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Frasi e citazioni di Matthieu Ricard

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Matthieu Ricard (Aix-les-Bains, 1946), saggista e monaco buddhista francese. A detto di sé e della propria "missione" Matthieu Ricard:
"La necessità di incoraggiare la collaborazione, la solidarietà, la fraternità, il rispetto per gli altri, la salvaguardia delle altre specie e delle generazioni future mi spinge ad agire per contribuire alla trasformazione delle nostre società. I cambiamenti sono più lenti di quanto vorremmo, ma stanno avvenendo, e sono felice di partecipare con entusiasmo a questo vasto movimento che mi fa pensare ai primi fiori primaverili: prima ne sboccia uno, poi due, e presto il prato si ricopre di colori". [Diario di un monaco errante, 2021].
Non possiamo scegliere ciò che siamo,
ma possiamo sperare di migliorare. (Matthieu Ricard)
Il gusto di essere felici
Plaidoyer pour le bonheur, 2003 - Selezione Aforismario

La felicità non si decreta, non si convoca, ma si coltiva e si costruisce poco a poco nel tempo. La felicità è un modo di essere, e i modi si imparano.
[Le bonheur ne se décrète pas, ne se convoque pas, mais se cultive et se construit peu à peu dans la durée. Le bonheur est une manière d’être, or les manières s’apprennent].

Una buona vita è caratterizzata dal totale assorbimento in ciò che si fa.

Ogni essere racchiude in sé un tesoro che chiede solo di essere scoperto.

La percezione erronea di un io reale e indipendente è all’origine dell’egocentrismo, che ci porta ad
attribuire alla nostra sorte un valore ben più grande di quella di chiunque altro.

Chiunque abbia una forte immagine di se stesso cercherà di assicurarsi che sia riconosciuta e accettata da tutti. Non c’è niente di più angosciante che vederla contestata.

L’egocentrismo, che ci pone al centro dell’universo, ha un punto di vista assolutamente relativo. L’errore consiste nel fossilizzarci sul nostro punto di vista e sperare, se non addirittura esigere, che il nostro mondo prevalga su quello degli altri.

L’io non può che procurarci una fiducia artificiale, fondata su attributi precari come il potere, il successo, la bellezza, la forza fisica, il brio intellettuale, le opinioni altrui, e tutto ciò che crediamo costituisca la nostra identità, sia per noi che per gli altri. Quando le cose, cambiano, e il divario con la realtà si fa troppo grande, l’io si irrita, si contrae e vacilla. La fiducia in sé crolla e non restano che frustrazione e sofferenza.

Secondo il buddismo, la fiducia in sé è una qualità innata dell’assenza dell’ego! Dissipare l’illusione dell’io significa dunque liberarsi dalla vulnerabilità.

La fiducia autentica scaturisce dal riconoscimento della vera natura dei fenomeni, e dalla presa di coscienza delle nostre qualità fondamentali, quelle che il buddismo definisce “natura Buddha”, presente in ogni essere. Questo produce una forza serena che non è più minacciata né dalle circostanze esteriori né dalle paure interiori, una libertà che va al di là della fascinazione e del timore.

Chi si è liberato dai diktat dell’ego pensa e agisce con una spontaneità e una libertà opposta alla costante paranoia generata dai capricci di un ego tronfio.

La confusione tra potere e forza d’animo è grande. Il potere è uno strumento con il quale possiamo uccidere o guarire, mentre la forza d’animo è ciò che ci permette di attraversare le tempeste dell’esistenza con la tenacia del coraggio e della serenità.

In pratica, minore è l’importanza che attribuiamo all’io, più facilmente riusciamo a sviluppare una forza interiore duratura. La ragione è semplice: ritenere che il nostro io sia la cosa più importante ci trasforma in un bersaglio, esposto a ogni sorta di proiettile mentale: gelosia, paura, avidità, repulsione… Tutti fattori che non fanno che destabilizzarlo.

L’attaccamento all’io è fondamentalmente legato alle nostre sofferenze e a quelle che infliggiamo agli altri. Abbandonare la fissazione sulla nostra immagine, non dare tanta importanza all’io ci dona un’immensa libertà interiore, permettendoci di affrontare qualsiasi situazione con spontaneità, benevolenza, forza d’animo e serenità.

Di solito siamo spaventati all’idea di affrontare il mondo senza alcun riferimento, e quando dobbiamo abbandonare maschere e titoli siamo presi dalla vertigine dell’ignoto: se non sono più musicista, scrittore, impiegato, colto, bello o forte, chi sono? Eppure l’assenza di etichette è la migliore garanzia di libertà, il modo più agile, leggero e gioioso di attraversare il mondo.

Il mondo ristretto dell’io è come un bicchiere d’acqua con una manciata di sale: non può dissetarci. Se invece infrangiamo le barriere dell’io e la mente diventa simile a un vasto lago, quella stessa manciata di sale non potrà alterare il sapore delle sue acque.

Se l’io costituisse davvero la nostra essenza profonda, sarebbe logico inquietarsi alla sola idea di sbarazzarsene. Ma dal momento che è un’illusione, liberarsene non significa strappare il cuore del nostro stesso essere, quanto semplicemente aprire gli occhi.

Ci sono due tipi di folli: quelli che non sanno che moriranno e quelli che dimenticano di essere vivi.

Il potenziale di trasformazione che risiede in ogni essere umano è ciò che dà significato alla vita umana.

L'arte della meditazione
L'art de la méditation, Éd. Nil, 2008

Essere liberi è essere padroni di sé stessi.
[Être libre, c'est être maître de soi-même].

Non possiamo scegliere ciò che siamo, ma possiamo sperare di migliorare.
[Nous ne pouvons pas choisir ce que nous sommes, mais nous pouvons souhaiter nous améliorer].

Poco importa quanto sia lungo il cammino, non serve a niente fissarsi una scadenza, l'essenziale è sapere che stiamo andando nella giusta direzione.
[Peu importe que le chemin soit long, il ne sert à rien de se fixer une date limite, l'essentiel étant de savoir que l'on va dans la bonne direction].

Appello per l'altruismo
Plaidoyer pour l'altruisme, 2014

Accettare l'idea che l'altruismo e la gentilezza facciano parte della natura umana è anche un incoraggiamento a esprimere pienamente questo potenziale nei nostri pensieri e nelle nostre azioni.

Appello per gli animali
Plaidoyer pour les animaux, 2014

La bontà, l'amore altruista e la compassione non vanno d'accordo con la parzialità. Limitare a un campo ristretto il nostro altruismo non solo lo riduce quantitativamente, ma anche qualitativamente. Praticarlo selettivamente, nella fattispecie solo verso gli esseri umani, finisce per impoverirlo.

Il diritto di vivere e di non soffrire non può essere privilegio esclusivo degli esseri umani.

La benevolenza non è qualcosa da distribuire con parsimonia come se fosse una torta al cioccolato. È un modo di essere, un atteggiamento, l'intenzione di far del bene a tutti quelli che entrano nella sfera della nostra attenzione e di porre rimedio alla loro sofferenza.

I cambiamenti autentici scaturiscono solo dalla nostra buona volontà. È solo accettando di metterci al posto dell'altro e riconoscendogli un valore intrinseco che possiamo acquisire il rispetto e la considerazione per la sua sorte necessari a dare avvio a trasformazioni culturali.

Amando anche gli animali non amiamo meno gli uomini, anzi in realtà li amiamo meglio, perché in tal modo la benevolenza aumenta in ampiezza e qualità.

Il fatto di includere la sorte di altre specie tra le nostre preoccupazioni non è per nulla incompatibile con la determinazione a fare del nostro meglio per rimediare ai problemi umani. La lotta contro la crudeltà verso gli animali procede nella stessa direzione della lotta contro la tortura degli esseri umani.

L'elemento comune, all'uomo e all'animale, che colpisce maggiormente è la capacità di percepire la sofferenza.

Ci si abitua a tutto. La banalizzazione della crudeltà, la desensibilizzazione di fronte alla sofferenza altrui, la distanza che allontana l'individuo dallo spettacolo del dolore di cui è causa diretta o indiretta, nonché la dissociazione morale tra certe azioni dannose e il resto della nostra esistenza, permettono agli uomini di perpetrare ciò che la loro coscienza trova riprovevole, senza peraltro provare alcun senso di colpa o responsabilità.

Voler conciliare compassione verso gli animali e dieta carnivora è un po' come voler far passare nello stesso tubo acqua calda e acqua fredda.

Viviamo nell'ignoranza di ciò che infliggiamo agli animali (ben pochi di noi avranno mai visitato un allevamento intensivo o un mattatoio) e siamo vittime di una sorta di schizofrenia morale che c'induce a prenderci una gran cura dei nostri animali da compagnia senza che ciò ci impedisca di affondare la forchetta nella carne dei maiali, mandati al mattatoio a milioni, i quali sono altrettanto coscienti, sensibili al dolore e intelligenti dei nostri cani e gatti.

Postulare l'esistenza di stati mentali in alcune specie animali non è rivelatore di un atteggiamento antropomorfico più che paragonare la loro anatomia, il loro sistema nervoso e la loro fisiologia alla nostra. Quando un animale è visibilmente felice o triste, perché non chiamare le cose con il loro nome?

Gli umani definiscono «bestiale» tutto ciò che è compiuto brutalmente. Eppure la maggior parte degli animali uccide soltanto per nutrirsi, mentre gli umani sono praticamente i soli a uccidere per odio, per piacere o per crudeltà.

Riconoscere un valore immenso alla vita umana non deve indurci ad azzerare quello della vita animale.

Certamente resta molto da fare, ma è indiscutibile che il mondo occidentale sta acquisendo sempre maggior consapevolezza del fatto che non si può dichiarare di aderire a valori morali sani e coerenti escludendo dal campo d'applicazione dell'etica la maggior parte degli esseri senzienti che popolano la Terra. 

La bontà non è un obbligo: è la più nobile espressione della natura umana.

Un numero crescente di persone non si accontenta più di un'etica limitata ai comportamenti dell'uomo verso i suoi simili, e chiede che la benevolenza sia rivolta a tutti gli esseri, non come un'aggiunta facoltativa, ma in quanto componente essenziale dell'etica stessa.

Cervello e meditazione
Cerveau et méditation, 2017 - Selezione Aforismario

La nostra mente può essere il nostro migliore amico come il nostro peggior nemico. La mente che ci è stata messa a disposizione dalla natura ha davvero il potenziale di sviluppare una bontà immensa, ma può anche essere all’origine di sofferenze inutili e considerevoli, sia per noi sia per gli altri.

Dedichiamo un considerevole quantitativo di tempo a migliorare le condizioni esteriori della nostra vita, ma in fine dei conti è sempre la mente che crea la nostra esperienza del mondo e la traduce in benessere o in sofferenza.

Se trasformiamo la nostra modalità di percezione delle cose, modifichiamo anche la qualità della nostra vita.

L’amore altruistico fa del bene a tutti quelli che ne beneficiano, nonché a chi lo esprime. 

Gli stati mentali afflittivi hanno origine dall’egoismo, che accresce il fossato tra se stessi e gli altri, ma anche tra se stessi e il mondo. Tali stati si caratterizzano per una percezione sproporzionata dell’importanza del sé, un esagerato amore per se stessi.

Se siamo eccessivamente centrati su noi stessi, ci sentiamo insicuri e minacciati da tutto ciò che ci circonda. Quando invece siamo innanzitutto preoccupati per gli altri, anziché ossessionati da noi stessi, perché mai dovremmo avere paura?

Quando ci troviamo al cospetto di qualcuno che ci critica o ci insulta, se invece di esplodere riusciamo a trattare tale situazione con il dovuto tatto, conservando la nostra pace interiore, ciò significa che abbiamo conseguito un vero equilibrio emotivo e un’autentica libertà interiore. Siamo diventati meno vulnerabili alle circostanze esteriori e meno fragili riguardo ai nostri pensieri sbagliati.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Dalai Lama Tenzin Gyatso - Keisuke Matsumoto