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Frasi e citazioni di Reinhold Messner

Selezione di frasi e citazioni di Reinhold Messner (Bressanone, 1944), alpinista, esploratore e scrittore italiano, il primo alpinista a scalare l’Everest senza ossigeno e il primo a raggiungere la vetta di tutti i 14 ottomila. Ha detto di sé Messner:
"Le montagne sono state il mio secondo campo di gioco: per me la città e la pianura sono state da subito il contrario della libertà. Non volevo essere inserito in uno schema o sottostare ad alcunché. Solo la mia mente si inseriva nelle leggi stabilite dall’uomo, non l’istinto o il sentimento, che tuttavia sono lo spirito che costituisce il mio essere. Da allora come legislatore supremo riconosco soltanto la natura".
Ogni volta che partiamo, ogni volta che ci mettiamo in cammino,
mettiamo tutto in discussione. Sempre. Solo così possiamo
comprendere la vita come avventura. (Reinhold Messner)
La mia vita al limite
Mein Leben am Limit © Corbaccio, 2006

Molte persone per bene salgono sulle vette, ragazzi e ragazze integri, bambini e vecchi. Ci sono però anche personaggi negativi che vanno in montagna, che cercano di compensare i loro complessi, dei presuntuosi falliti, persone che parlano dell’amicizia in parete senza sapere nemmeno dov’è la montagna e quanto è ovvio darsi una mano.

Mi basterebbe sproloquiare sulla vicinanza a Dio in vetta, sull’idealismo, sul sublime cameratismo; sugli alpinisti che sono persone migliori; sulla fedeltà fino alla morte e su tutto ciò che fa parte di una concezione kitsch dell’alpinismo. A me la vita ha mostrato altro. Un altro mondo, un’altra natura umana.

Non ho mai fatto mistero di essere un egoista. Sono sincero. Ogni uomo è egoista e più siamo con le spalle al muro, più diventiamo egoisti. Altrimenti in tanti casi non sopravvivremmo. E questo non è né bene né male, è un dato di fatto.

L’amicizia si costruisce con la fiducia, la comprensione profonda dell’altro e allo stesso tempo l’accettazione. Davanti a un amico non devo essere costretto a fingere. Altrimenti l’amicizia perde il suo valore.

Si può anche crescere grazie agli ostacoli e ciò nonostante determinare la propria vita.

La montagna a modo mio 
Mein Weg. Bilanz eines Grenzgängers © Corbaccio, 2009

Siamo i conquistatori dell’inutile – e mi prendo tutta la responsabilità di questa affermazione. Non è per nulla necessario salire l’Everest. Non porta alcun vantaggio all’umanità il fatto di attraversare l’Antartide o la Groenlandia. Non è indispensabile – è solo possibile.

In altri tempi, all’epoca delle grandi salite in libera, gli alpinisti, se mi è consentita questa immagine, hanno scritto il loro entusiasmo sulle pareti. Oggi, invece, con chiodi e spit scrivono sulla montagna la loro cieca ambizione.

L’assicurazione meccanica ha preso il posto della sicurezza interiore, che deriva solo dall’esperienza e dalla conoscenza.

Dieci anni sono bastati per cancellare il concetto di «impossibile» nell’alpinismo. A un’osservazione superficiale potrebbe sembrare un progresso. In realtà l’alpinismo tecnologico è solo una scorciatoia. Oggi si chioda troppo e si arrampica poco.

Sono convinto del fatto che solo l’arrampicata libera è l’esperienza più completa. Oggi come allora sono convinto che senza l’impossibile non esista più il mistero; ma senza mistero non sono più possibili nuove esperienze.

Le montagne sono il paesaggio della mia anima.

Per me l’alpinismo è l’esperienza di me stesso, è scandagliare il mio io, è un penetrare nel labirinto della mia anima. Sulle vette più elevate del mondo provo la sensazione di essere tutt’uno con il mondo infinito.

La vita secondo me
Überleben © Corbaccio, 2014 - Selezione Aforismario

Tutti vogliono arrivare al limite... ma senza correre alcun rischio e iper-assicurati. Grazie tante! Su sentieri ripidi collaudati e piste protette che si snodano in un teatro del rischio ricreato nei minimi dettagli, immerso in una finta natura selvaggia, da tempo urbanizzata come il resto del mondo civilizzato.

Oggi vivere in modo selvaggio, folle, è spesso solo un modo per darsi delle arie, una finzione, anche perché fuori la natura selvaggia sta scomparendo sempre di più.

Credo che decidere per se stessi sia un diritto sacrosanto, e per questo temo che l’informatizzazione di tutti gli ambiti della vita comporterà una perdita di libertà. 

Può darsi che il «giusto» comportamento del singolo sia più conveniente per tutti di quanto non lo sia una vita vissuta decidendo per sé, ma è proprio per questo che non voglio subire un controllo totale, non voglio fare parte del mucchio di dati che costituisce la somma di una società consumistica determinabile, utilizzabile, conformista.

I viaggi-avventura, gli sport estremi e le vacanze attive sono sempre più in voga; forse per il desiderio inconsapevole di ciascuno di scoprire la prima vera essenza del genere umano; per esperire com’era una volta e per mettere alla prova le proprie capacità.

I principi della giustizia, della disponibilità verso gli altri e della lealtà non ci devono essere insegnati, li abbiamo dentro di noi. Come una legge della natura.

Ci sforziamo di fare gioco di squadra, ma rimarremo sempre anche degli individualisti perché siamo altruisti ed egoisti a un tempo.

La gioia di vivere cresce godendo della libertà e grazie alle prove che si incontrano vivendo. La natura umana è questa. È una legge della natura.

La paura unisce: più sono difficili le sfide comuni, più si è disposti a condividerla.

Ci sono uomini d’avventura prudenti e meno prudenti. L’uomo prudente soppesa tutti i rischi e agisce di conseguenza. Sa che è pericoloso quel che fa, e lo fa comunque. 

L’atteggiamento «no limits» di una generazione sempre tesa al divertimento che considera il pericolo un ingrediente del brivido e nega la paura, non ha nulla a che vedere con un’impresa tradizionale, che deriva dall’esperienza di vita.

Nella nostra società basata sulla comunicazione – con Internet, TV, radio, videogiochi – disponiamo della più alta possibilità di esperienze passive di sempre. 

Può capitare che l’uomo nel mondo civilizzato valuti i rischi sistematicamente in modo sbagliato. In montagna una cosa del genere può costare molto cara.

Ogni volta che partiamo, ogni volta che ci mettiamo in cammino, mettiamo tutto in discussione. Sempre. Solo così possiamo comprendere la vita come avventura.

Solo quando è frutto di esperienza acquisita fronteggiando situazioni di pericolo e della fiducia guadagnata nelle proprie capacità, il coraggio diventa una condizione di sicurezza per osare e, si spera, superare ogni ostacolo possibile.

Quando la si condivide, la paura si dimezza, e quando lo si mette insieme, il coraggio raddoppia.

Solo chi chiude gli occhi davanti al pericolo muore.

La nostra personalità si sviluppa anzitutto tra paura e creatività, mai su un terreno sicuro. 

Niente ostacola più una persona di successo del pensare che una meta sia facilmente raggiungibile.

Tra la paura e il coraggio si cela la felicità.

La nostra autostima non è un voto che ci viene dato in pagella, non è un’eredità, cresce man mano che affrontiamo il pericolo, viene messa in pratica man mano che osiamo nella vita.

Nei nostri geni non c’è scritto che avremo una vita di successo. Il successo è piuttosto il frutto dell’entusiasmo con cui facciamo le cose e del talento che abbiamo di osare.

A volte basta un solo secondo di autocontrollo per evitare una disgrazia. Al contrario l’agitazione non aiuta mai.

Non siamo felici finché cerchiamo e desideriamo ardentemente la felicità. Forse la felicità è qualcosa che ci sembra tale a posteriori. La proviamo solo quando non ci pensiamo. Talvolta siamo felici quando siamo noi stessi.

Nelle situazioni difficili i processi decisivi sono istintivi. La ragione è troppo lenta per calcolare il pericolo e poterlo evitare. 

Il coraggio è solo una metà di un intero indivisibile, in cui la paura è la forza determinante.

L’uomo moderno è pronto a sacrificare la libertà per la sicurezza. Ma le regole implicano sempre anche la perdita di affermazione personale.

La montagna risveglia in noi la natura dell’uomo quando la viviamo individualmente e non in fila indiana.

Da misera creatura, spesso smarrita in un nulla spaventoso o nel bianco assoluto, all’uomo non appare nessun Dio, ma è la vita che sembra più preziosa che mai.

La sopravvivenza non diventa più facile pregando un Dio, e il mondo non diventa migliore solo con la fede: tanto valeva adattarsi alla natura.

Quando vivi la morte come una realtà, sai cosa vuol dire rinascita. Il dolore non si può misurare. Ma per chi è sfuggito alla pazzia o alla morte, la vita è un dono e non più una possibilità per giocare.

Salviamo le montagne
Rettet die Berge, 2019

Ormai in montagna dominano attività sportive modaiole, che rispettano sempre meno l’ambiente, perché il rapporto con l’ambiente stesso è sempre meno intimo. La natura viene spesso vissuta solo come finzione.

La montagna è diventata un bene di consumo, di cui fanno parte, fra le altre cose, le esperienze da brivido e il culto della forma fisica.

Generazioni che non hanno vissuto in prima persona povertà, fame e freddo, in montagna cercano soprattutto lo stimolo estremo, un diverso tipo di droga, vogliono rischiare tutto, per ritrovare se stessi. 

Per noi esseri viventi le montagne non sono indispensabili, tuttavia ci attraggono la loro altezza, il silenzio, la vastità dello spazio. Là dove le montagne sfiorano il cielo, è l’infinito, l’immortalità, il «regno delle anime».

Il senso dell’inutile
La rinuncia come stile di vita © Solferino, 2022 (con Diane Messner)

Quando i bisogni fondamentali della vita sono soddisfatti, abbiamo tempo ed energia per fare quello che ci piace, per mettere alla prova le nostre possibilità, le nostre idee, le nostre capacità. In cambio, guadagniamo autostima, voglia di vivere e felicità, ma soprattutto, il senso della nostra vita.

Non siamo stati messi al mondo per morire, ma per esprimere noi stessi, con qualsiasi idea, azione, mezzo. 

Non ho una grande opinione della nostra società dell’okay, in cui tutti mentono l’uno all’altro sulla voglia di vivere, sull’ottimismo e sulla salute, cercando di tenere lontana la morte. Come se la malattia fosse un peccato, la paura una sciocchezza e la fiducia un obbligo. Ma anch’io, volente o nolente, faccio parte di questa società.

Le persone diventano scontente e aggressive soprattutto quando non riescono a vivere la propria vita, quando reprimono i loro sentimenti, le loro paure, i loro sogni, quando il senso della loro esistenza viene imposto loro dall’esterno, non ha importanza da chi.

È vero che il riscaldamento globale, l’inquinamento degli oceani e il cambiamento climatico sono conseguenze di un comportamento che per troppo tempo non è stato messo in discussione, ma non sarà mai una società dell’usa e getta, dedita a un consumismo sfrenato, a risolvere i problemi.

Il futuro dell’umanità risiede nel saper vivere con meno. Un consumismo cieco, alla fine, non è altro che fatica, zavorra e peso, impedisce la decelerazione e la possibilità di percepire un altro mondo dietro quello che già conosciamo.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Walter Bonatti - Mauro Corona