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Frasi e citazioni di Giovanni Floris

Selezione di frasi e citazioni di Giovanni Floris (Roma, 1967), giornalista, scrittore, saggista e conduttore televisivo (Ballarò, Rai 3, dal 2002 al 2014; e diMartedì, su LA7, dal 2014).
Foto di Giovanni Floris
Probabilmente il ruolo della politica sarebbe proprio garantire al Paese che non sia necessario «inventarsi qualcosa» per ottenere ciò che ti spetta. Ma la politica, in Italia,
preferisce assicurarsi il consenso piuttosto che riformare il sistema.(Giovanni Floris)

Mal di merito
L'epidemia di raccomandazioni che paralizza l'Italia © Rizzoli, 2007 - Selezione Aforismario

Probabilmente il ruolo della politica sarebbe proprio garantire al Paese che non sia necessario «inventarsi qualcosa» per ottenere ciò che ti spetta. Ma la politica, in Italia, preferisce assicurarsi il consenso piuttosto che riformare il sistema.

Di quanto il pubblico sia terreno delle scorribande della politica, delle caste baronali, delle lobby più o meno manifeste sappiamo molto, mentre troppe volte si dimentica che «privato» non è di per sé garanzia di moralità, e che un privato non agisce sempre e comunque sulla base di logiche di efficienza: a un’impresa l’inefficienza (come anche la dispersione del talento) può sempre convenire.

Se vogliamo affrontare il problema del merito in Italia, dimentichiamoci la favola secondo cui privato è terreno della concorrenza e dei talenti, o quella che inneggia al mercato come spazio della meritocrazia. Il privato non è garanzia di meritocrazia. 

Se è vero che la pubblica amministrazione viene usata per creare consenso, è pur vero che l’impresa privata non persegue sempre il semplice profitto, ma più in generale la propria convenienza. E convenienza può voler dire, di volta in volta, assecondare il volere di questo o di quel potente.

Se alle grandi aziende può capitare di muoversi su input di premier e ministri, per una piccola azienda può bastare la telefonata di un assessore.

Di sicuro, se il sistema delle raccomandazioni funziona, è perché il Paese ama farlo funzionare: noi le raccomandazioni ce le meritiamo.

Si può anche arrivare a teorizzare la fattispecie della «raccomandazione per legittima difesa»: un candidato studia, si prepara, ma alla fine cerca anche quell’aiutino che gli garantisca di partire alla pari con gli altri che lui suppone essere raccomandati.

Sfortunato il Paese che ha bisogno di eroi, e nel nostro sistema, per farcela da soli, bisogna essere supereroi.

La raccomandazione nasce dovunque esiste un potere consolidato e, contestualmente, scarseggiano le capacità e le opportunità.

Il raccomandato si rivolge a un raccomandante, una persona di potere, che, assicurando un privilegio al raccomandato, accresce ancora di più il proprio prestigio e il proprio stesso potere: se riuscirà infatti a «piazzare» l’interessato, avrà dato una prova di forza, avrà inserito un suo uomo nell’ingranaggio e potrà contare su una persona in più che gli deve un favore.

Se il merito non viene valutato in nessun ambito del sistema, se l’intero Paese smette di misurare i talenti e le capacità dei suoi operatori, il sistema si blocca, smette di crescere, si deteriora.

Una cosa è il merito, una cosa è il successo: il secondo può essere raggiunto senza il primo, e il primo non necessariamente porta al secondo.

Un sistema che funzioni come si deve ha il compito di assicurare che ognuno, abbia la possibilità di scoprire qual è il proprio talento, abbia la possibilità di coltivarlo e di sviluppare il coraggio, la voglia e i mezzi per farlo valere.

Il mal di merito si guarisce cominciando a fare semplicemente la cosa giusta: ogni volta che serve, nel modo in cui, di volta in volta, serve.

Il successo di un Paese dipende anche (se non soprattutto) dalla qualità della sua cultura, dal suo livello generale di preparazione tecnica e scientifica, e persino dal livello di fiducia che ogni cittadino ritiene di poter avere nel prossimo.

Il Paese che investe in capitale umano si assicura maggiore competitività, può contare su cittadini più preparati, conquista una capacità superiore di risolvere i problemi che inevitabilmente gli si porranno davanti.

La fabbrica degli ignoranti
La disfatta della scuola italiana © Rizzoli, 2008 - Selezione Aforismario

La scuola funzionerà sempre, anche se non funziona, perché non è fatta solo da quello che possiamo soppesare, ma anche da tutto quello per cui non esiste unità di misura. E fatta, cioè, dalle singole persone.

Ognuno di noi, li abbia amati o no, ha condiviso gran parte dei momenti importanti della propria vita con la scuola, o meglio con i compagni di scuola.

I rapporti che si formano a scuola sono eterni, perché in quegli anni tutto sembra eterno, fondamentale, inevitabile. 

La scuola serve a migliorare il presente e il futuro di chi ci entra, quale che sia stato il suo passato. Serve a renderci più colti, e quindi più creativi quando si tratta di inventare la nostra vita, più comprensivi quando si tratta di decodificare quella degli altri, più reattivi quando si tratta di risolvere un problema. Serve in sostanza a dare un’opportunità in più a chi la frequenta.

Chi forma un uomo, o una donna, forma l’intera società. 

La definizione di «ignorante» che vi propongo è questa: è ignorante chi non sa farsi capire dagli altri e non riesce a comprenderli.

Se desideriamo che tutte le persone in gamba del Paese possano concorrere a diventare classe dirigente, o possano anche solo e semplicemente vivere meglio, bisogna dare loro le armi per poterlo fare, e queste armi si chiamano: cultura e sapere. 

L’eccellenza si ottiene facendo ogni volta un po’ meglio della volta precedente: non c’è altra strada, e non importa da dove si parte.

L’uomo più pratico, d’altronde, è sempre quello in grado di sognare più degli altri, di immaginare soluzioni nuove, sperimentare ipotesi originali.

L'Alleanza
Noi e i nostri figli dalla guerra tra i mondi al patto per crescere © Solferino, 2020

Il conflitto generazionale si è incartato in una impasse di stereotipi sul piano culturale e sociale (rozzamente: «sdraiati» contro «boomers»). Su quello politico, la generazione dei quarantenni finalmente al potere ha fallito la sua prova ricadendo negli errori dei padri, aggravati dall’inesperienza dei figli.

Uccidere il padre (o meglio prenderne, più semplicemente, il posto) è una necessità politica: è l’unico modo per progredire nella conoscenza del mondo e ottenere il potere di cambiarlo.

Questa è, in fondo, la trama del rapporto adulti-giovani: un conflitto positivo, un’opposizione che in realtà costituisce una fase necessaria della crescita, personale e sociale.

Non esiste, a memoria d’uomo, un sistema di potere e di interessi che abbia abdicato solo in seguito a una cortese richiesta. Le riforme che servono non le farà mai nessuno, a meno che ragazze e ragazzi non decidano di farsi sentire.

Ogni rivoluzione ha bisogno di coraggio.

Dobbiamo valorizzare i giovani, non perché sia eticamente giusto, ma perché è necessario al progresso di un mondo che se non si muove, muore.

Dobbiamo innanzitutto creare le condizioni affinché fare figli sia bello. Una società più serena, più strutturata e organizzata, che destini risorse al sostegno di famiglie (e di donne) che non accettano più di essere schiacciate dalla nascita di un bambino.

Citazioni da articoli, conferenze e interviste
Selezione Aforismario

La politica in Tv può essere molto facile anche per i politici, o per i politici che fanno finta di non essere tali: i politici populisti.

Dal punto di vista del populista il popolo è ovviamente quello che è d'accordo con le sue idee, che le acclama, che non le discute. Fuori dal popolo, e mosso da intenti perniciosi, è chi alle idee del leader non si accoda, o che comunque in qualche modo le contrasta o falsifica, o delle quali semplicemente dubita.

Sono sicuro che non si debba essere elitari. Ma l'idea che siccome chi c'è ora non sta lavorando bene, sia sostituibile da chiunque perché tanto uno vale l'altro, è un'idea pericola per la costruzione di una Società. 

Sono sempre stato convinto che essere di destra significhi difendere le opportunità di tutti, mentre essere di sinistra significhi darsi da fare perché tutti abbiano più opportunità.

Il potere non si contesta, si conquista.

Il pragmatismo ti aiuta a raggiungere gli scopi che ti sei prefisso, però te li fa anche dimenticare.

La rete era nata come tentativo di aprire il mondo e la testa di tutti, ma si è ridotta al mondo dove ognuno di noi cerca le conferme a quello che pensa.

La verità esiste, ma non possiamo mai sapere se è quella che stiamo dicendo noi.

Tutto ha un futuro, se si inventa qualcosa.

Il filo della verità è una necessità per il giornalista che racconta: cercare la ragione delle cose, vuol dire concentrarsi, analizzare, studiare, dare importanza alla parola che si sta usando.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Aldo CazzulloBruno Vespa

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