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Frasi e citazioni di Bruno Bettelheim

Selezione di frasi e citazioni di Bruno Bettelheim (Vienna, 1903 - Silver Spring, 1990),  psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense. Bettelheim si trasferì negli Stati Uniti nel 1939 dopo essere stato internato per un anno nei campi di concentramento di Dachau e di Buchenwald. Ha diretto per quasi trent'anni l'Orthogenetic School per bambini psicotici, ed è stato Distinguished Professor of Education e Professor Emeritus di psicologia e psichiatria all'Università di Chicago. 
Bettelheim si è occupato soprattutto di psicologia dell'infanzia e di autismo. Come lui stesso ha dichiarato:
"Il mio interesse per i bambini e per l'educazione risale a una settantina di anni fa; incominciai a riflettere su questi problemi quando mi ci scontrai personalmente da bambino e poi da adolescente, e da allora non ho mai smesso di occuparmene. All'inizio il mio interesse non era solo teorico ma anche personale; volevo capire quali erano i fattori coinvolti nel processo educativo quale io l'avevo sperimentato e quale l'avevo osservato nel mondo intorno a me. Benché mio padre e mia madre fossero ottimi genitori, molti aspetti dell'educazione che mi avevano dato mi sembravano discutibili e altri da rifiutare categoricamente. In generale, ero convinto che si potessero e si dovessero migliorare molte delle pratiche educative in uso, soprattutto alla luce delle intuizioni, allora del tutto innovatrici, della psicoanalisi". [Un genitore quasi perfetto, 1987].
Foto di Bruno Bettelheim
Non possiamo più contentarci di una vita in cui il cuore ha le sue ragioni che la ragione
non conosce. Il nostro cuore deve conoscere il mondo della ragione,
e la ragione deve essere guidata da un cuore vigile. (Bruno Bettelheim)

Il cuore vigile
The Informed Heart, 1965

Non possiamo più contentarci di una vita in cui il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Il nostro cuore deve conoscere il mondo della ragione, e la ragione deve essere guidata da un cuore vigile.

Il mondo incantato
The Uses of Enchantment, 1976 - Selezione Aforismario

Oggi, come in passato, il compito piú importante e anche il piú difficile che si pone a chi alleva un bambino è quello di aiutarlo a trovare un significato alla vita. Per arrivare a questo sono necessarie molte esperienze di crescita.

Il bambino, man mano che cresce, deve imparare gradualmente a capirsi sempre meglio; in questo modo diventa maggiormente capace di comprendere altre persone, e alla fine può entrare in rapporto con loro in modi che sono per entrambe le parti soddisfacenti e significativi.

Perché una storia riesca realmente a catturare l’attenzione del bambino, deve divertirlo e suscitare la sua curiosità. Ma per poter arricchirne la vita, deve stimolare la sua immaginazione, aiutarlo a sviluppare il suo intelletto e chiarire le sue emozioni, armonizzarsi con le sue ansie e aspirazioni, riconoscere appieno le sue difficoltà, e nel contempo suggerire soluzioni ai problemi che lo turbano.

Nulla può essere in grado di arricchire e di divertire sia bambini sia adulti quanto la fiaba popolare. 

Quando del materiale inconscio è in certa misura lasciato entrare nella coscienza e rielaborato nell’immaginazione, la sua potenziale dannosità − a se stessi o ad altri − è di molto ridotta; allora si può fare in modo che parte delle sue energie servano a scopi positivi. 

Molti genitori credono che al bambino dovrebbero essere presentate soltanto la realtà conscia o immagini piacevoli e capaci di andare incontro ai suoi desideri: egli dovrebbe insomma essere esposto unicamente al lato buono delle cose. Ma questo alimento unilaterale nutre la mente soltanto in modo unilaterale, e la vita reale non è tutta rose e fiori.

La cultura dominante preferisce fingere, soprattutto quando si tratta di bambini, che il lato oscuro dell’uomo non esista, e professa di credere in un’ottimistica filosofia del miglioramento.

I profondi conflitti interiori che traggono origine dai nostri impulsi primitivi o dalle nostre violente emozioni sono tutti negati in gran parte della moderna letteratura per l’infanzia, e quindi il bambino non viene aiutato ad affrontarli. 

Le fiabe sono uniche, non solo come forma di letteratura ma anche come opere d’arte che sono totalmente comprensibili per il bambino, come non lo è nessun’altra forma d’arte.

Questo è il messaggio che le fiabe comunicano al bambino in forme molteplici: che una lotta contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile, è una parte intrinseca dell’esistenza umana, che soltanto chi non si ritrae intimorito ma affronta risolutamente avversità inaspettate e spesso immeritate può superare tutti gli ostacoli e alla fine uscire vittorioso.

Spiegare a un bambino perché una fiaba sia cosí appassionante per lui distrugge l’incanto della fiaba, che dipende in misura considerevole dal fatto che il bambino non sa affatto perché la fiaba gli piaccia tanto. 

Le fiabe arricchiscono la vita del bambino e le danno un carattere magico perché egli non sa con esattezza come abbiano fatto queste storie a operare in lui la loro magia.

Purtroppo, taluni moderni respingono le fiabe perché applicano a questa letteratura metri di giudizio che. sono totalmente inadeguati. Se si prendono queste storie come descrizioni della realtà, le fiabe sono veramente immorali sotto tutti gli aspetti: crudeli, sadiche, e chi piú ne ha piú ne metta. Ma come simboli di accadimenti o problemi psicologici, queste storie sono perfettamente veritiere.

Secondo certuni le fiabe non presentano quadri “veritieri” della vita, e quindi non sono sane. Essi non pensano che la “verità” nella vita di un bambino può essere diversa da quella degli adulti.

La “verità” delle fiabe è la verità della nostra immaginazione, non quella dei normali rapporti di causa ed effetto.

Noi cresciamo e troviamo significato nella vita e sicurezza in noi stessi perché abbiamo compreso e risolto dei problemi personali da soli, non perché altri ce li abbiano spiegati.

Più siamo profondamente infelici e disperati, piú abbiamo bisogno di accarezzare fantasie ottimistiche. Ma non possiamo fruirne in tali periodi. Allora, piú che in qualsiasi altro momento, abbiamo bisogno di altri che ci sollevino il morale con la loro speranza in noi e nel nostro futuro. 

Nessun genitore ragionevole può promettere al proprio bambino che può aspirare alla perfetta beatitudine nella realtà. Ma raccontandogli delle fiabe, può incoraggiarlo a prendere in prestito per proprio uso privato speranze fantastiche nel futuro.

Raccontando fiabe al suo figlioletto, un genitore gli dà un’importante dimostrazione del fatto che considera le esperienze interiori del bambino, cosí come sono espresse nelle fiabe, degne, legittime, sotto qualche aspetto addirittura “reali.”

Se al bambino vengono narrate soltanto storie “fedeli alla realtà” (cioè false per importanti componenti della sua realtà interiore), egli può concludere che gran parte della sua realtà interiore è inaccettabile per i suoi genitori. 

Le fiabe offrono dei personaggi in cui il bambino può esteriorizzare quanto avviene nella sua mente in modi controllabili. Le fiabe mostrano al bambino come può dar corpo ai suoi desideri distruttivi in un solo personaggio, ricevere desiderate soddisfazioni da un altro, identificarsi con un terzo, avere attaccamenti ideali con un quarto e cosí via, a seconda dei suoi bisogni del momento.

Recenti ricerche sul sogno hanno mostrato che una persona privata della possibilità di sognare, anche se non privata del sonno, è menomata nella sua capacità di misurarsi con la realtà; essa comincia a manifestare turbe emotive perché non può elaborare in sogni i problemi inconsci che lo turbano. Forse un giorno potremo dimostrare lo stesso fatto sperimentalmente in rapporto alle fiabe: che i bambini si trovano molto peggio quando sono privati di quanto può essere offerto da queste storie, perché esse aiutano il bambino a elaborare nella fantasia pressioni inconsce.

Dopo aver fatto viaggiare il fanciullo in un mondo meraviglioso, alla fine la storia lo riconduce alla realtà, e in un modo molto rassicurante. Ciò insegna al bambino quello che ha piú bisogno di sapere a questo stadio del suo sviluppo: che lasciarsi trasportare per un po’ dalla fantasia non è dannoso, purché non si rimanga per sempre suoi prigionieri. Alla fine della storia l’eroe torna alla realtà: una realtà felice, ma priva di magia.

Un genitore quasi perfetto
A Good Enough Parent, 1987 - Selezione Aforismario

Per una buona educazione dei propri figli, non bisogna cercare di essere dei genitori perfetti, né tanto meno aspettarsi che lo siano, o che lo diventino, i nostri figli.

La perfezione non è alla portata del normale essere umano, e l'accanimento nel volerla raggiungere è inevitabilmente di ostacolo a quell'atteggiamento di tolleranza verso le imperfezioni altrui, comprese quelle dei figli, che, solo, rende possibili rapporti umani decenti.

Sono convinto che, benché entrambi i genitori contribuiscano alla buona (o meno buona) educazione dei figli, sia la madre, particolarmente durante i primi anni di vita del figlio, a svolgere il ruolo di gran lunga più importante.

Anche se talvolta dubiterà di se stesso (ma solo gli sciocchi arroganti non hanno mai dubbi su di sé), chi ha ricevuto una giusta educazione possiede una vita interiore ricca e gratificante capace di soddisfarlo, qualunque cosa gli succeda nella vita.

Un segno, secondo me, che si è stati educati bene è la capacità di far fronte in modo ragionevolmente adeguato alle infinite vicissitudini, alle molteplici sofferenze e gravi difficoltà che si incontrano nella vita, e di farvi fronte soprattutto perché si possiede un solido senso di sicurezza in se stessi. 

Il fatto di crescere in una famiglia dove i rapporti dei genitori tra loro e con i figli sono improntati a intimità e onestà, rende questi ultimi capaci di formare a loro volta durevoli e soddisfacenti rapporti di intimità con gli altri, rapporti che conferiscono un senso alla vita propria e altrui. 

Le generalizzazioni e i consigli perdono qualunque efficacia di fronte all'unicità di ciascun adulto e di ciascun bambino.

Si può dire che il genitore capace di far buon uso dei consigli non ha bisogno di consigli, mentre quello che non è capace di analizzare correttamente la situazione che si è creata non è neppure in grado di applicare in modo intelligente ed efficace i consigli ricevuti.

L'unico modo efficace di aiutare le persone intelligenti e ben intenzionate ad allevare il meglio possibile i propri figli consiste nell'incoraggiarle e nel guidarle a pensare sempre con la propria testa di fronte ai problemi educativi, senza affidarsi ciecamente alle opinioni altrui.

Per ciò che riguarda l'esperienza interiore, figlio e genitore seguono ciascuno le proprie regole, di solito senza che esse siano state rese esplicite, né a sé né all'altro. 

La fede nella scienza come fonte del progresso ha sostituito oggi la fiducia di un tempo nella saggezza della tradizione.

In tutte le nostre azioni nei confronti del bambino assume importanza decisiva il rispetto per la sua personalità, che è unica e irripetibile.

Anziché forzarlo o "condizionarlo" nel senso ritenuto preferibile dal genitore, questi risponderà con la massima sensibilità a quello che di volta in volta meglio corrisponde all'individualità di quel particolare bambino, aiutandolo così a diventare la persona che lui vuole diventare.

Il genitore deve resistere all'impulso di cercare di costruire il figlio che lui vorrebbe avere, e aiutarlo invece a sviluppare appieno, secondo i suoi ritmi, le sue potenzialità, a diventare quello che lui vuole e può essere, in armonia con la sua dotazione naturale e come risultante della sua individualissima storia.

Chiunque si trovi in posizione da influenzare la vita di un bambino dovrebbe sforzarsi di dargli una visione positiva di sé e del suo mondo, perché la felicità futura di quel bambino e la sua capacità di far fronte alla vita e di entrare in rapporto con gli altri dipenderanno da questo.

La sicurezza del genitore circa il suo essere genitore sarà l'origine della sicurezza del bambino in rapporto a se stesso.

Allevare figli è un'impresa creativa, un'arte più che una scienza.

È compito dei genitori offrire una guida ai figli attraverso il loro comportamento e i valori sui quali impostano la loro vita. Ma bisogna liberarsi dall'idea che esistano dei metodi infallibili che, se applicati correttamente, produrranno automaticamente risultati determinati e prevedibili.

Quasi tutti i genitori sono capaci di agire in maniera ragionevole, di essere pazienti e comprensivi, quando non interferiscono le emozioni, in circostanze, cioè, che non evocano intensi sentimenti personali. Ma nel rapporto con i figli sono ben poche le situazioni che non evochino tali sentimenti.

L'empatia, così importante perché un adulto possa comprendere un bambino, comporta che si consideri l'altro nostro pari; non per ciò che riguarda il sapere, l'intelligenza o l'esperienza e men che meno la maturità, bensì rispetto ai sentimenti e alle emozioni che ci muovono tutti, adulti e bambini.

Quanto più il bambino è piccolo, tanto più ammira i suoi genitori. In realtà, non può fare altrimenti, perché, per sentirsi al sicuro, ha bisogno di credere nella loro perfezione. 

La meta che un genitore si dovrebbe proporre per quanto riguarda la disciplina è di accrescere nei figli il rispetto di se stessi, di renderglielo così forte e resistente da riuscire in ogni circostanza a trattenerli dal comportarsi male.

Note
Leggi anche le citazioni degli psicoanalisti: Anna Freud - Melanie KleinWilhelm Reich