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Frasi e citazioni di Walter Veltroni

Selezione di frasi e citazioni di Walter Veltroni (Roma, 1955), politico, giornalista, scrittore, saggista e regista italiano. "Io non rinuncio all’idea che questo mio Paese, e non solo il mio Paese, sia costituito per la stragrande maggioranza da persone che rifiutano la logica dell’odio e pensano che invece sia possibile, di nuovo, vivere in una società aperta, inclusiva, ordinata, giusta socialmente, attenta ai temi ambientali, ai diritti sociali e civili delle persone".
Foto di Walter Veltroni
Un mondo omologato o un mondo separato non reggono. La condizione  della convivenza
umana, la storia dovrebbe avercelo insegnato, è solo il reciproco riconoscimento,
l’arcobaleno delle identità. (Walter Veltroni)

La sfida interrotta
Le idee di Enrico Berlinguer © Dalai Editore, 1994

La politica è camminare insieme. È avere la coscienza, o anche solo la speranza, che tutti insieme stiamo cercando qualcosa, stiamo andando verso una meta.

L'isola e le rose
© Rizzoli, 2012

Pensa che orrore una vita infinita. Un film che non smette mai, una musica che diventa un'ossessione. E pensa che tristezza invecchiare malandati, con le forza che svaniscono, e pesare sugli altri e dimenticare le cose vissute e non riconoscere i passi del proprio cammino. 

Invecchiare è ingiusto, morire no.

Non sono i sogni non realizzati ma quelli non fatti a rendere futile e stupida una esistenza.

E se noi domani
L’Italia e la sinistra che vorrei © BUR, 2013 - Selezione Aforismario

La politica non è un luogo buono per maneggioni e ambiziosi incontinenti, ma la più alta ed emozionante delle missioni laiche.

Sinistra e conservazione dovrebbero essere una contraddizione in termini. Da che mondo è mondo la sinistra si identifica con parole – rivoluzione, progresso, riforme – che rimandano, tutte, al concetto di cambiamento.

Chi sceglie, per travaglio di coscienza, formazione familiare o letture, di «stare a sinistra» lo fa perché aspira a un mondo nuovo. Perché pensa che ciò che esiste non soddisfa il suo desiderio di giustizia sociale, di diritti, di libertà.

I regimi, siano rossi o neri, non favoriscono mai la vera equità, magari scritta a caratteri cubitali sulle bandiere.

La sinistra è l’idea di una società aperta, che favorisce l’eguaglianza delle opportunità. Altrimenti non è sinistra.

Il nuovo è il pane della sinistra, non la sua cicuta.

Urlare rabbia, cavalcare la protesta, conservare ciò che esiste è il lavoro più facile del creato, in politica. La cosa più difficile è cambiare, sfidare i conservatorismi di ieri e i populismi di oggi. È cercare le soluzioni concrete per la vita delle persone.

Il riformismo è rischio, è la più pericolosa delle sfide che la politica possa ingaggiare. Perché scuote il potere e i poteri, perché costringe tutti a mettersi in movimento.

Il riformismo è coraggio e innovazione.

La colpa del centrosinistra italiano è di non essere abbastanza riformista, di non indicare al Paese un progetto di società, un sistema di valori, una visione.

La sinistra non può avere paura del futuro, né nostalgia del passato.

La democrazia, agli occhi di chi ha paura e fame, di chi perde il lavoro o non lo trova, rischia di apparire come un lusso, con la sua lentezza e farraginosità. La società è veloce e le istituzioni sono lente: è qui il rischio principale per la democrazia.

Una democrazia non vive se non decide.

La democrazia è una meraviglia che va riconquistata ogni giorno e ogni giorno legittimata agli occhi dei cittadini.

La politica, specie nei tempi duri, necessita di un grande disegno.

Perdute le grandi appartenenze collettive, quelle per le quali dire «noi» era rassicurante e protettivo come una coperta con un freddo cattivo, si è fatta lentamente strada una malattia profonda e pericolosa: l’idea che il mondo ruoti attorno a sé medesimi, che gli altri siano un intralcio, che si possa, anzi si debba, passare sul cadavere del prossimo pur di far carriera.

Nessuno può più, in questo tempo inedito e complicato, farsi isola, chiamarsi fuori, pensare solo a se stesso.

Per me la parola «sinistra» non è un’icona alla quale portare fiori né un luogo romantico o un negozio di antiquariato. Per me è incarnare oggi, qui, con lo sguardo rivolto al futuro valori di giustizia sociale e diritti fondamentali.

I politici dei quali bisogna più diffidare sono quelli che decidono per la loro comunità seguendo ciò che dicono le rilevazioni di opinione. Un vero dirigente politico segue la sua coscienza e l’interesse generale.

Bisogna diffidare sempre dei politici senza motivazioni grandi e di quelli per i quali l’unica motivazione sono loro medesimi.

Un politico che non abbia una visione è, per me, come un avvocato che non conosce i codici, come un cardinale ateo, come un pacifista assassino.

La quarta buona ragione per vivere
101 film che fanno bene all'anima © BUR, 2014

Il cinema è per me la quarta buona ragione per vivere. Le altre, che qui non serve dichiarare, sono state comunque certamente raccontate dai film e dalle storie meravigliose che abbiamo visto durante la nostra vita.

Al cinema si ha bisogno del buio. Perché quella sedia imbottita è una navicella e il nostro spazio sono i sogni: quelli di chi ha scritto e realizzato la storia per cui siamo lì e i nostri, quelli vissuti e quelli attesi, quelli rinviati con rabbia e quelli cancellati per rassegnazione.

La vita in novanta minuti
La poesia del calcio raccontata dai grandi campioni © BUR, 2016

Il calcio è una cosa importante, per chi lo ama. È, in primo luogo, l’eterna prosecuzione dell’infanzia.

Senza la dimensione ludica la vita sarebbe più noiosa, grigia, inutile.

Il calcio è, di tutti i giochi possibili, il re indiscusso, come il leone nella foresta. È però anche molto di più. È febbre, passione, scienza, cultura, storia, psicologia, economia, analisi dell’opinione pubblica, sentimento e fedeltà.

Il calcio è talento e potenza, è fisico ed estro. Ma i campioni spesso non sono iperdotati fisicamente. Non lo sono Messi e Neymar, non lo è Dybala e neanche lo erano Zico, Maradona, Baggio. Conta essere Peter Pan, più che Polifemo, nel magico mondo del football.

Una sola cosa è sempre uguale: l’amore per la magnifica ossessione del calcio. 

Date una palla a un bambino e capirete cos’è la felicità. 

Non meravigliatevi quando vedete qualcuno piangere per una partita persa. Il calcio è il gioco più serio che sia mai stato inventato.

Odiare l’odio
Dalle grandi persecuzioni del Novecento alla violenza sui social: le conseguenze tragiche di una malattia del nostro tempo © Mondadori, 2020 - Selezione Aforismario

Franklin Delano Roosevelt diceva che l’unica cosa di cui bisogna aver paura è la paura. Oggi l’unica cosa che bisogna odiare è l’odio.

L’odio è la malattia grave che si è impossessata del nostro tempo. Ed è una malattia carica di conseguenze. È un sentimento livido, una lunga bava di lumaca nella vita di ciascuno di noi.

L’odio, quando si è diffuso, ha determinato, nella storia dell’umanità, i momenti più tragici e le pagine più scure.

L’odio è, in ultima analisi, il rifiuto dell’altro da noi. È una forma di sovrana arroganza, di eccezionale presunzione, che fa sì che noi, il nostro modo di pensare, il colore della nostra pelle, la nostra cultura o la nostra religione siano considerati il centro dell’universo, l’unica forma legittima di esistenza. 

Un mondo omologato o un mondo separato non reggono. La condizione della convivenza umana, la storia dovrebbe avercelo insegnato, è solo il reciproco riconoscimento, l’arcobaleno delle identità.

La paura, il più pericoloso dei sentimenti che possano attraversare una collettività, confina con l’odio. E la paura nasce quando si ha la sensazione che le certezze che sono state conquistate, con la fatica di generazioni, siano in discussione.

Odio e violenza non sono separabili. Il primo genera la seconda. È così da sempre. 

La nostra società è affetta da «presentismo». La tridimensionalità della vita – passato, presente, futuro – è stata ridotta a una sfida frenetica che si consuma in ventiquattr’ore.

L’odio si genera anche in assenza di uno degli elementi vitali di una società democratica: il conflitto sociale, politico, culturale delle idee. Il conflitto contiene l’odio, lo trasforma in orgoglio delle proprie ragioni e lo prepara al confronto con quelle degli altri. 

La democrazia ha bisogno di una politica e di istituzioni forti. Ha bisogno di velocità, certezza delle responsabilità, alternanza al governo, trasparenza. E di recuperare la propria autonomia, per ritrovarsi. Oggi ogni decisione, ogni posizione è misurata sulla base dei like che può ricevere.

La democrazia deve essere forte, se vuole che non nasca la forza senza la democrazia.

Non si deve pensare che la democrazia sia conquistata una volta per sempre. Perché nella storia la democrazia è stata una parentesi, un’eccezione.

La democrazia non è scontata. La democrazia si conquista ogni giorno, in primo luogo combattendo il suo più subdolo nemico: il rifiuto dell’altro da sé.

Oggi chi ha responsabilità pubblica pensa che il modo migliore di farsi sentire per sovrastare il rumore sia urlare. Ma se tu urli anche l’altro urla. E allora si alza di un decibel il rumore di fondo, perché tutti urlano. E quindi bisogna urlare ancora di più. E le parole fuggono via, fuggono e cominciano a perdere i loro contorni.

L’odio non è che l’anticamera di qualcosa di molto peggio.

Se la paura agisce sul fegato, se la paura determina comportamenti emotivi, se la paura genera odio e l’odio genera violenza, noi dobbiamo spezzare questo circuito. E dobbiamo spezzarlo attraverso il più potente strumento di cui una democrazia disponga: gli esseri umani.

A chi odia, a chi semina la paura, bisogna rispondere con un linguaggio opposto, che è il linguaggio della ragione e della speranza.

Se noi che odiamo l’odio troveremo le parole giuste, allora la libertà avrà un futuro. E nel futuro ci sarà libertà.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Marco CappatoMatteo Renzi - Eugenio Scalfari