Frasi e citazioni sul Trash e sulla TV spazzatura
Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul trash e sulla TV spazzatura. Il termine inglese trash (immondizia o spazzatura) è usato in lingua italiana per indicare quei prodotti e quelle espressioni artistiche o di intrattenimento (libri, film, musica, spettacoli televisivi, ecc.) caratterizzati da cattivo gusto, volgarità e contenuti dozzinali. In alcuni casi, il trash può essere creato volutamente per attrarre la curiosità del pubblico di massa.
Un paragrafo di questa raccolta è dedicato alla cosiddetta TV spazzatura (in inglese: trash TV), cioè quei programmi televisivi banali e di basso livello culturale che cercano di fare ascolto stuzzicando, con facili espedienti, la curiosità (se non la morbosità) del pubblico. Secondo la precisa definizione del dizionario Hoepli, la televisione spazzatura è quella: "che punta su programmi di basso livello, che assecondano il cattivo gusto e la pigrizia intellettuale degli spettatori, offrendo una visione rozza e semplicistica della realtà".
Fino a pochi anni fa, la televisione era il principale mezzo di diffusione del trash, ma oggi è stata soppiantata dalla grande rete, da internet, dove il trash non ha praticamente limiti.
Come introduzione a questa raccolta di citazioni, riportiamo un brano di Tommaso Labranca, che al trash ha dedicato un intero saggio: "Quando ci si accorge del Favoloso Universo del trash è ormai troppo tardi per poterne fare ancora parte. Quando si è trash non si sa mai di esserlo. Non appena, però, nasce un primo fugace bagliore di rivelazione, quando ci si comincia a porre domande sulla struttura degli eventi estetici che costellano la nostra vita, ecco che si abbandona all’istante la Rutilante Galassia del trash. È normale: una volta scoperto di aver fino ad allora condotto una B-life, si farà di tutto per rinnovarsi in una A1-life. Una volta usciti dal tunnel del trash si può entrare a far parte di uno dei due possibili universi paralleli eppure divergenti: quello del camp e quello del kitsch. La destinazione finale dipende dall’atteggiamento che si assume una volta venuti a conoscenza della propria trashitudine. Se la si accetta si diventa camp, si espone senza vergogna il trash, stando attenti a sottolineare che «io, però, non sono veramente così!». Se si fa di tutto per rifiutarla si diventa kitsch, si nasconde il trash e quando ne traspare anche un lembo si è pronti a precisare che «io non sono assolutamente così!». Veramente c’è anche un’altra possibilità, ossia quella di diventare un Giovane Salmone del Trash, che non si lascia andare al flusso della corrente verso le mete scontate del camp e del kitsch, ma risale il flusso del trash per assorbirlo, analizzarlo, perdersi al suo interno. E a ogni salto controcorrente in questo torrente inarrestabile, il Giovane Salmone si chiede addolorato: «Perché io non sono così?». Ma rientrare in questa categoria è cosa assai difficile, soprattutto se si vuole conservare una propria dignità". [Andy Warhol era un coatto, Castelvecchi, 1996].
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sul kitsch, il cattivo gusto, la volgarità e la televisione. [I link sono in fondo alla pagina].
Il trash in sé non esiste. È solo un’apparenza che si rivela quando qualcuno vuole negarlo. Il trash in sé non esiste. Non esiste nulla che sia trash, come non esiste nulla che sia aulico. Il trash in sé non esiste. All'inizio non vi sono che elementi neutri. Nel momento in cui si compie un’azione di territorial pissing culturale nascono le apparenze: si crede che queste cose siano serie, sane, alte e si crede che tutto il resto sia forzatamente ridicolo, marcio e basso. Il trash in sé non esiste. Siamo noi che lo creiamo ogni volta che ce ne chiamiamo fuori. Il trash in sé non esiste. Visto che identifichiamo come trash tutto ciò che non rientra nel nostro Cerchio Magico di Orina Metaforica, esistono tanti trash quanti sono gli esseri viventi.
Tommaso Labranca, Andy Warhol era un coatto, 1996 [1]
Quando ci si accorge del Favoloso Universo del trash è ormai troppo tardi per poterne fare ancora parte. Quando si è trash non si sa mai di esserlo.
Tommaso Labranca, Andy Warhol era un coatto, 1996
A cadere nella spirale del trash sono, infatti, sempre i più deboli, le vittime dei processi selvaggi e improvvisi di urbanizzazione e di occidentalizzazione. Le miscele trash più esplosive si hanno quando l’Ingenuità originaria incontra l’Elettronica, quando il Lumpenproletariat eredita improvvisamente la Tecnologia. Nascono allora effetti incontrollabili (pensate ai cremaschi con l’autoradio volume-pumped).
Tommaso Labranca, Andy Warhol era un coatto, 1996 [1]
Trash è bello!
Micol Pedretti, Come divertirsi sempre e comunque, 2014
Storicamente il trash ha rappresentato il decadimento del gusto nella periferia di un piacere estetico inaccettabile e indisciplinato. La cultura del trash innalza a categoria estetica tutto quello che la cultura ufficiale considera aberrante e considera quei fenomeni che nell'atto della creazione da errori diventano elementi espressivi.
Eugenia Romanelli, Tecniche di comunicazione creativa, 2005
Un paragrafo di questa raccolta è dedicato alla cosiddetta TV spazzatura (in inglese: trash TV), cioè quei programmi televisivi banali e di basso livello culturale che cercano di fare ascolto stuzzicando, con facili espedienti, la curiosità (se non la morbosità) del pubblico. Secondo la precisa definizione del dizionario Hoepli, la televisione spazzatura è quella: "che punta su programmi di basso livello, che assecondano il cattivo gusto e la pigrizia intellettuale degli spettatori, offrendo una visione rozza e semplicistica della realtà".
Fino a pochi anni fa, la televisione era il principale mezzo di diffusione del trash, ma oggi è stata soppiantata dalla grande rete, da internet, dove il trash non ha praticamente limiti.
Come introduzione a questa raccolta di citazioni, riportiamo un brano di Tommaso Labranca, che al trash ha dedicato un intero saggio: "Quando ci si accorge del Favoloso Universo del trash è ormai troppo tardi per poterne fare ancora parte. Quando si è trash non si sa mai di esserlo. Non appena, però, nasce un primo fugace bagliore di rivelazione, quando ci si comincia a porre domande sulla struttura degli eventi estetici che costellano la nostra vita, ecco che si abbandona all’istante la Rutilante Galassia del trash. È normale: una volta scoperto di aver fino ad allora condotto una B-life, si farà di tutto per rinnovarsi in una A1-life. Una volta usciti dal tunnel del trash si può entrare a far parte di uno dei due possibili universi paralleli eppure divergenti: quello del camp e quello del kitsch. La destinazione finale dipende dall’atteggiamento che si assume una volta venuti a conoscenza della propria trashitudine. Se la si accetta si diventa camp, si espone senza vergogna il trash, stando attenti a sottolineare che «io, però, non sono veramente così!». Se si fa di tutto per rifiutarla si diventa kitsch, si nasconde il trash e quando ne traspare anche un lembo si è pronti a precisare che «io non sono assolutamente così!». Veramente c’è anche un’altra possibilità, ossia quella di diventare un Giovane Salmone del Trash, che non si lascia andare al flusso della corrente verso le mete scontate del camp e del kitsch, ma risale il flusso del trash per assorbirlo, analizzarlo, perdersi al suo interno. E a ogni salto controcorrente in questo torrente inarrestabile, il Giovane Salmone si chiede addolorato: «Perché io non sono così?». Ma rientrare in questa categoria è cosa assai difficile, soprattutto se si vuole conservare una propria dignità". [Andy Warhol era un coatto, Castelvecchi, 1996].
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sul kitsch, il cattivo gusto, la volgarità e la televisione. [I link sono in fondo alla pagina].
Quando si è trash non si sa mai di esserlo. (Tommaso Labranca) |
Tommaso Labranca, Andy Warhol era un coatto, 1996 [1]
Quando ci si accorge del Favoloso Universo del trash è ormai troppo tardi per poterne fare ancora parte. Quando si è trash non si sa mai di esserlo.
Tommaso Labranca, Andy Warhol era un coatto, 1996
A cadere nella spirale del trash sono, infatti, sempre i più deboli, le vittime dei processi selvaggi e improvvisi di urbanizzazione e di occidentalizzazione. Le miscele trash più esplosive si hanno quando l’Ingenuità originaria incontra l’Elettronica, quando il Lumpenproletariat eredita improvvisamente la Tecnologia. Nascono allora effetti incontrollabili (pensate ai cremaschi con l’autoradio volume-pumped).
Tommaso Labranca, Andy Warhol era un coatto, 1996 [1]
Trash è bello!
Micol Pedretti, Come divertirsi sempre e comunque, 2014
Storicamente il trash ha rappresentato il decadimento del gusto nella periferia di un piacere estetico inaccettabile e indisciplinato. La cultura del trash innalza a categoria estetica tutto quello che la cultura ufficiale considera aberrante e considera quei fenomeni che nell'atto della creazione da errori diventano elementi espressivi.
Eugenia Romanelli, Tecniche di comunicazione creativa, 2005
La televisione ha assunto il pollaio come modello di civiltà. (Aldo Grasso) |
− Santo cielo, che pulizia c’è qua!
− È che l’immondizia non la buttano via: la mettono negli show televisivi.
Diane Keaton e Woody Allen, in Io e Annie, 1977
Tutti guardan la televisione / e aspettano di piangere per farsi compassione, / ma dentro quella scatola risposte non ce n'è, / solo donne in maschera e buffoni come me.
Cesare Cremonini, Dev'essere così, 2008
La televisione è paragonabile a una discarica pubblica, all'inconscio a cielo aperto.
[La télévision est comparable à une décharge publique, à l'inconscient à ciel ouvert].
Serge Daney, su Le Monde, 1992
Ad bestias. "Da gettare alle bestie." Una delle pene capitali in uso nell'antica Roma. È la frase che mi viene in mente quando vedo in televisione certi programmi di quiz.
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005
La TV che ogni giorno spezza il pane della stupidità...
Carlo Ferrario, L'allegro e il pensieroso, 2009
Da più di un ventennio la politica italiana ha fatto proprio uno stile che ha nel talk show spazzatura la sua matrice.
Carlo Freccero, Televisione, 2013
Dicono: perché protestare contro la volgarità della televisione, quando basta cambiare programma o spegnere l'apparecchio? Sembra un argomento serio, mentre copre un cinismo che fa parte del problema. Se milioni di spettatori, invece di cambiare programma, si rallegrano dell'indecenza, la questione rimane aperta; altrimenti bisognerebbe sostenere che è superfluo, se non retrogrado, denunciare le brutture e le lordure nei luoghi di convivenza, giacché parecchie persone, evidentemente, li sconciano e li sporcano senza provare alcun fastidio. Come gli effetti dei comportamenti incivili sul paesaggio, così la losca complicità fra spettatori e programmi osceni, o puramente imbecilli, forma un greve sfondo percepibile, per mille canali, anche a chi spegne l'apparecchio o, come me, non lo accende mai.
Fausto Gianfranceschi, Il reazionario, 1996
Nemmeno gli angeli riescono a contrastare quel dèmone dell'idiozia che si è impadronito della televisione.
Fausto Gianfranceschi, Aforismi del dissenso, 2012
La televisione ha assunto il pollaio come modello di civiltà.
Aldo Grasso, Al paese dei Berlusconi, 1993
Anche la trash tv fa parte della nostra esperienza, magari più della televisione cosiddetta culturale.
Aldo Grasso, Prima lezione sulla televisione, 2011
La televisione generalista deve ogni giorno confrontarsi per forza con la volgarità: la quantità infatti è la sola misura del suo proselitismo.
Aldo Grasso, ibidem
È vero, un certo freno alla volgarità va messo, ma bisogna anche fare attenzione a combattere queste facili crociate: dietro il facile moralismo spesso si annida la peggiore delle volgarità
Aldo Grasso, Prima lezione sulla televisione, 2011
Molto istruttivo, lo zapping: sulla minor parte dei canali trovi spettacoli per lo più futili o disgustanti; sulla maggior parte trovi pubblicità. Così puoi capire fino a che punto il nostro mondo sia mercificato: per questo lo zapping è più istruttivo di molti libri di sociologia.
Antonio La Penna, Aforismi e autoschediasmi, 2005
Rimettiamo in discussione il ruolo di Sua Maestà la televisione. Lei, l'imperatrice delle nostre case sempre più vuote di pensieri e parole e sempre più inzuppate di rumori. Lei, appollaiata sul trono delle nostre serate, lei divoratrice dei nostri attimi più privati, così ingorda di scandali, di pochezze e di immagini virtuali, con i suoi flash abbaglianti e le sue sequenze accelerate che inghiottono lo spazio e soffocano il tempo. Lei che non lascia via di scampo. Dalle sue frattaglie non si può sfuggire. Lei, che vomita pattume in quantità industriale, non accetta più di essere un vago sottofondo: ti penetra nell'iride sotto forma di stupefacenti videoclip, di pianti in diretta e altre amenità. Sua Maestà la TV ha decretato che il nostro cervello debba essere soltanto una discarica. E a noi, bravi e diligenti utenti, ha riservato una sola libertà: quella dello zapping da un cassonetto per la plastica ad un contenitore per rifiuti organici. Il saltapicchio da un canale all'altro non è più motivato dalla ricerca di ciò che potrebbe sollecitare maggiormente la nostra intelligenza, il nostro interesse. Quando brandiamo un telecomando, ci trasformiamo in un animalone tecnologico, un tutt'uno con l'apparecchio televisivo. Una schifezza massmediale rassegnata e inconsapevole. E quanto più ciò che vediamo è inquietante, tanto più le nostre facoltà inferiori si sentono gratificate.
Mina, su Liberal, 1998
Il genere reality show ha l'invidiabile primato di essere, al tempo stesso, funerale e requiem della tv. Non solo si tratta di programmi che hanno un'intelligenza, uno spessore artistico e culturale da prefisso telefonico. No, il punto che li rende del tutto osceni (in senso letterale, cioè al di fuori della "scena" televisiva) è la loro tracotante volgarità.
Mina, su Vanity Fair, 2004
Tutti o quasi tutti lamentano che la televisione generalista peggiora. Ma il rimedio non è la privatizzazione. E il «peggioratore» è sicuramente l'Audi-tel. Perché l'Auditel fornisce una rilevazione aggregata degli ascolti dei programmi televisivi. E se la misura di ogni programma è soltanto il suo ascolto indifferenziato, allora è chiaro che l'imperativo di ogni programma è soltanto di «fare massa», di fare numero.
Giovanni Sartori, Homo videns, 1997
La stupidità sta conoscendo un revival nazionale. Basta accendere la TV per vedere il suo largo bonario sorriso.
Charles Simić, Il mostro ama il suo labirinto, 2008
Vi è unanime consenso nel considerare la cosiddetta “TV spazzatura” come la principale causa del progressivo rimbecillimento dei popoli riscontrabile in tutte le società moderne. A ben vedere, però, la programmazione trash – dalla quale non bisogna escludere alcuni telegiornali e, soprattutto, la “santa messa” – non fa altro che andare incontro alle richieste di un pubblico che, in gran parte, è già di per sé talmente imbecille che nessun programma di spessore artistico o culturale potrebbe minimamente interessarlo né, tantomeno, offrirgli un qualche giovamento per affinare le sue ridottissime capacità critiche o accrescere anche di un millesimo le sue scarse doti intellettuali. Detto in parole povere, e senza alcun biasimo: chi – per semplice destino genetico – al posto del cervello si ritrova una discarica, cos’altro potrà mai desiderare di meglio se non d’essere riempito di spazzatura?
Giovanni Soriano, Malomondo, 2013
Un idiota è per uno stupido ciò che oggi la televisione è per un idiota: nient'altro che uno strumento utile per sentirsi un po’ più intelligenti.
Aforismario, Taccuino elettronico, 2009/...
Dato che i programmi televisivi sono fatti coi piedi, gli schermi televisivi dovrebbero essere misurati non in pollici, ma in alluci.
Anonimo
Note
- Tommaso Labranca, Andy Warhol era un coatto. Vivere e capire il trash © Castelvecchi, 1996
- Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Kitsch - Cattivo Gusto - Televisione - Volgarità