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Frasi e citazioni di Cornelio Fabro

Selezione di frasi e citazioni di Cornelio Fabro (Flumignano, 1911 - Roma, 1995), presbitero, teologo, filosofo, storico della filosofia e traduttore italiano.
L'uomo del nostro tempo trascura l'Assoluto ed ama invece
definirsi per il suo atteggiamento verso la storia e la finitezza
dei beni terreni, l'arte, la scienza, la politica...: ma si tratta
di puri «diversivi» che mascherano il vuoto. (Cornelio Fabro)
L'anima
© Studium, 1955

È vero, come dichiara Heidegger, che nessun tempo come il nostro ha avuto una così viva coscienza del problema dell’uomo ed ha cercato di risolverlo e ne ha avuto i mezzi per farlo. E tuttavia nessun tempo ha meno del nostro saputo cos’è l’uomo: in nessun tempo l’uomo è diventato a tal punto un problema, come a1 nostro tempo.

Introduzione all'ateismo moderno
© Studium, Roma, 1964 - Selezione Aforismario

Oggi la scienza, per la prima volta nella storia dell'umanità, è riuscita a scandagliare le forze abissali del cosmo e già si appresta a imbrigliarle per violare gli eterni silenzi degli spazi infiniti. Eppure, mai come oggi, l'uomo ha sentito l'incombente minaccia della scomparsa totale della sua civiltà e della stessa distruzione del genere umano.

L'oblio dell'essere, proclamato dal cogito, ha portato, per cadenza inarrestabile, alla perdita dell'Assoluto e ora l'uomo erra ramingo nel mondo che ne definisce i limiti e il suo pericolo mortale.

Non solo la filosofia si è fatta deserta del Dio vivo, ma anche la letteratura, l'arte, la politica e l'intero complesso delle scienze dello spirito in generale hanno bandito dalla loro prospettiva l'Iddio vero che ha sostenuto nei secoli i fondatori della civiltà e i difensori della libertà.

L'uomo non può salvare l'uomo.

I crescenti risultati della scienza, che hanno capovolto la figura del mondo e che ora quasi la stanno mettendo in pericolo, hanno fornito un grandioso pretesto a tutto l'ateismo moderno.

Mentre in passato l'ateismo era ristretto ad una élite, era cioè un fenomeno a carattere strettamente individuale e di associazioni ristrette, oggi invece si dovrebbe dire che l'ateismo è e diventa sempre più un fenomeno e un atteggiamento di massa.

L'ateismo contemporaneo pretende di muoversi dalla costruzione dell'uomo, ovvero dichiara che è l'uomo che deve comprendere l'uomo a partire dall'uomo, che si deve edificare l'uomo e salvare l'uomo mediante l'uomo...

[L'ateismo contemporaneo] implica la negazione di Dio non come fine ma come mezzo e quasi di riverbero: esso lotta per l'uomo ed afferma che per. salvare l'uomo bisogna eliminare Dio, per poter vivere nel tempo bisogna accantonare l'eternità.

Non si può parlare di Dio in senso proprio che in un modo soltanto, in quel modo che conviene al Creatore del mondo e al Padre degli uomini ed è adatto all'uomo come essere ragionevole che cerca la causa e il fondamento degli esseri fuori del circolo delle cose finite.

Non c'è che un unico concetto autentico di Dio e quindi un'unica,f|3rma. valida di teismo: l'ammissione di Dio come supremo Principio ontologico ch'è l'Essere supremo, distinto dal mondo da lui creato.

Per il teista, l'ateismo è semplicemente un errore, il massimo degli errori, e si riduce quindi ad un processo di deviazione della ragione o del sentimento. Per l'ateo però si tratta esattamente dell'opposto: è l'uomo religioso ch'è vittima di un'estrapolazione o illusione psicologica, ed è l'ateo che ha raggiunto la verità.

Dio è il problema essenziale dell'uomo essenziale.

L'uomo del nostro tempo trascura l'Assoluto ed ama invece definirsi per il suo atteggiamento verso la storia e la finitezza dei beni terreni, l'arte, la scienza, la politica...: ma si tratta di puri «diversivi» che mascherano il vuoto.

Se Dio non esiste, non ci sono più essenze, ma solo esistenze che il tempo muove e rapina con sé.

Il problema dell'ateismo, della perdita di Dio, dà la chiave per chiarire il problema cocente dei nostri giorni della perdita dell'uomo, della disperazione cosmica che stringe ormai tutti i popoli proprio nel momento in cui l'uomo celebra i massimi progressi nel dominio delle più segrete energie della natura.

Riflessioni sulla libertà
© Maggioli, 1983 - Selezione Aforismario

Rifiutata la prospettiva assoluta della metafisica che mette al sicuro l’Assoluto e i suoi diritti, l’uomo barcolla fra prospettive opposte di noncuranza o indifferenza e di angoscia o disperazione. 

O ci si adagia insensibili agli eventi, quali che siano, o si protesta contro tutto e contro tutti: la prima condotta è più frequente negli Stati a regime totalitario ove non c’è tempo per chiacchierare né possibilità di protestare, la seconda è propria degli stati a democrazia fragile cioè recente ove la chiacchiera – e si può ammettere che anch’essa appartiene ai diritti della libertà riacquistata – è dilagante a tutti i livelli sociali ma specialmente politico e religioso. 

Lo sviluppo enorme dei mezzi di comunicazione sociali con i grandi complessi editoriali che dominano il mercato delle idee va creando davanti alle coscienze come una nube di vapori accecanti e inquinanti così che la coscienza dei più è incapace di giudicare alle volte i fatti della cronaca stessa quotidiana. Lo sbocco inevitabile è lo scetticismo etico che è il predellino per il passaggio all’ateismo pratico.

L’abbandono in Dio è lo stato esistenziale che più si addice ai «figli di Dio» quali devono essere soprattutto i cristiani.

Il pagano, come oggi l’ateo e il miscredente, pensa che l’uomo non possa avere nessun rapporto a Dio come di persona a persona. Nel Cristianesimo invece l’uomo si rapporta a Dio come il bambino ai suoi genitori che vigilano in tutto su di lui e Dio dà all’uomo l’aiuto della grazia con la quale egli lo può amare e servire sulla terra.

L’abbandono in Dio è la prova suprema del nostro amore per lui ed il sigillo della fede: esso dà la forza per sopportare tutte le prove e avversità della vita come un «segno» dell’amore che Dio ha per noi.

Il cristiano che vuole appartenere a Cristo, deve abbandonarsi totalmente a Lui, perché le due cose – amare e abbandonarsi – si equivalgono.

Solo nella prospettiva della fede cristiana il male riceve un senso ed una soluzione positiva di salvezza per l’uomo e per ogni uomo. 

Proprio l’esistenza del male nella storia dell’uomo, sia come individuo sia come società, si trasforma nella riflessione della fede in una prova ed esigenza, anzi nella certezza assoluta dell’esistenza non solo di un Dio, primo Principio, ma del Verbo che si è unito a ciascuno di noi con la grazia ed infine dell’Amore che a questo modo ci è stato comunicato al di là di ogni merito e misura.

Note
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