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Frasi e citazioni di Luca Goldoni

Selezione di frasi e citazioni di Luca Goldoni (Parma, 1928 - Bologna, 2023), giornalista, saggista, scrittore e umorista italiano. Autore pluripremiato, ha vinto il Libro d’oro per aver superato i tre milioni di copie vendute, e la Palma d’oro al Salone dell’umorismo. Ha detto di sé Luca Goldoni:
"Un’autodefinizione? Sono un egoista che soffre delle sofferenze che procura. Forse sono un ego-altruista. La mia gioventù in sintesi? Bombe, morte, fame, freddo. Però immense emozioni: la pace, le prime notti a luce accesa ballando il boogie, la libertà, cioè andare in piazza a gridare “Io sono contro”. E una grande serenità dovuta al fatto che non esistevano smartphone, video, web, ovvero gli elementi che oggi trasformano tanti bulli in feroci criminali. Rimorsi? Sì: mi sono lasciato troppo consumare e assorbire dal mio lavoro". [Cosa farò da piccolo, 2018].
Foto di Luca Goldoni
La vita, quando declina, è un succedersi di addii.
Agli affetti più cari, ma anche alle tenere consuetudini. (Luca Goldoni)

Dipende
© Mondadori, 1980

Disgraziatamente gli uomini (e le donne) sanno vivere soltanto il loro presente. Voglio dire che a cinquant'anni è molto facile dimenticarsi di come si ragionava e ci si comportava a venti.

I tabù no, non si riciclano, si possono soltanto superare.

Il «mondo del peccato» nella nostra vita pubblica si identifica in una grigia, desolante litania di fondi neri, aste truccate, tasse evase, favori illeciti, interessi privati in atti d'ufficio, radiospie, servizi segreti: sempre soldi o potere, che malinconia.

Lo scandalo italiano va rifondato, meno appalti e più ancelle, meno fughe in avanti e più fughe a Parigi, meno corruzione e un po' di tonificante perdizione. Dobbiamo recuperare la fragilità della carne, dobbiamo recuperare l'erotismo, il peccato. È l'unica salvezza contro il vizio maniacale del potere.

Ci si ricorda della vecchiaia soltanto quando ci tocca personalmente con le sue ali fragili e bianche. Ci troviamo in quella solitudine che prima abbiamo procurato.

Si dice che i vecchi sono stanchi e aspettano quel momento. Io credo che non si è stanchi mai di vivere, forse la stanchezza proviene solo da una sterminata malinconia.

Sono il primo a riconoscere che il fascismo fu una tragicommedia. Di più tragicomico, probabilmente, ci furono soltanto gli italiani. Non è il caso di disperarsi: anche i popoli hanno avuto un'infanzia difficile. 

Se torno a nascere
© Mondadori, 1981

Ho sempre pensato che per scrivere siano necessarie: o una grande capacità inventiva o una sincerità spietata fino all’autolesionismo.

L’Italia è sfatta, ora bisogna disfare gli italiani.

Stiamo lavorando per voi
© Rizzoli, 1990 - Selezione Aforismario

A inventare il messaggio furono i cantieri d'autostrada e quelli della metropolitana: «stiamo lavorando per voi». La filosofia era chiara: vi diamo fastidio ma nel vostro interesse. Una logica corretta, una sintesi riuscita. Però l'idea era troppo bella per non diventare un alibi generale.

Naufraghiamo nella specializzazione. Il tecnico della lavastoviglie allarga le braccia se il guasto è elettrico. Per riparare la doccia bisogna chiamare il muratore, il piastrellista e l'idraulico. Per una diagnosi medica si va dallo specialista competente su un centimetro di malattia e, se si tratta di un centimetro più in là, ti spedisce da un collega. Celebre la sintesi di George Bernard Shaw: «Impariamo sempre di più su sempre di meno, arriveremo a saper tutto su niente».

Il clima preelettorale è sempre stato pallonaro: ma almeno tanti anni fa si inaugurava qualcosa. Poi dall'inaugurazione si ripiegò sulla posa della prima pietra. Adesso basta la parola.

Meglio vivere un giorno da leoni. Tanto, come cittadini, pecore lo siamo trecentosessantacinque giorni all’anno.

Da noi «pubblico» non significa di tutti, ma di nessuno.

Leggo che i giovanissimi costituiscono una generazione migliore delle precedenti perché «si chiedono che cosa possono fare per essere utili alla società». Non sarà generoso, ma non riesco a trattenere questo pensiero: a sedici anni ci si chiede sempre che cosa si può fare per gli altri, ma già a trenta ci si chiede cosa fare per se stessi.

Ogni giorno milioni di uomini affrontano rischi non necessari. Chi va a vela sa che può finire in una buriana e chi naviga a motore ha letto dei serbatoi che si incendiano. Chi si piazza sulla curva di una gara automobilistica sa che corre un rischio. E lo sa chi pigia sull'acceleratore perché è in ritardo, chi va a caccia, chi si abbronza col ventaglio riflettente nonostante i buchi di ozono, chi si aggancia gli sci, chi si immerge con la maschera, chi vola su un trabiccolo da safari, chi va a una manifestazione acrobatica, non ignaro che l'incidente è possibile: ne sono già accaduti. Semplicemente ognuno crede che non toccherà a lui e su questo calcolo delle probabilità tira avanti la propria vita. Chi non accetta questo principio, coltiva ortensie.

Buon proseguimento
© Rizzoli, 1994 - Selezione Aforismario

La scuola, cioè la prima esperienza di vita organizzata, dovrebbe anche abituare un ragazzo a considerare che le difficoltà iniziali vanno assorbite, riscattate. Da adulto non potrà giustificare un fallimento, appellandosi a un'infanzia difficile. Prima lo impara, meglio si troverà.

Più che un Paese, l'eterno Caso Italia.

Tramontata la mitologia dei bambini terribili, dei Pierini, dei Giamburrasca, dilaga la generazione dei baby-Gheddafi, venerati e temuti, che vivono la loro infanzia in franchigia totale. 

Una volta i padri stravedevano per il figlio minore, il maggiore era «l'incompreso». Adesso domina il primogenito e se anche diventa un killer, la mamma lo riprende con dolcezza.

Ogni tanto, per andare avanti, bisogna ingranare la marcia indietro.

Si diceva una volta che il cuoco seppellisce i suoi errori sotto la panna, mentre il medico li seppellisce e basta. Da allora ne abbiam fatta di strada: adesso gli errori si lasciano in bella vista. Semplicemente si negano.

Vita da bestie
I miei animali e altre storie © Rizzoli, 1998

La ragione ci porta fino ai piedi di un muro e ci lascia lì. Credo che l'ultima risorsa sia lo stupore: non bisognerebbe stancarsi mai di provare un attimo di sbalordimento di fronte a quelle cose che ci paiono ovvie, il suono della propria voce, la venatura di una foglia, le stelle che cadono la notte di San Lorenzo.

Una ragazza delle medie una volta mi scrisse: perché sui giornali si parla solo delle cose che succedono e mai della vita? Anche la vita succede.

Cosa farò da piccolo
Il futuro alla mia età © Mondadori, 2018 - Selezione Aforismario

Il computer – notoriamente definito cretino ad altissima velocità – ha sdoganato milioni di cretini a media e bassa velocità. 

Perché in tanti si sentono autorizzati a riempire di banalità i social network? È semplice: un conto è sparare idiozie davanti a una platea in carne e ossa, a rischio di fischi e ortaggi. Un conto è farlo da soli, al riparo di un pc.

Siamo in tanti a chiederci perché la nostra vita è costellata di esami, diplomi, licenze, permessi, concessioni, tranne che per la manifestazione più alta della nostra volontà, il voto che decide il futuro del Paese. Perché dunque il voto non è preceduto dal test più semplice che certifichi un minimo di idoneità al valore dell’atto?

È vero che una comunità si specchia nel voto così com’è. Con i suoi geni e i suoi somari, i ricchi, i poveracci, i generosi e gli spilorci. È la democrazia, bellezza. Ma anche i miei dubbi fanno parte della democrazia.

L’Italia è tutta un convegno, ogni sindaco di paese sogna un palazzo dei congressi, l’industria delle parole è una delle poche che tira. Se mai un giorno entrasse in crisi, si farebbe un convegno sulla crisi dei convegni. 

Oggi, per trovare un paragone accettabile col sistema di corruzione italiano, bisogna risalire alla Bibbia: Esaù che vende il potere per un piatto di lenticchie. Però da allora i prezzi sono lievitati.

L’essenzialità è un punto d’arrivo, non di partenza. Un buon articolo, un buon capitolo spesso dipendono non tanto da quello che si è scritto, ma da quello che si è cancellato. 

Come si sa, l’uomo è il più infelice fra gli esseri viventi, perché ha coscienza anche della morte. Lo sa pure da giovane, ma non collega l’evento alla sua sorte personale. 

Non c’è giorno che la tv non ci offra immagini di tragedie provocate dalla natura o da esseri umani. E uno degli aspetti più penosi è la nostra quasi assuefazione a realtà così laceranti.

La vita è piena di sofferenze che ci prendono alla gola, ma è anche seminata di trabocchetti sentimentali che ci colgono in contropiede.

La vita, quando declina, è un succedersi di addii. Agli affetti più cari, ma anche alle tenere consuetudini. 

Note
Leggi anche le citazioni degli autori italiani: Alberto Arbasino - Alberto Bevilacqua

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