Frasi e citazioni di John Nicholas Gray
Selezione di frasi e citazioni di John Nicholas Gray (South Shields, 1948), filosofo della politica e saggista inglese, professore di Pensiero Europeo alla London School of Economics. Le seguenti riflessioni di John Gray son tratte dai libri: Cani di paglia (2002), Il silenzio degli animali (2013), L'anima della marionetta (2016) e Filosofia felina (2020).
Gli umani non sono diversi da qualsiasi altro animale infestante. Da soli non possono distruggere la terra, ma possono distruggere con facilità l’ambiente che dà loro la vita. (John Gray) |
Cani di paglia
Straw Dogs: Thoughts on Humans and Other Animals, 2002 - Selezione Aforismario
Oggi sono in molti a credere di appartenere a una specie che un giorno sarà padrona del proprio destino. Ma questo è un atto di fede, non è scienza. Nessuno parla di un futuro in cui le balene o i gorilla saranno padroni dei loro destini. Perché per gli esseri umani dovrebbe essere diverso?
Le specie non possono controllare il proprio destino. Esse non esistono. Ciò vale anche per gli uomini. Eppure ce ne dimentichiamo ogni volta che parliamo di «progresso del genere umano». Abbiamo riposto la nostra fede in un’astrazione che nessuno si sognerebbe di prendere sul serio se anch’essa non fosse intrisa delle logore speranze del Cristianesimo.
Credere nel progresso significa credere che, grazie ai nuovi poteri messi a nostra disposizione dalle conoscenze scientifiche, gli umani possono liberarsi dalle restrizioni che vincolano le vite degli altri animali. Oggi, questa è la speranza condivisa praticamente da tutti. Ma è una speranza priva di fondamento.
Per quanto possa ampliare le sue conoscenze, per quanto possa accrescere di conseguenza il suo potere, l’animale umano rimarrà sempre lo stesso: una specie molto creativa e, al contempo, una delle più rapaci e distruttive.
Se la specie umana verrà re-ingegnerizzata, non sarà grazie a un’umanità che, come un dio, assume il controllo del proprio destino, ma solo un altro giro nella ruota del destino dell’uomo.
La distruzione del mondo naturale non è il risultato del capitalismo globale, dell’industrializzazione, della «civiltà occidentale» o di qualche crepa nelle istituzioni umane. È la conseguenza del successo evolutivo di un primate eccezionalmente rapace. Nel corso della storia e della preistoria, l’avanzata dell’uomo è andata di pari passo con la devastazione ecologica.
Una popolazione mondiale che sta per sfiorare gli otto miliardi di individui può sopravvivere soltanto spogliando la terra.
Gli umani non sono diversi da qualsiasi altro animale infestante. Da soli non possono distruggere la terra, ma possono distruggere con facilità l’ambiente che dà loro la vita.
Il termine umanesimo può avere molti significati, ma fondamentalmente equivale a fede nel progresso.
L’«umanità» non esiste. Esistono soltanto gli umani, guidati da illusioni e bisogni contraddittori e soggetti a ogni sorta di malattia della volontà e del giudizio.
Una cosa è certa a proposito del secolo che stiamo vivendo: il potere conferito all’«umanità» dalle nuove tecnologie verrà utilizzato per commettere crimini atroci contro l’umanità stessa.
Si può ignorare il potenziale distruttivo delle nuove tecnologie soltanto se si ignora la storia. I pogrom sono vecchi come la cristianità; ma senza ferrovie, telegrafo e gas velenosi non ci sarebbe stato nessun Olocausto.
I crimini più efferati dell’umanità sono stati resi possibili dalla tecnologia moderna.
C’è una ragione profonda per cui l’«umanità» non controllerà mai la tecnologia. La tecnologia non è qualcosa che il genere umano può controllare. È semplicemente qualcosa che è capitato al mondo.
Un solo problema non può essere risolto dal progresso tecnologico: la fragilità della natura umana. Sfortunatamente, è un problema irresolubile.
La massa degli esseri umani non è governata da pulsioni morali intermittenti, ancor meno da egoismi, bensì dai bisogni del momento. E questa massa sembra essere destinata a compromettere l’equilibrio biologico della terra e quindi a diventare l’agente della propria distruzione.
Chi ama la terra non sogna di diventare il saggio custode del pianeta, sogna un’epoca in cui gli umani non contano più nulla.
I fondamentalisti religiosi credono di possedere la cura per i mali del mondo moderno. In realtà, essi sono i sintomi della malattia che pretendono di curare.
Se le persone rimangono ancora legate alla fede nel progresso, non è per reale fiducia ma per paura di ciò che potrebbe loro accadere se mollassero la presa.
Per gli umani la scienza rappresenta un rifugio dall’incertezza, essa promette e, in certa misura, anche compie il miracolo della liberazione dal pensiero; le chiese, al contrario, sono diventate i santuari del dubbio.
Agli occhi dei filosofi, la scienza è un’attività supremamente razionale. Eppure la storia della scienza racconta anche di scienziati che hanno disobbedito alle regole del metodo scientifico. Non solo le origini, ma lo stesso progresso della scienza nascono da prese di posizione contro la ragione.
La scienza è stata utilizzata per confortare la pretesa che vuole gli umani diversi dagli altri animali in virtù della loro capacità di comprendere il mondo. In realtà, il suo valore supremo potrebbe essere quello di mostrare che il mondo che gli umani sono programmati a percepire è una chimera.
La mente umana è al servizio del successo evolutivo, non della verità.
Solo una persona miracolosamente ignara della storia potrebbe credere che la competizione tra le idee conduca al trionfo della verità. Non c’è dubbio, le idee sono in competizione tra loro, ma di norma escono vincenti quelle che stanno dalla parte del potere e della follia umana.
La scienza non può essere utilizzata per plasmare il genere umano in una forma più razionale. Qualsiasi nuovo modello di umanità potrà soltanto riprodurre le deformità naturali dei suoi creatori.
È una strana fantasia supporre che la scienza possa portare la ragione in un mondo irrazionale: tutto ciò che può fare è dare un’altra curvatura alla normale follia.
Gli umani non possono vivere senza illusioni. Per gli uomini e le donne di oggi la fede irrazionale nel progresso rappresenta l’unico antidoto contro il nichilismo.
Cercare il senso della storia è come cercare degli schemi formali nelle nuvole.
I filosofi hanno sempre cercato di dimostrare che noi non siamo come gli altri animali, annusando in maniera esitante le loro piste in giro per il mondo. Tuttavia, nonostante tutto il lavoro profuso da Platone e Spinoza, Descartes e Bertrand Russell, non abbiamo una ragione in più rispetto agli animali per credere che il sole sorgerà domattina.
L’importanza della moralità è una finzione. È qualcosa che usiamo nelle storie che raccontiamo a noi stessi e agli altri per dare alle nostre vite un senso di cui esse sarebbero altrimenti prive. Ma, così facendo, ci nascondiamo la verità sul nostro modo di vivere.
La moralità è una malattia esclusivamente umana, la vita buona è il perfezionamento delle virtù animali.
Non è mai esistita un’età dell’oro in cui regnasse l’armonia con la terra. La maggioranza dei cacciatori-raccoglitori delle origini erano tanto rapaci quanto gli umani che sono venuti dopo di loro.
L’homo rapiens è solo una fra le tante specie, e non è detto che sia degna di essere perpetuata. Presto o tardi si estinguerà. Allora la terra potrà guarire. Molto tempo dopo che saranno scomparse le tracce dell’animale uomo, molte delle specie che egli è così deciso a distruggere esisteranno ancora e altre ne nasceranno. La terra dimenticherà l’umanità. Il gioco della vita continuerà.
Il progresso è un dato di fatto. Ma la fede nel progresso rimane comunque una superstizione.
Il silenzio degli animali
The Silence of Animals: On Progress and other Modern Myts, 2013
Pochi individui si rendono conto che la loro vita, l’essenza stessa del loro carattere, le loro capacità e la loro audacia, sono solo l’espressione della loro fiducia nella sicurezza di ciò che li circonda. Il coraggio, la compostezza, la fiducia; le emozioni e i principi; ogni pensiero grande e ogni pensiero insignificante non appartiene al singolo individuo ma alla folla: alla folla che crede ciecamente nella forza irresistibile delle sue istituzioni e della sua morale, nel potere della polizia e della sua opinione.
Per pensare agli esseri umani come amanti della libertà, bisogna essere pronti a considerare quasi tutta la storia come a un errore.
[To think of humans as freedom-loving, you must be ready to view nearly all of history as a mistake].
La storia può essere un susseguirsi di assurdità, di tragedie e di crimini; ma – insistono tutti – il futuro può ancora essere migliore di qualsiasi cosa passata. Rinunciare a questa speranza indurrebbe uno stato di disperazione.
Se c’è qualcosa di unico nell’animale umano è che ha la capacità di accrescere la conoscenza a un ritmo accelerato pur essendo cronicamente incapace di imparare dall’esperienza.
Come la musica scadente, il mito del progresso solleva gli spiriti mentre intorpidisce il cervello.
L'anima della marionetta
The Soul of the Marionette: A Short Inquiry into Human Freedom, 2016
Il progresso della ragione ha l’effetto di indebolire le illusioni necessarie alla civiltà.
Unici tra tutti gli animali, gli esseri umani cercano un significato nella loro vita uccidendo e morendo per amore di sogni senza senso.
Filosofia felina
Feline Philosophy, 2020 - Selezione Aforismario
Gli uomini non possono diventare gatti; eppure, se mettessero da parte il convincimento di essere creature superiori, forse riuscirebbero a intuire in che modo quei felini riescono a vivere così bene senza interrogarsi ansiosamente sul come farlo.
I gatti, concretissimi, di rado fanno qualcosa che non abbia uno scopo preciso o non offra loro un godimento immediato. Messi di fronte alla follia dell’uomo, si limitano a passare oltre.
I gatti non hanno bisogno della filosofia. Obbedendo alla propria natura, si reputano paghi di ciò che la vita offre loro. Negli uomini, al contrario, l’insoddisfazione pare una costante.
Con esiti prevedibilmente tragici e farseschi, l’animale uomo si sforza sempre di essere qualcosa che non è. I gatti no. Gran parte della vita umana è una lotta per la felicità; tra i gatti, al contrario, la felicità è lo stato naturale cui fare ritorno una volta eliminate le minacce concrete al proprio benessere.
La filosofia testimonia della fragilità della mente umana. Gli uomini si lanciano in elucubrazioni filosofiche per la stessa ragione per cui pregano: hanno plasmato un senso per le proprie vite, ma sanno che è fragile e vivono nel terrore che si sgretoli.
I gatti non hanno bisogno di analizzare la propria vita, perché non dubitano che valga la pena di essere vissuta. L’autocoscienza umana ha prodotto quella perpetua insoddisfazione che la filosofia ha cercato invano di curare.
Quando qualcuno afferma che il suo scopo nella vita è essere felice, in realtà sta dicendo che non lo è: vede la felicità come un progetto, e cerca la propria realizzazione in un futuro indeterminato. Il presente scivola via, e si insinua l’ansia.
Mentre nell’uomo la felicità è uno stato artificiale, per i gatti è la condizione naturale; a meno che non siano confinati in ambienti per loro innaturali, non si annoiano mai.
Le nostre esistenze sono plasmate dal caso, le emozioni dal corpo. Gran parte della vita umana – e della filosofia – consiste in un tentativo di distogliere l’attenzione da questo dato di fatto.
I gatti non pianificano l’esistenza: la prendono come viene. Gli uomini, invece, non possono fare a meno di trasformare la loro vita in una storia. Siccome però non sanno come andrà a finire, la vita stessa scombussola la storia che cercano di raccontare. Così finiscono per vivere al modo dei gatti: a caso.
Gli esseri umani non scelgono di agire secondo morale più di quanto scelgano di starnutire o sbadigliare. Le filosofie secondo cui una buona vita si basa su comportamenti che si è scelto sono giochi di prestigio il cui scopo è ingannare l’illusionista.
Se i gatti potessero comprendere che gli uomini sono alla ricerca del senso della vita, si concederebbero fusa deliziate di fronte a una tale assurdità. Per loro, esistere per quel che sono ha già abbastanza senso. Gli umani, al contrario, non possono fare a meno di cercare un significato oltre le proprie vite.
Non esiste alcuna scala di valori cosmica, nessuna grande catena dell’esistenza, né un modello esterno in base al quale si possa giudicare il valore di una vita. Gli uomini sono uomini, i gatti sono gatti. La differenza è che, mentre i gatti non hanno nulla da imparare da noi, noi possiamo imparare da loro ad alleggerire il peso che accompagna la condizione umana.
La buona vita non è quella che potremmo aver sperimentato o che ancora ci aspetta: è quella che abbiamo. È in questo che i gatti possono farci da maestri, perché non rimpiangono le vite che non hanno vissuto.
Tentare di convincere un uomo a essere razionale è come tentare di convincere un gatto a diventare vegano.
Chi si offre di rendervi felici lo fa solo per essere meno infelice lui stesso. La vostra sofferenza gli torna utile: senza, avrebbe meno ragioni per vivere. Diffidate di quanti sostengono di vivere per gli altri.
Vivere come un gatto significa non desiderare altro che quello: l’esistenza che si conduce.
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