Frasi e citazioni sul Genocidio

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul genocidio, termine coniato nel 1944 dal giurista polacco di origine ebraica Raphael Lemkin (1900-1959) mediante l'unione del greco γένος "stirpe" (nel senso di etnia) e del latino -cidio "uccidere", per indicare un «piano coordinato di differenti azioni mirante alla distruzione dei fondamenti della vita di gruppi nazionali, con l'intendimento di annientarli».

Secondo la definizione del Vocabolario Treccani, il genocidio è un "grave crimine di cui possono rendersi colpevoli singoli individui oppure organismi statali, consistente nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari, l’imposizione della sterilizzazione e della prevenzione delle nascite, lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose, culturali, ecc.".

Come sottolinea Pier Paolo Portinaro in L'imperativo di uccidere: Genocidio e democidio nella storia (2017):
"Per genocidio si deve intendere il «tentativo riuscito» di un gruppo di potere politico, che sia tale de iure o de facto (non necessariamente uno Stato), di decimare con la violenza, fino a perseguirne l'estinzione, un gruppo minoritario e vulnerabile, di cui si ritiene impossibile o dannosa l'integrazione nel modello di società che un'altra minoranza egemone intende affermare. Esso si pone al vertice di una serie di pratiche di discriminazione e di esclusione connotate etnicamente, che colpiscono primariamente civili non combattenti. E può essere qualificato come la modalità estrema della violenza identitaria, che, per quanto variamente motivata, si presenta sempre nella forma ideologica dell'opposizione irriducibile tra un «noi» e un «loro». Alla base dei programmi genocidari si ritrova immancabilmente l'intolleranza, acuita da un senso di crescente insicurezza, verso la diversità, la paura indotta dall'infrangersi del sogno dell'omogeneità sociale".
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla shoah e l'olocausto, l'omicidio, il razzismo, il nazionalismo e la guerra. [I link sono in fondo alla pagina].
Cumulo di teschi
Massacri e genocidi sono una costante della storia universale, e fanno della specie umana
la più violenta e autodistruttiva tra le specie esistite ed esistenti. (Pier Paolo Portinaro)

Dal punto di vista della società moderna il genocidio non è né un anomalia, né una disfunzione. Esso dimostra ciò di cui è capace la moderna tendenza alla razionalizzazione e all'ingegneria sociale se non viene controllata e mitigata.
Zygmunt Bauman, Modernità e olocausto, 1989

Il genocidio moderno è un elemento di ingegneria sociale mirante a realizzare un ordine sociale conforme al progetto della società perfetta.
Zygmunt Bauman, ibidem

Il genocidio moderno, analogamente alla cultura moderna in generale, può essere concepito come il lavoro di un giardiniere. È semplicemente uno dei tanti compiti che devono essere svolti da quanti trattano la società come un giardino. Se il progetto di un giardino definisce le proprie erbe infestanti, allora vi sono erbe infestanti dovunque vi sia un giardino. E le erbe infestanti vanno sterminate. Sradicarle è un'attività creativa, non distruttiva.
Zygmunt Bauman, ibidem

I processi mentali che in virtù della propria logica interna possono portare a progetti di genocidio, nonché le risorse tecniche che consentono la realizzazione di tali progetti, non solo si sono dimostrati pienamente compatibili con la civiltà moderna, ma sono stati condizionati, creati e forniti da essa.
Zygmunt Bauman, ibidem

I casi moderni di genocidio si distinguono principalmente per le proprie dimensioni quantitative. In nessun'altra occasione furono uccise in così breve tempo tante persone quante ne morirono sotto i regimi di Hitler e Stalin.
Zygmunt Bauman, ibidem

L'omicidio di massa contemporaneo si distingue, da una parte, per l'assenza pratica di spontaneità e, dall'altra, per il prevalere del progetto razionale, accuratamente calcolato. Esso si caratterizza per una quasi completa eliminazione della contingenza e del caso, e per l'indipendenza da emozioni collettive e motivazioni personali.
Zygmunt Bauman, ibidem

L'autoassoluzione della memoria storica che ha luogo nella coscienza della società moderna è più di un'oltraggiosa noncuranza per le vittime del genocidio. E anche il segno di una cecità pericolosa e potenzialmente suicida.
Zygmunt Bauman, Modernità e olocausto, 1989

I massacri degli armeni perpetrati dai turchi e dai curdi a partire dall'aprile del 1915 hanno aperto la strada ai genocidi successivi. Ci si è ben presto abituati a questi racconti dell'orrore, alle testimonianze di una barbarie pianificata di cui i testimoni del tempo fornirono una descrizione che consente di evocare le catastrofi a venire.
Georges Bensoussan, Genocidio. Una passione europea, 2006

La guerra totale fa del genocidio il mezzo per risolvere i problemi politici.
Georges Bensoussan, ibidem

Tutte le analisi sono concordi nel considerare che con la Grande guerra l'obiettivo della vittoria arretra di fronte al desiderio di annientare l'avversario. Essa è dunque una guerra che si inscrive in un processo di totalizzazione del conflitto, i cui primi fondamenti sono rintracciabili nella guerra americana di Secessione (1861-1865. [...] L'idea di un nemico percepito come un male da sradicare costituì una tappa sul cammino del genocidio e l'utilizzo delle armi chimiche entra in questo quadro di interpretazione.
Georges Bensoussan, ibidem

Per molto tempo lo schiavismo è stato parte - ma non esclusivamente - di una logica guerriera, quando i vinti costituivano per il vincitore un "tributo di guerra". La tratta invece è il prodotto di una logica strettamente economica alimentata dal razzismo - o dall'ideologia. Per quanto riguarda il genocidio, ci troviamo di fronte a una rottura radicale con questa logica, poiché distrugge fino all'ultimo membro il gruppo designato come nemico. 
Georges Bensoussan, ibidem

Il "crimine da scrivania" è strettamente legato alla tecnicizzazione dei rapporti umani, che porta a concepire la morte del nemico come un lavoro. Si travisa il senso della logica che conduce al genocidio, se la si sconnette da ciò che nella modernità ha favorito l'anomia morale e il lavoro del male.
Georges Bensoussan, ibidem

Quando la violenza è integrata in una serie di compiti da svolgere con cura, entro un processo burocratico e produttivo, finisce, appunto, per svanire. Più di altri eventi, la Shoah illustra la disumanizzazione propria dei processi di produzione della società moderna. La razionalizzazione burocratica, nei suoi aspetti teorici e pratici, giocò un ruolo cruciale nel momento in cui l'antilluminismo conquistò parte della cultura europea. Se questi processi non possono da soli "spiegare" la catastrofe del genocidio, possono tuttavia chiarire il come del processo, aiutando a comprendere l'apparente contraddizione tra crimine di massa e "nazione di grande cultura".
Georges Bensoussan, Genocidio. Una passione europea, 2006

La parola "genocidio" dev'essere abolita. È diventata la parola più pericolosa. È la parola di massima seduzione. Qualsiasi cosa sia mai servita a uccidere, qualsiasi parola, opinione, convincimento, tutto questo ritorna. Ecco l'unico eterno ritorno.
Elias Canetti, Un regno di matite, 1996

"Mai più" deve essere il grido di battaglia di tutti coloro che credono che l'umanità debba pronunciarsi contro il genocidio.
['Never again' is the rallying cry for all who believe that mankind must speak out against genocide].
Jon Corzine [1]

Il genocidio fa parte della natura umana, al pari dell’arte o della preghiera, ma non perché gli umani siano una specie straordinariamente aggressiva; per questo aspetto, come per qualsiasi altro, non sono certo così unici. [...]. L’omicidio di massa è un effetto collaterale del progresso tecnologico. Dalla costruzione della prima ascia di pietra in poi, gli umani hanno usato i loro attrezzi per massacrarsi a vicenda. Sono animali che costruiscono armi e che provano un piacere insaziabile nell’uccidere.
John Gray, Cani di paglia, 2002

Il genocidio è il più odioso dei crimini, che spazza tutto ciò che tocca in uno tsunami di odio e distruzione. È un attacco ai nostri più fondamentali valori condivisi. 
António Guterres, Messaggio per la Giornata Mondiale di commemorazione e dignità delle vittime di genocidio e della prevenzione di questo crimine, 2020

Il genocidio non manca mai di scuotere la coscienza del mondo quando avviene. Ma non viene mai commesso senza chiari, molteplici segni premonitori. Le vittime sono spesso il bersaglio di discorsi d’odio, discriminazione e violenza. [...] I discorsi d’odio rappresentano un chiaro segnale, e occorre migliorare la nostra capacità di rigettarli in tutte le loro forme. Ciò implica tra l’altro che compagnie tecnologiche e social media facciano la propria parte. 
António Guterres, ibidem

Un’ideologia che divide il mondo in chi vale di più e chi vale di meno, in esseri superiori e inferiori, non deve necessariamente raggiungere le dimensioni del genocidio tedesco per essere condannata.
Amira Hass [1]

Il genocidio non è soltanto una follia omicida; è, più profondamente, una politica che promette un’utopia che va oltre la politica: un solo popolo, una sola terra, una sola verità, la fine delle differenze. Poiché il genocidio è una forma di utopia politica, rimane una tentazione persistente in qualsiasi società multietnica e multiculturale in crisi.
Michael Ignatieff [1]

Non mi stancherò mai di ripetere dove può portare un determinato insegnamento lanciato nella foga al gregge dei fedeli ignoranti e creduloni; non solo a quelle "ingiuste violenze" che sono per tutti riprovevoli - almeno a parole - ma anche alle più odiose conseguenze, ai reati di omicidio, di genocidio, alle uccisioni di massa, ai mostruosi pogrom. È troppo semplice credere o lasciar credere che le peggiori violenze proferite con le parole siano inoffensive; come se le parole non rischiassero di generare poi nei fatti le peggiori violenze. La bocca che insulta o il braccio che colpisce: quale dei due è più colpevole?
Jules Isaac, Uno storico nella Grande Guerra, 1914-1917

La logica ultima del razzismo è il genocidio.
Martin Luther King [1]

L’umanità comunque progredisce. I colpevoli di genocidio sono giudicati in modo sempre più umanitario.
Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957

Parlando generalmente il genocidio non significa necessariamente l'immediata distruzione di una nazione, eccetto quando è accompagnata dal massacro di tutti i membri di una nazione. Vuole piuttosto indicare un piano coordinato di azioni differenti con lo scopo di distruggere i fondamenti essenziali della vita di gruppi nazionali, con l'obiettivo di annientare i gruppi stessi. Gli obiettivi di un simile piano sono la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della cultura, del linguaggio, dei sentimenti nazionali, della religione, dell'esistenza economica dei gruppi nazionali, la distruzione della sicurezza personale, della libertà, salute, dignità e perfino della vita degli individui che appartengono a tali gruppi.
Raphael Lemkin, Axis Rule in Occupied Europe, 1944

Il genocidio è diretto contro un gruppo nazionale come un'entità e le azioni coinvolte sono dirette contro gli individui non in quanto tali ma come membri di un gruppo nazionale.
Raphael Lemkin, ibidem

È quanto mai verosimile che la scomparsa improvvisa dell’uomo di Neanderthal sia stata la conseguenza di un genocidio compiuto dall’Homo sapiens, nostro antenato. E non doveva essere l’ultimo: se ne conoscono fin troppi di genocidi verificatisi in tempi storici.
Jacques Monod, Il caso e la necessità, 1970

Nei secoli bui qualche strega finiva sul rogo. Ora che siamo più civili si pianificano genocidi.
Alessandro Morandotti, Minime, 1979-1980

Il genocidio di un popolo porta al genocidio di un altro popolo: è un assioma confermato dai secoli e da generazioni di occupanti e occupati. Per un impero totalitario come quello che si va costruendo sotto i nostri occhi le spedizioni punitive sono la norma, l'essenza. Oggi sulla ghigliottina ci finisce Tizio, domani Caio, dopodomani tocca alla piccola Liana. Poi verrà il nostro turno. Poco ma sicuro. Anna Stepanovna Politkovskaja, Per questo, 2007

Fra i concetti del lessico politico, genocidio è fra i più perturbanti, perché designa eventi che ragione ed empatia faticano ad accostare. Le analisi incespicano su una materia refrattaria, per così dire sospesa tra cruda empiria e ardita metafisica. Esso serve a designare il male assoluto, lo scelus infandum, il più odioso dei crimini, perché tutti li comprende (omicidio, tortura, stupro, rapina), estremizzandoli.
Pier Paolo Portinaro, L'imperativo di uccidere: Genocidio e democidio nella storia, 2017

Massacri e genocidi sono una costante della storia universale, e fanno della specie umana la più violenta e autodistruttiva tra le specie esistite ed esistenti.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

La storia ci insegna che la violenza genocidaria, come l'epurazione etnica, di cui è l'estrema conseguenza, appartiene alle non sporadiche congiunture di conflittualità estrema di cui soffrono le società umane. E lo sguardo rivolto al futuro - per quanto inopportune siano le profezie - non fornisce rassicurazioni.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Nonostante gli sforzi compiuti per dotare i popoli di uno scudo giuridico contro la violenza estrema, non ci sono forti ragioni per ritenere che il XXI secolo sarà meno visitato da questo flagello di quanto lo sia stato il secolo precedente.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Il genocidio è un evento ricorrente nella storia. In essa la volontà di sopraffare o di soggiogare, intrinseca alla logica di autoaffermazione dei collettivi, non di rado è culminata nella volontà di sterminare.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Il genocidio appartiene alle pratiche violente delle società «barbare». Ma è anche una tipica forma di violenza all'incontro tra «civiltà» e «barbarie». Ed è un evento che si verifica anche al culmine del processo di civilizzazione e ai vertici della modernità.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Alla scoperta dell'onnipresenza dei genocidi nella stona si accompagna la consapevolezza che questi non hanno terminato la loro danza macabra tra i campi di sterminio del regime nazista, ma hanno continuato a vagabondare ai quattro angoli della terra, incarnazioni di un demoniaco «spirito del mondo» che non si vuole placare.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

«Mai più!» è l'intimazione che ripetutamente è risuonata nell'opinione pubblica umanitaria disseminata tra le nazioni. Ma poi i genocidi e le pulizie etniche si sono susseguiti. L'invocazione è diventata quasi inascoltabile all'inizio del XXI secolo.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Può ritenersi che l'età dei genocidi sia alle nostre spalle? Ci sono purtroppo molti segnali − e di questo si darà conto nel corso dell'esposizione − che inducono a ritenere che anche il XXI secolo sarà un secolo di pulizie etniche e di genocidi. In molte aree del mondo, in cui la saturazione demografica raggiunge livelli d'insostenibilità, la sindrome dell'«uomo superfluo» si è aggravata.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Nel corso della storia il genocidio è stato sempre accompagnato da sostanziale indifferenza. La grande massa dei genocidi è sprofondata nell'oblio, si può dire che appartenga alla falda sommersa della storia universale.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

L'Occidente ha, al di là del nazionalsocialismo, molti altri scheletri nell'armadio. E genocidi e pulizia etnica appartengono, su questo non vi può essere dubbio, anche all'archeologia delle democrazie
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Le vittime del genocidio sono per i persecutori nemici assoluti, verso i quali non può valere né la bagatellizzazione delle inimicizie private né il riconoscimento che spetta ai nemici pubblici: li si considera semmai surrettiziamente criminali, il cui reato principale è minare l'integrità, la coesione e la solidarietà di un popolo.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Il soggetto genocidario si pone l'obiettivo della costruzione di un nuovo ordine sociale, ma come ogni soggetto psicotico risolve la costruzione nella distruzione, lavorando all'integrazione per sottrazione: l'unico contributo che gli sembra davvero decisivo per la palingenesi sociale è l'eliminazione di quelle minoranze la cui semplice esistenza mette in forse la precaria autoconsiderazione di un gruppo.
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Il genocidio si colloca al punto d'incontro di una duplice trasgressione: l'abbattimento, in nome del potere e della lotta per la sopravvivenza, di ogni barriera morale, all'insegna del «tutto è permesso»; e l'eliminazione di ogni limite alla manipolabilità del mondo, all'insegna del «tutto è possibile».
Pier Paolo Portinaro, ibidem

Nella fenomenologia del genocidio trovano indubbiamente modo di estrinsecarsi le più estreme pulsioni sadiche. Ma una violenza insieme così organizzata e diffusa, strumentale e comunitaria, deve necessariamente poggiare su emozioni largamente partecipate e condivise. Invidia, risentimento, odio ne scandiscono la progressione.
Pier Paolo Portinaro, L'imperativo di uccidere: Genocidio e democidio nella storia, 2017

Di solito, gli autori dei genocidi sono uomini del gregge, uomini che eseguono gli ordini senza metterli in discussione.
John Rucyahana [1]

Genocidio. Neologismo alla greca (uccisione d'una stirpe) coniato dalle Nazioni Unite per indicare ciò che nella storia le maggioranze trionfanti hanno spesso fatto delle minoranze soccombenti: la distruzione. Non sarà il nuovo termine − né la nuova legislazione − che muterà il corso fatale degli eventi finché non muteranno la testa e il cuore degli uomini.
Renzo Sertoli Salis, Dizionario delle idee sbagliate, 1955

Ogni genocidio è un umanocidio. In fondo, ogni omicidio è un suicidio.
[Tout génocide est un humanocide. Au fond, tout meurtre est un suicide].
Éric-Emmanuel Schmitt, La parte dell'altro, 2001

Dopo tutte le piccole e grandi guerre del passato, le guerre sante e le guerre civili, dopo tutti i massacri, i genocidi e gli stermini di massa, dopo l’oppressione di interi popoli, la schiavitù, la tortura e così via, anche il più pessimista potrebbe pensare che ormai il peggio l'umanità se lo sia lasciato alle spalle e che il progresso morale e civile dei popoli renderà simili abomini sempre meno probabili. Ma se si considera di quali crudeltà gli umani siano stati capaci nel corso della loro storia, di quanta parte abbiano l’avidità, la follia e la stupidità nella loro psiche e quanto sia difficile contenerle, e se a tutto ciò si associa una tecnologia sempre più efficace e raffinata, si può desumere che il peggio, in realtà, debba ancora arrivare, e che gli umani dovranno attraversare tempi assai bui e di tale efferatezza che gli orrori dei secoli passati sembreranno quasi scorribande di teppistelli.
Giovanni Soriano, L'inconveniente umano, 2022

Per quanto il mondo abbia un istinto per il male e sia terreno fertile per il genocidio, l’olocausto, la schiavitù, il razzismo, la guerra, l’oppressione e l’ingiustizia, ha un istinto ancora maggiore per la bontà, la rinascita, la misericordia, la bellezza, la verità, la libertà e l'amore.
Desmond Tutù [1]

Quando le persone si macchiano di un genocidio le definiamo «animali», ma quando fanno la carità ai poveri ne tessiamo le lodi perché si dimostrano «umane». Quest’ultimo comportamento ci piace riconoscerlo come nostro.
Frans de Waal, La scimmia che siamo, 2005

Cosa collega duemila anni di genocidio? Troppo potere in troppo poche mani.
Simon Wiesenthal [1]

Storicamente, le cose più terribili − guerra, genocidio e schiavitù − non sono derivate dalla disobbedienza, ma dall'obbedienza.
Howard Zinn [1]

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Shoah e Olocausto - Omicidio - Razzismo - NazionalismoGuerra

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