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Frasi e citazioni di Gustavo Pietropolli Charmet

Selezione di frasi e citazioni di Gustavo Pietropolli Charmet (Venezia, 1939), psichiatra e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, docente di Psicologia dinamica presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Riguardo alla propria attività, ha detto Gustavo Pietropolli Charmet:
"Nella vita ho esercitato il mestiere di psicoterapeuta di giovani; ho discusso delle ragioni del loro dolore con i genitori e, così facendo, sono diventato abbastanza esperto di sentimenti, perché è ciò di cui ci si deve interessare quando si tenta di mitigare la sofferenza o di capire le motivazioni di condotte apparentemente insensate e pericolose, a volte per la sopravvivenza, quasi sempre per la salute, la fedina penale o la felicità".
Le seguenti citazioni di Gustavo Pietropolli Charmet sono tratte dai libri: Fragile e spavaldo (2008), Cosa farò da grande? (2012), L'insostenibile bisogno di ammirazione (2018), Il motore del mondo (2020).
Foto di Gustavo Pietropolli Charmet
Gli uomini decidono in base ai sentimenti che sperimentano: sono i sentimenti il motore
del mondo. Anche se poi diventano ideologie, teorie economiche, religioni,
all’origine ci sono sempre e comunque gli affetti fondamentali (Gustavo Pietropolli Charmet)

Fragile e spavaldo
Ritratto dell'adolescente di oggi © Fondazione Carispe, 2008 - Selezione Aforismario

Il mondo adolescenziale appare opaco e incomprensibile agli occhi degli adulti; troppo distante da quello che hanno sperimentato anni prima in un diverso contesto e all’interno di una mente tormentata da altre passioni, pensieri e valori.

L’impasto, spesso leggiadro, fra fragilità e spavalderia dei nuovi adolescenti non sempre però è gradito agli adulti – che lo vivono come mancanza di rispetto, irriverenza, disagio troppo grave per essere solo tale – soprattutto perché complica moltissimo la relazione educativa.

Fra le mille novità che caratterizzano l’interpretazione del percorso di crescita verso l’età adulta da parte degli adolescenti di oggi, ve n’è una che può essere ritenuta la madre di tutte le differenze con gli adolescenti dei decenni precedenti. Si tratta della diffusa convinzione che il proprio sé sia molto più importante dell’altro: gli adolescenti di oggi hanno sdoganato il narcisismo.

Il sé è più importante del culto e della devozione nei confronti dell’altro da sé, genitore, insegnante, prete o poliziotto. 

Il nuovo adolescente può prendere il nome di Narciso perché ha bisogno di vedere riflessa la propria immagine nello specchio sociale, nel consenso del gruppo, nella valutazione dei docenti, nell’affetto della madre e del padre. Ha bisogno di un rispecchiamento relativo alla sua intima essenza.

Se Narciso non riesce ad essere all’altezza delle proprie ideali aspettative, che perciò è corretto definire narcisistiche, si mette molto male per lui. Perché la mortificazione che ne deriva, e l’inevitabile collezione di umiliazioni, rendono la sua vita un calvario. 

Il successo è l’obiettivo a breve termine degli adolescenti attuali. Ne hanno bisogno ma soprattutto hanno la certezza di averne diritto. Per successo intendono il riconoscimento del loro intrinseco valore, della loro unicità ed individualità.

La fragilità è una caratteristica degli oggetti preziosi, unici, delicati, e generalmente coloro che entrano in contatto con questi sono spontaneamente portati ad usare ogni precauzione per non rovinarli o manometterli. Ecco, l’adolescente di oggi sembra aderire abbastanza a questa qualifica.

La comunicazione virtuale e il mondo parallelo che essa consente di frequentare senza correre grossi rischi narcisistici è uno dei tanti nascondigli sicuri all’interno dei quali l’adolescente fragile può conservare buone relazioni con qualsiasi abitante del pianeta, senza però entrare in contatto diretto e doversi esporre in prima persona.

Una volta deciso che hanno di fronte un adulto competente, gli adolescenti fragili e spavaldi ne fanno un uso intensivo, dimostrando quanto sia reale e profonda la loro motivazione ad attrezzare una relazione funzionale col mondo adulto e come sia cruciale per loro sentirsi in relazione.

Anche la spavalderia, come la fragilità, ha i suoi inquietanti rischi e pericoli. È un affetto difficile da gestire. Un eccesso di spavalderia rende incapaci di prevedere la consistenza dei pericoli che si corrono.

Cosa farò da grande?
Il futuro come lo vedono i nostri figli © Fondazione Carispe, 2012 - Selezione Aforismario

La capacità di sperare che esista un tempo futuro in cui potrà realizzarsi il suo progetto e sarà possibile sviluppare maggiore creatività e amore rappresenta per l’adolescente il requisito per riuscire ad essere sereno e laborioso.

In adolescenza non si può vivere senza futuro, senza speranza di cambiamento, orfani di crescita.

Esperti e buon senso comune nutrono la convinzione che un po’ ovunque i giovani si sentano ingannati dalla società organizzata dagli adulti e che per loro non ci sia quasi nulla di bello, piacevole, utile e gratificante, soprattutto non ci siano lavoro, riconoscimento, crescita: insomma, futuro.

Proprio perché il futuro è sinonimo di crescita della parte più autentica di se stessi e promette la prosecuzione verso l’alto del processo di conoscenza delle proprie verità, vederlo appannarsi e sparire nelle nebbie di un contesto sociale, economico e culturale che si schiera contro la sua realizzazione, colpisce al cuore il sistema motivazionale e crea un lutto doloroso: assieme al futuro muore la speranza, l’autenticità, il piacere di vivere per crescere e diventare se stessi.

Quando l’uomo non ascolta i suggerimenti del sapere naturale annidato nel proprio inconscio – o, peggio ancora, si mette di traverso e non solo disobbedisce ma fa il contrario – allora non arriverà mai a capire nulla del senso della vita.

Non c’è peggior dolore per l’adolescente che assistere alla morte del proprio futuro e perdere la speranza di poter superare gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del suo progetto autentico anche se indefinito.

La perdita di contatto con la rappresentazione del proprio futuro determina una grave sofferenza psichica nell’adolescente. Viene definito soggetto in età evolutiva proprio perché la sua caratteristica principale è di essere alla ricerca della propria identità futura.

La capacità di sperare è fondamentale durante l’adolescenza: è importantissimo avere fiducia che nel futuro – anche molto prossimo – possa realizzarsi il desiderio e che da ciò possa derivare un cambiamento importante che aumenti la capacità di amare e di farsi amare, trasformando in parte il mondo in cui si tenta di crescere cercando se stesso.

L’adolescente che ha perduto la speranza di riuscire ad affrontare le mille difficoltà, i debutti e le prove iniziatiche che l’aspettano l’indomani, sta assistendo alla morte del proprio futuro.

Il viaggio adolescenziale verso la crescita è ricco di traumi, l’esperienza sentimentale è satura di rischi, ma è abbastanza evidente come il dolore più intollerabile sia quasi sempre suscitato dalla fantasia di aver perso il contatto col progetto futuro, allorché è compromessa la prospettiva di potersi allenare per partecipare alla vita sociale, di gruppo, sportiva, sentimentale.

Di adulti senza speranza è pieno il mondo: si aggirano cinici e intolleranti nei confronti degli spacciatori di illusioni giacché non vogliono più illudersi.

L'insostenibile bisogno di ammirazione
© Laterza, 2018 - Selezione Aforismario
 
L’ammirazione non è né amore né desiderio di conoscenza ma contemplazione, curiosità positiva, bisogno di lasciar parlare, di sentire raccontare, di immaginare futuri possibili, una piccola invidia nel sentirsi esclusi e nel non potere né essere né condividere appieno.

L’ammirazione consiste concretamente in una sorta di aggancio visivo, un abbordaggio reciproco degli sguardi che si incontrano come raggi di luce nel buio.

L’ammirazione incrementa blandamente l’autostima, ma è difficile da acquisire ed è talmente traumatica, allorché sopraggiunge, che crea dipendenza, cioè nostalgia acuta dell’evento meraviglioso nel corso del quale si sono accese finalmente le luci e il soggetto è uscito di scatto dal cono d’ombra in cui consumava l’attesa della convocazione da parte della vita e delle luci dei riflettori sociali.

Ciò che conta socialmente sono le imprese e le azioni compiute al fine di riuscire ad ottenere anche dosi omeopatiche di ammirazione.

Lo sguardo dell’altro e in generale lo sguardo sociale comunque somministrato, anche virtualmente, è il regista indiscusso dell’eventualità di cadere in vergogna o viceversa di assurgere al godimento dell’ammirazione, anche se fulminea, effimera, e spesso notata e apprezzata solo dall’interessato che è lì apposta per misurare gli effetti della propria fatica e dei mille sacrifici autoimposti.

Al posto del padre c’è un vuoto che per alcuni è preoccupante, ma se si osserva bene il suo posto è stato occupato dal Sé individuale: è lui che comanda, che sancisce cosa è giusto e cosa è ingiusto.

È un doloroso problema avere l’aspettativa di conquistare l’ammirazione sociale e nel contempo non possedere un’autostima che sorregga nella fatica dei preparativi necessari ad elaborare una risposta adattiva alle inesorabili frustrazioni che precorrono l’eventuale fallimento finale.

Il gap fra la crudeltà delle aspirazioni e delle mete da raggiungere e gli strumenti di cui si dispone, fra i quali è chiaro che non avere una autostima d’acciaio è un grosso e forse irrimediabile handicap, è uno dei nuovi tormenti di moltissime persone.

È quasi sempre la noia la regista occulta delle imprese trasgressive, rischiose, vandaliche dei giovani.

Il motore del mondo
Come sono cambiati i sentimenti © Solferino, 2020 - Selezione Aforismario

Gli uomini decidono in base ai sentimenti che sperimentano: sono i sentimenti il motore del mondo. Anche se poi diventano ideologie, teorie economiche, religioni, all’origine ci sono sempre e comunque gli affetti fondamentali.

La famiglia patriarcale ha lasciato il posto a quella affettiva, la liberazione sessuale ha svincolato l’eros dalla procreazione, l’insostenibile bisogno di apparire e di essere ammirati ha sostituito il Super-io. La colpa di un tempo oggi si chiama vergogna, la paura del castigo è diventata il timore di non essere all’altezza, la noia si nasconde dietro lo schermo dello smartphone.

La passione è meno romantica e onirica, l’incertezza dilaga e il futuro non esiste più, divorato da un eterno presente che cancella ogni speranza.

Note
Leggi anche le citazioni degli psichiatri e psicoterapeuti italiani: Massimo Ammaniti - Vittorino AndreoliPaolo Crepet 

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