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Frasi e Opinioni su Leopardi

Raccolta di frasi e opinioni su Leopardi e giudizi sulla sua opera poetica, letteraria e sul suo pensiero filosofico da parte di autori più o meno celebri. Giacomo Leopardi (Recanati 1798 - Napoli 1837) non è stato soltanto un grande poeta, ma anche un grande prosatore e filosofo.
Su Aforismario trovi anche una grande raccolta dei migliori aforismi di Giacomo Leopardi tratti dalle sue opere. [I link sono in fondo alla pagina].
Disegno di Giacomo Leopardi
Leopardi è uno di quei pochi autori che neppure la scuola riuscirà mai a farci odiare.
(Giovanni Soriano)

Di questo potrei parlare all’infinito, ma odio Leopardi e tutti i poeti da pelliccia.
Alessandro Bergonzoni [1]

I più solidi argomenti contro ogni accesso d'utopite acuta sono in bocca del passeggero leopardiano che ragiona col venditore d'almanacchi.
Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

Si sforzino pure gli studiosi di assumere la cosiddetta “filosofia leopardiana” come motore mobile della sua azione creativa, di coniugare ipotesi progressive con regressive, tensioni agonistiche con inerti desolazioni. Non riusciranno a impedirmi una lettura “ineffabile”; a corrompere nei miei occhi
quella immagine, virginea e dannata, d’una luce e d’una brace che si consumano insieme.
Gesualdo Bufalino, Bluff di parole, 1994

Con tutti i grandi o grandissimi qualche confidenza me la piglio. È Leopardi che mi dà soggezione.
Gesualdo Bufalino, ibidem

La «velocità» della pagina non è una invenzione di fresca data nello stile. Già il Leopardi diceva: «Virtù nella scrittura del linguaggio dinamico energico, che diviene piacevole per gli effetti di idee simultanee e non per altro, di modo che anche per esse soltanto, questa sola qualità dello stile basta a rallegrare il lettore». La velocità, insomma, come macchina di allegria.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001

Se Verdi e Proust fossero morti all'età in cui cessarono di vivere rispettivamente Bellini e Leopardi, non avremmo motivo di conoscere i loro nomi.
Francesco Burdin, ibidem

Non hanno nulla da obiettarti, Leopardi, e se ne escono col fatto che non ti lavavi.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

Leopardi non andava a scuola.
Pasquale Cacchio, ibidem

Con la sensibilità di un Leopardi sei preso per uno psicolabile.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010

Leopardi sostiene che il non vivere è meglio del vivere. Come fa a dirlo, se non sa che fastidio comporti il non vivere?
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014

Leopardi, per aprirsi al mondo, si chiudeva in casa.
Pino Caruso, ibidem

Leopardi non dissocia mai il suo destino da quello dell’umanità, perché vede proprio nella coscienza della comune fragilità l’unica limitata salvezza. 
Franco Cassano, Oltre il nulla. Studio su Giacomo Leopardi, 2003

La teoria del piacere formulata da Leopardi ci spiega che l’infelicità è inevitabile, perché nasce dall’urto tra il carattere illimitato ed infinito dei desideri e il carattere finito dei beni che ogni essere vivente riesce a procurarsi. Sperimentare il limite significa sperimentare l’infelicità.
Franco Cassano, ibidem

In Leopardi è centrale e enorme il tema della verità distruttiva, che uccide col suo raggio mortale la sopportabilità della vita. Pensieri, canti, operette, lettere, tutto ne parla; è uno spasimo ininterrotto, un pianto infinito. Leopardi è l'antimarx assoluto, l'antihegel, l'antipositivo, l'antiprogresso, in nome dei pochi barlumi, dei rari spiccioli, dell'invariabilità (o quello o niente, o i beati fantasmi o la disperazione) degli atomi di felicità disponibile.
Guido Ceronetti, Il silenzio del corpo, 1979

Amo Leopardi, nonostante il suo consumo indecente di caffè e di zucchero, mentre il suo eccesso nel consumo di caffè e di zucchero aumenta il mio odio per Marat. Nel primo caso, pessimi sostegni di un essere sublime; nel secondo, dosi di esplosivo per eccitare meglio un tipo rancoroso e malvagio, un demagogo tragico.
Guido Ceronetti, ibidem

Fanny Targioni Tozzetti, ormai decrepita, a una bambina che la interrogava perché non avesse corrisposto all'amore di un poeta come Leopardi: «Figlia mia, puzzava».
Guido Ceronetti, Il silenzio del corpo, 1979

Quel che Leopardi diceva « il deserto della vita » era molto più sopportabile che il deserto della terra operato dalla scienza e dalla ragione. Senza alberi e animali non si sopporta la vita.
Guido Ceronetti, Pensieri del tè, 1987

Stendhal non riuscì mai a farsi amare dalle donne di cui s’innamorava, e ancor meno Leopardi, e neppure Baudelaire, e figuriamoci Cesare Pavese: ma non ne diamo la colpa alla testa di turco dell’impotenza sessuale. C’era un eccesso di YIN nelle loro nature, e una forte penuria di YANG aperto, di Yang del riso e del sorriso. E il riso amareggiato, il riso noetico, impregnati di Yin, ripugnano all’anima femminile.
Guido Ceronetti, Insetti senza frontiere, 2009

Infallibile, Leopardi chiama canto la voce notturna della rana; e Leopardi era un angelo disceso, un messaggero. 
Guido Ceronetti, La fragilità del pensare, 2000 (a cura di Emanuela Muratori).

Ci si è stupiti del fatto che la Francia, nazione leggera, abbia prodotto un Rancé, fondatore dell'ordine religioso più austero; forse dovrebbe stupirci ancor più che l'Italia, nazione ben altrimenti spensierata, abbia dato Leopardi, il più grave di tutti i poeti.
Emil Cioran, Il funesto demiurgo, 1969

Leopardi è un grandissimo poeta e la sua visione della vita funziona, non lo si può negare. Dante anche, Ungaretti anche. Da questo punto di vista, gli italiani sono molto più pessimisti che non i francesi: non proprio pessimisti, piuttosto lucidi, il che è un’altra cosa.
Emil Cioran, Un apolide metafisico, 1995

Uno scrittore non ci influenza perché lo abbiamo frequentato, ma perché abbiamo pensato a lui. Non ho letto in modo particolare né Pascal né Leopardi né Baudelaire. Ma non ho smesso di pensare a loro, e le loro miserie mi hanno accompagnato fedelmente quanto le mie.
Emil Cioran, Quaderni, 1957-1972 (postumo 1997)

Rileggendo alcune poesie di Leopardi mi sono reso conto di quanto ormai io sia guarito dal romanticismo - riguardo alla forma; ma non alla sostanza.
Emil Cioran, ibidem

Mi viene in mente quel critico che si è permesso di scrivere: «da Leopardi a Sartre» - come se dall’uno all’altro potesse esserci la minima filiazione. Da un lato un poeta, uno spirito supremamente autentico, dall’altro un intrigante dotato, ma pur sempre un intrigante. Questo tipo di raffronti, questa confusione di valori mi fanno uscire dai gangheri.
Emil Cioran, Quaderni, 1957-1972 (postumo 1997)

È stato considerato talvolta il Leopardi come un poeta filosofo, cosa che, per le spiegazioni ora date, si dimostra non esatta per lui come è sempre inesatta per ogni poeta. La sua fondamentale condizione di spirito non solo era sentimentale e non già filosofica, ma si potrebbe addirittura definirla un ingorgo sentimentale, un vano desiderio e una disperazione cosi condensata e violenta, cosi estrema, da riversarsi nella sfera del pensiero e determinarne i concetti e i giudizi. 
Benedetto Croce, Poesia e non poesia, 1923

La poesia del Leopardi è assai più travagliata di quanto non si sospetti o di quanto non si creda. C'è in essa dell'arido, c'è della prosa, c'è del formalmente letterario, e c'è insieme poesia dolcissima e purissima e armoniosissima ; e forse quell'impaccio, che precede o segue i liberi movimenti della fantasia e del ritmo, fa meglio sentire il miracolo della creazione poetica.
Benedetto Croce, ibidem

Leopardi ebbe presa sulla realtà come pochi altri, perché i suoi erano sensi finissimi, da "predatore di felicità" e a guidarlo era una passione assoluta. La custodiva dentro di sé e la alimentò con la sua fragilissima esistenza nei quasi trentanove anni in cui soggiornò sulla Terra.
Alessandro D'Avenia, L'arte di essere fragili, 2016

Leopardi ebbe presa sulla realtà come pochi altri, perché i suoi erano sensi finissimi, da “predatore di felicità”. A guidarlo era una passione assoluta.
Alessandro D'Avenia, ibidem

[Leopardi] fu un cacciatore di bellezza, intesa come pienezza che si mostra nelle cose di tutti i giorni a chi sa coglierne gli indizi, e cercò di darle spazio con le sue parole, per rendere feconda e felice una vita costellata di imperfezioni.
Alessandro D'Avenia, L'arte di essere fragili, 2016

La più terribile descrizione dell'aldilà e quella di Giacomo Leopardi: L'orrendo volto della nuda verità.
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005

Leopardi ragiona col senso comune, dimostra così alla buona come gli viene, non pensa a fare effetto, è troppo modesto, troppo sobrio. Lo squallore della vita che volea rappresentare si riflette come in uno specchio in quella scarna prosa; il suo stile è come il suo mondo, un deserto inamabile dove invano cerchi un fiore.
Francesco De Sanctis, Schopenhauer e Leopardi, 1858

Leopardi produce l'effetto contrario a quello che si propone. Non crede al progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa amare. Chiama illusioni l'amore, la gloria, la virtù, e te ne accende in petto un desiderio inesausto. E non puoi lasciarlo, che non ti senta migliore; e non puoi accostartegli, che non cerchi innanzi di raccoglierti e purificarti, perché non abbi ad arrossire al suo cospetto. 
Francesco De Sanctis, ibidem

Leopardi - come narra a voce il Ranieri - sgridava rozzamente i suoi villici, se non si levavano, nell'incontrarlo, nel più umile modo il cappello. Va e fidati poi dei poeti sentimentali e piagnoni!
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870-1907 (postumo 1912/64)

C'è poi quel lamentoso Leopardi, scrittore garbato, pulito e elegante, te lo concedo; ma come frigido, come diaccio e brullo!
Leo Ferrero, Meditazioni sull'Italia, 1939

In una lettera appassionata al padre, dove espone il suo diritto alla libertà, Leopardi scrive: "Voglio piuttosto essere infelice che piccolo". L'aspirazione alla grandezza è un sentimento nobile, ma costa caro, e Giacomo lo sa. Tra Monaldo e Giacomo, tra padre e figlio, pur nella disparità dei pensieri e nella forza antagonista dei caratteri, quale civiltà e finezza dei sentimenti traspare dalle lettere!
Fausto Gianfranceschi, Aforismi del dissenso, 2012

Sono convinto che Giacomo Leopardi sia un amante straordinario della vita, un pessimista allegro, in pratica un ottimista. 
Giancarlo Giannini, intervista, Rai Vaticano, 2010

Nel Leopardi si trova, in forma estremamente drammatica, la crisi di transizione verso l'uomo moderno; l'abbandono critico delle vecchie concezioni trascendentali senza che ancora si sia trovato un ubi consistam morale e intellettuale nuovo, che dia la stessa certezza di ciò che si è abbandonato.
Antonio Gramsci, Lettere dal carcere, 1926-1937 (postumo, 1947/65)

Difficilmente un ateo è tentato a credere nella provvidenza divina; ma è facile che si senta tentato a credere nel diavolo: non solo davanti a disastri naturali, malattie gravi, sofferenze atroci ecc., ma anche ad ostacoli, imprevisti e imprevedibili, che incontra nella più banale vita quotidiana. Leopardi, dopo essersi convertito all'ateismo nell' adolescenza, non fu mai tentato a credere nella provvidenza divina; ma nella sua poesia si trova «il brutto / poter che ascoso a comun danno impera».
Antonio La Penna, Aforismi e autoschediasmi, 2005

Il benessere non genera buona letteratura: lo spleen di Baudelaire, l'ennui di Flaubert, la noia di Leopardi, il cafard di Cioran, il tedio di Pessoa, dimostrano che lo spirito prospera nelle contrarietà. Il miglior inchiostro è tatto di sangue e lacrime.
Maurizio Manco, Disappunti, in AA. VV., Geografie minime, 2015

L'ultimo dei musicisti moderni, che ha guardato e adorato la bellezza, come Leopardi, il polacco Chopin, l'inimitabile - tutti quelli venuti prima e dopo di lui non hanno nessun diritto a quell'epiteto.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano II, 1879/80

Ci sono stati, in questo secolo, quattro uomini molto rari e veramente creatori di poesia, che hanno raggiunto un magistrale dominio nella prosa, per la quale del resto non è fatto questo secolo - per difetto di poesia, come si è spiegato: prescindendo da Goethe, giustamente rivendicato dal secolo che gli dètte i natali, vedo solo Giacomo Leopardi, Prosper Mérimée, Ralph Waldo Emerson e Walter Savage Landor, l'autore delle lmaginary Conversations, degni di essere chiamati maestri della prosa.
Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, 1882

Gli infelici raffinati, come Leopardi, che della loro sofferenza traggono orgogliosamente vendetta su tutta l'esistenza, non si accorgono come il divino mezzano dell'esistenza rida di loro : proprio così essi ora berranno di nuovo dalla sua coppa; infatti la loro vendetta, il loro orgoglio, la loro inclinazione a pensare tutto quanto soffrono, la loro arte nel dirlo : tutto questo non è di nuovo - dolce miele?
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869-1889

Leopardi si lamenta, ha motivo di lamentarsi; ma con ciò non rappresenta il perfetto tipo del nichilista.
Friedrich Nietzsche, ibidem

Mi viene da ridere, quando ascolto gli elenchi di sofferenze e di miserie, con cui il pessimismo cerca di dimostrare la sua legittimità - Amleto e Schopenhauer e Voltaire e Leopardi e Byron. «La vita è qualcosa che non dovrebbe esistere, se solo in questo modo può conservarsi!» - voi dite. lo rido di questo « dovrebbe » e mi metto dalla parte della vita, per dare il mio aiuto, affinché dalla sofferenza derivi quanto più vita possibile.
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869-1889

Il Leopardi è sempre solo ne' suoi scritti. Da quando la sua arte poetica, le sue lettere, le prose sue incominciano ad essere quello che sono nell'alta stima del pubblico letterato e non letterato, tutta la produzione leopardiana è la produzione dell'uomo solo. 
Paolo Orano, I moderni,. 1908/22

È inutile che vogliate servirvi di storia contemporanea e di vita pubblica. L'arte, la grandezza, dite pure il genio di Leopardi, sono spiegabili soltanto con l'individuo Giacomo Leopardi. 
Paolo Orano, ibidem

Il vero nichilista vive il minimo indispensabile, attende fiducioso la morte e non pensa, non scrive, non agisce. Il pessimista vive intensamente, considera la morte l'ultimo sopruso della vita e pensa, scrive e agisce quasi sempre meglio di tutti. Leopardi era un pessimista che si credeva nichilista.
Mauro Parrini, A mani alzate, 2009

Giacomo Leopardi. Il conte dei sospiri. 
Gino Patroni [1]

Il grande pessimismo, per quanto estremo, è sempre una sostanza tonificante. In ogni società è un elemento necessario, ed è bene che esista chi lo porta allo stato puro. Ne nasce lo stoicismo dei grandi caratteri e vi si brucia la tendenza agli adattamenti. Perciò sono contrario, sempre, a chi cerca di attenuare il pessimismo radicale di alcuni grandi artisti, si chiamino Kafka o Leopardi.
Guido Piovene, Leopardi e i progressivi, 1968

L'anima del Leopardi era nobilissima, delicatissima, quella d'una creatura angelica, straboccante di desiderio d'amore e di amicizia. 
Giuseppe Prezzolini, Storia tascabile della letteratura italiana, 1993

Con un po' di esercizio è possibile prendere lezioni di ottimismo anche da Giacomo Leopardi.
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, 1973

Fingere di conoscere tutte le opere di Leopardi per sentenziare che l'Infinito è l'a sua poesia più riuscita.
Umberto Simonetta e Maurizio Costanzo, Dizionario delle idee correnti, 1975

Passo la vita abbandonato, occulto / Senz'amor, senza speme.... Questi versi che non sapevo neanche di sapere galleggiano da più giorni nella mia memoria; gemono nella mia fantasia e nel mio cuore; mi cadon qui dalla penna. Anche noi ci sentiamo soli e tristi, fratello Leopardi! Ma forse è per via di questo tempo bigio, anche oggi; queste giornate senza sole....
Ardengo Soffici, Giornale di bordo, 1915

Leopardi è uno di quei pochi autori che neppure la scuola riuscirà mai a farci odiare.
Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010

Gli italiani: popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di navigatori, di trasmigratori… e poi di nipoti, di zii, di cognati… ma non di filosofi. Se, infatti, c'è un'attività in cui gli italiani sembra non siano portati è proprio la filosofia. Basta confrontare il livello qualitativo del pensiero filosofico raggiunto in altre nazioni europee, per rendersi conto che l’originalità, l’incisività e la profondità di pensiero non sono tra le doti migliori degli italiani, i quali, a mio parere, hanno avuto un solo grande filosofo: Giacomo Leopardi, che, non a caso, è studiato e apprezzato dagli italiani soprattutto come poeta. In Italia, infatti, è considerato “vero” filosofo quasi esclusivamente chi pubblica opere sistematiche di filosofia; lo stile aforistico, le note, le riflessioni, gli appunti – di cui Leopardi ha fatto largo uso – per la maggior parte dei critici italiani sono segno d’incompiutezza, d’incoerenza e di scarsa validità filosofica. Ma se Leopardi – che Nietzsche annoverava tra i grandi “maestri della prosa” e che Schopenhauer considerava suo “parente spirituale” – fosse nato in un paese di grande tradizione filosofica, per esempio in Francia, è probabile che oggi sarebbe ritenuto non soltanto un grande poeta, ma anche uno dei più grandi filosofi dell’Ottocento, e forse avrebbe persino un po’ ridimensionato la fama di Pascal, i cui Pensieri, già soltanto per vastità di vedute e varietà di argomenti, non raggiungono il livello dello Zibaldone. Insomma, in Italia, a parte Leopardi (non mi si nominino Croce, Gentile o Severino!) ci sono molti buoni professori di filosofia, ma non grandi filosofi, e devo confessare che la locuzione “filosofo italiano” alle mie orecchie suona quasi come un ossimoro.
Giovanni Soriano, L'inconveniente umano, 2022

La poesia di Leopardi si può definire realmente romantica, in quanto «il senso» che essa esprime è quello che Novalis attribuisce «per il particolare, il personale, lo sconosciuto, il misterioso». Romanticamente, perciò, la sua poesia «rappresenta l'irrappresentabile. Vede l'invisibile, sente l'insensibile ecc.».
Piero Zino, Note a margine, 2007

Tanti anni fa, in questo stesso giorno, Leopardi scrisse A Silvia. Quasi nello stesso periodo, a Recanati, il garzone del macellaio scriveva sul muro contro cui andava a pisciare: W Silvia, la meglio culona di Recanati!… Silvia, poverina, come si sa morì giovinetta e non poté mai scegliere tra i due. Peccato: prometteva di essere un bel match.
Romano Bertola, Le caramelle del diavolo, 1991

All'esame. "Mi dica l'Infinito di Leopardi"."Leopardare".
Anonimo

Invitato a dire alcuni versi di Leopardi, Mike Bongiorno ha ruggito.
Anonimo

Note
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