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Frasi e citazioni di Piero Calamandrei

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Piero Calamandrei (Firenze, 1889-1956), politico, giurista e avvocato italiano, tra i fondatori del Partito d'Azione e fondatore del settimanale politico-letterario Il Ponte.
Foto di Piero Calamandrei
Per trovar la giustizia bisogna esserle fedeli: essa, come tutte le divinità,
si manifesta soltanto a chi ci crede. (Piero Calamandrei)

Elogio dei giudici scritto da un avvocato
© Le Monnier, 1935 - Selezione Aforismario

Il segreto della giustizia sta in una sempre maggior umanità e in una sempre maggiore vicinanza umana tra avvocati e giudici nella lotta contro il dolore.
 
Per trovar la giustizia bisogna esserle fedeli: essa, come tutte le divinità, si manifesta soltanto a chi ci crede.

Per trovar la purezza in tribunale, bisogna entrarci con animo puro.

Ho quasi sempre vinto le cause in cui avevo come avversarî avvocati più furbi di me; ma, se non le ho vinte, son stato fiero di non trovarmi al posto del vincitore.

Il diritto, fino a che nessuno lo turba e lo contrasta, ci attornia invisibile e impalpabile come l'aria che respiriamo: inavvertito come la salute, di cui si intende il pregio solo quando ci accorgiamo di averla perduta. 

Il giudice è il diritto fatto uomo.

Il senso della giustizia, per il quale, appresi i fatti, si sente subito da che parte è la ragione, è una virtù innata, che non ha niente a che vedere colla tecnica del diritto: come nella musica, in cui la più grande intelligenza non serve a supplire alla mancanza di orecchio.

Affinché non vacilli la fede nella giustizia, non deve neanche esser possibile il sospetto che la libertà personale degli umili valga meno di quella dei potenti.

Oggi, quando ormai tutti sanno che in ogni processo, anche in quelli civili, si esplica non un giuoco atletico, ma la più gelosa ed alta funzione dello Stato, le schermaglie non si addicono più alle aule giudiziarie. Gli avvocati non sono né giocolieri da circo, né conferenzieri da salotto: la giustizia è una cosa seria.

Il rinvio, simbolo della vita italiana: non fare mai oggi quello che potresti fare domani. Tutti i difetti e forse tutte le virtù del costume italiano si riassumono nella istituzione del rinvio: ripensarci, non compromettersi, rimandare la scelta; tenere il piede in due staffe, il doppio giuoco, il tempo rimedia a tutto, tira a campa'.

Al giudice occorre più coraggio ad essere giusto apparendo ingiusto, che ad essere ingiusto apparendo giusto. 

Grave peccato per il giudice è la superbia; ma forse è una malattia professionale.
 
I giudici son come gli appartenenti a un ordine religioso: bisogna che ognuno di esso sia un esemplare di virtù, se non vuole che i credenti perdano la fede.

L'avvocato deve sapere in modo così discreto suggerire al giudice gli argomenti per dargli ragione, da lasciarlo nella convinzione di averli trovati da sé. 
 
L’avvocato farà bene, se gli sta a cuore la sua causa, a non darsi l’aria di insegnare ai giudici quel diritto, di cui la buona creanza impone di considerarli maestri.
 
All’avvocato, quando tratta col giudice, non disdice l’umiltà: che non è né viltà né piaggeria di fronte all’uomo, ma reverenza civica all’altezza della funzione.
 
Avvocato sommo è colui che riesce a parlare in udienza colla stessa semplicità e la stessa schiettezza con cui parlerebbe al giudice incontrato per via: colui che, quando veste la toga, riesce a dare al giudice l’impressione che può fidarsene come se fosse fuori di udienza.
 
Ogni popolo, si potrebbe dire, ha la magistratura che si merita.
 
Non basta che i magistrati conoscano a perfezione le leggi come sono scritte; sarebbe necessario che altrettanto conoscessero la società in cui queste leggi devono vivere.

Non sempre sentenza ben motivata vuol dire sentenza giusta; né viceversa.

Bisognerebbe che ogni avvocato per due mesi all'anno facesse il giudice; e che ogni giudice, per due mesi all'anno, facesse l'avvocato. Imparerebbero così a comprendersi e a compatirsi: e reciprocamente si stimerebbero di più.

Discorso sulla Costituzione
agli studenti di Milano, 1955 - Selezione Aforismario
 
La nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere. 
 
La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
 
Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica.
 
In questa Costituzione [...] c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli.
 
Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. 
 
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione. 
 
La libertà è condizione ineliminabile della legalità; dove non vi è libertà non può esservi legalità.
 
La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.

Il Ponte
Articoli dal 1948 al 1951

La giustizia sociale non è pensabile se non in funzione della libertà individuale.

Di vera libertà politica potrà parlarsi solo in un ordinamento in cui essa sia accompagnata per tutti dalla garanzia di quel minimo di benessere economico, senza il quale viene a mancare per chi è schiacciato dalla miseria ogni possibilità pratica di esercitare quella partecipazione attiva alla vita della comunità che i tradizionali diritti di libertà teoricamente gli promettevano.

L'ostacolo alla libera esplicazione della persona morale nella vita della comunità può derivare non solo dalla tirannia politica, ma anche da quella economica: sicché i diritti che mirano ad affrancare l'uomo da queste due tirannie si pongono ugualmente come rivendicazioni di libertà.

Non più indipendenza, ma "interdipendenza": questa è la parola non nuova in cui se non si vuol che il domani ripeta ed aggravi gli orrori di ieri, si dovrà riassumere in sintesi il nuovo senso della libertà, quello da cui potrà nascere da tanto dolore un avvenire diverso dal passato.

Il fascismo non era un flagello piombato dal cielo sulla moltitudine innocente, ma una tabe spirituale lungamente maturata nell'interno di tutta una società, diventata incapace, come un organismo esausto che non riesce più a reagire contro la virulenza dell'infezione, di indignarsi e di insorgere contro la bestiale follia dei pochi.

La resistenza è stata, nei migliori, riacquisto della fede nell'uomo e in quei valori razionali e morali coi quali l'uomo si è reso capace, nei millenni, di dominare la stolta crudeltà della belva che sta in agguato dentro di lui.

Quando la fede si trasforma in partito, e la lotta politica diventa guerra di religione, il partito confessionale è portato anche senza volerlo, anche senza accorgersene, a comportarsi come partito totalitario

Talvolta il perdono è una forma superiore di disprezzo.

Chi dice che la maggioranza ha sempre ragione, dice una frase di cattivo augurio, che solleva intorno lugubri risonanze; il regime parlamentare, a volerlo definire con una formula, non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza.

Tutto è religione quello che dimostra la transitorietà dell'uomo ma la perpetuità dei suoi ideali.

Discorsi e arringhe
Selezione Aforismario

Chi prepara la guerra, anche a fini che crede difensivi, non fa altro, senza accorgersene, che volere la guerra.

Ciò che soprattutto va messo in evidenza del fascismo è, secondo me, il significato morale: l'insulto sistematico, adoprato come metodo di governo, alla dignità morale dell'uomo: l'umiliazione brutale ostentata come una gesta da tramandare ai posteri, dell'uomo degradato a cosa. 

Fra le tante distruzioni di cui il passaggio della pestilenza fascista è responsabile, si dovrà annoverare anche quella, non riparabile in pochi anni, del senso della legalità. [...] Per vent'anni il fascismo ha educato i cittadini proprio a disprezzare le leggi, a far di tutto per frodarle e per irriderle nell'ombra.

Il carattere che distingue la Resistenza da tutte le altre guerre, anche da quelle fatte da volontari, anche dall'epoca garibaldina, è stato quello di essere più che un movimento militare, un movimento civile.

Il ventennio fascista non fu, come oggi qualche sciagurato immemore figura di credere, un ventennio di ordine e di grandezza nazionale: fu un ventennio di sconcio illegalismo, di umiliazione, di corrosione morale, di soffocazione quotidiana, di sorda e sotterranea disgregazione morale.

Vittoria contro noi stessi: aver ritrovato dentro noi stessi la dignità dell’uomo. Questo fu il significato morale della Resistenza: questa fu la fiamma miracolosa della Resistenza.

Le dittature sorgono non dai governi che governano e che durano, ma dall'impossibilità di governare dei governi democratici.

Le diversità di opinioni politiche sono essenziali in ogni convivenza democratica; ma alla base ci deve essere un sentimento di fede nell'uomo, di rispetto alla dignità dell'uomo.

Sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.

"La legge è uguale per tutti" è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l'aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria.

Il delinquente è essenzialmente un infelice esiliato nel suo sfrenato egoismo, un solitario incapace di vivere in società.

La maledizione secolare che grava sull'Italia: il popolo non ha fiducia nelle leggi perché non è convinto che queste siano le sue leggi. Ha sempre sentito lo Stato come un nemico. 

Da secoli i poveri hanno il sentimento che le leggi siano per loro una beffa dei ricchi

Lo Stato rappresenta agli occhi della povera gente la dominazione. Può cambiare il signore che domina, ma la signoria resta.

Quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra.

Senza solidarietà e senza altruismo non vi è civiltà. 

Rifiutarsi sempre di considerare un uomo meno uomo, solo perché appartiene a un'altra razza o a un'altra religione o a un altro partito.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Aldo CapitiniFrancesco CrispiSandro Pertini