Frasi e citazioni di Edgar Morin
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Edgar Morin (pseudonimo di Edgar Nahoum, Parigi, 1921), filosofo, sociologo e saggista francese. Ha svolto la sua carriera accademica principalmente presso l'École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e il Centre national de la recherche scientifique (CNRS).
Non è la felicità che bisogna cercare. Più la si cerca, più fugge. Bisogna cercare l’arte di vivere, che dà in regalo grandi e piccole felicità. (Edgar Morin) |
Lo spirito del tempo
L'Esprit du temps. Essai sur la culture de masse, 1962-1976 - Selezione Aforismario
La cultura di massa privilegia il presente su tutto l’immenso fronte che abbraccia e stimola l’attualità. Tende a distruggere il “in illo tempore” dei miti per sostituirlo con il “è accaduto questa settimana”.
La cultura di massa alimenta un presente sempre nuovo.
I grandi valori trascendenti sono stati abrasi dal divenire accelerato di una civiltà proiettata nel tempo irreversibile. I valori fondati sul consumo della vita presente hanno preso il loro posto.
Il continuo appello a consumare e a cambiare (pubblicità, mode, voghe e flash), il continuo flusso di spot e di notizie sensazionali si coniugano in un ritmo accelerato in cui tutto si consuma molto rapidamente e tutto viene sostituito altrettanto rapidamente: canzoni, film, frigoriferi, amori, automobili.
Diventa dominante il sentimento che bisogna cercare la verità e il senso della vita nelle apparenze fenomeniche. La realtà fondamentale diventa “ciò che è” al momento.
La (ricerca della) felicità è davvero la religione dell'individuo moderno, illusoria come tutte le religioni. È una religione senza sacerdoti, che funziona industrialmente.
La cultura di massa è il riflesso pubblicitario dell'evoluzione consumistica del mondo occidentale.
La concezione di felicità tipica della cultura di massa [...] può essere detta consumatrice nel senso più largo del termine, vale a dire che essa spinge non soltanto al consumo dei prodotti, ma al consumo della vita stessa.
Gli amari critici dello Spirito del Tempo sono più ciechi dei ciechi che stanno disprezzando. Ignorano che ciò che è morto non è tanto Dio, che risiede fuori dal mondo, quanto l’Essere.
La conoscenza della conoscenza
La Connaissance de la connaissance, 1986
Come hanno detto Marx e Engels all'inizio dell'Ideologia tedesca, gli uomini hanno sempre elaborato false concezioni di se stessi, di ciò che fanno, di ciò che devono fare e del mondo in cui vivono. E Marx-Engels non fanno eccezione.
I sette saperi necessari all'educazione del futuro
Les Sept Savoirs nécessaires à l'éducation du futur, 2000
Ogni conoscenza porta con sé il rischio dell'errore e dell'illusione.
L'identità umana
L'Humanité de l'humanité. L'identité humaine, 2001
La planetizzazione significa ormai comunità di destino per tutta l'umanità. Le nazioni consolidavano la coscienza delle loro comunità di destino con la minaccia incessante del nemico esterno. Ora, il nemico dell'umanità non è esterno. È nascosto in essa.
Ecco che cosa manca, in qualche modo, perché si compia una comunità umana: la coscienza che siamo figli e cittadini della Terra-Patria. Non riusciamo ancora a riconoscerla come casa comune dell'umanità.
Dove va il mondo?
Où va le monde?, 2007
La prima difficoltà di pensare il futuro è di pensare il presente.
La più grande illusione è credere di conoscere il presente perché ci siamo.
Verso l'abisso
Vers l'abîme, 2007 - Selezione Aforismario
L’intelligenza parcellizzata, divisa per compartimenti, meccanicistica, disgiuntiva, riduzionista, divide il complesso del mondo in frammenti separati, fraziona i problemi, separa ciò che è collegato, unidimensionalizza ciò che è multidimensionale. È una intelligenza miope e insieme presbite, daltonica e cieca da un occhio; finisce più spesso per essere cieca.
Incapace di immaginare il contesto e il complesso planetario, l’intelligenza cieca rende incoscienti e irresponsabili. Essa è diventata mortifera.
Ovunque, e per decenni, soluzioni definite razionali apportate da esperti, convinti di operare secondo ragione e per il progresso e di incontrare superstizioni nei costumi e timori della popolazione, hanno impoverito arricchendo, distrutto creando.
La vera razionalità conosce i limiti della logica, del determinismo, del meccanicismo; essa sa che lo spirito umano non saprebbe essere onnisciente, che la realtà implica il mistero.
La Terra non è l’addizione di un pianeta fisico più la biosfera, più l’umanità. La Terra è una totalità complessa fisico-biologico-antropologica, dove la Vita è una emergenza della storia della Terra e l’uomo è una emergenza della storia della vita terrestre.
Lo sviluppo ignora ciò che non è né calcolabile né misurabile, vale a dire la vita, la sofferenza, la gioia, l’amore, e la sua unica misura di soddisfazione è nella crescita della produzione, della produttività, del reddito monetario. Concepito unicamente in termini quantitativi, esso ignora le qualità: le qualità dell’esistenza, le qualità della solidarietà, le qualità dell’ambiente, la qualità della vita, le ricchezze umane non calcolabili e non monetizzabili.
Lo sviluppo non tiene conto del fatto che la crescita tecno-economica produce anche un sottosviluppo morale e psichico.
Lo sviluppo, che prende come modello ideale la civiltà occidentale, ignora che questa civiltà è in crisi, che il suo benessere provoca un malessere, che il suo individualismo provoca chiusure egocentriche e solitudini, che il suo sviluppo urbano, tecnico e industriale provoca stress e malattie e che le forze che hanno scatenato il suo “sviluppo” conducono alla morte nucleare e alla morte ecologica. Abbiamo bisogno non già di continuare, ma di un nuovo inizio.
La politica dell’umano avrebbe come missione prioritaria di solidarizzare il pianeta.
La navicella spaziale Terra è spinta da quattro motori associati e al tempo stesso incontrollati: scienza, tecnica, industria, capitalismo (profitto). Il problema è stabilire una sorveglianza su questi motori: i poteri della scienza, della tecnica, dell’industria devono essere controllati dall’etica che non può imporre il proprio controllo se non attraverso la politica; l’economia deve non soltanto essere regolata, ma deve diventare plurale implicando mutuazioni, associazioni, cooperative, scambi di servizi.
Probabilmente, ci si dovrà avvicinare ancora di più verso l’abisso perché ci sia un vero sussulto di salvezza, perché la società-mondo si realizzi in società delle Nazioni e delle culture unite contro la morte. A condizione di non esserne travolti, la catastrofe diventa l’ultima chance.
Siamo già agli inizi di un caos. Il caos può essere distruttore, può essere genetico, è forse l’ultima chance nell’ultimo rischio.
La vita è sopportabile solo se ci mettiamo dentro non l’utopia, ma la poesia, vale a dire l’intensità, la festa, la gioia, la comunione, la felicità, l’amore.
Andiamo verso l’abisso o verso la metamorfosi e forse l’uno nell’altro. Si tratta di una nuova e straordinaria lotta interna all’umanità tra homo sapiens e homo demens, in cui la razionalità chiusa è al servizio del demens e l’amore al servizio del sapiens…
La via
La Voie. Pour l'avenir de l'humanité, 2011
La classe politica si accontenta dei rapporti di esperti, delle statistiche e dei sondaggi. Non ha più pensiero. Non ha più cultura. Non sa che Shakespeare la riguarda. Ignora le scienze umane. Ignora i metodi che sarebbero adatti a concepire e a trattare la complessità del mondo, a legare il locale al globale, il particolare al generale. Priva di pensiero, si è messa al rimorchio dell’economia.
L’economia crede di risolvere i problemi politici e umani con la competizione, la deregolamentazione, la crescita, l’aumento del pil e, in caso di crisi, con il rigore, cioè con i sacrifici imposti ai popoli. E come la civetta fugge il sole, la classe politica si allontana da qualsiasi pensiero che potrebbe illuminare il cammino del bene comune.
Quello in cui si può sperare non è il migliore dei mondi, ma un mondo migliore.
La speranza non è sinonimo di illusione. La speranza vera sa di non avere certezze, ma sa anche che il cammino si fa con l’andare.
Insegnare a vivere
Enseigner à vivre. Manifeste pour changer l'éducation, 2014
Vivere è un’avventura che comporta in se stessa incertezze sempre rinnovate, con eventualmente crisi o catastrofi personali e/o collettive. Vivere è affrontare continuamente l’incertezza, anche nella sola certezza che abbiamo, la nostra morte, ma della quale noi non conosciamo la data.
Certo, abbiamo bisogno della razionalità nelle nostre vite. Ma abbiamo bisogno anche di affettività, cioè di attaccamento, di fioritura, di gioia, di amore, di esaltazione, di gioco, di Io, di Noi.
Si vive molto male senza ragione, si vive molto male senza passione.
Non è la felicità che bisogna cercare. Più la si cerca, più fugge. Bisogna cercare l’arte di vivere, che dà in regalo grandi e piccole felicità.
L’educazione a vivere deve favorire, stimolare una delle missioni di ogni educazione: l’autonomia e la libertà della mente.
Sette lezioni sul pensiero globale
Penser global. L'humain et son univers, 2015
In ciò che concerne l’attività umana, la cosa migliore per noi sarebbe di obbedire alla seguente massima: niente ragione senza passione, in particolare senza passioni d’amicizia, d’amore; niente passione senza ragione. La vita deve essere una navigazione difficile e pericolosa in questa dialettica.
L’uomo non è né buono né cattivo. Ha in sé tutte le possibilità. In ciascuno c’è il peggio e il meglio, che possono esprimersi secondo le condizioni nelle quali si trova.
Se non si insegna agli umani ciò che sono, c’è una lacuna estremamente grave, c’è una mancanza di autoconoscenza estremamente nociva. È una delle più grandi fonti d’errore, di illusioni, su noi stessi e per le nostre vite.
Si insegnano delle conoscenze, ma non si insegna mai che la conoscenza è una fonte permanente di errori e di illusioni, presi per certezze, talvolta per secoli.
La vita è stata una rivoluzione nella storia fisica; l’umano è una rivoluzione nella storia biologica
L’ottimismo ci acceca sui pericoli; il pessimismo ci paralizza e contribuisce al peggio. Bisogna pensare oltre l’ottimismo e il pessimismo. Da parte mia, sono un otti-pessimista. Da parte mia, ho ricusato l’idea che il ragionevole prima o poi si imporrà. È possibile che di fronte a un pericolo estremo si prenda coscienza e quindi in extremis si prendano misure di salvezza. Ma mai il ragionevole si è imposto da sé, visto il carattere antropologico di Homo sapiens-demens.
Conoscenza, ignoranza, mistero
Connaissance, Ignorance, Mystère, 2017 - Selezione Aforismario
Il nostro sapere scientifico ha compiuto giganteschi progressi, ma i progressi ci permettono di avvicinare una contrada che sfida i nostri concetti, la nostra intelligenza, e pongono il problema dei limiti della conoscenza.
Il pensiero complesso riconosce le incertezze, ma non può dire l’indicibile, non può andare al di là delle attitudini della mente umana.
L’ignoto è nel cuore del conosciuto.
Vivere è un’evidenza, mentre il mistero è in questa evidenza. Noi stessi, per la maggior parte del tempo, viviamo l’evidenza del vivere senza interrogarci. Che cos’è vivere? Perché viviamo? Ma appena la questione è posta, l’evidenza diventa enigma o mistero.
Non solo il mistero sfugge alla conoscenza, ma è nel cuore della conoscenza.
Un mondo perfetto sarebbe impossibile. Sarebbe ordine puro, incapace di evolvere. La perfezione non è né di questo mondo, né di alcun mondo. Il mondo ha bisogno di imperfezione, cioè di disordine, quindi di essere lavorato dalla morte. L’imperfezione è necessaria al mondo. Il migliore dei mondi possibili sembra essere anche il peggiore dei mondi possibili…
La lotta contro la morte è anche mortifera: significa uccidere altri viventi, vegetali e animali, per nutrirsene. La vita è come il catoblepa, animale leggendario che si nutre divorando se stesso.
La vita è intelligente, ingegnosa, creatrice, meravigliosa, piena di senso e, nello stesso tempo, incomprensibile, assurda, insensata, orribile. L’organizzazione dei viventi è un capolavoro di complessità, ma la vita è pura follia.
Si vorrebbe trovare assolutamente un senso alla vita, ma, se c’è un senso, non è nel senso in cui noi intendiamo la parola “senso”. È annidato in seno all’insensato.
Il solo senso della vita è nella sua finalità: vivere per vivere, finalità di cui non si può trovare il senso.
Dimentichiamo, nell’evidenza quotidiana del vivere, il carattere sorprendente della vita. Dimentichiamo, nelle attività prosaiche del vivere, che la vita è poesia, ma dimentichiamo nei nostri momenti euforici che è crudele, terribile, orribile.
Sappiamo che ci sono un male di vivere e una gioia di vivere, ma ognuno di questi termini occulta l’altro. Solo una piena coscienza, una grande sensibilità ci permettono di sapere che la vita è meravigliosa e orribile.
La più bella e favolosa conquista delle scienze è stata quella che ci ha rivelato che siamo non solo figli del pianeta Terra, ma figli del cosmo, che portiamo in noi tutta la storia dell’universo della vita dal/i primo/i essere/i cellulare/i.
Viviamo alla superficie della nostra memoria, senza sapere che siamo legati ai nostri antenati, alle specie animali, al pianeta, al sistema solare, all’intero cosmo, senza vedere che la nostra intelligenza superficiale è lavorata dall’intelligenza profonda di quest’eredità e di questo retaggio.
La storia è guidata da forze demenziali, pur trascinando, come la vita, dei blocchi di razionalità. Le illusioni e gli accecamenti hanno spesso condotto il destino dei popoli.
La conoscenza complessa è il cammino necessario per arrivare all’inconoscibile. Altrimenti rimarremo ignoranti della nostra ignoranza.
Ogni segreto del mondo è in noi, ma è fuori dalla portata della nostra mente, e noi ignoriamo ciò che sappiamo.
Svegliamoci!
Réveillons-nous!, 2022 - Selezione Aforismario
È ancora una volta il progresso, nella sua forma tecno-economica, a condurre verso il disastro. L’antropocene è anche il thanatocene.
Il pericolo non viene dai robot ma dal rischio che gli esseri umani si trasformino in robot.
La nuova era si manifesta al contempo con progressi materiali formidabili e pericoli mortali dovuti a questi progressi.
Civilizzare la Terra, trasformare la specie umana in umanità, diviene l’obiettivo fondamentale e globale di qualunque politica che aspiri non solo al progresso ma alla sopravvivenza dell’umanità.
Possiamo anestetizzare il dolore fisico e addormentare con le droghe quello psichico; ciò ci renderà dipendenti dagli anestetici e dalle droghe. Non domineremo mai il dispiacere e la morte.
Non potremo eliminare il dispiacere e la morte, ma possiamo aspirare a un progresso nelle relazioni fra esseri umani, individui, gruppi, etnie e nazioni. Rinunciare al migliore dei mondi non significa affatto rinunciare a un mondo migliore.
L’innovazione tecnologica – dall’intelligenza artificiale alle manipolazioni genetiche – è sempre vista come una soluzione quando è allo stesso tempo un problema.
L’essere umano è instabile e versatile, vive di contraddizioni, è capace del meglio e del peggio, costretto a controllare incessantemente le passioni con la ragione e a riscaldare continuamente la ragione con le passioni.
Le capacità cerebrali dell’essere umano sono in grandissima parte non sfruttate. Siamo ancora nella preistoria della mente umana. Le sue possibilità sono incommensurabili, non solo per il peggio ma anche per il meglio. Se sappiamo come distruggere il pianeta, abbiamo anche la possibilità di sistemarlo.
Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Marc Augé - Jean Baudrillard