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Aforismi, frasi e proverbi su Pulcinella

Raccolta di aforismi, frasi e proverbi su Pulcinella, antica maschera napoletana della commedia dell'arte, resa popolare nel Cinquecento dall'attore Silvio Fiorillo, e nella seconda metà dell'Ottocento da Antonio Petito. "Pigro, vorace, perennemente affamato, opportunista, sfrontato, chiacchierone, bastonatore spesso bastonato, Pulcinella è la personificazione comica dell’abbandono popolaresco a tutti gli istinti. Ma col tempo la maschera subisce una significativa evoluzione trasformandosi in un simbolo universale della napoletanità, di cui incarna l’esuberanza, il virtuosismo mimico e canoro, lo spirito ironico, canagliesco e generoso, la filosofia pratica e disincantata.". [Enciclopedia Treccani].

Scrive Carlo Lapucci su Pulcinella: "La maschera napoletana è tra le più note di quelle italiane. Prende forma nella prima metà del XVII sec. per opera di Silvio Fiorillo che ne dà le caratteristiche: baffi e barba, vestito bianco, cappello bicorno, spatola alla cintura, doppia gibbosità e grande naso. Di cognome fa Cerulo (cioè ‘‘citrullo’’) e la sua patria è Acerra. Incarna lo spirito napoletano, o meglio un aspetto della sua filosofia con i detti che pronuncia sulle scene o gli vengono attribuiti (cfr. G. Tucci, Dicette Pulicenella...). Il suo più famoso: Per mare non c’è taverna dà una visione della vita senza sbocchi soprannaturali e invita a viverla cogliendone gli aspetti migliori. Per questo ama mangiare, il dolce far niente, ubriacarsi, cantare, prendere la vita con filosofia, adattandosi a tutte le parti per tirare avanti. Molti i detti riferiti a questa figura entrati anche nell'italiano: le nozze di Pulcinella (che finirono a legnate); il segreto di Pulcinella (che tutti sanno); fare il Pulcinella (cambiare continuamente idea)". [Dizionario dei proverbi italiani, Mondadori 2007].

Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sul carnevale, sulla maschera e su Napoli. [I link sono in fondo alla pagina].
Napoli ha avuto un grande filosofo: Pulcinella. (Libero Bovio)
Il segreto di Pulcinella: nella commedia della vita, non vi è un segreto, ma solo, in ogni istante, una via d'uscita.
Giorgio Agamben, Pulcinella, 2015

Anche Napoli ha la sua maschera, anzi una delle maschere più famose: Pulcinella, che viene dal xvi secolo, o forse da tempi ancora più remoti, da quegli spettacoli romani pieni di divertimento, scurrilità e sesso detti «atellane». Ha indosso un'ampia casacca bianca, sul volto una maschera nera dal gran naso che lascia scoperta solo la bocca, ventre prominente, talvolta una gobba. È stupido e furbo nello stesso tempo, sembra un diavolo ma può anche diventare un angelo, sa di essere in mezzo ai guai ma sa anche che in qualche modo ne verrà fuori con un gioco, una piroetta, un imbroglio, e che tutto finirà con una gran mangiata di maccheroni.
Corrado Augias, I segreti d'Italia, 2012

Di tutte le maschere italiane, quella di Pulcinella è la più ricca, la più intensa e articolata.
Corrado Augias, ibidem

Molto del bene e del male di Napoli, della sua vitalità, del suo incanto e della sua dannazione, è racchiuso nella maschera di Pulcinella.
Corrado Augias, ibidem

Pulcinella parla, grida, balla, canta, si dimena, gesticola; ma può anche restare a lungo immobile, neghittoso, sonnolento, pronto però al balzo felino per ghermire qualunque preda l'occasione gli offra. È un personaggio simpatico, divertente, generoso, pronto a dividere ciò che ha rubato con altri compagni di avventura e di sventura. Conosce però anche il tradimento e la malinconia improvvisa. Allora comincia a filosofeggiare, cerca rimedio in un sogno o nel canto.
Corrado Augias, I segreti d'Italia, 2012

La maschera di Napoli, Pulcinella, è il prodotto di questa ambiguità, maschio e femmina, vivo e morto, sciocco e intelligente, insidiosamente servile e senza limiti superbo, irriverente e cortigiano, a volte ottuso a volte furbo, ma sempre come se avesse una forma superiore di ragione.
Giorgio Bocca (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

Napoli ha avuto un grande filosofo: Pulcinella. 
Libero Bovio, Don Liberato si spassa, 1937

Molti scambiano per umorismo – suprema eleganza dello spirito – una specie di comicità violenta, cara ai vecchi comici delle farse pulcinellesche.
Libero Bovio, Don Liberato si spassa, 1937

Nessun altro personaggio si adattava perfettamente a Totò come Pulcinella, alla cui ombra l'attore aveva compiuto il suo apprendistato come piccolo "mamo" nelle farse in cui la fame di cibo e di sesso dettavano legge. Pulcinella, la grande maschera sottoproletaria, ma anche il funambolo e l'acrobata, il musicista e il canterino, il buffone scatenato e il ballerino di "pas de deux", avrebbe trovato in lui un'incarnazione esemplare, in bilico tra finzione e realtà, palcoscenico e vita quotidiana, storia e contemporaneità.
Orio Caldiron, Il principe Totò, 2002

[Pulcinella] è una maschera troppo particolare, nel tono della voce ha tutto il suo significato. Ruolo complicato da interpretare.
Enzo Cannavale, citato su la Repubblica, 2005

Nel Pulcinella della Commedia dell’Arte, oltre alla napoletanità, convivono tratti potenti e non sempre edificanti: l’esuberanza un po’ cialtronesca, il totale disincanto, ma anche lo spirito ironico e la generosità mescolata a una filosofia pratica che conduce al sapersi arrangiare sempre.
Gianluigi Colin, su Corriere della Sera, 2016

Cosa sarebbe l'Italia senza Arlecchino e Pulcinella?
Francesco Cossiga (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

Pulcinella non si definisce. Si sono tentate molte definizioni di lui; ma nessuna è restata, e nessuna sembra soddisfacente.
Benedetto Croce, Pulcinella, 1899

Molte sforzate definizioni del Pulcinella son riuscite - pulcinellesche!
Benedetto Croce, ibidem

Pulcinella non designa un determinato personaggio artistico; ma una collezione di personaggi , legati tra loro soltanto da un nome, e, fino a un certo punto, da una mezza maschera nera, da un camiciotto bianco, da un berrettone a punta.
Benedetto Croce, Pulcinella, 1899

Noi crediamo che Pulcinella in generale come carattere artistico, non possa definirsi, e che di esso non si possa dir altro se non che sia un nome, del quale si sono serviti prima i commediografi ed attori napoletani , e poi quelli di altre parti d'Italia, ed anche dell'estero, per alcune loro creazioni teatrali.
Benedetto Croce, Pulcinella, 1899

Pulcinella non è la maschera caricaturale di un uomo. Pulcinella è la caricatura dell'uomo, ecco perché è universale.
Eduardo De Filippo, intervista su Radiocorriere TV, 1973

Pulcinella rappresenta il popolano sciocco ed ozioso.
Francesco De Sanctis, citato in Benedetto Croce, Pulcinella, 1899

Nulla davvero muta a questo mondo e i Pulcinelli son sempre gli stessi.
Salvatore Di Giacomo (fonte sconosciuta - segnalala ad Aforismario)

Noi napoletani abbiamo tutti, nel nostro foro interiore, un Pulcinella che ci ammonisce. 
Gino Doria, Del colore locale e altre interpretazioni napoletane, 1930

Quello di Pulcinella è davvero un segreto: c'è qualcuno che possa dire infatti di averlo scoperto?
Carlo Ferrario, L'allegro e il pensieroso, 2009

Furbo e semplicione, poltrone e attaccabrighe, pieno di bonomia e di malizia, un misto di spirito, di cinismo e di causticità, pigro, goloso, ladro talvolta, ma con tanta naturalezza che ha l'aria di esercitare un diritto, di umore sempre uguale, spensierato, ottimista, ecco Pulcinella. 
Vittorio Gleijeses, Feste, Farina e Forca, 1976 (prefazione)

Basterebbe forse il berretto conico trovato nelle tombe campane, la tunica ed i pantaloni bianchi dei soldati che i sanniti opposero ai romani, per convincersi che la nostra maschera è antica quanto il Vesuvio e la nostra Partenope: essa è un «cocktail» di Maccus, osco, lazzarone, invadente, lepido ed a volte ladro, del Pappus latino saccente, fifone e «sciampagnone» e quindi potrebbe essere definito – ecco che sorge ora la definizione – l'unione di una differenza e di una contraddizione con una vis comica molto aderente alla ilarità partenopea.
Vittorio Gleijeses, Feste, Farina e Forca, 1976

Pulcinella è la più completa rappresentazione del grottesco che ha inizio quando il serio si mescola col ridicolo, quando la figura muore nella caricatura
Vittorio Gleijeses, ibidem

La maschera [di Pulcinella] è viva perché è la caricatura più completa dei pregiudizi, dei vizi e delle abitudini. Con lui bisogna dire ...tira a campà ...e futtitenne, vero dettame di sapienza partenopea. 
Vittorio Gleijeses, ibidem

Secondo Benedetto Croce, Francesco De Sanctis ed alcuni critici contemporanei come il D'Amico, e se lo permettete anche secondo me, [la maschera di Pulcinella] è da ritenersi la più antica del teatro italiano. Essa supplisce con la furberia all'intelligenza e possiede in se stessa una duttilità intuitiva che le permette di adeguarsi ad ogni circostanza e di essere sempre presente a se stessa in qualsiasi situazione.
Vittorio Gleijeses, Feste, Farina e Forca, 1976

Tutta la classe popolana è di spirito vivacissimo ed è dotata di un intuito rapido ed esatto: il suo linguaggio deve essere figurato, le sue trovate acute e mordaci. Non per nulla l'antica Atella sorgeva nei dintorni di Napoli; e come il suo prediletto Pulcinella continua ancora i giuochi atellani, così il basso popolo s'appassiona anche adesso ai suoi lazzi. 
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1816/17

Arlecchino, Pinocchio e Pulcinella sono l'Italia del popolo, che si rappresenta, si denigra e si riscatta con la felicità che trasmette questo trio. Un'Italia del passato, ma che si può riconoscere oggi dovunque. 
Raffaele La Capria,  Le tre maschere dell'Italia che non si arrende, su Corriere della Sera, 2009

Essendo mito, questo Pulcinella è atemporale, continuamente nasce e muore, è anzi imparentato con tutto ciò che nasce e muore,
Giorgio Manganelli, su Corriere della Sera, 1984

Pulcinella è insieme stolto e sapiente, è eroe e vigliacco, forse l’unico eroe umanamente possibile.
Giorgio Manganelli, ibidem

Per vostra norma e regola io non sono mai stato innamorato di niente e di nessuno se si esclude la pizza di pane coi fichi dentro. 
Pulcinella (Massimo Troisi), in Il viaggio di Capitan Fracassa, 1990 

Viva i coriandoli di Carnevale, / bombe di carta che non fanno / male! / Van per le strade in gaia / compagnia / i guerrieri dell'allegria: / Si sparano in faccia risate / scacciapensieri, / si fanno prigionieri con le stelle / filanti colorate. / Non servono infermieri / perché i feriti guariscono / con una caramella. / Guida l'assalto, a passo di / tarantella, / il generale in capo Pulcinella. / Cessata la battaglia / tutti a nanna. Sul guanciale / spicca come una medaglia / un coriandolo di Carnevale.
Gianni Rodari, Carnevale, Il secondo libro delle filastrocche, 1985

Per definizione pigro e credulone, Pulcinella affascinava il pubblico per la disponibilità ai repentini mutamenti dell'animo: pronto a maledire per un nonnulla, era al contempo capace di amori sviscerati, era imbroglione e generoso. Nello schema classico della commedia il suo ruolo è quello del secondo zanni, balordo e insensato al punto che non sa distinguere la destra dalla sinistra e se ne esce con battute infelici ma comiche.
AA. VV., Maschere italiane, 2002

L'ideale di vita di Pulcinella è non far nulla oltre a soddisfare in ogni modo il formidabile appetito, cosa per cui è disposto a tutto, a raccontare bugie, a rubare e per-i sino a farsi prendere a bastonate in una girandola di gag che Io rendono irresistibile.
AA. VV., Maschere italiane, 2002

I suoi segreti sono "segreti di Pulcinella", cioè noti a tutti; le sue nozze, le "nozze di Pulcinella", finiscono immancabilmente in rissa; il suo modo di fare, "essere un Pulcinella", significa cambiare opinione nello spazio di un minuto. La sua morale è semplice: prendere la vita con filosofia e, se è il caso, farsi una bella cantata. Ciò tuttavia non esclude la tristezza inconsolabile che deriva dallo stupore ingenuo con cui questa maschera guarda alle cose, dalla sua vitalità instancabile cui si unisce una vena di inquietudine.
AA. VV., Maschere italiane, 2002

Pulcinella non raggiunse mai i vertici del teatro di più elevata ispirazione artistica, ma ebbe immensa fortuna nei baracconi delle fiere e delle feste di paese.
AA. VV., Maschere italiane, 2002

Proverbi su Pulcinella
  • Disse Pulcinella: Per mare non c’è taverna
  • Dicette Polecenella: Pe’ mmare non c’è taverna.
  • Le nozze di Pulcinella finirono a legnate.
  • Pulcinella chiese di morire quando tre orologi sarebbero andati d’accordo.
  • Pulcinella prendeva le pernacchie per applausi.
  • Pulcinella quando non sa che dire chiude e apre la bocca.
  • Pulcinella quando va in carrozza tutti lo vedono, quando è alla carretta non lo vede nessuno.
Note
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