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Frasi e citazioni di Chiara Valerio

Selezione di frasi e citazioni di Chiara Valerio (Scauri, 1978), matematica, scrittrice, traduttrice e saggista italiana. Per Ginevra Bompiani:
“Chiara Valerio è solo apparentemente un essere umano. In realtà ha qualcosa della natura del folletto. Un po’ quella di Ariele, servizievole e impaziente. O quella di Puck, che pedala nell’aria. Lei corre sempre a due centimetri da terra, con qualche balzo stratosferico di tanto in tanto. Ha molti talenti, inventa progetti matematici, legge alla velocità del vento, sa tutto del letterario contemporaneo, scrive di ogni genere di cose, dalla depilazione delle donne alla scuola, al suicidio, alla malattia mentale, è frivola e appassionata, teorizza l’inautenticità per un eccesso di autenticità infantile, e in ogni cosa è veloce e esauriente".
Foto di Chiara Valerio
La matematica è stata il mio apprendistato alla rivoluzione, dove per rivoluzione intendo l’impossibilità di aderire a qualsiasi sistema logico, normativo, culturale e sentimentale in cui
esista la verità assoluta, il capo, l’autorità imposta e indiscutibile. (Chiara Valerio)

Almanacco del giorno prima
© Einaudi, 2014 - Selezione Aforismario

Ho sempre desiderato che le persone mi amassero per quello che ero in grado di fare, non per quello che ero, non mi sono mai fidato una sola volta di ciò che sono.

Non puoi amare nessuno se nessuno ti ha amato.

Discutere è inutile. Dopo dieci minuti di discussione nessuno pensa più quello che sta sostenendo.

Solo i sentimenti che non si nominano possono essere vissuti.

È difficile trasformare una storia d’amore in un’amicizia, così come il modo per rovinare le amicizie è il sesso.

Sono debole, perché ti desidero.

C’è qualcosa di peggio nella vita che lasciarsi guidare dall’intelligenza, E che cos’è? Lasciarsi guidare dalla fretta, tu ti lasci guidare in alternativa dall’intelligenza e dalla fretta.

Le imperfezioni tengono il mondo in equilibrio e impediscono che tutto frani.

Forse, bisognerebbe avere il coraggio di non allontanarsi mai dalle cose che rendono felici. Anche se sono scomode.

L’amore, in ciascuna delle sue minute declinazioni, allunga la vita.

Storia umana della matematica
© Einaudi, 2016 - Selezione Aforismario

Tutto quello di cui Euclide parla, non esiste. Non esiste una retta senza spessore, e non esistono circonferenze perfette. L’immaginazione che Euclide, dal III secolo prima di Cristo a oggi, richiede a chi legge i suoi Elementi è piú grande di quella necessaria a seguire le storie degli dèi e degli eroi.

La matematica, e ci penso ogni volta che mi trovo davanti a un disegno su un muro, su un ponte o sull’asfalto di una qualsiasi città, è questa immaginazione che educa all’invisibile, dunque all’amore e ai morti, alle utopie e ai fantasmi e che ci ha portato lontano lontano, nel tempo e nello spazio. 

Le ossessioni non sono tutte uguali, alcune sono perenni, altre momentanee, alcune sono costitutive, altre fronzoli. Io ne ho di tutti i tipi.

In questa fase storica bisognerebbe trasformare tutti gli editori, i giornalisti culturali, gli editor, i consulenti editoriali o letterari, i librai, i bibliotecari e i lettori in fattorini. È necessario portare fisicamente il libri alle persone, parlare dei libri non serve a crescere nuovi lettori.

La matematica è politica
© Einaudi, 2020 - Selezione Aforismario

Non è la matematica a scoraggiare – la disciplina avventurosa come una giungla psichedelica dove, a dar credito a Russell, non si sa di cosa si parla né se quello che si dice sia vero – ma il modo in cui essa è scritta e presentata.

I matematici stessi vengono presentati come geni infallibili, mentre spesso, come tutti, sbagliano.

La matematica è una disciplina che non lascia spazio all’ignoranza dell’errore e dunque, di solito, l’errore non è difetto morale o caratteristica di una classe sociale, ma solo uno dei modi per proseguire la ricerca, raddrizzare il procedimento logico o addirittura cambiarlo.

Da bambina trovavo incomprensibile il concetto di verità. Da adolescente mi pareva deresponsabilizzante.

La verità assoluta si subisce.

Non è la verità a essere assoluta, mi convincevo, è il punto di vista. Perciò l’assoluto è una scelta, una responsabilità emotiva, sentimentale, culturale, giuridica, politica. 

Ho capito che il relativismo è la realtà perché non lascia nulla fuori di sé e che la verità (possederla, assumere di possederla, far credere che essa sia univoca) è uno dei tanti modi di controllo e oppressione o, a voler essere piú cauti – ma perché? –, è una funzione di quel sistema complesso che è il mondo in cui viviamo.

Il relativismo non implica che tutti i punti di vista siano uguali, ma che esistano.

La matematica è stata il mio apprendistato alla rivoluzione, dove per rivoluzione intendo l’impossibilità di aderire a qualsiasi sistema logico, normativo, culturale e sentimentale in cui esista la verità assoluta, il capo, l’autorità imposta e indiscutibile.

Le verità, trattate come punti di vista, rivelano una natura se non sentimentale, emotiva, e se non emotiva, discrezionale. 

Studiare aiuta a rendere confrontabili i punti di vista e a capire, volta per volta, che i punti di vista, quando vengono assunti, non sono né giusti né sbagliati (ma solo nostri).

Il punto di vista è piú interessante della verità. Ha un corpo, un tempo, occupa uno spazio, la verità è un punto.

Nessuna civiltà è pervasa di matematica come la nostra. Algoritmi, previsioni, automazioni, calcoli, cronometri, gps, conteggi energetici per perdere peso o acquistarne, lotterie, contapassi.

La matematica, d’altronde, eccezion fatta per le religioni è l’unica disciplina che si occupa quotidianamente di eternità e infinito.

La matematica non ammette principî di autorità né da Dio né dagli uomini. Spazia, trova, aggiunge nuove verità alle preesistenti.

Non è vero che per studiare matematica «bisogna essere portati». Per studiare matematica, come per il resto e piú del resto, bisogna solo studiare. 

Non ci sono filosofie e religioni altrettanto efficaci, non ci sono passeggiate nella natura che possano reggere il confronto del tempo e del silenzio che regala lo svolgimento di un esercizio di matematica. 

L’istruzione è un processo orizzontale e collettivo, mentre la cultura è verticale e singolare. La cultura è una scelta individuale. 

La scienza non è un fenomeno magico-religioso davanti al quale non si può fare altro che rimanere a bocca aperta. La scienza chiede, richiede, e fornisce (talvolta) meccanismi per comprendere. 

La matematica mi ha rafforzato chiarendomi i concetti di verità, contesto e approssimazione che, a rifletterci, oltre a essere questioni matematiche, sono questioni democratiche. Penso che studiare matematica educhi alla democrazia piú di qualsiasi altra disciplina. Sia scientifica che umanistica.

La verità non si possiede mai da soli. O tutti siamo in grado, date le condizioni al contorno e l’insieme di definizione, di giungere al medesimo risultato, o posso gridare forte quanto voglio di possedere la verità, ma griderò invano.

La matematica insegna che le verità sono partecipate, per questo è una disciplina che non ammette principî di autorità. Tutti, anche se non siamo Pitagora, possiamo dimostrare il suo teorema. 

Capire è avventuroso. E, come nelle grandi avventure o esplorazioni, qualcuno non torna indietro.

Se i nostri politici avessero studiato matematica, e se studiandola l’avessero capita, si comporterebbero diversamente rispetto alle cariche dello Stato che ricoprono perché non agirebbero come singoli, ma come funzioni di un sistema piú ampio del loro ego, e soprattutto non si preoccuperebbero delle cose ma delle relazioni tra le cose.

La democrazia, come il linguaggio, e tra i linguaggi la matematica, non è naturale, non è un fiore che sboccia, è una costruzione culturale e dunque, in quanto tale, va continuamente ridiscussa.

La matematica è la ginnastica posturale del cervello. Non tutti hanno bisogno di fare ginnastica per tenere le spalle dritte, ma se fai ginnastica posturale è plausibile che le spalle rimangano dritte anche col passare del tempo.

La tecnologia è religione
© Einaudi, 2023 - Selezione Aforismario

Studiare aiuta a fare distinzioni nelle cose invisibili, a non confondere l’intervento divino o magico con l’avanzamento tecnologico. Studiare scienze, piú specificamente, consente di non percepire la tecnologia come fenomeno magico o religioso, ma come risultante di un avanzamento di umane umanissime conoscenze affette da errore e passibili di evoluzione e miglioramento.

Studiare scienze aiuta ad accettare che l’oltremondo è in questo mondo, ma a un ordine di grandezza – segnali elettrici, impulsi elettromagnetici e galassie – che non percepiamo con i nostri sensi.

Studiare scienze è il contrario di capire tutto, anzi è ricordarsi, a ogni passo, che tutto non si può capire e che alcune cose, volta per volta, epoca storica per epoca storica, non sono spiegabili, ma possiamo esercitarci a ipotizzare, immaginare, semplificare il mondo per comprenderlo e aiutare altri a farlo. 

Studiare significa non accontentarsi della nostra immagine logico-razionale del mondo. Studiare significa accettare di sbagliare, e accettare gli sbagli degli altri. Come passi di un ininterrotto processo conoscitivo.

La differenza tra scienza e tecnologia è semplice. Il verbo della scienza è provare, quello della tecnologia credere, nella misura in cui tutti siamo abituati all’esperienza di premere un tasto o toccare lo schermo di un dispositivo e vedere qualcosa accadere.

Credere è il verbo della fede. La tecnologia è religione. La religione si interessa della salvezza dell’anima nei cieli e la tecnologia della conservazione dei dati nel cloud.

Le ondate antiscientiste dipendono, epoca per epoca, da scarse confidenza e dimestichezza con le scienze. 

Studiare è l’esercizio a pensare e immaginare altre forme, e a non ritenerle definitive.

Il futuro ha tre strade che passano da noi, principale causa di un non futuro. La conoscenza, unico strumento per valorizzare la risorsa naturale che siamo. La tecnologia, principale possibilità di abbassamento dei consumi ed evidenza pratica che il mondo è animato. La natura, perché ci ricordi che non siamo l’apice della catena alimentare, ma una vertebra della spina dei viventi.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Michela MarzanoMichela MurgiaPiergiorgio Odifreddi