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Frasi e citazioni di Aldo Capitini

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Aldo Capitini (Perugia, 1899-1968), filosofo, politico, poeta ed educatore italiano, tra i primi in Italia a cogliere e a teorizzare il pensiero nonviolento gandhiano, al punto da essere chiamato il Gandhi italiano.
Foto di Aldo Capitini
Chi non rispetta un altro, in realtà non rispetta nemmeno se stesso. Meglio è essere offesi
che offendere; bisogna ricambiare il male con il bene. (Aldo Capitini)

Elementi di un'esperienza religiosa
Laterza, 1937 - Selezione Aforismario

Si sostiene che la migliore difesa è l’offesa preventiva, e il deprimere via via tutti quelli che domani o più tardi ci potrebbero nuocere. E si resta tutti assorbiti da questa cura; e piuttosto che migliorare se stessi, si cerca di spiantare gli altri, dedicando tutte le energie alla preparazione di una mentalità offensiva.

L’uomo spesse volte getta via oggetti, benessere, se stesso, per afferrare una verità che lo soddisfi meglio. È il problema della vita, del valore della nostra attività, dello spenderla nel modo migliore, che ci interessa profondamente e che muove l’intimo della storia.

Abbiamo bisogno di una visione della vita, di una passione intima, per muoverci e andare oltre l’acquisto di un pezzo di pane.

La vera superiorità è in chi vive con tutto se stesso un’idea più alta. Un’educazione più alta, ecco il primato.

Oggi che per il materialismo dominante in tante forme, si dà valore massimo all’organismo chiuso e lo si vuole vivere come un bene supremo, la religione deve intervenire per aprire l’anima, per favorire accordi e comprensione, per aprire, mediante l’amore, tutti gli orizzonti.

Qualsiasi individuo, gruppo o società anche vastissima, che non attiva in sé la libertà, che è il suo respiro, si cristallizza e si avvia alla morte. Non c’è istituto che possa sigillare in sé per sempre l’anima.

I pessimisti sono preparatori di religione: essi si portano all’avanguardia della coscienza umana, vivono profondamente il dolore, i limiti, e li segnalano agli altri rimasti indietro, storditi dall’attività.

C’è sempre qualche cosa di tragico in noi; e la domanda: “Perché mi hai abbandonato?”, è il necessario riacquisto del senso della presenza di Dio.

Dio non è essere, Dio è scegliere: di Dio non si fa storia, perché lo si vive solo nel presente e nell’atto che è dall’intimo.

Dio è il miracolo continuo.

La vita morale è ricerca del bene, di quello che si deve fare, e che si trova pensando, appassionandoci nell’aspirazione a realizzare un valore.

L’essenza della religione è la coscienza appassionata della finitezza.

In religione vinco continuamente la tentazione di chiudermi nel gusto della mia esistenza particolare individualistica; e mi porto a sentire diversamente l’esistenza stessa come anima, amore per ogni altra esistenza umana, vivendo ciò che ci unisce, l’unità di esistenza.

Se vedo gli altri come estranei nella vita, mi sentirò inevitabilmente anch’io estraneo a loro.

La stessa religione tutta quanta è tentazione, se per essa ci si crede sufficienti e a posto. È l'animo da riprendere sempre e da rinnovare.

Chi si guarda sempre dietro prima di muoversi, si muoverà alfine sospinto dagli altri, e senza sapere dove vada.

L’ispirazione della nonviolenza è l’amore religioso, ed esso non può arrestarsi all’umanità. Vi sono le cose, vi sono altri organismi, e la nostra vita si svolge in mezzo a questa realtà.

Col vegetarianesimo (cioè non nutrendosi della carne di animali macellati, ma di prodotti della terra, e di derivati dagli animali, ma senza ucciderli) si realizza principalmente il riconoscimento del valore dell'esistenza di quegli esseri animali contro i quali si decide di non usare l'uccisione, e, di riflesso, si realizza una maggiore persuasione che non si debba usare violenza contro gli esseri umani. 

Dopo la decisione vegetariana noi guardiamo subito con nuovi occhi gli animali; non ne esageriamo il valore, ma sentiamo in noi qualche cosa di franco, di calmo, di affettuoso fino all'intimo. 

Chi non rispetta un altro, in realtà non rispetta nemmeno se stesso. Meglio è essere offesi che offendere; bisogna ricambiare il male con il bene.

L'altro uomo è a noi un'immagine di come siamo noi.

La vita è lotta. Non c'è cosa di valore che non costi.

Non sono le direttive viste in astratto, ma l'animo che vive concretamente, quello che ispira e sorregge e colora l'azione. La direttiva, in sé, potrebbe essere sorgente d'inerzia o di superbia.

Se è vero che noi abbiamo una maggiore vita spirituale, dobbiamo compensar ciò con maggiore affetto intorno a noi e con una più precisa coscienza dei doveri di ampliamento della vita spirituale nell'universo.

Solo amando, non mi domando il perché della vita; e non debbo fuggire le occasioni di provare concretamente, anche se è più duro che fare vagheggiamenti generici, questo mio amore verso gli altri. Che cosa ho di più mio dell'amore?

Ogni cosa umana è sorta sulla prima pietra di un’anima.

Nell’apertura dell’anima si realizza il contatto e la fusione con una società infinita, e si può ben morire soli sulla croce.

Religione aperta
Guanda, 1955 - Selezione Aforismario

Il termine di «apertura», ora molto usato, ha in religione significati precisi. Apertura di «tu» a tutti, riconoscendo che valgono molto più dei fatti che avvengono; apertura ad una realtà liberata per tutti dal male (morte, peccato, dolore) riconoscendo che non c’è nessuna ragione di ritenere che la realtà sia sempre com’è ora; apertura di perdóno e di dare il bene; apertura di non chiudere in descrizioni particolareggiate la realtà liberata; apertura nel considerare la vita religiosa come libera aggiunta, senza dannazioni eterne, prive di liberazione; apertura nel volere l’esistenza, la libertà, lo sviluppo, per tutti.

Contro ciò che rifiuta rapporti, contro ciò che è soddisfatto di sé, egoistico, cosa o individuo limitato, si vuole l’«apertura», perché sia stabilito un rapporto con altro, con altri, con tutto, con tutti. 

Apertura ai singoli esseri e compresenza cooperante di tutti, anche dei sofferenti e dei morti, nel fare il bene, nel realizzare i valori. Sproporzione tra i fatti della realtà limitata e l’essere tutti nati e attivi nella compresenza. Più che una nuova religione, una realtà liberata.

Apertura è vita, è maggiore vita, è migliore vita.

Quando l’apertura del tu non si arresta ad una sola persona, ad un solo essere, ma è tale che si volgerebbe a tutti, l’amore è religioso.

La religione è educazione dell’amore.

Non c’è in religione un errore più grave di quello di credere che basti «amare Dio». Perché bisogna vedere quale è il Dio che si ama. E c’è spesso il pericolo che una persona (o un’istituzione) ami il suo Dio, e poi faccia a meno di amare tutti. 

La religione, stando nel mondo, vale come strumento di apertura qui, come tale da mettere l’uomo nella direzione verso la liberazione, orientandolo quindi, attraverso l’impegno, alla speranza.

Fare secondo amore significa celebrare il rapporto di unità con ognuno (come fa il Samaritano), quale che sia la sua razza, le sue idee, la sua condotta.

L’atteggiamento fondamentale religioso deve essere di libera aggiunta. Tutte le volte che essa si fa pretesa unica e autoritaria, sottomette l’unità di tutti a sé stessa, obbliga tutti a passare per sé stessa, e perciò divide, è guerra e non pace.

La religione è insufficiente se conduce all’immobilità, perché deve condurre, invece, all’attività migliore, più alta, più pura, più di valore. Dunque bisogna orientare la nostra attività ad essere sempre il meglio che si possa fare nel mondo.

Il principio fondamentale della religione aperta è che ci salviamo tutti. Noi non possiamo vivere con il privilegio che ci salveremo noi se crederemo ai dogmi e se seguiremo i sacramenti, mentre gli altri andranno all’inferno. 

La vita religiosa è passaggio consapevole da uno stato soltanto individuale ad uno stato di compresenza di tutti, vissuta concretamente e progressivamente nella costante apertura a tutti gli esseri, con impegni di affetto, comprensione, aiuto, gioia verso di loro.

È religioso l’amore per chi è lontano e sconosciuto, l’amore dalla croce per chi ben conosciamo, l’amore ai nascenti (tutti) come inizio di una realtà liberata, l’amore coniugale se nulla tolga all’apertura religiosa, l’amore per i non floridi, i dimezzati, i crocifissi, l’amore per i vecchi in compenso della vita che toglie loro tante cose.

La vita religiosa è rivolta non alla liberazione dalle conseguenze del peccato, ma alla liberazione dal peccato stesso.

Quando si pensa a quanto dolore gl’individui possono incontrare, ci si rallegra se riescono a strappare un po’ di piacere, un po’ di pace, i giovani, gli anziani, e perfino il gatto che si mette, ecco, tranquillo e composto in un punto dove il sole invernale irraggia e riscalda.

Della nonviolenza si può dare una definizione molto semplice: essa è la scelta di un modo di pensare e di agire che non sia oppressione o distruzione di qualsiasi essere vivente, e particolarmente di esseri umani. 

La nonviolenza, quando è professata sul serio ed eventualmente con sacrificio, è un valore, che può essere riconosciuto anche da chi non la pratica, come uno stima chi fa poesia, anche se si occupa d'altro. Se è un valore, fa bene intimamente a tutti, influisce su tutti.

La violenza si rifiuta in nome dell'amore (e non dello star bene), di una realtà liberata dagli attuali limiti (e non in nome della continuazione di una realtà insufficiente).

La nonviolenza non è cosa negativa, come parrebbe dal nome, ma è attenzione e affetto per ogni singolo essere proprio nel suo esser lui e non un altro, per la sua esistenza, libertà, sviluppo.

La nonviolenza non può accettare la realtà come si realizza ora, attraverso potenza e violenza e distruzione dei singoli, e perciò non è per la conservazione, ma per la trasformazione.

Anche verso gli esseri non umani la nonviolenza ha un grande valore, appunto come ampliamento di amore e di collaborazione.

Ciò che stupisce è che credenti in Dio, e perfino i cristiani, usino le armi e uccidano i propri simili.

Finora si è considerato il campo animale come un campo libero dove uno potesse portare stragi; la nonviolenza inizia il piano di un accordo col campo animale, che potrà arrivare molto lontano. Di riflesso poi, la direttiva di rispettare la vita animale porta maggiore attenzione alla vita umana.

Non posso approvare che la bestia più grande divori la bestia più piccola, che dappertutto la forza, la potenza, la prepotenza prevalgano: una realtà così fatta non merita di durare. È una realtà provvisoria, insufficiente, ed io mi apro ad una sua trasformazione profonda, ad una sua liberazione dal male nelle forme del peccato, del dolore, della morte. Questa è l'apertura religiosa fondamentale

Ciò che conta non è di avere sempre la religione, ma che venga una realtà liberata che comprenda tutti.

Aggiunta religiosa all'opposizione
Parenti, 1958

Forse tra qualche decennio sarà visto chiaramente che le religioni sono in crisi e la religione è in aumento: situazione strana solo in apparenza, perché sono le profonde e creatrici esigenze religiose che aumentano, mentre le tradizioni, i dogmi, le istituzioni, i privilegi e i pregiudizi risultano trascinati dal tempo che consuma le cose del mondo.

La compresenza dei morti e dei viventi
Saggiatore, 1966

Bisogna piangere per essere consolati, bussare perché sia aperto, buttarsi alla molteplicità dei Tutti affinché viviamo l'Unità. 

Il bambino è il figlio della festa; ogni data di nascita è un natale.

Il sogno è dell'anima, il pensiero è dello spirito.

Ogni essere che muore è un martire, un testimone dei limiti di questa realtà, è uno che ne ha sofferto.

Dovremmo aver coscienza che abitiamo in un immenso cimitero.

I cadaveri non chiedono nulla, e perciò si è più spinti a dar loro ciò che di più puro e gentile possiamo offrire: la luce, i fiori, le devote parole delle epigrafi, il raccoglimento nel paesaggio.

Spesso accade che per mancanza di dedizione, si perdano alte occasioni!

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Mohandas GandhiBenedetto CroceGiovanni Gentile