Frasi e citazioni di Michela Marzano
Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Michela Marzano (Roma 1970), filosofa, politica e saggista italiana. Le seguenti riflessioni di Michela Marzano sono tratte dai libri: Sii bella e stai zitta (2010), Volevo essere una farfalla (2011), L'amore è tutto (2013).
L’amore, in fondo, è quel segreto che ci portiamo dentro. Due linee parallele che non si incontrano mai. Oppure sì, ma solo all'infinito. (Michela Marzano) |
Sii bella e stai zitta
Perché l'Italia di oggi offende le donne © Mondadori 2010 - Selezione Aforismario
Anche quando non si arriva alla violenza intollerabile dello stupro o alle violenze fisiche, il maschilismo che offende ed umilia è ancora molto forte.
Anche quando non si arriva alla violenza intollerabile dello stupro o alle violenze fisiche, il maschilismo che offende ed umilia è ancora molto forte.
Dietro lo stupro c'è quasi sempre il bisogno di umiliare la donna, la volontà di lasciare una traccia di sé su quest'essere che si continua a considerare inferiore.
Essere dalla parte delle donne non significa sognare un mondo in cui i rapporti di dominio possano finalmente capovolgersi per far subire all'uomo ciò che la donna ha subito per secoli. Essere dalla parte delle donne vuol dire lottare per costruire una società egualitaria, in cui essere uomo o donna sia «indifferente», non abbia alcuna rilevanza. Non perché essere uomo o donna sia la stessa cosa, ma perché sia gli uomini sia le donne sono esseri umani che condividono il meglio e il peggio della condizione umana.
Finché non cesseranno di percepirsi come le vedono gli uomini, le donne non potranno fondare su sé stesse l'autostima.
Fino a quando l'unico modo per essere accettate e riconosciute uguali agli uomini sarà quello di negare la nostra differenza e fare come se tutti fossimo identici, noi donne non avremo vinto la nostra lotta per l'uguaglianza. Ci sarà sempre qualcuno che rifiuterà valore e dignità a chi non è «perfettamente identico».
Gli uomini e le donne devono godere degli stessi diritti; pur essendo diversi, gli uomini e le donne hanno lo stesso valore e la stessa dignità.
I pregiudizi contro le donne hanno la pelle dura. Ancora oggi, quando una donna subisce violenze sessuali, viene il sospetto che, in fondo, possa essere anche colpa sua.
Il pericolo di una regressione dell'emancipazione femminile è in agguato ovunque.
L'obiettivo della donna non è quello di dominare l'uomo, dopo essere stata dominata per secoli, ma di lottare perché si esca progressivamente da questa logica di dominio, senza dimenticare che, nonostante tutto, l'essere umano è (e resterà sempre) profondamente ambivalente.
L'uomo violento può essere di buona famiglia e avere un buon livello di istruzione. Poco importa il lavoro che fa o la posizione sociale che occupa. Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e che, spesso per debolezza, vogliono controllare la donna e sottometterla al loro volere.
Le battaglie per i diritti delle donne non sono mai vinte definitivamente: l'uguaglianza teorica non corrisponde alla realtà della vita di tutti i giorni.
Mi sorge il dubbio che, nonostante tutto, la divisione tra «puttane» e «spose» non sia ancora considerata del tutto «falsa» [...]. Non perché, di fatto, le donne si dividano in due categorie. È assurdo anche solo pensarlo. Ma perché gli uomini, quasi inevitabilmente, tendono a giudicarle, classificarle e schedarle. Non accettano che i ruoli siano molteplici, che una donna possa essere al tempo stesso un'ottima madre di famiglia e un'amante piena di passione.
Paradossalmente, il «declino dell'impero patriarcale» va di pari passo con l'aumento delle violenze contro le donne. L'emancipazione della donna non porta ancora all'equilibrio sperato. Il bisogno dell'uomo di dimostrare la propria superiorità prende al contrario forme estremamente inquietanti.
Per ritrovare fiducia in se stessa, la donna non può semplicemente «deciderlo» o «imporselo». Deve pian piano imparare a non dipendere dallo sguardo dell'uomo; a non sentirsi bella solo quando un uomo glielo dice; a non sentirsi brava solo quando il capufficio o il professore la approva.
Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all'uomo, tanto più l'uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, violento.
Volevo essere una farfalla
© Mondadori 2011 - Selezione Aforismario
Basta con tutti questi luoghi comuni che dicono che «le anoressiche» rifiutano il mondo, mentre «le bulimiche» si lascerebbero andare al magma delle pulsioni! Non esistono le anoressiche e le bulimiche. Esistono solo tante persone che utilizzano il cibo per dire qualcosa. Che non sanno più bene come e quando «aprirsi» o «chiudersi» al mondo.
È proprio la forza di volontà che sostiene l’anoressia. La nutre. La asseconda. La rinforza. Ci vuole una forza di volontà sovrumana per non mangiare, nonostante la fame. Ci vuole una forza di volontà sovrumana per non «cedere», anche quando si muore di freddo. Ci vuole una forza di volontà sovrumana per dire quel «no» definitivo, per scegliere il «niente», per andare avanti, per non sentirsi in colpa, per rifiutare la vita, per rinunciare all'amore.
Con l’anoressia non si gioca. Meno che mai chi ne soffre.
È anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente .
L’anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L’anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. La paura, il vuoto, l’abbandono, la violenza, la collera. È un modo per proteggersi da tutto ciò che sfugge al controllo. Anche se a forza di proteggersi si rischia di morire.
L’anoressia porta allo scoperto quello che non va nel profondo. È un’occasione per rimettere un po’ tutto in discussione. Ma è anche una protezione. Che mette a distanza la disperazione. Che contiene il magma che si agita all'interno .
L’anoressia è solo un sintomo, e in quanto sintomo è solo la punta dell’iceberg.
Le anoressiche vogliono essere guardate. Per attirare l’attenzione. Per avere l’illusione di esistere anche solo qualche istante nello sguardo della gente. Ma quel corpo che cerca attenzione è solo un sintomo.
Mangiare tutto, subito, sbriciolando il presente. Vomitare tutto, subito, annullando il passato. Non più controllo, ma paralisi. Il fascino discreto della morte. Del nulla... Per punirsi di qualcosa. Vendicarsi. Ingoiare le proprie incertezze. Vomitare rabbia a fiotti. Finché il corpo, esausto, non ne può più.
Per anni, ho fatto di tutto per diventare leggera come una farfalla. E ci sono quasi riuscita. In termini di chili, s’intende. Perché per il resto, la vita è stata spesso «troppo pesante». È stato pesante dover essere la più brava. È stato pesante cercare sempre di adattarmi alle aspettative altrui.
Se il mondo fosse rosa. Se il principe azzurro esistesse. Se potessi tornare indietro. Se potessi ricominciare tutto. Di nuovo. Diversamente...
L'amore è tutto
È tutto ciò che so dell'amore © UTET - De Agostini 2013 - Selezione Aforismario
Anche nell'amore più grande c’è uno spazio vuoto che non si può riempire, con tante zone d’ombra che non si potranno mai cancellare.
Anche nell'amore più grande c’è uno spazio vuoto che non si può riempire, con tante zone d’ombra che non si potranno mai cancellare.
Anche l’amore più grande non è mai incondizionato.
Con l’assenza l’amore muore,
Da quando ho scoperto che c’è altro, il lieto fine non mi interessa più. E allora mi avvicino, poi mi allontano, poi mi avvicino di nuovo. E imparo anch'io ad esserci solo quando è necessario.
Dicono che l’amore è cieco. Ma in fondo non è vero. Perché è solo quando si ama – quando si ama con l’altro – che si riesce a vedere e a toccare la profondità del proprio essere. Quell'essere–lì che per anni ci sfugge. Troppo concentrati ad apparire. Troppo preoccupati di quello che la gente avrebbe potuto pensare di noi.
È la nostra incapacità a vedere una persona così com'è che ci rende ciechi e sordi di fronte alla realtà. Come se l’altro dovesse per forza corrispondere alle nostre aspettative e conformarsi a un’immagine ideale dell’amore.
Esserci sempre, ma da lontano. Esserci sempre, ma a distanza.
Gira e rigira siamo ancora là, in questo mondo terrificante in cui l’amore è oggetto di scambio come una qualunque altra merce, non solo all'interno delle relazioni adulte, ma anche e soprattutto nei rapporti familiari. Ti amo se. Ti amo a condizione che. Ti amo quando.
Il nostro principe finisce sempre per essere di un azzurro sbiadito. Anche se non vogliamo ammetterlo e continuiamo a prenderci in giro da soli. Fino a confondere l’amore con la sofferenza e i nostri desideri con la realtà. E dimenticarci che si può amare veramente solo chi è già lì, accanto a noi, nonostante le imperfezioni e le mancanze.
Il principe azzurro, in fondo, esiste. Anche se non è tutto azzurro. E bisogna stare attenti a non lasciarselo sfuggire, magari distratti dall’azzurro che sembra darci la vita, ma ci opprime il cuore.
Il problema, nell'amore, non è che sia incondizionato. È che tante volte non lo è anche quando dovrebbe esserlo.
In amore, come nella vita, non si dovrebbero mai avere aspettative troppo alte. Forse non ci si dovrebbe aspettare proprio niente, visto che le cose più belle accadono sempre all'improvviso.
L’amore e la fiducia vanno di pari passo. Procedono uniti quando si ama con l’altro e non si tradisce la promessa di esserci e di ascoltare, anche nei momenti in cui sarebbe più facile tapparsi le orecchie e non lasciarsi invadere da altre paure, perché ne abbiamo già tanta noi, e non c’è spazio anche per le sue…
L’amore, in fondo, è quel segreto che ci portiamo dentro. Due linee parallele che non si incontrano mai. Oppure sì, ma solo all'infinito.
L’amore nasce senza se e senza ma. Non perché sia del tutto incondizionato – di incondizionato, nella vita, non esiste niente – ma perché le uniche condizioni accettabili sono quelle del rischio immenso che si prende quando si accetta di dipendere dal buon volere di chi si ama.
L’amore, quello vero, è fatto di un andirivieni continuo tra la realtà e l’immaginazione. Un andare verso l’altro poco prima di allontanarsi. Un esserci che non può impedire all'altro di essere talvolta assente.
L’impegno e la volontà, con l’amore, non hanno nulla a che fare. Anzi, più ci si impegna, più tutto va a rotoli. Perché prima o poi l’altro finisce con il rimproverarti tutto ciò che hai fatto. Una lista infinita, piena di quello che hai detto, preteso, sperato, voluto, recriminato. Te lo rinfaccia e se ne va via.
L’intelligenza è fatta anche di empatia e di compassione e non si limita alla capacità di valutare e calcolare.
La vita sorprende, non la puoi controllare. E l’amore appare quando meno te lo aspetti. Forse perché non parla il linguaggio della razionalità e delle evidenze. E allora accade. Apre quella porta che avevi chiuso a chiave molto tempo prima e ti spinge a fare i conti con le ferite del passato.
Le cicatrici fanno male, perché nella vita non si cancella mai niente e tutto lascia tracce indelebili.
Le relazioni più profonde sono quelle che attraversano le variazioni del desiderio e le ambiguità dei sentimenti.
Non basta volere qualcosa per ottenerla. E tante volte è proprio quello che si desidera di più che non succede mai. Persino quando si incontra un principe azzurro. Perché anche lui ha il diritto di non darci quello che vorremmo ricevere.
Per rimettere tutto in discussione bastano poche parole: «Non ti amo più». Quando arrivano, il cuore si spezza. Perché non è un semplice “non ti amo”. È un “non ti amo più”. Ed è proprio quel “più” che sbriciola tutto.
Quando si capisce che il principe azzurro non esiste si è costretti a scendere a patti con la realtà.
Se l’amore fosse solo il frutto dell’idealizzazione, non sopravvivrebbe all'urto con il reale. Sarebbe travolto dalla sua banalità. E si sbriciolerebbe come un bicchiere di cristallo che, cadendo in terra, va in frantumi.
Senza certezze e senza punti di riferimento stabili, la vita e l’amore diventano liquidi. Niente più promesse. Niente più sacrifici. Niente più impegno. Mentre il “finché morte non ci separi” viene vissuto come una trappola.
Si litiga, ci si separa, si incontra un’altra persona. Si litiga, ci si separa, si incontra un’altra persona. Si litiga, ci si separa, si incontra un’altra persona.
Talvolta amiamo solo un’immagine ideale di noi stessi. Quell'immagine particolare che l’altro ci rinvia e che ci lusinga anche quando sappiamo perfettamente che siamo “altro”. Quell'immagine che corteggiamo da lontano, anche quando siamo consapevoli del fatto che si tratta solo di un frammento.
Tradire significa lasciare l’altro da solo proprio quando ha bisogno di noi. Non esserci quando si deve.
Un’attenzione qualsiasi non è meglio di nessuna attenzione. Anzi. Accontentarsi delle briciole significa credere che il proprio destino sia segnato dall'assenza. Come se non si valesse niente, non si avesse alcun valore.
Una cosa è amare donando, un’altra è amare ricevendo. Una cosa è l’amore possessivo ed egoista, altra cosa è l’amore di chi chiude una porta per aprirne subito dopo un’altra.
Note
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