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Frasi e citazioni di Claudio Magris

Selezione di frasi e citazioni di Claudio Magris (Trieste, 1939), scrittore, saggista, germanista e critico letterario italiano. "Il mio tempo, così come l’ho vissuto, mi ha dato molto, non ha mai spento l’intensità delle passioni, nemmeno di quelle culturali o politiche".
Viaggiare insegna lo spaesamento, a sentirsi sempre stranieri
nella vita, anche a casa propria, ma essere stranieri fra stranieri
è forse l'unico modo di essere veramente fratelli.
(Claudio Magris)
Itaca e oltre
 I luoghi del ritorno e della fuga © Garzanti, 1982

La malinconia nasce quando non si può volere, cioè tendere a una meta, perché non si sa e non si vuol sapere ciò che si vuole.

Anche il colloquio con se stessi può essere un dialogo, un confronto con una voce che è nostra ma nella quale echeggiano la voce e le esigenze degli altri.

Danubio
© Garzanti, 1986

Nel mondo amministrato e organizzato su scala planetaria l'avventura e il mistero del viaggio sembrano finiti.

Ogni viaggio si gioca tra la sosta e la fuga.

Si viaggia non per arrivare ma per viaggiare.

La vera letteratura non è quella che lusinga il lettore, confermandolo nei suoi pregiudizi e nelle sue insicurezze, bensì quella che lo incalza e lo pone in difficoltà, che lo costringe a rifare i conti col suo mondo e con le sue certezze.

La letteratura è attratta dalle bassure e dai rifiuti, che non appaiono quale miseria da redimere, bensì quale angolo nel quale s'è rifugiato un incanto svanito. 

La declamazione dell’autenticità individuale diventa una posa da parvenu quando si parla contro la massa dimenticando di farne parte.

La volgarità di quei turisti i quali vorrebbero luoghi incontaminati e credono che solo gli altri li contaminino.

La stupidità è anche un fatto epocale, assume forme e connotati a seconda della stagione storica e quindi insidia e riguarda ognuno, non soltanto gli altri.

La standardizzata altezzosità nei confronti della massa è un comportamento tipicamente massificato. Chi parla della stupidità generale deve sapere di non esserne immune.

Lo scrittore sprezzante che sembra irridere indiscriminatamente tutti, in realtà non ferisce nessuno, perché si rivolge ad ogni suo lettore facendogli credere di ritenerlo l’unico intelligente in una massa di beoti, ma si rivolge in tal modo alla massa di lettori. La tecnica ha in genere successo, perché il lettore può sentirsi solleticato da questa eccezione che lo spregiatore degli altri fa nel suo caso, senz’accorgersi egli la fa, appunto, per ognuno.

Il viaggio è forse sempre un cammino verso quelle lontananze che splendono rosse e viola nel cielo della sera, oltre la linea del mare e dei monti, nei paesi sui quali sorge il sole che da noi tramonta.

Un altro mare
© Garzanti, 1991

L'Italiano è [...] la lingua della dilazione e dell'accomodamento con l'insostenibile, buona per divagare e confondere un po' il destino a furia di chiacchiere.

Microcosmi
© Garzanti, 1997

Il viaggio è sempre un ritorno, il passo decisivo è quello che rimette il piede a terra o in casa.

Ogni partenza non è solo la tristezza dell'addio, ma fa pensare anche al ritorno.

Utopia e disincanto
Saggi 1974-1998 © Garzanti, 1999

Ogni vero libro si misura con la demonicità della vita; anche il Vangelo è terribile, perché constata che a chi ha viene dato e a chi non ha viene tolto pure quel poco che ha. In questa capacità di scrutare verità anche intollerabili c'è una bontà più grande di ogni conciliante bonomia, la disponibilità a scendere sino in fondo, con impavida e sconsolata pietà, nel nostro buio.

Gli uomini e le cose della loro vita - soprattutto i luoghi - si compenetrano e si conferiscono reciprocamente valore; certi luoghi bastano da soli a fare compagnia, perché contengono, come i cerchi nel tronco di un albero, l'esistenza che è stata vissuta in essi e le persone che l'hanno condivisa, contribuendo a darle senso e forma.

L'infinito viaggiare
© Mondadori, 2005 - Selezione Aforismario

Chi viaggia è sempre un randagio, uno straniero, un ospite; dorme in stanze che prima e dopo di lui albergano sconosciuti, non possiede il guanciale su cui posa il capo né il tetto che lo ripara. E così comprende che non si può mai veramente possedere una casa, uno spazio ritagliato nell’infinito dell’universo, ma solo sostarvi, per una notte o per tutta la vita, con rispetto e gratitudine.

Il viaggio [...] è circolare; si parte da casa, si attraversa il mondo e si ritorna a casa, anche se a una casa molto diversa da quella lasciata, perché ha acquistato significato grazie alla partenza, alla scissione originaria.

Molte cose cadono, quando si viaggia; certezze, valori, sentimenti, aspettative che si perdono per strada – la strada è una dura, ma anche buona maestra. Altre cose, altri valori e sentimenti si trovano, s’incontrano, si raccattano per via.

La meta del viaggio sono gli uomini; non si va in Spagna o in Germania, ma fra gli spagnoli o fra i tedeschi.

Nel viaggio, ignoti fra gente ignota, si impara in senso forte a essere Nessuno, si capisce concretamente di essere Nessuno. Proprio questo permette, in un luogo amato divenuto quasi fisicamente una parte o un prolungamento della propria persona, di dire, echeggiando don Chisciotte: qui io so chi sono. 

Il viaggio è anzitutto un ritorno e insegna ad abitare più liberamente, più poeticamente la propria casa.

È a casa che ci si gioca, in bene e in male, la vita, la felicità e l'infelicità, la passione, il destino. Il viaggio, anche il più appassionato, è sempre pausa, fuga, irresponsabilità, riposo da ogni vero rischio.

Molte cose cadono, quando si viaggia; certezze, valori, sentimenti, aspettative che si perdono per strada - la strada è una dura, ma anche buona maestra. Altre cose, altri valori e sentimenti si trovano, s'incontrano, si raccattano per via.

Viaggiare insegna lo spaesamento, a sentirsi sempre stranieri nella vita, anche a casa propria, ma essere stranieri fra stranieri è forse l'unico modo di essere veramente fratelli.

Viaggiare è una scuola di umiltà; fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona o una cultura presumono di capire o giudicano un'altra.

Un matrimonio, un'esistenza condivisa, può essere, in buona parte, anche questo, andare insieme per il mondo a guardare quel tutto o niente che c'è da vedere.

Alfabeti
Saggi di letteratura © Garzanti, 2008 - Selezione Aforismario

Disincanto e disillusione non negano, bensì filtrano come un setaccio le gelatinose menzogne, la retorica sentimentale, la pappa del cuore con la quale tanto volentieri si ingannano gli altri e si inganna sé stessi: questo è forse un segno comune ai libri che, smascherando il vuoto su cui poggia la realtà e gli orpelli con i quali si vuole celarlo, aiutano a guardare senza paura in quel vuoto e anche ad accorgersi dell’amore che esiste nonostante quel baratro.

Si può sorridere e ridere di ciò che si ama, ma senza il dileggio altezzoso che distrugge l’amore, bensì con quella lieta e affettuosa partecipazione che lo intensifica.

I grandissimi scrittori sono quelli il cui angolo prospettico abbraccia trecentosessanta gradi.

Come la creazione divina, l’opera poetica include, evoca, dice il non-essere da cui proviene, il nulla da cui scaturisce, il vacuum che c’è non solo dietro, prima, ma anche dentro ogni fiat

Certo, l’esistenza, grazie a Dio, sa essere talvolta anche un vino forte e generoso che si beve a fondo, ma la pretesa di imbottigliarla in fiaschi etichettati con un marchio di felicità doc è un bell’imbroglio.

La vita è anche un’estate gloriosa; dispensa amore, fraternità, piacere, riso e felicità, ma tutto questo è vero solo se viene vissuto in controluce ai disastri, alle ingiustizie e alle paure senza nome di cui essa è altrettanto prodiga.

C’è soprattutto una lezione della Bibbia necessaria a ogni libertà, individuale e collettiva: l’anti-idolatria. Il più forte comandamento della fede ebraica suona: «Non ti farai idoli». Finché si è schiavi di qualsiasi idolo, finché si inalza ad assoluto un valore terreno, storico e relativo, si è schiavi.

Ogni persona di retto sentire vorrebbe vivere in pace, quando non succede nulla di eccezionale e niente turba la partita a carte all’osteria. Ma quando la minaccia arriva alla porta (e prima o dopo arriva sempre) occorre la forza d’animo.

Appartenere all’umanità significa essere consapevoli del legame che ci stringe anche a coloro che se ne sono andati e a coloro che verranno, verso i quali siamo egualmente responsabili. 

Ci sono tante storie d’amore al mondo – appassionate, struggenti, violente, pacchiane – ma forse pochi veri amanti.

È difficile essere scrittori realmente sgradevoli. Molti ci provano e l’ostentano, anche per giusta reazione a tanta consolazione a buon mercato che viene offerta di continuo, ma si rivelano bravi ragazzi desiderosi di apparire provocatori, urtanti e cattivi e invece irrimediabilmente buoni e perbene.

Il male sembra sedurre più del bene, così com’è più lusinghiero potersi vantare di brutti voti scolastici in condotta.

Più triste di non essere amati e di non amare è essere incapaci di accettare l’amore.

Pochi libri sanno fare i conti con quella sgradevolezza talora insopportabile della vita che è una sua verità e non può essere elusa o ammorbidita. Sono quei libri che costringono il lettore ad attraversare i deserti dell’esistenza, senza tenerlo per mano e senza aiutarlo a schivare le sabbie mobili – come fa la letteratura benintenzionata e rassicurante – ma obbligandolo a rifare lo stesso cammino dello scrittore e a impantanarsi nell’ansia e nel fango di quel cammino, anziché offrirgli un balcone panoramico dal quale egli possa tranquillamente ammirare gli inferi e gli abissi senza sentirsene minacciato o risucchiato.

La notorietà è tutt’altro che disprezzabile, ma non è garanzia di valore e significato.

Se si ignorassero gli autori delle opere, il giudizio critico sarebbe molto più libero e oggettivo; non vincolato da riguardi né da condizionamenti precedenti; anche un genio può scrivere cose insignificanti che non vale nemmeno la pena di leggere, ma se sappiamo che la tale pagina o la tale opera è di un genio siamo forzati ad attribuir loro significati in realtà inesistenti.

Livelli di guardia
© Garzanti, 2011

Ognuno fa quello che può, a seconda dei doni che ha o non ha avuto dal DNA, della famiglia in cui ha avuto la fortuna o la sfortuna di crescere, delle possibilità che ha o non ha avuto di sviluppare liberamente e con signorilità la propria persona o della malasorte che lo ha dotato di un animo gretto e servile.

Inventarsi una vita
Un dialogo (con Paolo Di Paolo) © La nave di Teseo, 2022 - Selezione Aforismario

Credo anch’io che si scriva per lottare contro l’oblio, nel desiderio – forse patetico ma appassionato – di fermare, di salvare le cose e soprattutto i volti amati dall’abrasione del tempo, dalla morte.

Scrivere è anche un tentativo di costruire un’arca di Noè per salvare tutto ciò che si ama, per salvare – desiderio vano e impossibile, donchisciottesco ma inestirpabile – ogni vita.

Si scrive anche per tante altre ragioni: talvolta per far ordine, talvolta per disfare un ordine precostituito; per difendere qualcuno, per aggredire qualcuno. E per amore, per paura, per protesta, per distrarsi dall’impossibilità di vivere, per esorcizzare un vuoto, per cercare il senso della vita.

Se per secoli il mondo non è mutato, o solo impercettibilmente, se in altre epoche il mutamento è stato rapido o vertiginoso ma pur sempre abbracciabile, comprensibile, affrontabile nel corso di una vita e anche degli ultimi anni di questa vita, ora si ha l’impressione di essere quasi di un’altra specie. Le persone anziane, oggi, hanno l’impressione di trovarsi in un altro pianeta in cui vigono altre leggi, quasi altre leggi fisiche, che fanno sentire spaesati.

Nessuno di noi può veramente rinunciare, nemmeno nella memoria, a certe persone amate che hanno contribuito intensamente a fare di lui o di lei quello che è.

Qualsiasi risultato, piccolo o grande, non è mai solo farina del nostro sacco, non è mai solo merito o capacità nostra, ma lo dobbiamo anche a tanti altri, a persone che, condividendo la nostra intera esistenza o incrociandola magari solo per un attimo significativo, ci fanno intuire e vedere e capire cose che da soli non avremmo capito e forse nemmeno visto.

Quasi sempre, nella nostra esistenza, abbiamo troppe ragioni per sperare che essa passi il più rapidamente possibile, che il presente diventi presto futuro, che il domani arrivi quanto prima e così viviamo non per vivere, ma per aver già vissuto, per essere più vicini alla morte.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Alberto ArbasinoFrancesco BurdinRoberto Calasso