffidenza tanto dall'entusiasmo, sinonimo d'ingenuità, quanto dall'astiosità faziosa, sinonimo d'insicurezza, debolezza.

Cibernetica e fantasmi
© 1967

L'inconscio è il mare del non dicibile, dell'espulso fuori dai confini del linguaggio, del rimosso in seguito ad antiche proibizioni.

Ti con zero
© Einaudi 1967

Questo che voi chiamate ordine è uno sfilacciato rattoppo della disgregazione.

Le città invisibili
© Einaudi 1972 - Selezione Aforismario

Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d'avere: l'estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t'aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.

D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

Non c'è linguaggio senza inganno.

Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone. 

Ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo a un dialogo.

È delle città come dei sogni: tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure.

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

La menzogna non è nel discorso, è nelle cose. 

L'occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose.

Se vuoi sapere quanto buio hai intorno, devi aguzzare lo sguardo sulle fioche luci lontane.

Viaggiando ci s'accorge che le differenze si perdono: ogni città va somigliando a tutte le città, i luoghi si scambiano forma ordine distanze, un pulviscolo informe invade i continenti.

Il Castello dei destini incrociati
© Einaudi 1973

L'eroe della storia è colui che nella città punta la lancia nella gola del drago, e nella solitudine tiene con sé il leone nel pieno delle sue forze, accettandolo come custode e genio domestico, ma senza nascondersi la sua natura di belva.

La forza dell'eremita si misura non da quanto lontano è andato a stare, ma dalla poca distanza che gli basta per staccarsi dalla città, senza mai perderla di vista.

Se una notte d'inverno un viaggiatore
© Einaudi 1979 - Selezione Aforismario

Come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già prima. La prima riga della prima pagina di ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori del libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo.

I romanzi lunghi scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s'allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono.

Leggere significa affrontare qualcosa che sta proprio cominciando a esistere.

Il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio.

Anche questo è un vantaggio del correre rispetto agli altri sport: ognuno va per conto suo e non ha da rendere conto agli altri.

Volare è il contrario del viaggio: attraversi una discontinuità dello spazio, sparisci nel vuoto, accetti di non essere in nessun luogo per una durata che è anch'essa una specie di vuoto nel tempo; poi riappari, in un luogo e in un momento senza rapporto col dove e col quando in cui eri sparito.

Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto.

Persone la cui vista mi riesce per svariate ragioni sgradevole: i miei superiori gerarchici perché mi ricordano la mia condizione di sottoposto, i miei sottoposti perché detesto di sentirmi investito d'un'autorità che mi sembra meschina, come meschini sono l'invidia, il servilismo e il rancore che suscita.

I lettori sono i miei vampiri.

L'aspetto in cui l'amplesso e la lettura s'assomigliano di più è che al loro interno s'aprono tempi e spazi diversi dal tempo e dallo spazio misurabili.

La lettura è solitudine. Si legge da soli anche quando si è in due.

Ascoltare qualcuno che legge ad alta voce è molto diverso che leggere in silenzio. Quando leggi, puoi fermarti o sorvolare sulle frasi: il tempo sei tu che lo decidi. Quando è un altro che legge è difficile far coincidere la tua attenzione col tempo della sua lettura: la voce va o troppo svelta o troppo piano.

La lettura è un atto necessariamente individuale, molto più dello scrivere.

Possiamo impedire di leggere: ma nel decreto che proibisce la lettura si leggerà pur qualcosa della verità che non vorremmo venisse mai letta...

Anche ricordare il male può essere un piacere quando il male è mescolato non dico al bene ma al vario, al mutevole, al movimentato, insomma a quello che posso pure chiamare il bene e che è il piacere di vedere le cose a distanza e di raccontarle come ciò che è passato.

Una pietra sopra
© Einaudi, 1980

Beati quelli il cui atteggiamento verso la realtà è dettato da immutabili ragioni interiori!

Palomar
© Einaudi 1983 - Selezione Aforismario

Nessuno può capire nessuno: ogni merlo crede d'aver messo nel fischio un significato fondamentale per lui, ma che solo lui intende; l'altro gli ribatte qualcosa che non ha nessuna relazione con quello che lui ha detto; è un dialogo tra sordi, una conversazione senza capo né coda. Ma i dialoghi umani sono forse qualcosa di diverso?

Il prato è un oggetto artificiale, composto di oggetti naturali, cioè erbe.

La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso.

La vita d'una persona consiste in un insieme d'avvenimenti di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme, non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un'architettura interna.  

Collezione di sabbia
© Garzanti 1984

Il fascino d'una collezione sta in quel tanto che rivela e in quel tanto che nasconde della spinta segreta che ha portato a crearla.

Quell'oscura smania che spinge tanto a mettere insieme una collezione quanto a tenere un diario, cioè il bisogno di trasformare lo scorrere della propria esistenza in una serie d'oggetti salvati dalla dispersione, o in una serie di righe scritte, cristallizzate fuori dal flusso continuo dei pensieri.

Lezioni americane
Sei proposte per il prossimo millennio
© Einaudi 1988 (postumo) - Selezione Aforismario

Da quando la scienza diffida delle spiegazioni generali e delle soluzioni che non siano settoriali e specialistiche, la grande sfida per la letteratura è il saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo.

L'eccessiva ambizione dei propositi può essere rimproverabile in molti campi d'attività, non in letteratura. La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche al di là d'ogni possibilità di realizzazione. 

La fantasia è un posto dove ci piove dentro.

Scrivere prosa non dovrebbe essere diverso dallo scrivere poesia; in entrambi i casi è ricerca d'un'espressione necessaria, unica, densa, concisa, memorabile.

Nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell'intelligenza sfuggono a questa condanna.

La melanconia è la tristezza diventata leggera,

Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca.
I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito:
"Sto rileggendo..." e mai "Sto leggendo...". (Italo Calvino)
Perché leggere i classici
© Mondadori 1991 (postumo) - Selezione Aforismario

I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: "Sto rileggendo..." e mai "Sto leggendo...". 

Per vaste che possano essere le letture «di formazione» d’un individuo, resta sempre un numero enorme d’opere fondamentali che uno non ha letto.

Leggere per la prima volta un grande libro in età matura è un piacere straordinario: diverso (ma non si può dire maggiore o minore) rispetto a quello d’averlo letto in gioventù. La gioventù comunica alla lettura come a ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturità si apprezzano (si dovrebbero apprezzare) molti dettagli e livelli e significati in più.

Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.

I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.

Ci dovrebbe essere un tempo nella vita adulta dedicato a rivisitare le letture più importanti della gioventù. Se i libri sono rimasti gli stessi (ma anch’essi cambiano, nella luce d’una prospettiva storica mutata) noi siamo certamente cambiati, e l’incontro è un avvenimento del tutto nuovo.

D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.

D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.

Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

La lettura d’un classico deve darci qualche sorpresa, in rapporto all’immagine che ne avevamo. Per questo non si raccomanderà mai abbastanza la lettura diretta dei testi originali scansando il più possibile bibliografia critica, commenti, interpretazioni. 

La scuola e l’università dovrebbero servire a far capire che nessun libro che parla d’un libro dice di più del libro in questione; invece fanno di tutto per far credere il contrario.

Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.

I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.

Non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma solo per amore.

Il "tuo" classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui. 

È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.

Per noi ogni nostro viaggio, piccolo o grande, è sempre Odissea.

Eremita a Parigi
© Mondadori 1994 (postumo)

Il luogo ideale per me è quello in cui è più naturale vivere da straniero.

Tutto può cambiare, ma non il linguaggio che ci portiamo dentro.

Note
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