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Frasi e citazioni di Mario Calabresi

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Mario Calabresi (Milano, 1970) giornalista, scrittore e saggista italiano, direttore del quotidiano "La Stampa" dal 2009 al 2015 e del quotidiano "La Repubblica" dal 2016 al 2019.
Foto di Mario Calabresi
Oggi gli anticonformisti non esistono più, esistono quelli che fanno i bastian contrari
sapendo che possono lucrare qualcosa posizionandosi contro vento. (Mario Calabresi)

Spingendo la notte più in là
Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo © Mondadori, 2007

L'importante, ho sempre pensato, è rimanere se stessi, tenere fede alle proprie idee, rispettare la propria storia. A quel punto si può entrare serenamente ovunque. Quasi ovunque.

La fortuna non esiste
Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi
© Mondadori, 2009 - Selezione Aforismario

Ci vuole il coraggio di ripartire e di non farsi mai abbattere. La fortuna non esiste, la costruiamo noi ogni giorno.

Non bisogna mollare mai. Mai arrendersi: bisogna essere curiosi, ambiziosi e artefici del proprio destino.

Prima si semina, poi si coltiva e solo alla fine si raccoglie. Abbiate pazienza, il raccolto arriverà.

La gente pensa che il destino sia segnato, che il tuo ruolo nel mondo sia già scritto e che tu debba rassegnarti a vivere la vita che ti è toccata in sorte. Così molti stanno fermi, non si muovono, accettano quello che accade e aspettano. Il giorno che sono stato capace di leggere ho avuto la fortuna di incontrare Aspettando Godot di Samuel Beckett e mi è stato chiaro cosa non volevo essere.

La verità è che nella vita puoi scegliere di essere triste e sentirti triste o di essere felice ed esserlo davvero, sta a te decidere. Ogni giorno.

Cosa tiene accese le stelle
Storie di italiani che non hanno mai smesso di credere nel futuro
© Mondadori, 2011 - Selezione Aforismario

Siamo talmente immersi in questo presente che ci sfinisce da aver perso il senso del tempo: è scomparsa la memoria del passato e, con lei, anche la possibilità del futuro. Ma siamo davvero sicuri che ci sia stata una mitica età dell'oro da rimpiangere?

È quello il mondo da rimpiangere? Quello della P2, del terrorismo rosso e nero che sparava a chi usciva di casa, delle bombe nelle banche, sui treni e nelle stazioni, dei segreti inconfessabili? Oppure quello del ventennio fascista, di due guerre mondiali, delle deportazioni nei campi di sterminio, della fame? Quale mondo era così più bello e perfetto di questo? Cosa abbiamo da invidiare voltando la testa indietro?

Oggi viviamo tempi cupi, sarebbe ridicolo negarlo: la crisi economica si sta mangiando risparmi e sicurezze costruite in generazioni, il Paese scivola sempre più verso posizioni di irrilevanza, la nostra crescita è risicata e l'offerta di posti di lavoro stentata, la precarietà è diventata ormai una regola, ma soprattutto la politica è completamente incapace di alzare lo sguardo, indicare un progetto, proporre una via d'uscita. Viviamo tempi volgari, in cui mal si sopportano le regole, si insulta chi le dovrebbe far rispettare, e dove il principio di responsabilità sembra assolutamente passato di moda. Ma se tutto questo provoca uno sconforto diffuso e comprensibile, non deve impedirci di vedere cosa abbiamo conquistato nel tempo, cosa siamo e cosa potremmo diventare. Non possiamo lasciarci paralizzare, disorientare e ipnotizzare dal peggio.

Oggi non c'è più violenza che in passato, non viviamo in una società in cui si aggredisce, si assalta o si uccide di più, ne siamo solo più informati. 

La vera differenza la fanno la televisione, Internet e la comunicazione globale, che moltiplicano all'infinito ogni singolo episodio di violenza e, di conseguenza, le nostre ansie e le nostre paure, provocando la sensazione che non esista altro e creando spesso meccanismi di emulazione. Questo senso di oppressione e di accerchiamento è da spiegarsi più con il mondo globale e l'informazione a ritmo continuo che non con un cambiamento della natura umana.

Oggi, ciò che manca di più agli italiani è lo spazio. Uno spazio fisico ma anche mentale, che significa possibilità, futuro e speranze. 

La più grande tara dei nostri giorni [...] è la vista corta, l'incapacità di guardare lontano, che contagia le nostre classi dirigenti abituate a ragionare ormai solo nella prospettiva del telegiornale della sera, del trimestre o delle prossime elezioni. Tutto si consuma in un attimo, nulla si progetta e nulla lascia traccia.

Fino all'inizio del nuovo secolo, dieci anni fa, la fotografia non era un'attività quotidiana, ma un rito che serviva a celebrare momenti particolari della nostra vita, a testimoniarli per sempre. Si premeva il pulsante solo nell'occasione giusta, quella consacrata dalle tradizioni.

Il momento in cui accade una cosa e il suo ricordo ormai coincidono e si scatta non solo per conservare traccia dell'evento, ma per spedirla immediatamente agli amici come prova del fatto che eravamo presenti.

Ogni novità apre dibattiti infiniti e crea due partiti, gli innovatori e i tradizionalisti, che duellano su qualunque cosa: lettera da affrancare o e-mail; disco di vinile o cd; cd o cuffiette; libro di carta o e-book; foto su pellicola o digitale; film al cinema o sul computer? Salvo scoprire che le cose possono benissimo convivere.

Viviamo in un mondo pieno di cose piacevoli, o meno faticose, a cui ci siamo abituati in un attimo.

Si è allungata la vita e la qualità con cui la viviamo: basta guardare le foto dei propri nonni, anziani a cinquant'anni, o nelle nostre bocche, dove ci sono i denti a ogni età.

Chi predica l'entusiasmo si assume il rischio di provocare reazioni di fastidio, spesso viene guardato con sospetto perché rompe il fronte del malumore, ma rischia anche di dare coraggio a qualcuno, e questo è un rischio che vale la pena correre.

La frase che ho sentito pronunciare di più negli ultimi anni è: «Non si può fare», con la variante «Non si può più fare», e talvolta nella forma più secca «Oggi è impossibile».

Viviamo in un Paese che ha santificato la «rinuncia preventiva», una resa senza combattimento proposta come miglior antidoto alle delusioni. Meglio non provarci neppure, così eviti di sprecare energie ma, soprattutto, di rimanerci male.

Ho imparato che non c'è bisogno di fare diecimila chilometri per essere soddisfatti del proprio lavoro: lo stato di grazia della passione può conquistarti anche solo andando a una conferenza stampa ma facendo la domanda giusta

Una volta sola
Storie di chi ha avuto il coraggio di scegliere
© Mondadori, 2022 - Selezione Aforismario

Si vive una volta sola e non bisogna sprecare un solo istante. Bisogna essere fedeli a se stessi, fare scelte coraggiose e appassionate e vivere con intensità. Regalandosi, ogni giorno, la possibilità di scegliere. Anche quando sembra impossibile.

Per cambiare le cose è necessario guardare la realtà dall’alto, provare ad allontanarsi, poi ci vuole un progetto di cambiamento, un’idea nuova, un sogno, anche piccolo, che contenga pezzi di speranza, sensazioni a cui aggrapparsi per trovare il coraggio. E poi devi avere un’opportunità, da cogliere al volo, senza più pensarci troppo.

Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela, la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente.

Un giornale deve essere come il menu di un buon ristorante e un buon ristorante non è quello che ha venti primi piatti in carta, perché è impossibile che li faccia tutti bene. Meglio offrire tre cose, ma fatte alla perfezione. 

Oggi gli anticonformisti non esistono più, esistono quelli che fanno i bastian contrari sapendo che possono lucrare qualcosa posizionandosi contro vento.

In viaggio bisogna perdere tempo, mai avere un programma rigido e dettagliato, meglio andare a zonzo. Seguire una suggestione, farsi stupire, smarrirsi. Devi passeggiare e curiosare come se tu avessi tutto il tempo del mondo.

Non esistono mete, esistono viaggi, perché la strada si trova perdendosi.

Bisogna scegliere, nella vita, concentrarsi su ciò che ha più senso e più valore.

Il tempo è troppo poco per non prendere rischi, per aspettare, per rimandare scommesse e speranze. 

Non esistiamo da soli, siamo la somma delle esperienze che abbiamo vissuto e delle persone che abbiamo amato. Le dobbiamo tenere care.

Note
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