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Frasi e citazioni di Michel Foucault

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Michel Foucault (Poitiers, 1926 - Parigi, 1984), filosofo, sociologo, storico della filosofia e della scienza francese, tra gli intellettuali europei più influenti del XX secolo. Ha detto di sé Michel Foucault:
"Io sono un artificiere. Fabbrico qualcosa che alla fin fine serve a un assedio, a una guerra, a una distruzione. Io non sono per la distruzione, ma sono a favore del fatto che si possa passare, che si possa avanzare, che si possano abbattere i muri".
L’obiettivo principale oggi non è di scoprire, ma di rifiutare
ciò che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire
ciò che potremmo essere. (Michel Foucault)
Storia della follia nell'età classica
Folie et déraison: histoire de la folie à l'âge classique, 1961

Dall’uomo all’uomo vero, il cammino passa attraverso l’uomo folle.
[De l'homme à l'homme vrai, le chemin passe par l'homme fou].

È attraverso la follia che l’uomo, anche nella sua ragione, potrà diventare ai propri occhi verità concreta e obiettiva. Dall’uomo all’uomo vero, il cammino passa attraverso l’uomo folle. 

Nel mondo sereno della malattia mentale l’uomo moderno non comunica più con il pazzo: da una parte c’è l’uomo di ragione che affida la follia al medico, autorizzando un rapporto soltanto attraverso l’universalità astratta della malattia; dall’altra parte c’è l’uomo di follia che comunica con l’altro solo attraverso l’intermediario di una ragione altrettanto astratta, che è ordine, costrizione fisica e morale, pressione anonima del gruppo, esigenza di conformità.

L'amore deluso nel suo eccesso, e soprattutto l'amore ingannato dalla fatalità della morte, non ha altro esito che il suicidio.

Dall'uomo all'uomo vero, il cammino passa attraverso l'uomo folle.

Malattia mentale e psicologia
Maladie mentale et psychologie, 1962

Mai la psicologia potrà dire sulla follia la verità, perché è la follia che detiene la verità della psicologia.
[Jamais la psychologie ne pourra dire sur la folie la vérité, puisque c'est la folie qui détient la vérité de la psychologie].

Nascita della clinica
Naissance de la clinique: une archéologie du regard médical, 1963

L'uomo non muore per il fatto di essersi ammalato, ma gli capita di ammalarsi proprio perché fondamentalmente può morire.

La grande straniera
La grande étrangère. À propos de littérature, 1963-1970

Si dice che Dio è onnipotente, ma come mai la sua volontà può essere bilanciata in ogni momento dalla volontà degli uomini? Quindi è impotente.

Le parole e le cose
Les Mots et les choses: une archéologie des sciences humaines, 1966

L'uomo è un'invenzione di cui l'archeologia del nostro pensiero mostra chiaramente la data recente. E forse la prossima fine.
[L'homme est une invention dont l'archéologie de notre pensée montre aisément la date récente. Et peut-être la fin prochaine].

La letteratura, questa lingua che non dice nulla e non tace mai.

Sorvegliare e punire
Surveiller et punir, 1975 - Selezione Aforismario

La nostra società non è quella dello spettacolo, ma della sorveglianza.

Si dice che la prigione fabbrica i delinquenti; è vero che essa riconduce, quasi fatalmente, davanti ai tribunali coloro che le sono stati affidati.

La prigione non può evitare di fabbricare delinquenti. Ne fabbrica per il tipo di esistenza che fa condurre ai detenuti: che li si isoli nelle celle, o che si imponga loro un lavoro inutile, per il quale non troveranno impiego, significa, in ogni modo, non «pensare all'uomo nella società; significa creare una esistenza contro natura, inutile e pericolosa».

La prigione: una caserma un po' stretta, una scuola senza indulgenza, una fabbrica buia, ma, al limite, niente di qualitativamente differente.

Si vuole che la prigione educhi i detenuti, ma un sistema di educazione che si rivolga all'uomo, può ragionevolmente avere come oggetto l'agire contro natura? La prigione fabbrica delinquenti anche imponendo ai detenuti costrizioni violente; essa è destinata ad applicare le leggi e ad insegnarne il rispetto; ora, tutto il suo funzionamento si svolge sulla linea dell'abuso di potere.

È brutto essere punibili, ma poco glorioso punire. 
[Il est laid d'être punissable, mais peu glorieux de punir].

L'individuo è senza dubbio l'atomo fittizio di una rappresentazione “ideologica” della società, ma è anche una realtà fabbricata da quella tecnologia specifica del potere che si chiama “la disciplina”.

Il colpevole non è che uno dei bersagli del castigo: questo riguarda soprattutto gli altri, i possibili colpevoli. 

Bisogna smettere di descrivere sempre gli effetti del potere in termini negativi: “esclude”, “reprime”, “respinge”, “astrae”, “maschera”, “nasconde”, “censura”. In effetti il potere produce; produce campi di oggetti e rituali di verità. 

La morte è un supplizio nella misura in cui non è semplice privazione del diritto di vivere, ma occasione di calcolate sofferenze.

Se la prigione assomiglia agli ospedali, alle fabbriche, alle scuole, alle caserme come può meravigliare che tutte queste assomiglino alle prigioni?

La visibilità è una trappola.
[La visibilité est un piège].

All'anima, illusione dei teologi, non è stato sostituito un uomo reale, oggetto di sapere, di riflessione filosofica o di intervento tecnico. L'uomo di cui ci parlano e che siamo invitati a liberare è già in se stesso l'effetto di un assoggettamento ben più profondo di lui. Una “anima” lo abita e lo conduce all'esistenza, che è essa stessa un elemento della signoria che il potere esercita sul corpo. L'anima, effetto e strumento di una anatomia politica; l'anima, prigione del corpo.

I giudici di normalità sono presenti ovunque. Noi siamo nella società del professore-giudice, del medico-giudice, dell'educatore-giudice.

La volontà di sapere
La volonté de savoir, 1976

La società moderna ha cercato di ridurre la sessualità alla coppia, − alla coppia eterosessuale e per quanto possibile legittima.

Detti e scritti
Dits et écrits, 1957-1984

Senza dubbio, l’obiettivo principale oggi non è di scoprire, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo essere.
[Sans doute l'objectif principal aujourd'hui n'est-il pas de découvrir, mais de refuser ce que nous sommes. Il nous faut imaginer et construire ce que nous pourrions être].

Archivio Foucault
Interventi, colloqui, interviste, 1978-1985 - Selezione Aforismario

Che cos’è la filosofia, se non un modo di riflettere, non tanto su ciò che è vero e ciò che è falso, ma sul nostro rapporto con la verità?

La filosofia è il movimento per cui ci si distacca – con sforzi, esitazioni, sogni e illusioni – da ciò che è acquisito come vero, per cercare altre regole del gioco.

La filosofia è lo spostamento e la trasformazione dei quadri di pensiero, il modificarsi dei valori ricevuti, tutto il lavoro che si fa per pensare diversamente, per fare diversamente, per diventare altro da quello che si è. 

Una delle funzioni più antiche del filosofo occidentale – non soltanto del filosofo, ma anche del saggio e forse, per usare una brutta parola di oggi, dell’intellettuale – è stata di porre un limite all’eccesso di potere, alla sovrapproduzione di potere, ogni volta e in tutti i casi in cui questa sovrapproduzione rischiava di diventare minacciosa.

In Occidente, il filosofo ha quasi sempre il profilo dell’anti-despota. E, questo, nelle numerose forme delineatesi sin dall’inizio della filosofia greca.

C’è qualcosa di comico, di amaramente comico, nei filosofi occidentali moderni: hanno pensato, hanno concepito se stessi in un rapporto di opposizione sostanziale al potere e al suo esercizio illimitato, ma il destino del loro pensiero ha fatto sì che più li si ascolta e più il potere e le istituzioni politiche si lasciano penetrare dal loro pensiero, più essi servono a autorizzare forme eccessive di potere.

La filosofia legittima poteri senza freno, più di quanto facciano le religioni, con il loro supporto dogmatico.

Forse la filosofia può ancora avere una funzione di contro-potere, a condizione di non far più valere, di fronte al potere, la legge stessa della filosofia; a condizione che la filosofia smetta di pensarsi come profezia, come pedagogia o come legislazione e si dia il compito di analizzare, chiarire, rendere visibile e, quindi, di intensificare le lotte che si svolgono intorno al potere.

Da molto tempo sappiamo che il compito della filosofia non è di scoprire ciò che è nascosto, ma di rendere esattamente visibile ciò che è visibile, di far apparire ciò che è così vicino, così immediato, così intimamente connesso a noi, da non poter essere percepito.

Mentre la scienza ha il compito di far conoscere ciò che non vediamo, la filosofia deve far vedere ciò che vediamo.

La psichiatria è diventata così importante nel secolo XIX perché funzionava come una forma di igiene pubblica, più che per il fatto di applicare una nuova razionalità medica ai disordini dello spirito o della condotta.

La sessualità fa parte dei nostri comportamenti. Fa parte della libertà di cui godiamo in questo mondo. La sessualità è qualcosa che creiamo noi stessi – è una nostra creazione, assai più che la scoperta di un aspetto segreto del nostro desiderio.

Non ho mai incontrato intellettuali. Viceversa, ho incontrato molte persone che parlano dell’intellettuale. E, a forza di ascoltarli, mi sono fatto un’idea di che tipo di animale si tratti. Non è difficile, è il colpevole. Colpevole un po’ di tutto: di parlare, di tacere, di non fare nulla, di impicciar si di ogni cosa... Insomma, l’intellettuale è la materia prima da giudicare, da condannare, da escludere...

Il nome costituisce una facilitazione. Vorrei proporre un gioco: quello dell’“anno senza nome”. Per un anno si pubblicheranno soltanto libri privi del nome dell’autore. I critici dovranno sbrigarsela con una produzione completamente anonima. Ma penso che, forse, non avrebbero nulla da dire: tutti gli autori aspetterebbero l’anno successivo per pubblicare i loro libri...

È incredibile quanto le persone amino giudicare. Si giudica ovunque, di continuo. Probabilmente, per l’umanità, è una delle cose più semplici da fare. 

Tra la “critica” e coloro che scrivono libri esiste un disagio di lunga data. Gli uni non si sentono capiti e gli altri credono che si voglia fare pressioni su di loro. Ma il gioco è questo.

La fobia fantastica del potere: ogni persona che scrive esercita un potere inquietante a cui bisogna cercare di porre, se non un termine, almeno dei limiti.

Lo spirito non è una cera molle. È una sostanza reattiva. E il desiderio di saperne di più, meglio e diversamente, cresce man mano che si cerca di imbottire le teste.

Ci sono moltissime cose da conoscere: fondamentali, terribili, meravigliose o strane, insieme minuscole e capitali. E poi c’è una curiosità immensa, un bisogno, un desiderio di conoscere. 

La curiosità è stata un vizio stigmatizzato di volta in volta dal Cristianesimo, dalla filosofia e persino da una certa concezione della scienza. Curiosità, futilità. Eppure, la parola mi piace. Mi suggerisce una cosa affatto diversa: evoca la “cura”, l’attenzione che si presta a quello che esiste o potrebbe esistere; un senso acuto del reale.

Sogno una nuova età della curiosità. I mezzi tecnici ci sono; il desiderio c’è; le cose da conoscere sono infinite; le persone che possono impegnarsi in questo lavoro esistono.

Il diritto al sapere non deve essere riservato né a un’età della vita, né a certe categorie di individui; si deve poterlo esercitare ininterrottamente e in forme molteplici.

Il collegamento alla cultura deve essere continuo e il più polimorfo possibile. Non dovrebbero esserci, da una parte, una formazione che si subisce e, dall’altra parte, un’informazione a cui si è sottomessi.

Fonte sconosciuta
Traduzione dal francese a cura di Aforismario

Conosciamo tutti gli inconvenienti della prigione e come sia pericolosa, quando non è inutile. E tuttavia non «vediamo» con quale altra cosa sostituirla. Essa è la detestabile soluzione, di cui non si saprebbe fare a meno.

È il legame del desiderio con la realtà (e non la sua fuga nelle forme della rappresentazione) che possiede una forza rivoluzionaria.

Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare.

La filosofia antica ci ha insegnato ad accettare la nostra morte. La filosofia moderna, la morte degli altri.

La libertà di coscienza comporta più pericoli dell'autorità e del dispotismo.

La verità non è né assoluta, né stabile, né inequivocabile.
[La vérité n'est ni absolue, ni stable, ni univoque].

Per sognare non non bisogna chiudere gli occhi; bisogna leggere.
[Pour rêver, il ne faut pas fermer les yeux. Il faut lire].

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Gilles Deleuze - Jacques Lacan